I tre russi si voltano all'unisono quando Viktor varca la soglia della stanzetta privata.
"Com'è andato tuo giro? Ha trovato fosgene?" chiede Zoya, versandosi l'ennesimo bicchiere ed osservando Anatoli allontanarsi verso il bagno.
"Da, prodotto non è problema" risponde il mercante alzando le spalle. "Io però stava pensando... chi porta via cadaveri?"
"Perché noi deve portare via cadaveri? Noi lascia lì e dà fuoco a villa" esclama la spacciatrice. "Io è più preoccupata che noi scatena guerra di mafia".
"Io intendeva proprio questo" ribatte Viktor, battendosi un colpo sulla coscia. "Niente cadaveri, niente guerra. Se loro trova corpi, loro cerca me".
"Questo è mondo difficile" ironizza Zoya, guardando Viktor di sottecchi. "Tu ha paura?"
"Io ha reputazione da mantenere, io non può lasciare prove di mio diretto intervento. E cadaveri che sa di fosgene è chiaro segno, è traccia che conduce a me".
"Questo lavoro non piace" mormora Margarita, soffiando una boccata di fumo e cercando di darle una forma muovendo l'indice. "Arthur non piace. Questo è lavoro schifoso, tanti rischi e poco guadagno".
"Da, tu ha ragione" commenta la maîtresse, sovrappensiero. "Troppe incognite e troppi rischi. Sa di grande inculata... io quasi quasi pensa di rinunciare".
La spacciatrice spegne la sigaretta e si volta verso Viktor. "Da quanto tempo tu conosce fratello di Alexei?"
Il mercante fissa per un momento la donna negli occhi, poi si stacca dalla parete e si avvia verso la porta. "Io ha altro da fare. Io ha offerto mio aiuto. Se voi non vuole prendere carico, va bene così. Io ha altro da fare".
Margarita lo fissa con odio, cercando di trapassare la sua schiena con lo sguardo. Odia quando qualcuno le mette fretta, soprattutto se quel qualcuno non è il capofamiglia. "Bene, noi ci aggiorniamo domani".
"Prossima volta io fa trovare vodka polacca" ridacchia Zoya, cercando di mantenere un tono conciliante ma riuscendo solamente ad irritare ancor più il mercante.
Il rumore dello sciacquone richiama l'attenzione dei tre, poi Anatoli esce aggiustandosi la patta e osserva Viktor con la mano sulla maniglia. "Tu va già via? Cosa io ha perso?"
"Niente, Viktor teme arrivo di polizia" sibila Margarita, fissando storto il mercante d'armi.
"Da, polizia" annuisce il corriere. "Se noi fa bene nostro lavoro, quando arriva polizia noi è già lontani".
"Io preferisce lavoro pulito e silenzioso" aggiunge Viktor, voltandosi e lanciando uno sguardo alla spacciatrice.
Un largo sorriso illumina il volto di Anatoli, che sembra aver deliberatamente ignorato la tensione presente nella stanza. "Armi silenziate, da! Questa è buona idea!"
"Io pensa a rischi di rubare in casa di altra Famiglia" borbotta Margarita. "Io ha fatto due conti. Quella è zona sotto controllo diretto di Petrov".
Il sorriso di Anatoli si incrina leggermente. Sa che a Boston gli Antonovich sono al comando, ma gli equilibri sono abbastanza precari a causa della presenza di altri gruppi organizzati, come gli irlandesi ed i colombiani. Per non parlare degli italiani, che non vedono l'ora di poter espandere il loro territorio. Scontrarsi apertamente con i Petrov, la seconda Famiglia russa più potente di Boston, non può far bene agli affari. Sembra, piuttosto, un ottimo modo per innescare una guerra tra russi. E senza un piano a prova di bomba, sarà proprio quello che succederà.