lunedì 29 febbraio 2016

0078 - gli amici del poker

Dopo una mezz'oretta passata a guardare le macchine che passano lungo l'interstatale, Anatoli sbuffa annoiato. "Attesa uccide mio cervello".
"Tu ha proposto appostamento" commenta Zoya, incrociando le braccia e sistemandosi meglio sul sedile del passeggero.
Il corriere scende dal veicolo e si stiracchia la schiena, quindi apre il portellone posteriore ed esamina l'interno del veicolo. A parte uno strato di terriccio sui tappetini e vari accumuli di sporcizia nelle intercapedini dei sedili, non trova nient'altro. "Questo furgone è più vuoto di macchina dopo pulizia di KGB" esclama ritornando a sedersi al posto di guida.
"Mercenari non ha lasciato nulla?" chiede la maîtresse, spostando gli occhi dalla strada al compagno.
"Solo scatola vuota di proiettili" borbotta Anatoli, chinandosi sopra la donna ed aprendo il vano portaoggetti.
"Ehi!" esclama Zoya, cercando di ritrarre le gambe e dandogli una botta sulla testa. "Prossima volta tu avvisa prima!"
"Tue gambe meno interessanti di questa" ribatte il corriere, afferrando una mappa piegata e sventolandola sotto il naso della donna.
Anatoli apre la cartina e legge il nome della città che rappresenta. "Questa è piantina di Boston e dintorni. Loro ha segnato qualcosa" aggiunge, indicando una località su cui è stato disegnato un circoletto con una penna.
"Cosa indica?" chiede Zoya, osservando il segno.
"Questa è villa dove sabato avverrà scambio" commenta Anatoli.
La maîtresse fruga nel cassetto e recupera il libretto del veicolo. "Furgone è intestato a Mitchell McCallan. Io pensa loro ha rubato prima di incursione in villa di Bennet".
"Noi ora deve liberarcene" borbotta incupito il corriere, poi controlla l'orologio. "Bennet doveva passare dieci minuti fa. Io propone di andare da amici di poker".
"Meglio che guardare auto che passa lungo interstatale" sorride la donna, afferrando il cellulare e chiamando Margarita. "Noi è stufi di aspettare qui. Noi ora va in casa di amici di Bennet. Tu segue noi, da?"
Anatoli osserva la maîtresse chiudere la telefonata, poi nota i fari della berlina accendersi. Dopo aver avviato il furgone e lascia sfilare un grosso camion, si immette sulla strada in direzione di Auburndale, uno dei migliori quartieri di Newton.

"Bennet ha amici importanti" mormora Zoya, osservando la grande casa in stile vittoriano circondata da un giardino largo e ben tenuto. Il quartiere è tranquillo ed i russi hanno incrociato solo un paio di veicoli prima di fermarsi ad un isolato dalla casa.
Anatoli si volta a guardare Margarita che entra dal portello laterale, poi rivolge di nuovo la sua attenzione alla villa. Dopo aver fissato per un po' la Mercedes parcheggiata nel vialetto, il corriere osserva le macchine parcheggiate lungo la via alla ricerca di BMW. "Io non vede sua macchina".
"Casa ha tutte luci spente" commenta la maîtresse.
"Forse loro ha già finito partita di poker" aggiunge la spacciatrice, tirando su con il naso.
"Cazzo!" esclama il corriere, dando un colpo al volante. "Ora coglione ha tempo per sparire!"
Una breve melodia risuona all'interno del furgone ed i tre russi si voltano verso la sorgente del suono. Sul display del tablet è comparso un avviso che indica l'arrivo di una nuova mail. Zoya tocca il messaggio con l'indice ed una mail si apre a tutto schermo. "Bennet ha ricevuto risposta a sua mail da Hans Sweiger. Voi conosce lui?"
Entrambi scuotono la testa. "E schwarzenfleck?"
"Sono compratori che ha vinto asta!" esclama Margarita, sporgendosi tra i due sedili e guardando il tablet. "Che dice mail?"
Zoya scorre le mail e legge anche il messaggio precedente. "Bennet avverte compratore che non vuole contatti e che deve sparire fino a compravendita. Sweiger dice che lui è d'accordo e consiglia a Bennet di tenere chip nascosti".
"Ora noi non ha più indizi per trovare coglione!" sbuffa Anatoli, stringendo spasmodicamente il volante tra le dita.
Margarita indica la villa davanti a loro. "Noi può entrare lì dentro e pestare padrone di casa. Forse lui sa dove è nascosto Bennet".
"Idea non è male" mormora pensieroso il corriere.
"Se però polizia ha contattato lui dopo aver scoperto irruzione in sua casa e trovato cadaveri" continua la spacciatrice, "magari sbirri fra poco arriva qui in cerca di lui".
"Io penso che lui sa che qualcuno è su sue tracce" commenta Zoya. "Forse lui è tornato in villa dove avverrà scambio".
Anatoli prende il tablet dalle mani della donna ed apre il programma per il controllo delle telecamere. "Niet, nessuna BMW davanti villa, solo uomini armati".
"Voi ha idee?" chiede Margarita, appoggiandosi allo schienale e distendendo le gambe.

venerdì 26 febbraio 2016

0077 - si passa al piano B

Mentre Anatoli si rialza e si ripara dietro al muro, Zoya si sporge e fa fuoco contro il mercenario, accucciato dietro al divano. I proiettile sibila sfiorando la sua spalla e si pianta nei resti della libreria.
L'uomo solleva il kalashnikov e spara senza guardare, facendo fischiare i proiettili attorno ai due russi senza colpirli. Quando il percussore scatta a vuoto, il corriere punta ad uno dei cuscini usati come copertura ed esplode un paio di colpi. Il cervello del mercenario schizza su tutte le pareti del salotto, poi il suo corpo si accascia al suolo in un lago di sangue.
Anatoli entra cautamente in casa ed osserva i fornelli, notando che la sedia è caduta, quindi si avvicina e chiude i rubinetti. "Così noi evita che polizia arrivi e faccia saltare casa. Ormai diversivo non serve".
Mentre Zoya si avvicina al cadavere dell'uomo, un colpo di clacson attira la loro attenzione. Anatoli corre alla finestra e sbircia tra le tende. "Margarita! Testa di cazzo! Così noi adesso deve anche bruciare macchina di Famiglia!"
"Io immagino che noi non aspetta più qui Bennet" mormora Zoya, tornando verso i resti della porta a vetri.
"Niet, ora noi scappa" sibila a denti stretti il corriere, raggiungendo la compagna e correndo poi insieme a lei lungo il vialetto.
La berlina scura è ferma accanto al marciapiede con il motore acceso. La spacciatrice si sporge dal finestrino e fa loro cenno di sbrigarsi.
"Tu da me chiavi di furgone" esclama Anatoli raggiungendo di corsa la vettura. Margarita gli lancia il mazzo, poi osserva il russo correre a perdifiato lungo il marciapiede seguito a breve distanza dalla maîtresse, mentre in lontananza si sentono delle sirene che si stanno avvicinando.
Quando dallo specchietto vede Anatoli e Zoya entrare nel furgone, la spacciatrice ingrana la prima e parte. Appena prima di svoltare sulla strada principale, i fari del vecchio Bedford si accendono e le ruote iniziano a slittare sull'asfalto.
I due mezzi si allontanano velocemente dal quartiere residenziale, poi rallentano all'imbocco della larga statale che porta al centro di Boston. Quando in lontananza Anatoli nota i lampeggianti della polizia, accosta e spegne i fari. Il corriere stringe il calcio del fucile nascosto tra i due sedili mentre due pattuglie passano loro accanto senza rallentare. Il russo osserva altre tre volanti sfilare a fianco del vecchio Bedford ed infilarsi nella via teatro dello scontro, poi si rilassa.
Il cellulare di Zoya inizia a vibrare. "Cosa vuoi, Margarita? Dove sei?"
"Io ha parcheggiato in piazzola di sosta. Perché voi ha fermato veicolo?"
"Anatoli aveva paura di auto di polizia. Ora noi raggiunge te".
Il corriere avvia il motore e, dopo aver guardato a lungo negli specchietti, si reimmette in strada e raggiunge la spacciatrice.
"Noi ora non può più aspettare Bennet in sua casa" esclama Margarita. "Come cazzo fa noi a trovare lui?"
"Forse io ha idea" borbotta Anatoli, voltandosi poi verso la maîtresse. "Controlla su tablet se c'è registrazione di sua macchina aziendale, poi trova suoi appuntamenti dentro agenda".
Zoya accende il display, quindi inizia a navigare tra i documenti. "Io ha trovato qualcosa. Sua macchina è BMW, ma non c'è scritto modello. Però io ha trovato targa registrata per controllo accessi".
"Lui ha appuntamenti per stanotte?"
"Oggi è serata di poker con amici" risponde la donna. "Sua agenda dice che incontro finisce a mezzanotte".
"Perché tu vuole sapere di macchina aziendale?" chiede Margarita, lanciando un'occhiata perplessa al russo.
"Se uomo può risparmiare, fa. Io crede che Bennet non ha macchina personale. Noi aspetta qui fino a dopo mezzanotte e controlla BMW che passa".
"Mentre voi guarda macchine, io fa riga di coca" borbotta la spacciatrice, rimontando in macchina e depositando il contenuto di una bustina sul cruscotto.

giovedì 25 febbraio 2016

0076 - palla di fuoco

Quando il cancello è a metà della sua corsa ed i due uomini muovono un passo verso il giardino, i due russi tendono le braccia e premono il grilletto. Lo sguardo dei mercenari africani si annebbia mentre i due cadono a terra con un tonfo.
"Due stronzi di meno" mormora Anatoli, allontanando con il piede il fucile dalle mani del morto. "Che dite se noi va a prendere altri diretti in casa di Bennet?"
"Prima io controlla loro tasche" ribatte Margarita, iniziando a frugare il primo cadavere e recuperando solo pochi spiccioli ed un paio di caricatori. Quando passa all'altro, la spacciatrice si rialza e sorride.
"Noi ora può rubare loro furgone" sussurra sorridendo e facendo tintinnare un mazzo di chiavi tra le dita.
"Meglio che noi sbriga, prima che gas saturi casa" esclama Anatoli, mettendosi a tracolla l'AK 47. "Se loro accende luce, io non vuole essere in raggio di esplosione".
Mentre Margarita finisce di frugare il cadavere, il corriere esce dal vialetto e gira attorno alla siepe, ritornando alla villetta di Bennet ed osservando la porta che dà sulla strada.
"Loro è passati da retro" sussurra a Zoya, poi si infila nel vialetto con l'arma spianata. La donna lo segue a breve distanza, continuando a tenere d'occhio le finestre in cerca di un qualche movimento.
Quando Anatoli svolta l'angolo, nota che la porta a vetri ora è completamente aperta. Accucciandosi accanto al muro, si sporge dallo stipite ed osserva le ombre all'interno della casa. Una figura si staglia in mezzo al salotto, delineata dalla poca luce dei lampioni che filtra attraverso le tende di una finestra. Il dito si muove istintivamente sul grilletto, ma si blocca al pensiero del gas che sta riempiendo la stanza.
Quando Zoya si sposta dall'altra parte del muro per avere una buona visuale sulla stanza, la figura ruota su se stessa ed una torcia si accende. Il fascio di luce illumina i due russi, che per un momento rimangono abbagliati.
"Qof galay!" grida l'uomo, poi alza il fucile e preme il grilletto. Una palla di fuoco esplode davanti alla canna dell'AK 47, scagliando il mercenario all'indietro e facendolo schiantare su una libreria. La struttura ondeggia avanti e indietro, poi gli casca addosso. L'onda d'urto spinge all'indietro Anatoli, che batte la testa sul patio e si accascia a terra gemendo di dolore.
Zoya si sporge per coprire il compagno e vede un altro uomo affacciarsi dalla tromba delle scale e puntare l'arma verso di loro. Il rumore del kalashnikov in fuoco automatico è assordante. Pezzi di legno, intonaco e mattoni si staccano dallo stipite ed investono la donna, strappandole un grido. I proiettili fischiano sopra il corpo di Anatoli, a pochi centimetri dal suo naso, e si insaccano nella siepe alle sue spalle.

Cazzo sta succedendo? pensa Margarita, alzando la testa e guardando in direzione della casa di Bennet. Alcune luci nelle villette vicine si accendono ed alcune ombre compaiono dietro alle tende.
La donna si alza di scatto, corre in strada e si dirige alla macchina. Meglio fuggire prima che polizia arrivi a controllare!

mercoledì 24 febbraio 2016

0075 - il buio oltre la siepe

La spacciatrice si sporge di nuovo e nota una luce accendersi al primo piano di una delle villette in fondo alla via, quindi osserva il gruppo armato entrare nel vialetto e tenere sotto tiro la finestra, muovendosi lentamente verso la villetta di Bennet.
Ora è momento giusto pensa Margarita, alzandosi ed attraversando di corsa la strada.

"Noi ha grosso problema" sussurra Anatoli, reinfilando in tasca il cellulare dopo aver letto il messaggio. "Margarita ha visto uomini armati diretti qui".
"Forse loro ha visto noi entrare" ribatte Zoya, raggiungendo il compagno in cucina. "Cosa fa noi ora?"
"Io penso che noi prepara sorpresa" esclama il corriere, mettendo via la pistola e chinandosi davanti ai fornelli. Dopo aver afferrato una sedia, il russo ruota un paio di manopole e ci appoggia contro lo schienale per tenerle premute.
"Così può andare. Noi ora esce e aspetta nascosti arrivo di Bennet".
"Tu è sicuro di far esplodere casa?"
"Incidenti capita".
Zoya esce con la pistola spianata e controlla il cortile sul retro, poi fa cenno ad Anatoli di raggiungerla. Quando la donna si muove verso il cancelletto, il corriere sente dei passi sul vialetto d'ingresso, quindi la ferma e le fa cenno di andare nell'altra direzione.
"Non c'è altra uscita!" sibila la maîtresse. "Noi è in trappola!"
"Noi ora scavalca siepe" ribatte Anatoli afferrando la donna e spostandola dietro di lui, poi si appoggia al muro e si sporge tenendo sotto tiro il cancelletto.
Quando Margarita atterra con tonfo sordo, il corriere sposta il dito dal grilletto e con un sospiro abbassa l'arma. "Io stava per freddare te" sibila tra i denti.
"Noi non ha tempo per tue cazzate, Anatoli" ribatte la spacciatrice. "Commando è in arrivo. Loro ha pelle scura, io pensa che loro è mercenari africani. Noi deve scappare. Ora".
"Perché cazzo tu è venuta qui?"
"Perché voi non ha risposto a mio messaggio" esclama Margarita, accennando un sorriso, poi fa cenno di tornare indietro.
I tre russi si girano ed attraversano il giardino, quindi iniziano ad arrampicarsi sui rami della siepe. La spacciatrice raggiunge la sommità e si cala dall'altra parte, mentre Anatoli si ferma ad aiutare la maîtresse, bloccata da un ramo che le ha strappato il soprabito. Il corriere afferra il braccio della russa e la tira su. Il cappotto si lacera ed i due cascano nel giardino sul retro della casa adiacente, atterrando sull'erba con un tonfo sordo.
"Muovete vostro culo" sibila la spacciatrice, aiutando i due russi ad alzarsi.
Zoya si rifugia dietro alla casa, Margarita ed Anatoli invece si chinano per confondersi con le ombre del giardino, quindi alzano la pistola in direzione del vialetto d'ingresso. Le sagome di due teste compaiono tra le assi che li separano dalla strada, poi il cancelletto inizia lentamente ad aprirsi.

martedì 23 febbraio 2016

0074 - i segreti della musica

Anatoli appoggia le mani sul vetro e guarda dentro. Il soggiorno è stato rivoltato da cima a fondo e svariati pezzi di arredamento giacciono sparsi a terra, coperti da quel che resta dell'imbottitura del divano.
"Qualcuno ha già perquisito casa" sussurra alla maîtresse, che allunga la testa e sbircia attraverso la porta a vetri.
"Io non vede nessuno" risponde con un sibilo Zoya, poi si fa da parte per far passare il compagno.
Il corriere accende la torcia, scosta la porta e si infila nel pertugio. Il fascio di luce illumina alcuni libri dalla copertina strappata disseminati sul pavimento, poi si sposta lungo i mobili della cucina.
"Letture noiose" mormora Anatoli, girando con il piede la copertina di un libro di finanza.
"Se intrusi ha rivoltato tutta casa, noi non troverà nulla" commenta a bassa voce Zoya.
"Sai dove uomo tiene sue cose più preziose?" sussurra il corriere, illuminando un mobiletto in legno con l'anta divelta. "In suo giradischi".
Dopo aver passato la torcia alla maîtresse ed essersi infilato un paio di guanti, Anatoli comincia ad esaminare la placca di metallo sotto il piatto e sorride quando le sue dita trovano la levetta nascosta. Con uno scatto metallico il blocco superiore si alza, rivelando uno scomparto segreto. "Niente documenti, purtroppo, ma anche questo è interessante" mormora, alzando alcune mazzette di banconote.
"Noi poi divide" ribatte Zoya, iniziando a cercare tra i libri e sulle mensole ancora appese alla parete.
"Tu guarda lì, io cerca dentro frigo" sussurra Anatoli, dirigendosi verso la cucina.

La spacciatrice, acquattata nell'ombra tra i cespugli, sta pensando di farsi una riga quando sente il cellulare vibrare.
Merda pensa leggendo il messaggio, poi si sporge leggermente e si guarda attorno per individuare eventuali movimenti. La strada sembra tranquilla, poi un rumore attira la sua attenzione. Il portellone laterale del vecchio Bedford parcheggiato dietro alla macchina di Anatoli è aperto e un manipolo di uomini armati si sta dirigendo verso la casa di Bennet.
Chi cazzo sono questi? pensa Margarita, ritraendosi nell'oscurità e digitando un sms per i suoi compagni.

lunedì 22 febbraio 2016

0073 - dubbi all'ingresso

Anatoli procede con calma lungo la via malamente illuminata di Brook Farm. La maggior parte delle case è avvolta nel buio, a parte un paio di villette da cui si sente provenire la telecronaca di una partita di football. La presenza di veicoli parcheggiati nei vialetti o lungo il marciapiede e l'assenza dei patiti dello jogging sono le uniche differenze che i russi riescono a notare.
Il posto sotto gli alberi che aveva scelto Margarita qualche ora prima si rivela la zona più buia del quartiere, quindi Anatoli lo raggiunge e parcheggia la macchina tra un pickup scuro ed un vecchio bedford dal paraurti arrugginito. Dopo aver avvitato il silenziatore sulla pistola, il corriere scende ed accosta la portiera per non far rumore. Le due donne lo raggiungono pochi passi più avanti.
"Nessuna macchina davanti casa di Bennet" sussurra Anatoli. "Io penso che noi entra da retro e aspetta lui in casa".
"Meglio se piccola tossica rimane fuori" propone Zoya.
"Va bene" risponde Margarita, guardando storto la maîtresse. "Io avverte voi quando lui arriva".
Quando il gruppo raggiunge la villetta di Bennet, la spacciatrice attraversa la strada e tirandosi su il cappuccio si acquatta dietro l'alta siepe. L'ombra proiettata da un lampione ed i vestiti neri la rendono tutt'uno con l'oscurità.
Dopo un'ultima occhiata alla strada, Anatoli e Zoya raggiungono il cancelletto della villetta, alto il doppio rispetto a quello dell'abitazione in vendita. 
"Non c'è chiavistello, c'è serratura nuova" sussurra la maîtresse, dopo aver osservato il blocco di metallo piantato nel legno.
Anatoli alza gli occhi ed osserva il bordo superiore delle assi, abbastanza appuntite da essere pericolose. "Tu prova con tuoi attrezzi".
Zoya infila il grimaldello nella toppa ed inizia a trafficare con la serratura. Dopo un minuto il cancello si apre.
"Prego" sussurra la donna.
"Signore prima" ribatte Anatoli, facendo cenno di proseguire.
Quando il corriere si gira per chiudere il cancello, nota qualcosa impigliato in un punto scheggiato di una delle assi. Anatoli allunga la mano e recupera un piccolo pezzo di stoffa nera strappata.
"Tu ha vestiti neri?"
"Mia gonna è nera" risponde Zoya.
"Tuo culo non ha scavalcato cancello, da?" mormora il corriere. "Noi ora fa molta attenzione".
I due russi scivolano lungo il muro e raggiungono il giardino posteriore. Qualcosa ha appiattito l'erba, lasciando delle impronte che si dirigono verso la porta sul retro.
Anatoli sbircia oltre l'angolo e nota che la porta scorrevole è aperta per metà ed il vetro è rotto all'altezza della maniglia. "Ho paura che noi non è soli in questa casa" sussurra il russo, alzando la pistola ed avanzando lentamente.
Zoya digita un messaggio per avvertire Margarita, poi recupera la pistola dalla tasca e segue il compagno.

venerdì 19 febbraio 2016

0072 - breve luna di miele

"Noi fa finta di essere sposini innamorati" sussurra Margarita afferrando il braccio di Anatoli e guardandolo con occhi sognanti. "Così noi può fare finta di cercare casa".
"Ricorda che noi deve ancora consumare prima notte" mormora il corriere, poi alza lo sguardo e nota un cartello piantato nel giardino di una villetta, dall'altra parte della via.
"Guarda!" esclama ad alta voce. "Forse noi ha trovato nostra futura casa!"
Una donna sudata passa correndo accanto a loro e li osserva per un momento, poi torna a concentrarsi sulla strada, immersa nella musica a tutto volume sparata dai suoi auricolari. I due arrivano davanti al piccolo edificio, identico alla casa di Bennet, ed osservano gli infissi alla ricerca di un buon modo per entrare.
"Vedi? C'è tanto spazio su retro! Noi può organizzare lì grigliata con amici!" esclama Anatoli, indicando un piccolo cancello dalla vernice appena segnata dall'umidità.
Margarita si avvicina, appoggia le mani sul legno e fingendo di guardare il giardino posteriore esamina la serratura. Semplice meccanismo a scatto. Facile da aprire anche senza attrezzi pensa la spacciatrice, poi apre il cancello e si aggira tra l'erba alta.
Dopo aver notato una porta a vetri che dà su piccolo patio lastricato, la spacciatrice si volta e torna dal corriere. "Casa è molto bella! Tu segna numero di venditore, così noi chiama e sente prezzo!" esclama ad alta voce, poi abbassa il tono: "Dietro c'è altro ingresso, nessuno vedrà noi entrare".
Quando Anatoli si gira verso il volto sorridente del venditore che lo osserva dal cartello e fa finta di memorizzare sul telefonino il numero, qualcosa urta contro la sua schiena.
"Può spostarsi, per favore?" sbraita una vecchietta appoggiata ad un deambulatore, visibilmente infastidita dall'uomo che le impedisce di proseguire lungo il marciapiede. Anatoli si scansa e sorridendo la lascia passare, quindi si avvicina a Margarita.
"Questo quartiere è pieno di vecchi. Io spero che stasera nessuno guardi noi da finestra con binocolo" sussurra il corriere.
"Tranquillo, via non ha buona illuminazione" ribatte la spacciatrice, indicando con un cenno i pochi lampioni presenti. "Ora noi recupera Zoya e poi attende notte".
"Magari vecchia strega ha binocolo militare per visione notturna" mormora il corriere avviandosi verso la macchina.

giovedì 18 febbraio 2016

0071 - tutti gli sguardi su di lei

Margarita, alla guida della berlina di Anatoli, imbocca una delle vie di Brook Farm, a West Roxbury, ed avanza lentamente. I russi osservano le colorate villette che si susseguono lungo la strada finché la spacciatrice non indica una casa dipinta di bianco e circondata da un giardino ormai invaso dalle erbacce. Un'alta siepe separa la varie abitazioni lungo la via, garantendo un po' di privacy. "Quella è casa di Bennet. Decisamente borghese per socio di azienda che sviluppa tecnologia militare".
"Niente sbarre su finestre. Sarà facile entrare e gonfiare lui di botte finché non dà noi chip" mormora Anatoli dal sedile poteriore.
"Troppa gente per usare mano pesante" mormora Zoya, guardandosi intorno. Un paio di ragazzi con gli zainetti stanno chiacchierando dall'altra parte della strada, mentre alcune donne stanno facendo jogging. "Avete notato vicino di casa di Bennet?" aggiunge, indicando con un cenno della testa un vecchietto che sta facendo giardinaggio davanti ad un'aiuola piena di rose.
"Se tu è d'accordo, noi puoi usare tue ragazze per adescamento" propone il corriere. "Mentre lui è impegnato, noi entra e ruba chip".
"Se tu paga prestazione, io non ha problema" ribatte sorridendo la maîtresse.
"Vaffanculo" mormora Anatoli. "Tu è solo sporca capitalista".
"Intanto che voi discute, io parcheggio sotto alberi laggiù" esclama Margarita, fermando la macchina sotto una macchia di verde poco distante.
Zoya scende dalla macchina e si aggiusta il soprabito, mettendo in mostra le lunghe gambe affusolate. Gli sguardi incuriositi dei ragazzi si concentrano su di lei, ignorando completamente l'uomo in giacca e la donna con i jeans strappati che iniziano a guardarsi intorno.
Mentre il gruppo cammina lungo la via, una volante della polizia li supera lentamente e si ferma un paio di case più avanti, attirando con un colpo di clacson l'attenzione di una signora di mezz'età che sta gettando la spazzatura. I tre russi osservano con apprensione la donna mentre si avvicina sorridendo alla macchina e comincia a discutere allegramente con i poliziotti.
Il gruppo si rilassa quando l'agente mette in moto e si allontana. La donna saluta con la mano poi, senza degnarli di uno sguardo, rientra in casa.
"Come mai pattuglia in giro?" mormora Margarita guardandosi attorno. "Polizia è aumentata in ultimi giorni".
"Io penso che loro ha aumentato controllo su strade dopo casini in porto" ribatte Anatoli. "O per esplosione di edificio. O per rapina. Tu sceglie quello che tu preferisce".
"Troppa gente e troppa polizia" commenta la spacciatrice fermandosi accanto ad una siepe. "Perché noi non torna dopo undici di sera? Io pensa che quartiere è più tranquillo a tarda ora".
Mentre i due russi stanno confabulando, Zoya raggiunge il vecchietto intento a curare le rose e tossisce per richiamare la sua attenzione. L'uomo alza gli occhi e, dopo aver ammirato le curve della ragazza, le sorride amabilmente. "Buongiorno, signorina! Posso esserle utile?"
"Io deve fare pulizie qui attorno, ma io non riesce a trovare casa" esclama sorridendo la maîtresse, dopo avero notato lo sguardo dell'uomo. "Lei può dare me mano? Io devo trovare... famiglia Melled".
"Non mi pare ci sia nessuno con quel cognome, in questa via" risponde l'uomo alzandosi e pulendosi le mani sui vecchi pantaloni da lavoro. "Sicura che non sia Mallard?"
"Sì, Mallard!" esclama Zoya, battendosi una mano sulla fronte e fingendo di non notare lo sguardo dell'uomo fisso sulla sua scollatura. "Lei sa dove io trova loro?"
Margarita, poco distante, inizia a ridacchiare quando uno dei ragazzi dà di gomito al compagno ed attraversa a passo svelto la strada. "Io so dove abitano i Mallard! Ti accompagno io!" esclama il giovane, sfoggiando il suo miglior sorriso.
"Oh, qui tutti cavalieri!" commenta ridacchiando Zoya.
"Certo" ribatte il ragazzo facendo un piccolo inchino. "... mademoiselle".
La maîtresse fa un passo indietro per allontanare le gambe dal volto del ragazzo, quindi sorride imbarazzata al vecchietto ed invita il ragazzo a rialzarsi. "Tu è troppo gentile! Basta che tu indica me strada".
"No, dai, ti accompagno" esclama il ragazzo, afferrandole il braccio ed invitandola a seguirlo.
Anatoli e Margarita osservano divertiti i due allontanarsi lungo la via, quindi riprendono il loro giro di perlustrazione.

mercoledì 17 febbraio 2016

0070 - c'è bisogno di rinforzi

"Noi ha bisogno di due braccia in più" esclama Anatoli, sedendosi al tavolo ed ordinando un caffè. "Che ne dici se noi sente Zoya?"
"Tu chiama piccola troietta" ribatte Margarita. "Io intanto vado a farmi riga".
Mentre la spacciatrice sparisce in bagno, il corriere compone il numero della maîtresse. "Privet, Zoya! Tu ha tempo per dare noi mano con attività di famiglia?"
"Ma io ho lavorato tutta notte!"
"Anche noi" risponde lentamente Anatoli.
"Va bene" sbuffa la donna. "Io deve passare a Chaika Bar per portare soldi a Alexei, poi io è libera".
"Io e Margarita siamo già qui. Noi aspetta te".

Zoya entra nel locale e raggiunge i due russi seduti al tavolo.
"Privet, Anatoli!" esclama appoggiando le mani sulle spalle dell'uomo. "Io non vede te da parecchio! Tu ha trovato nuova amichetta?"
Margarita osserva divertita lo sguardo imbarazzato del corriere, che si muove a disagio sulla sedia cercando di scrollarsi Zoya di dosso. "Tuo pistolino non funziona più?"
"Tu non può dire certe cose a uomo russo" sibila Anatoli, lanciando un'occhiataccia alla spacciatrice. "Io ora prende entrambe e scopa voi su bancone".
"Noi ora ha cose più importanti da fare che testare tua virilità" ribatte divertita Zoya, quindi si allontana e sparisce giù dalle scale, diretta all'ufficio di Alexei. Dopo aver parlato con il capo ed avergli consegnato il denaro, la donna torna al tavolo, si accomoda su una sedia ed ordina una vodka. "Io non vede Pavlov. Lui non è qui?"
"Pavlov ha gamba che fa male" esclama Anatoli. "Oggi riposa".
"Ma io ho visto sua palestra aperta" commenta Zoya.
"Forse a lui fa male altra gamba" sghignazza il corriere.
"No, io non crede" ribatte la maîtresse sovrappensiero.
Margarita scoppia a ridere e si volta verso Anatoli. "Quindi tu è unico con problemino, eh!"
Gli occhi del corriere diventano due fessure. "Prima o poi io riga tuoi reni con cacciavite" sibila, allontanando la sedia. "Ora noi va a controllare casa di Bennet".
"Tu prima spiega me piano" ribatte Zoya, giocando con il bicchiere. "Se c'è da camminare dentro palude, io devo cambiare mie scarpe".
Anatoli conta fino a dieci per calmarsi, poi fissa la donna. "Alexei vuole che noi recupera chip per controllo missili. Noi sa che Bennet ha organizzato asta su mercato nero. Bennet è socio di ReCoTech, sua azienda ha progettato tutto. Noi ora deve andare da colletto bianco e convincere lui a dare noi chip. Se lui non collabora, lui guarderà crescere margherite da radici. Tutto chiaro, da?"
"Tu sa se lui ha guardie?"
"Niet problema" esclama il corriere. "Io spara loro in fronte".
"Noi prima trova indirizzo poi fa ricognizione, da?" propone Margarita.
"Da, era già parte di piano" ribatte Anatoli, accennando un sorriso.

martedì 16 febbraio 2016

0069 - a rapporto da Alexei

La macchina di Anatoli rallenta di fronte al Chaika Bar, quindi si infila nel vicolo che porta sul retro. I fari illuminano due uomini in piedi accanto all'ingresso posteriore, che istintivamente si girano abbassando la sigaretta ed infilano una mano sotto il giubbotto. Quando il corriere spegne il motore, solo la lampada che sfarfalla sopra la porta permette di vedere il volto segnato dei due ed il loro sguardo che scruta le ombre all'interno del veicolo. Quando i russi aprono le portiere e scendono, le espressioni dei due si rilassano e le mani si allontanano dal calcio delle pistole.
"Buonasera" esclama l'uomo più basso. "Come mai voi è qui a quest'ora? Noi non aspettava vostro arrivo".
"Alexei è ancora in suo ufficio o è già andato via?" chiede Anatoli.
"Capo è andato a dormire".
Margarita osserva l'orologio, poi lancia un'occhiata eloquente ai compagni. "Noi torna domani" esclama la donna, poi si volta verso il corriere. "Tu deve me bottiglia. Tu ricorda, da?"
"Tu avrai tua bottiglia quando noi finisce lavoro" sbuffa Anatoli, quindi rimonta in macchina e riaccompagna a casa i due compagni.

Anatoli lascia entrare Margarita nell'ufficio del capo, poi si chiude la porta alle spalle. La spacciatrice finisce di bere il caffè ed appoggia il bicchiere di carta vuoto sulla scrivania. Quando Alexei alza gli occhi dalle foto che sta esaminando e le scocca un'occhiata infastidita, Margarita lo recupera e lo getta nel cestino sotto la scrivania. "Scusa, capo".
Il russo scrolla le spalle, poi chiude la cartellina e rivolge la sua attenzione ai tre russi. "Dove cazzo è Pavlov?"
"Pavlov ha mandato messaggio, sua gamba fa molto male. Dato che lui non riesce a camminare, noi ha deciso di lasciare lui casa".
"Anche altra volta lui ha usato stessa scusa" commenta a bassa voce Alexei, segnandosi un appunto su un'agendina. "Non importa. Allora, voi ha novità?"
Anatoli osserva per un attimo la spacciatrice, poi prende la parola. "Noi è entrati in sede di ReCoTech, ieri notte. Noi ha trovato missile collegato a macchinario per diagnosi. Purtroppo noi non ha trovato chip".
Lo sguardo interrogativo di Alexei si posa prima su Margarita, che con un gesto indica il compagno, quindi torna al corriere. Anatoli si sistema sulla sedia ed alza le spalle. "Noi ha sentito personale di laboratorio dire che chip erano spariti. Noi pensa che Bennet abbia fatto sparire chip da cassaforte prima di nostro arrivo".
"Voi ha qualche idea di dove lui può nascondere quei fottuti chip?" chiede spazientito Alexei.
"Casa sua è prima possibilità" mormora Margarita. "Noi pensa di fare salto lì e controllare".
Anatoli intanto si fruga in tasca ed estrae una chiavetta USB. "Noi comunque ha trovato informazioni utili. Schemi di componenti per assemblare chip e nomi di tecnici che hanno costruito prototipi".
"Questa è ottima notizia!" esclama Alexei sorridendo. "Noi può assoldare loro per costruire altri chip".
"Da, ma c'è piccolo problema" ribatte il corriere. "Noi ha scoperto che Schwarzen Fleck ha vinto asta per chip. E' agenzia di sicurezza tedesca. Quando noi ruba chip, io ha idea che loro non prende bene".
"Basta che voi non rivela loro vostra identità" commenta il capo con un sogghigno. "Come tu facevi in ambasciata. Ora voi trova chip, ho compratore che è impaziente di avere sua merce".

lunedì 15 febbraio 2016

0068 - ad un passo dall'essere scoperti

"Qui!" sussurra Anatoli, lanciandosi verso un grosso armadio ed aprendolo.
All'interno sono appesi due missili identici a quello appoggiato sul tavolo. Lo spazio libero è poco e c'è il rischio di far cozzare i corpi delle due armi. Dopo un'occhiata a Pavlov, che annuisce, i due si infilano dentro.
"Spero che missile non sia armato" mormora l'atleta, allungando un braccio e chiudendo l'anta.
"Tu evita di tirare fascetta rossa" ribatte Anatoli, stringendo il calcio della pistola.
Margarita si guarda attorno in preda al panico, poi individua un armadietto sotto ad un lavello di metallo. All'interno lo spazio è angusto, ma fortunatamente non ci sono ripiani.
La spacciatrice infila le gambe dentro e si rannicchia attorno alle tubature, tirandosi dietro l'antina appena in tempo. Che situazione di merda!
I tre russi, immersi nel buio dei loro nascondigli, sentono la porta aprirsi e dei passi all'interno del laboratorio.
"Ecco!" esclama la voce femminile. "Qui non c'è nessuna scatoletta, ho controllato ovunque!"
"Potrebbe essere in uno di quei cassetti" ribatte la voce maschile, facendo gelare il sangue a Margarita. Stanno parlando dei cassetti accanto al lavello!
La spacciatrice trattiene a stento una risata isterica quando sente i passi pesanti dell'uomo avvicinarsi all'armadietto in cui è nascosta. Alcuni cassetti del mobiletto accanto vengono aperti ed il contenuto viene rovistato.
"Ti ho già detto che qui non c'è" esclama la voce femminile. "L'unico era quello che ho già riposto in cassaforte. Vieni a vedere!"
"Va bene, va bene" sbuffa la voce maschile. "Sarà da qualche parte nel deposito".
Margarita sente il rumore del cassetto che si chiude, poi i passi che si allontanano e la porta che si apre e si chiude. Dal corridoio giunge di nuovo la voce dell'uomo, attutita dalle pareti: "Dopo controllo le registrazioni, vediamo se riesco a trovare chi altri è entrato nel deposito".

La spacciatrice attende alcuni secondi, poi esce dal suo nascondiglio. Quando anche i due uomini aprono le ante dell'armadio, la donna si avvicina e sussurra. "Meglio che noi va via".
"Da" ribatte preoccupato Anatoli, poi il suo sguardo si alza al soffitto. "Guardia ha accennato a registrazioni, da? Questo piano ha telecamere che noi non ha visto?"
"Io spera di no" sussurra Margarita, aprendo la porta e sbirciando fuori. "Andiamo".
I tre russi si muovono lungo il corridoio ed entrano nella porta che conduce alle scale. Una volta arrivato nei bagni, Anatoli spegne le telecamere e poi si fionda insieme ai compagni verso l'uscita.

"Ora io ha bisogno di dormire" mormora Margarita, chiudendo la porta delle scale di servizio. "Ma prima ci vuole drink per rilassare miei nervi".
"Io farei prima rapporto a capo" ribatte Anatoli, avviandosi giù per le scale.
"Da, da" brontola la donna, seguendo i due uomini. "Però tu dopo offre me bottiglia".

venerdì 12 febbraio 2016

0067 - voci nel corridoio

"Laboratorio" legge Pavlov, passando il badge ed aprendo la porta. I tre russi entrano, quindi l'atleta si volta per chiudere e fa un balzo indietro.
Appoggiato ad un sostegno che pende dal soffitto c'è uno scheletro metallico che guarda minacciosamente i tre russi. Uno sportello sotto la gabbia toracica è aperto ed alcuni cavi penzolano immobili come pezzi di budella cibernetiche. Altri cavi escono dalla schiena e si infilano dentro un grosso macchinario pieno di levette, manopole e display LCD.
"Cazzo! Questi stronzi hanno prototipo di terminator!" esclama a bassa voce Anatoli, avvicinandosi ed esaminando gli impianti nei bulbi oculari del teschio cromato.
"Noi non è interessati a cyborg, noi è qui per chip!" sibila Margarita. "E io pensa che noi può trovarne uno lì dentro" aggiunge, indicando un lungo tavolo su cui è appoggiato un grosso missile mezzo smontato. La testata è stata separata dal corpo ed una decina di cavi escono da uno sportellino aperto, innestandosi in un circuito stampato. Un paio di morsetti sono collegati ai ponticelli metallici della scheda ed i cavi si perdono dietro ad un computer che ronza sommessamente.
"Direi che questo è sistema di guida missile" mormora Anatoli.
Pavlov si avvicina al PC ed accende il monitor. Un programma pieno di numeri e voci sconosciute compare a tutto schermo. Una piccola schermata presenta una scritta a caratteri cubitali. INPUT ERROR.
Anatoli osserva all'interno dello sportello, notando tra i circuiti un alloggiamento pieno di fori con un morsetto aperto. "Ecco perché programma dà errore. Qui manca chip per guida".
Margarita si volta di scatto verso il corridoio. "Merda. Qualcuno ha aperto porta".
Dopo un paio di secondi si sentono dei passi, quindi una voce femminile rompe il silenzio. "Te lo ripeto. Finiti i test, sono andata a portare il chip nella cassaforte e mi sono accorta che mancava una delle scatolette!"
"Non è possibile, ti starai sbagliando" risponde una voce maschile. "Nel deposito non è entrato nessuno, qui dentro ci siamo solo noi".
"Non sono impazzita! Ti dico che non ci sono. Ho anche controllato se qualcuno li aveva dimenticati per sbaglio su uno dei tavoli, ma non ho trovato nulla".
"E quindi?"
"Quindi manca una scatoletta con trenta chip!" strilla la voce femminile. "E dato che l'ultima firma per il deposito è la mia, se non li ritrovo sono nella merda!"
"Ok, datti una calmata" risponde calma la voce maschile. "Ti do una mano a controllare. Magari li hanno lasciati in laboratorio".
I tre russi si lanciano un'occhiata spaventata mentre i passi si avvicinano alla porta, poi si affrettano a cercare un possibile nascondiglio.

giovedì 11 febbraio 2016

0066 - solo bolle e fatture

"Che ufficio è?" chiede Anatoli, accendendo la torcia tascabile e guardandosi attorno.
Nella stanza ci sono un paio di scaffali laccati, una decina di classificatori ed un paio di scrivanie di vetro praticamente vuote, a parte un monitor, un mouse ed una tastiera wireless. Una sedia, una cassettiera ed un cestino completano la dotazione di ogni postazione. Al centro dell'unico muro spoglio c'è una porta, lasciata accostata, da cui proviene una debole luce.
"Insegna diceva ufficio contabilità" ribatte Margarita, dirigendo il fascio di luce su una delle targhette stampate applicate sui cassetti degli schedari.
"Io controllo altra stanza" mormora Pavlov, aprendo con cautela la porta ed osservando la stanza. Gran parte dell'ambiente è occupato da una larga scrivania, sopra alla quale ci sono alcune cartelline azzurre impilate alla rinfusa. Un grosso monitor LCD sovrasta tutto e si rivela essere la fonte di luce vista dall'esterno.
Pavlov gira attorno alla scrivania ed osserva l'ormai familiare pannello di accesso.
"Cazzo" mormora quando il sistema rifiuta le credenziali utilizzate prima. "Bennet è socio! Perché non accetta sua login?"
"Chi ha fatto ultimo accesso?" chiede Anatoli, affacciandosi dalla porta.
"Erre punto marino" legge Pavlov sul monitor.
Il corriere cerca nel tablet e trova il nome nell'organigramma aziendale. "E' direttore di ufficio amministrativo. Quando io lavorava per ambasciata, io vedevo colleghi con password attaccate a schermo o su post it dentro cassetti. Tu prova a cercare password tra sue carte".
Dopo aver esaminato un paio di fascicoli ed aver aperto tutti i cassetti della scrivania, Pavlov afferra la tastiera e la alza.
"Trovato!" esclama l'atleta, recuperando un biglietto scarabocchiato.
Dopo una breve ricerca, saltano fuori una decina di documenti legati ai chip, tutti relativi a ordini di materiale e comunicazioni con la marina. "Niente, nulla di interessante per capire dove azienda tiene chip".
"Zitto" sibila Anatoli, voltandosi di scatto verso la porta che dà sul corridoio. Tutti sentono una porta chiudersi, poi un rumore di passi che si avvicina, più leggeri rispetto a quelli di prima.
Margarita si nasconde dietro ad un raccoglitore mentre Anatoli estrae l'arma e si acquatta dietro allo stipite. L'ombra di una figura esile viene proiettata sulla porta, poi prosegue lungo il corridoio. Il rumore dei passi che si allontanano e di un'altra porta che si apre e si chiude fa tirare a tutti un sospiro di sollievo.
"Io penso che quella era ricercatrice" mormora Pavlov, tornando dagli altri due. "Io ho stampato documenti, ora noi guarda in altro ufficio. Noi deve fare presto, qui noi sta rischiando troppo".
Anatoli apre la porta, si guarda attorno per controllare che non ci sia nessuno, poi legge la targa dell'ufficio di fianco all'amministrazione. "Ricerca e sviluppo. Ottimo posto per conservare chip" sussurra sorridendo ai compagni.
Dopo una breve occhiata alla stanza, in cui sono ammassati tavoli pieni di rottami, macchinari per la diagnostica, saldatori, microscopi e portatili, il sorriso del corriere si spegne.
"Questo è fottuto deposito" sibila il russo a denti stretti, chiudendo la porta ed avviandosi verso la successiva.

mercoledì 10 febbraio 2016

0065 - privilegi amministrativi

Pavlov continua a provare invano ad accedere utilizzando tutte le combinazioni che gli vengono in mente.
Anatoli osserva per un po' il compagno, poi inizia a cercare nel tablet le informazioni relative a Bennet che Jack ha scaricato. "Niente, non c'è sua password di accesso" mormora il corriere, aggrottando le sopracciglia.
"Sicuro?" chiede Margarita. "Prova a controllare dentro file di amministrazione".
"Io ha trovato sua login!" esclama il corriere, dopo aver aperto uno dei file nella directory indicata dalla spacciatrice. "Ora manca solo..."
Il rumore di una porta che sbatte fa voltare tutti di scatto.
"Tu da me quel cazzo di tablet" sibila Pavlov, strappandogli di mano il dispositivo.
Dopo avergli lanciato uno sguardo gelido, Anatoli si abbassa dietro al divisorio ed avvita il silenziatore sulla pistola.
Pavlov scorre il documento e digita alcune possibili password. Al terzo tentativo il computer si sblocca e carica il desktop. Mentre i passi si fanno sempre più vicini, l'atleta clicca sul programma di gestione delle presenze e si logga, quindi comincia a cercare l'identità fornita da Jack.
Anatoli istintivamente si abbassa quando sente il rumore di una maniglia che gira a vuoto. "Sbrigati, quello era rumore di porta di deposito!" sibila, lanciando un'occhiata ai due compagni.
Margarita legge il nome sul badge. "Theodore Parker. Lì" esclama a bassa voce, indicando un punto sul monitor.
Il mouse si posiziona sulla riga e Pavlov entra nell'anagrafica dell'impiegato. Dopo aver scorso tutti i dati personali, la pagina si ferma sulle impostazioni di sicurezza.
"Sbrigati, tra poco guardia è qua" sibila tra i denti Anatoli, osservando l'angolo del corridoio da sopra il pannello divisorio.
"Momento..." borbotta Pavlov, cambiando le impostazioni di accesso e cliccando sul tasto di salvataggio. La clessidra gira per alcuni lunghi, interminabili secondi, poi una finestrella avverte che le modifiche sono state salvate.
"Ora noi scopre se tuo tentativo ha funzionato" sussurra Margarita, muovendosi silenziosamente verso la porta in fondo al corridoio. Pavlov blocca di nuovo il computer e segue la donna, tallonato da Anatoli che continua a tenere d'occhio il corridoio da cui proviene il rumore di passi, sempre più vicini.
Quando la spacciatrice avvicina il badge al rilevatore, si sente uno scatto e la porta si apre. Tutti si infilano di corsa nella stanza, poi Anatoli accosta delicatamente la porta, ruotando la maniglia per evitare che si chiuda facendo rumore.
Un fascio di luce illumina la parete di vetro smerigliato. I tre russi si chinano d'istinto, osservando l'ombra proiettata dalle luci del pavimento sulla parete.
La sagoma si avvicina alla porta e controlla la maniglia, poi dopo un attimo si allontana lungo il corridoio.
"Per poco" sussurra Anatoli, abbassando la pistola e guardando il volto tirato dei due compagni.

martedì 9 febbraio 2016

0064 - accesso negato

Quando Anatoli sale l'ultimo gradino della seconda rampa, il tablet vibra per un momento. Il corriere si ferma ed osserva le immagini sul display. Tutte le telecamere sono spente. Nell'angolino in alto a destra, un'icona indica che non c'è campo.
"Che cosa succede?" sussurra Margarita.
"Qui tablet non prende" ribatte Anatoli.
Pavlov estrae il cellulare. "Anche mio cellulare non ha campo. Tutto piano è schermato".

Il gruppo si ferma davanti ad una porta a vetri, oltre la quale si vede un corridoio che prosegue sui due lati. La parete è in vetro smerigliato e l'unica fonte luminosa sembra essere una fascia di luce al neon che dal pavimento viene proiettata sulle pareti. Anche qui il pavimento è foderato di moquette.
Pavlov appoggia la mano sulla maniglia e fa per spingere la porta, ma Anatoli lo ferma. "Io ha brutto presentimento".
Quando poi nota la perplessità negli occhi dell'atleta, aggiunge: "E' solo sensazione".
"Tu è solo cagasotto" mormora Pavlov scuotendo la testa, poi apre la porta ed osserva i due lati del corridoio, che dopo una decina di metri tornano indietro. Due porte si aprono ad entrambi gli angoli. Su tutte è appeso un cartellino e accanto ad esse ci sono dei terminali per il controllo degli accessi. "Se è come piano inferiore, corridoio gira attorno a struttura centrale".
L'atleta imbocca il corridoio a destra e si ferma davanti alle due porte in fondo. La targhetta del primo recita deposito, la seconda laboratorio. Pavlov appoggia la mano sulla maniglia e prova ad aprire. La porta è bloccata.
"Proviamo con badge" sussurra, prendendo il cartellino che Anatoli gli sta porgendo.
Quando avvicina il badge al dispositivo, una luce si illumina di rosso. Pavlov prova anche l'altro terminale, ottenendo lo stesso risultato.
"Cazzo" mormora Anatoli, guardando i compagni. "Noi ora deve trovare tesserino abilitato".
"Proseguiamo" sussurra Pavlov, muovendosi silenziosamente lungo il corridoio ed osservando le altre porte.
Dopo aver oltrepassato la successiva svolta del corridoio, il gruppo nota che una delle pareti si apre in un open space dotato di vari divisori in vetro smerigliato. All'interno sono disposte delle scrivanie che ospitano terminali e telefoni.
"Noi prova ad usare computer laggiù" sussurra Anatoli, indicando la prima postazione.
Pavlov si siede e muove il mouse. Il monitor si accende e davanti agli occhi del russo compare una schermata che richiede una login ed una password. L'atleta digita una breve sequenza e preme invio. Un popup avverta che l'utente o la password sono errati.
"Cosa tu ha digitato?" chiede Margarita.
"Admin e da uno a otto come password" risponde con un sorrisetto Pavlov.
I due russi lo guardano storto.
"Valeva pena tentare" esclama a bassa voce l'atleta, alzando le spalle.

lunedì 8 febbraio 2016

0063 - bagno femminile

"Io dico di spegnere telecamera e muovere nostro culo" mormora Margarita.
Anatoli alza una mano per fermare la spacciatrice ed indica uno dei riquadri sul tablet. Tutti osservano la guardia aprire una porta e infilarsi in quello che, sulla mappa dell'edificio, è indicato come bagno.
"Guardia deve pisciare" dice a bassa voce la donna. "Quindi?"
"Io pensa che quello non è bagno maschile" ribatte Anatoli. "Io pensa che quello è ufficio di sicurezza".
Pavlov osserva la telecamera che inquadra il pc che poco prima stava usando la guardia. "Sopra monitor c'è pupazzetto. Quello è senza dubbio computer di donna. Io penso che tu ha ragione".
Margarita osserva le immagini ed annuisce. "Qualche idea su come noi entra senza far vedere nostra faccia?"
"Noi spegne telecamere, poi Anatoli striscia badge e noi entra. Io pensa che noi ora ha uno minuto di tempo. Probabilmente guardia è più attenta, ora".
Il corriere apre la pianta dell'edificio e comincia a controllare le zone cieche marcate da Jack. "Dove cazzo è accesso a piano superiore?"
"Io non vede angoli ciechi" sussurra Pavlov, esaminando anche lui l'immagine sul tablet.
"Bagno femminile è unico altro posto senza sorveglianza. Probabilmente nasconde accesso a piano superiore" pensa a voce alta Anatoli, poi alza gli occhi sui compagni. "Noi spegne telecamera di ingresso, arriva davanti a porta e striscia badge. Poi noi attende che guardia esce da sua stanza, quindi noi spegne telecamere di tutto piano così noi può raggiungere bagno maschile. Se quello è solo bagno, almeno guardia non trova noi quando io poi riaccende telecamere".
"E se noi trova guardia in corridoio?" chiede Margarita.
"Noi elimina lui" rispondono in coro Anatoli e Pavlov.

Quando il riquadro della telecamera di ingresso si spegne, Pavlov apre la porta e fa passare i due compagni. Anatoli avvicina il badge al lettore. La luce passa da rossa a verde e la porta si apre. Il gruppo percorre il corridoio, passando accanto alle porte degli uffici ed a scrivanie ingombre di raccoglitori e agende, quindi si infila nella porta su cui è appesa una targhetta con un omino stilizzato con la gonna.
"Io pensa che tu ha sbagliato" mormora Pavlov, osservando i due lavandini appesi al muro.
Anatoli spinge leggermente le porte dei due bagni, poi si dirige alla porta con una targhetta con scritto service. Quando la apre sul suo volto compare un sorriso soddisfatto.
"Di qua" sussurra il corriere indicando una rampa di scale che salgono. Dopo un'occhiata agli angoli della stanza per assicurarsi che non ci siano altre telecamere, Anatoli tocca il pulsante per far ripartire la sorveglianza. Una delle telecamere inquadra la guardia nell'atrio, che sta controllando uno dei cavi. Quando l'uomo si accorge che la lucetta rossa si riaccende, torna dietro al banco della reception e controlla qualcosa al computer. Poi con un'alzata di spalle si dirige verso il corridoio imboccato dai russi.
"Noi muove nostri culi, guardia sta venendo qui" sibila il corriere, iniziando a salire le scale. Pavlov lancia un'occhiata alla porta alle sue spalle, quindi si accoda a Margarita.

venerdì 5 febbraio 2016

0062 - quattro piani di scale

Anatoli si ferma a qualche isolato di distanza dal palazzo della ReCoTech. Un paio di macchine dai vetri oscurati transitano accanto alla berlina dei russi, proseguendo lentamente lungo la strada a caccia di qualche locale notturno aperto alle tre di notte.
Dopo una breve occhiata alle macchine parcheggiate, i tre russi scendono dalla macchina e si avviano lentamente verso il grosso edificio di vetro ed acciaio. Una piccola scalinata conduce ad una porta a vetri, su cui spiccano gli orari di apertura al pubblico. Sul muro sono appese svariate insegne con i nomi delle varie società che hanno un ufficio nel palazzo. Una piccola lucina rossa lampeggia sopra ad un terminale per il controllo degli accessi posto accanto all'ingresso.
"Ora noi vede se Jack ha fatto buon lavoro" mormora il corriere, estraendo il badge ed avvicinandolo al lettore. La porta si apre con un clic.
Il gruppo apre la porta, osserva la lunga reception deserta e poi si avvia verso gli ascensori.
"ReCotech" legge Pavlov sul pannello appeso al muro. "Undicesimo piano. Noi sale fino a ottavo, poi noi prende scale".
Anatoli e Margarita rispondono con un cenno del capo, premendo il pulsante.

Pavlov sale l'ultima rampa, si avvicina alla porta che conduce al corridoio ed osserva dalla piccola finestrella il corridoio. Di fronte a lui si vedono le porte di due degli ascensori e l'insegna con il logo della ReCoTech. Appoggiandosi alla porta ed osservando di taglio, l'atleta riesce a vedere la vetrata alla fine del corridoio, su cui si intravede la sagoma della porta di ingresso. Un terminale è fissato su una staffa di metallo che scende dal soffitto.
"Tu vede qualcuno?" sussurra Margarita.
"Niet" ribatte Pavlov a bassa voce. "Da qui io vede poco".
Anatoli recupera il tablet, avvia il programma di videosorveglianza ed osserva le immagini. "Due persone nel piano. Ricercatrice dentro laboratorio e uomo in divisa dietro scrivania. Io penso lui guarda porno su suo computer".
"Visto che io aveva ragione?" sbotta la spacciatrice. "A tarda ora nessuno gira per uffici. Tre ore fa era pieno di persone!"
"Da, io deve dare te ragione" ammette a bassa voce il corriere.
"Voi uomini e vostra maledetta fretta!"
Anatoli alza gli occhi dal tablet, osserva un attimo Pavlov poi riporta lo sguardo su Margarita. "Tu sta per caso accusando noi di venire troppo presto?"
La spacciatrice fa una smorfia ed alza le spalle. Il corriere riporta l'attenzione sul dispositivo, cercando nel piccolo manuale fornito da Jack un modo per bloccare la registrazione delle telecamere.
"Io può solo disattivare video di telecamere" mormora Anatoli.
"Tu prova, così noi vede quanto tempo ci mette guardia ad arrivare" propone Pavlov.
Il corriere memorizza la procedura, poi preme alcuni tasti sul tablet. Quando la telecamera che controlla l'ingresso si spegne, l'angolo in alto a destra del display prima si riempie di statica, poi diventa nero. Un messaggio NO SIGNAL comincia a lampeggiare al centro del riquadro.
"Bene" mormora Pavlov, guardando l'orologio. "Ora noi conta. Dieci... Venti..."

Dopo meno di un minuto le telecamere inquadrano l'uomo in divisa correre lungo i corridoi e fermarsi dietro al banco della reception. Dopo aver digitato qualcosa sul computer di una delle impiegate, l'uomo si gira ed inizia a controllare la telecamera posta alle sue spalle.
"Sicurezza arriva in meno di due minuti" sussurra Anatoli, facendo ripartire la telecamera.
Nel video i tre russi osservano la guardia girarsi a guardare il monitor del computer, salutare un paio di volte l'obiettivo e poi tornare verso la propria postazione.

giovedì 4 febbraio 2016

0061 - anomalie nella planimetria

"Noi serve informazioni per trovare chip" esclama Anatoli. "Tu può controllare?"
Jack sbuffa, quindi ritorna di nuovo davanti alla tastiera. "Io ha trovato mail di vincitore di asta. Hans Sweiger, membro di Schwarzen Fleck, società di sicurezza tedesca. Scambio avverrà in villa a Dover, tra quattro giorni".
"Noi tiene incontro come ultima scelta" mormora il corriere. "Io pensa che chip ancora in laboratorio. Tu riesce a dare noi identità di copertura per entrare in sede centrale di ReCoTech?"
Le mani dell'hacker recuperano una piccola scheda di plastica e la infilano in un piccolo macchinario, che inizia a ronzare. "Tu guarda telecamera" dice, indicando un obiettivo che sporge dal soffitto. Anatoli si gira ed un flash inonda la stanza, abbagliando tutti i presenti.
"Questo permetterà voi di entrare" esclama Jack, porgendo ad Anatoli un badge con la sua foto ed il logo dell'azienda. "Da tablet voi può controllare telecamere e disattivare a comando" aggiunge poi, aprendo un programma sul dispositivo. I corridoi e gli uffici della sede della ReCoTech appaiono in alcuni riquadri, in bianco e nero e leggermente sgranati.
"Fantastico" mormora Margarita.
"Ora io capisce perché tutti ricorre a tuoi servizi" esclama Anatoli.
Jack accenna un sorriso, poi riporta le mani sulla tastiera e apre un nuovo terminale. Alcuni minuti ed una miriade di comandi dopo, su uno dei monitor compare la planimetria dell'edificio. "Mmm".
"Qualcosa non va?" chiede la spacciatrice.
L'hacker indica le immagini. "Da planimetria io vede che sede ReCoTech ha due piani. Ma io raggiunge telecamere solo di piano inferiore. Piano superiore sembra isolato da esterno".
"Interessante" commenta Anatoli. "E logico. Se tu vuole tenere segreto qualcosa, tu non mette sorveglianza che guardie può vedere".
Dopo aver lanciato altri comandi, Jack osserva l'immagine colorarsi lentamente di azzurro. Quando praticamente tutta la planimetria è colorata, l'hacker si volta verso il gruppo. "Ecco, io ha tracciato schema di edificio e confrontato con immagini di telecamere. Piano ha solo due punti ciechi, che su mappa sono indicati come bagni".
"Tipico di americani" commenta il corriere. "Troppo affezionati a privacy".
"Ultima cosa" esclama Jack. "Codice per entrare cambia ogni settantadue ore. Badge apre porta fino a mezzogiorno di domani e ufficio è aperto anche di notte. Loro non deve timbrare, così figlio di puttana di padrone non deve pagare straordinario".
Pavlov ridacchia.
"Ora noi pronti per aprire culo a ReCoTech" esclama Anatoli, prendendo il tablet dalle mani dell'hacker. "Prossima volta noi porta patatine formaggio".

mercoledì 3 febbraio 2016

0060 - lancio missili

"Ecco tuo denaro" sibila Margarita, porgendo all'hacker un rotolino di banconote. "Ora tu fa tue magie".
Jack infila i soldi in un cassetto, quindi torna davanti alla tastiera e comincia a digitare. "Cosa voi deve fare con tablet?"
"Noi deve entrare in struttura di ReCoTech e trovare chip per missili" risponde Anatoli, beccandosi un'occhiataccia dai due compagni.
"Perché voi guarda male me? C'è stata asta online per chip, io pensa che lui sa già".
"Ah, asta!" esclama l'hacker. "Io ha intercettato invito. Tanti soldi, da?"
"Da, noi interessa chip per lancio missili".
Jack lancia alcuni comandi che installano un caricano un paio di programmi sul tablet, ne recupera altri da un secondo server, poi sposta la schermata su un altro monitor e inizia a configurare le applicazioni. "Codici dentro chiavetta consentire accesso a video di sorveglianza e a server interni. Voi cosa vuole?"
"Tutto" ribatte Anatoli. "Prova a cercare se tu trova documenti di lancio missili in loro server".
L'hacker lancia un paio di applicazioni di ricerca e comincia ad esaminare i risultati. "Io ha trovato vecchio file con progetto di prototipo e mail che parla di commessa per progetto respinta da marina militare".
Pavlov, stupito dalle parole di Jack, legge il documento aperto sul monitor. "Commessa di marina?"
"Voi ha detto me di cercare lancio missili, io ha trovato solo questo. Voi sa chi si occupa di progetto?"
"Niet, noi non sa" risponde Anatoli.
Margarita batte il pugno su uno dei rack, facendo vibrare la struttura di metallo. "Noi ha pagato duemila dollari, tu deve cercare informazioni su capo progetto e su tutto ciò che noi non sa".
Jack squadra la donna, poi torna a guardare il monitor e riprende a digitare. "Con voi committenti russi è sempre solita storia".
"Tu ha detto che fa lavoro in dieci minuti" mormora la spacciatrice. "Dove sono nostre informazioni?"
"Io ha già finito installazione per accesso a sistema ReCoTech, voi ora chiede ricerca. Io è persona buona, io fa voi ricerca come favore personale. Così voi levare da palle".
"Noi ha chiesto lavoro per lancio missili" sibila Pavlov, "tu ora deve fare lancio missili".
Jack fissa l'atleta negli occhi, poi sghignazza. "Se tu vuole, io lancia missile. Tu deve solo dare me coordinate".
"Niet problema! Io dare subito!" esclama sorridendo Pavlov, poi si gira verso Anatoli. "Tu conosce qualche bersaglio in Cecenia?"
"Tu è ragazzo simpatico. Molto stronzo, ma simpatico" commenta Jack, staccando il tablet e passandolo al gruppo. "Chi ha gestito asta è Patrick Bennet, socio di minoranza. Io ha caricato agenda di Bennet, mail di marina e file con progetto. E' versione molto vecchia, io pensa che ultima versione sia in server di laboratorio, staccato da rete esterna".
"Tu scarica qui tutti dati di loro server" dice Anatoli, restituendo il tablet.
"Tu davvero vuole tutti dati?" chiede allegramente Jack, alzando le sopracciglia. "Loro SUN contiene quarantacinque terabyte. Se vuoi io scarica, ma loro non ha grossa banda per upload. Tu ha mese di tempo?"
"E quanto costa noi download di loro dati?" chiede Margarita.
"Procedura è automatica. Cinquecento dollari" risponde l'hacker dopo aver fatto due conti a mente, poi sorridendo fissa la spacciatrice negli occhi. "Spero voi non volere dati su DVD".
"Floppy disk?" ribatte sghignazzando Pavlov.

martedì 2 febbraio 2016

0059 - paga il capo

"Mille dolari!" propone l'atleta, ottenendo solo un'occhiataccia da parte dell'hacker.
Margarita recupera da una delle tasche interne i proventi della vendita di droga. "Mille subito e mille a lavoro fatto. Tu ci sta?"
"Voi ha altri mille entro dieci minuti?" risponde ridacchiando Jack.
"Io da te mille ora, poi io esce e recupera altri mille" propone la spacciatrice.
"Niente sconto Famiglia?" chiede Anatoli.
"Io non fa parte di Famiglia. Io è libero professionista. Tutti rivolge me se vogliono lavoro fatto bene, io è migliore su piazza".
"Io deve prima parlare con Alexei" commenta la donna.
"Qui tuo telefono non prende, io ha schermato tutto edificio" borbotta l'uomo, facendo cenno alla donna di uscire.
"Tu esce, chiama e rientra" esclama Pavlov.
"Io vuole parlare lui di persona" ribatte Margarita, porgendo la mano per avere le chiavi.
"Ricorda discorso di prima" sibila Anatoli, scuotendo le chiavi della macchina.

Maledetto traffico pensa Margarita, scendendo le scale del Chaika bar, fermandosi davanti alla porta dell'ufficio del capo ed iniziando a bussare con forza.
Alexei apre la porta e fa entrare la donna, guardandola con aria interrogativa.
"Jack vuole duemila dollari" prorompe la donna, piantandosi i pugni sui fianchi e battendo nervosamente un piede. "Io ha già anticipato con miei soldi personali. Tu sa quanto io odia pagare per altri".
Il capo osserva il volto della donna, poi sbuffa scocciato e si dirige alla scrivania. "Io ha sempre detto che capitalismo è rovina di questo paese. Jack è stronzo opportunista, ma lavora bene".
Alexei sposta un quadro rivelando una piccola cassaforte, si frappone in modo da non far vedere la combinazione alla spacciatrice, quindi apre la porta e recupera una mazzetta di banconote. Dopo aver contato il denaro, lo lancia tra le mani della donna. "Questo copre spesa".
"Spassiba" replica Margarita, infilando la mazzetta in tasca ed uscendo dall'ufficio.

"Dove cazzo è finita Margarita?" esclama Anatoli, guardando per l'ennesima volta l'orologio.
"Forse lei ha avuto incidente ed ha distrutto tua macchina" scherza Pavlov.
"Io spera che lei è ancora viva, così io può uccidere lei" ribatte il corriere, poi dopo aver guardato un'altra volta l'orologio si volta verso Jack. "Tu qui ha tanti computer. Tu ha videogiochi?"
L'hacker distoglie lo sguardo dal pezzo di codice che sta scrivendo e fissa il russo, infastidito. Poi spinge la sedia allontanandosi dalla scrivania ed inizia a frugare in uno dei cumuli di materiale elettronico che riempiono gli angoli della stanza.
"Tu può giocare con questo" esclama, porgendo una vecchia console portatile ad Anatoli. "Tranquillo, io ha già fatto backup di salvataggi".

lunedì 1 febbraio 2016

0058 - spese di consulenza

La grande sala malamente illuminata dalla luce di alcuni monitor è piena di armadi in cui stanno ronzando vari server. Parecchi cavi attraversano il pavimento, corrono sulle pareti o sono appesi con dei ganci al soffitto. In un angolo sono ammassati alcuni scatoloni pieni di buste vuote di snack al formaggio. L'aria puzza di polvere e stantio.
Sull'unica sedia da ufficio presente siede un uomo magro sui quarant'anni, dai capelli neri brizzolati e dalla carnagione grigiastra. Nonostante la bassa temperatura, l'hacker indossa solo un paio di jeans consunti ed una camicia hawaiana aperta sul davanti, sotto alla quale si vede una maglietta nera su cui campeggia una scritta che nessuno dei russi riesce a decifrare. Lo sguardo di tutti si posa sul grosso revolver che Jack punta loro addosso.
"Mi piace arredamento post minimalista" commenta Anatoli, distogliendo lo sguardo dall'arma e guardandosi un po' attorno.
"Noi ha codici per te" dice Margarita, facendo un cenno a Pavlov.
L'atleta si infila una mano in tasca ed estrae la chiavetta USB. Jack fissa per un momento il dispositivo, quindi posa la grossa pistola sul tavolo, afferra la chiavetta e la infila in una delle tante porte libere davanti a sé.
Uno dei monitor si accende. L'hacker comincia a digitare sui tasti e parecchie scritte cominciano a scorrere.
Pavlov si appoggia ad uno dei rack, estrae una sigaretta dal pacchetto e la accende.
"Tu non può fumare qui dentro" mormora Jack, senza distogliere lo sguardo dal monitor.
"Non c'è cartello" ribatte l'atleta, tirando una boccata e soffiando il fumo sui server.
La mano dell'hacker raggiunge il revolver e si sposta in direzione di Pavlov. Il russo sorride, poi getta a terra la sigaretta e la spegne con la punta della scarpa.
Anatoli nota lo sguardo contrito di Jack. "Pavlov, tu sa che fumo fa male. Fumo prima o poi uccide te".
"In suo caso, più prima che poi" mormora l'hacker, tornando a concentrarsi sulle scritte.
Dopo qualche minuto, un altro monitor si accende, riempiendosi di finestre che elencano molti file.
"Chiavetta è pulita" esclama Jack, incrociando le braccia e girandosi verso i tre russi. "Io cosa deve fare con questo?"
Lo sguardo interrogativo del gruppo fa sbuffare l'hacker. "Io deve alterare, craccare, eliminare, inviare..."
"Quelli è codici per accedere a sistema ReCoTech" risponde Pavlov.
"Ah, io ha capito" esclama Jack, poi sposta lo sguardo su Anatoli. "Tu prende tablet da armadio laggiù".
Il corriere si volta, apre lo sportello di un grosso armadio incastrato tra i rack e nota una ventina di dispositivi. Prende il primo della pila e lo porge all'hacker, che lo attacca ad un cavo. "Voi ha soldi per pagare? Contanti? Conto?"
"Tu quanto vuole?" chiede Margarita.
"Preparazione di tablet e controllo affidabilità di dati. Duemila".
"Dolari?!?" esclama Pavlov, spalancando gli occhi. "Per duecento dolari io compra su Amazon e ha anche spedizione in giornata!"
"Tu allora prende tua chiavetta e va a rompere coglioni a qualcun altro" ribatte serafico Jack.