martedì 15 agosto 2017

0168 - sonata per chiave inglese

Dopo una ventina di minuti di ricerca, i due russi individuano sotto una tela cerata il motore di un vecchio autoarticolato che, a parte la polvere che lo ricopre, sembra completo ed in buone condizioni.
"Io dubita che motore sta dentro cofano" mormora Sergej.
"Se buco è troppo piccolo, noi tira due martellate e allarga" ribatte con un ghigno Anatoli, poi si dirige verso l'ufficio per parlare con Gavriil.
L'uomo, sbuffando, sale su un camion e, dopo aver parcheggiato accanto al motore, aziona la gru. La mezza tonnellata di acciaio viene sollevata e inserita a forza nel cofano del camion.
"Io sapeva che motore andava bene!" esclama Anatoli con un gran sorriso.
"Prima, però, noi deve fare collegamenti e vedere se motore funziona" ribatte Sergej. "Poi noi deve pensare a coprire parte sporgente" aggiunge indicando il cofano: il pezzo sporge di venti centimetri buoni dal cofano.
Gavriil afferra una cassetta degli attrezzi ed inizia a collegare tubi, manichette e cavi elettrici. Dopo una ventina di minuti, mentre il sole ormai è sparito dietro l'orizzonte e l'unica fonte di luce è un faro alogeno portatile, l'uomo esce da sotto il pianale e scuote la testa. "Tu prova ad avviare camion, ma io dubita che motore parte".
Anatoli sale in cabina e gira la chiave. Il motorino elettrico ronza a vuoto.
"Proklyat'ye!" Dannazione. Il corriere si sporge dal finestrino e batte il pugno sul volante. "Questo stronzo non vuole partire".
Sergej osserva per un po' il motore, poi si avvicina a Gavriil e allunga una mano. "Permette che io dà occhiata?"
"Niet problema, voi vuole camion funzionante" ribatte l'uomo, porgendo una chiave a pappagallo.
Il pianista infila le mani nel cofano e comincia a stringere bulloni e a riorganizzare alcuni cablaggi. Dopo qualche minuto sceglie una chiave inglese dalla cassetta degli attrezzi, si infila sotto il pianale e riprende a lavorare.
"Tu sa quello che fa?" domanda Anatoli. Nella sua mente si forma l'immagine del motore che si stacca dai sostegni e precipita su Sergej, schiacciando Sergej e uccidendolo sul colpo.
Il pianista mormora qualcosa, poi si trascina fuori e inizia a pulirsi accuratamente le mani con alcuni stracci. "Tu prova a far partire bestione".
Anatoli sposta lo sguardo sul cofano e poi lo riporta sul russo. "Motore non esplode, da?"
"C'è buone possibilità che non accada, da".
Lo sguardo divertito del pianista sgretola i suoi dubbi: non può mostrare paura di fronte ad un omuncolo insignificante come quello che gli sta di fronte, è inaccettabile; non riuscirebbe più a guardarsi allo specchio.
Anatoli gira la chiave. Gli indicatori prendono vita e le spie si accendono. Con un sospiro prova ad avviare il motore. Dopo una dozzina di rumori secchi, il motore inizia a gemere ed a sputacchiare. Il corriere pesta un paio di volte il piede sul pedale dell'acceleratore ed il rombo degli otto cilindri riempie il piazzale.
"Io deve ammettere che tu è stato bravo" esclama Anatoli, girando la chiave e smontando dalla cabina.
"Spassiba. Ora tu aiuta me a saldare piastre davanti a motore" ribatte Sergej, guardandosi attorno alla ricerca di una fiamma ossidrica.

martedì 8 agosto 2017

0167 - pezzo mancante

Sergej osserva la palude che scorre oltre il finestrino, mentre Anatoli guida in silenzio. Il sole, basso sull'orizzonte, disegna strane ombre tra la vegetazione e tinge tutto di arancione. Il pianista si chiede quanti corpi giacciano sul fondo delle grandi pozze fangose che si susseguono di fronte a lui, quanti di questi hanno fatto scelte sbagliate nella vita o non hanno avuto la forza di prendere veramente in mano il proprio destino. Quanti se lo meritassero e quanti, invece, hanno solo avuto la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato. Con un brivido realizza che, in caso di fallimento, probabilmente altri cinque cadaveri si aggiungeranno al conto. Sei, includendo Zoya.
"Noi è arrivati" mormora il corriere, distogliendo Sergej dai suoi tetri pensieri.
Anatoli rallenta e si infila nel piazzale antistante il Patty's Auto Parts. Al richiamo del clacson una figura bassa e tarchiata si affaccia dalla porta del piccolo capanno vicino all'ingresso e si avvicina. Riconosciuto il corriere, l'uomo provvede a spingere di lato il cancello e a far entrare la berlina.
"Buonasera, cosa io può fare per Famiglia?" chiede l'uomo lisciandosi gli spessi baffi grigi.
"Priviet, Gavriil! Alexei ha bisogno di grosso camion e furgone" risponde il corriere. "Uno deve poter sfondare cancello".
"Voi guarda su retro di proprietà e sceglie".
"Noi può lasciare berlina qui?" chiede Anatoli.
"Da, da" replica Gavriil, già diretto verso il capanno.
Anatoli rimonta in macchina e raggiunge il deposito dei veicoli ancora funzionanti. Dopo una veloce occhiata al terreno vuoto dove poco tempo prima era stata appoggiata la bomba nucleare, il corriere indica un furgone a Sergej.
"Quello è buono per appoggio, se noi riesce a farlo partire".
"Io prova".
Il pianista si mette alla guida del veicolo, nota con sorpresa che le chiavi sono già infilate nel quadro e prova ad avviare il mezzo. Dopo un paio di gemiti, il motore romba e si attesta sul minimo. "Furgone sembra a posto. Manca solo benzina" esclama, girando la chiave e smontando. "Noi ora deve trovare camion. Tu ha visto qualcosa?"
"Tu pensa che quello può essere scelta valida?" chiede Anatoli, indicando un vecchio camion con il cassone scoperto.
Sergej segue il dito del corriere ed osserva il mezzo: la vernice della cabina è scrostata in più punti, rivelando superfici coperte da ruggine; le ruote posteriori, gemellate sono larghe quasi due spanne ed una è a terra; la sponda esterna del cassone è tenuta su da un paio di giri di fil di ferro. Poi lo sguardo del pianista si sofferma sul cofano, aperto.
"Tu ha notato che manca di motore?"
"Sfasciacarrozze è pieno di motori!" ribatte Anatoli. "Gavriil aiuta noi a trovarne uno decente e noi ha mezzo per sfondare cancello!"

martedì 1 agosto 2017

0166 - divisione dei compiti

Dopo aver recuperato dei cellulari prepagati ed aver registrato i vari numeri sulle rubriche sotto nomi in codice, Margarita ordina a Yuri di prendere i suoi, preparare le armi ed attendere una sua chiamata; loro intanto si occuperanno di recuperare i mezzi per l'assalto.
"Dove può noi rubare auto adatte?" chiede Viktor, seguendo gli altri su per le scale.
"Noi no deve rubare auto, noi va di sfasciacarrozze" ribatte la spacciatrice.
"Tu vuole costruire veicoli da pezzi di recupero?" domanda il mercante, per nulla convinto.
"Niet, Patty's Auto Part è sfasciacarrozze di Famiglia" interviene Anatoli, voltandosi e squadrando Viktor. "Loro procura veicoli sicuri che noi può abbandonare dopo lavoro".
Margarita raggiunge la porta sul retro del Chiaka Bar e, prima di uscire, si ferma e guarda Sergej. "Io e Pavlov fa altro giro per controllare che nulla è cambiato. Tu va di sfasciacarrozze, prende camion per sfondare cancello e macchina di appoggio, poi tu incontra noi vicino a villa. Io dopo fornisce te indirizzo. Ricorda che camion deve essere grosso, deve contenere casse da rubare".
"Forse allora noi ha bisogno di camion e furgone, no macchina" commenta Pavlov.
"Da" approva la spacciatrice. "Tu prende grosso camion e furgone".
"Io ha bisogno di altre due braccia" replica il pianista. "Io non può guidare camion e macchina insieme. Oppure tu vuole che io fa caricare macchina dentro camion?" aggiunge sarcastico.
"Ceceno viene con te" ordina fredda Margarita.
"Ceceno ha da fare altro" commenta Viktor marcando le sue origini con tono sdegnato, poi passa accanto alla donna ed esce. "Io avvisa voi quando ha finito".
Margarita osserva la schiena del mercante mentre sale in macchina, trattenendo l'impulso di estrarre la pistola e piazzargli due proiettili tra le costole, poi si gira verso Sergej. Il ragazzo sostiene per un momento lo sguardo, poi abbassa gli occhi e sospira. "Bene, Anatoli darà me mano. Sempre che anche tu non ha altra cosa più importante da fare" aggiunge quasi speranzoso, fissando la cravatta sgualcita dell'uomo.
Il corriere squadra Sergej e trattiene una smorfia. Lavorare con quel cagasotto non gli piace: dopo averlo visto subire impotente i colpi di un colletto bianco, la poca stima che aveva di lui si è sgretolata. Il gruppo, però, ha bisogno di quei veicoli, e questo compito non sembra presentare molti rischi. Anatoli annuisce.
"Tu conosce proprietario di sfasciacarrozze?" chiede Sergej.
"Da, io ha già avuto modo di frequentare posto" ribatte il corriere. L'immagine della cassa con la bomba sporca nel retro della proprietà continua a balenargli davanti agli occhi.
"Ottimo" commenta il pianista, poi si volta verso Margarita. "Se proprietario chiede compenso per veicolo, come io paga? Forse tu deve dare me soldi..."
"Tu risponde che noi paga lui settimana che viene" ribatte secca la donna. Col cazzo che uso soldi miei per questo schifo di lavoro. Si arrangerà il capo... in fondo, il piano è il suo.
Sergej annuisce, fa un cenno ad Anatoli ed esce dal locale.

martedì 18 luglio 2017

0165 - al centro dell'azione

Dopo pochi, interminabili secondi, Alexei alza la testa e squadra i russi che lo stanno guardando. I suoi occhi si soffermano per qualche secondo sulla spacciatrice, che fatica a non distogliere lo sguardo.
"Vostra unica fortuna è che io non ha uomini per rimpiazzare voi e carico interessa a Famiglia, perciò voi rischia vostro culo in operazione" esclama, poi si ferma ad osservare le reazioni. Nessuno abbassa lo sguardo, anche se nota con soddisfazione la tensione che trapela. "Dato che voi non ha straccio di piano, voi ascolta me e segue istruzioni".
"Da" esclama Margarita. Gli altri fanno un frettoloso cenno con la testa.

"Voi non ha visto disposizione di uomini dentro, mentre loro vede esterno da telecamere. Quindi noi deve prima eliminare loro vantaggio" esclama, prendendo un blocco da un cassetto ed iniziando a riportare lo schema della casa insieme al resto dell'isolato. "Voi piazza furgone qui, poi voi fa saltare telecamere con fucile con silenziatore da dentro veicolo, così loro non vede fiamma. Quando uomini esce per controllare, cecchino piazza loro pallottola in testa. Altro furgone prende strada sterrata qui" esclama, indicando la stradina che costeggia la villa sulla destra, "e affianca muro, così voi può salire su tetto e può sparare dentro. Voi poi sfonda cancello con mezzo pesante e prende loro tra due fuochi. Quando voi ha preso controllo di esterno, voi entra in casa e uccide superstiti".
Anatoli osserva la mappa e riflette sul piano proposto. Anche supponendo che il cecchino guidi il primo furgone e quindi si muova da solo, c'è sicuramente bisogno di più manodopera. "Noi è cinque, per piano serve almeno otto uomini, meglio dieci" mormora, cercando di tenere un tono propositivo per evitare che Alexei consideri la sua frase una critica.
Il capo, senza alzare la testa dal foglio, indica con un cenno della testa gli altri quattro russi presenti. "Loro è vostro appoggio".
Lo sguardo di Margarita corre alle facce degli uomini che Alexei ha indicato, impassibili di fronte alle sue parole. I loro volti sono ignoti, non sembrano del solito giro che frequenta il Chaika Bar. Uno sembra appena uscito da una crack house: magrissimo, pelato e con gli occhi cerchiati di rosso; un altro invece potrebbe essere un nuovo ospite dell'ospizio: sui sessant'anni, sguardo perso e sorrisetto ebete. Gli altri due sono grandi e grossi, ma non sembrano molto svegli. A questo punto poteva dirci che saremmo andati da soli... non voglio fare da balia a questi disadattati!
"Loro è in grado di dare noi appoggio?" chiede poi, sovrappensiero.
Alexei fissa freddamente la donna, che si pente all'istante di aver parlato. "Loro fa parte di Famiglia da più tempo di voi. Loro è gente fidata, capace" conclude con un sorrisetto.
La spacciatrice deglutisce, imbarazzata dalla risposta.
Anatoli si sporge per osservare meglio la mappa disegnata dal capo, poi alza lo sguardo ed incontra quello del capo. "Io prende furgone e pensa a telecamere, Margarita, Sergej e Pavlov..."
Alexei lo blocca alzando una mano. "Niet. Voi non ha capito. Io voglio voi in centro di azione" esclama, poi indica il ragazzo magro con gli occhi cerchiati. "Gleb prende fucile e pensa a telecamere e uomini che esce. Lui è nostro migliore cecchino. Sergej, Viktor e Yuri" continua, indicando l'uomo più anziano tra i presenti, che muove impercettibilmente la testa per dare segno di aver compreso, "prende furgone e copre perimetro. Margarita, Pavlov e Anatoli, voi entra di cancello principale insieme a David e Ilia".
Sergej sente i sudori scendergli lungo la spina dorsale. Nella sua breve vita criminale non era mai stato obbligato a prendere parte ad un assalto. Un proiettile sfortunato e suo zio piangerà sulla sua tomba.
Anatoli osserva gli uomini nominati da Alexei, poi guarda di nuovo la mappa e tenta di deglutire. Ha la gola secca e per poco non si strozza; nonostante abbia già affrontato azioni di questo genere, sa che i rischi maggiori li prenderanno quelli che entrano dall'ingresso principale.
"Immagino voi non ha obiezioni" conclude il capo, socchiudendo gli occhi e sorridendo a labbra serrate.

martedì 20 giugno 2017

0164 - arriva lo showdown

Viktor scrive un veloce messaggio sul cellulare, poi se lo infila in tasca e si alza. Gli altri lo imitano e si dirigono lentamente verso l'ufficio del capo trascinando i piedi. Il macigno che grava sulle loro spalle sembra scaricarsi a terra attraverso i loro piedi e riverbera sulle assi del pavimento, che cigolano sommessamente.
"Io può procurare granate stordenti" mormora il mercante d'armi, infilandosi le mani in tasca. "Se voi vuole".
"Comode per sistemare gente fuori" borbotta in risposta Anatoli. Tu poteva anche proporre prima, fottuto ceceno di merda...
Margarita, la prima della fila, apre la porta e nota quattro uomini in piedi, poi osserva Alexei, seduto alla solita scrivania con un sigaro mezzo consumato in bocca. Non ha bisogno di fare nessun gesto, il suo sguardo parla da sé. La spacciatrice avanza e fa cenno a tutti di entrare, poi chiude la porta alle sue spalle.
"Io immagina che voi ha ideato piano" esclama Alexei fissando la donna, dopo aver appoggiato il cubano nel posacenere. Un filo di fumo gli avvolge la testa e sale verso il soffitto.
"... da" balbetta Margarita, osservando gli altri invitati alla riunione. Nessuno sembra degnarla di uno sguardo, tutti stanno aspettando gli ordini di Alexei.
Un lampo illumina gli occhi del capo; la titubanza nell'atteggiamento della spacciatrice è abbastanza eloquente. "Tu spiega me piano, così io è sicuro che voi non fotte incarico e non lascia me con guerra di mafia".
"Noi pensa di rubare furgone di consegne cinesi per entrare, loro ordina sempre di stesso ristorante" esclama Margarita, cercando di mantenere calma la propria voce. "Noi droga loro cibo e sistema guardie fuori con granate stordenti" aggiunge, pensando alle parole di Viktor. "Quando loro è storditi noi entra, uccide loro e ruba tutto" conclude con un filo di voce.
Quanto darei adesso per una lunga riga del mio paradiso bianco... sono una fottuta spacciatrice, per la miseria, non un'infiltratrice degli Spetsnaz!
"Voi non ha pensato a diversivo per rumore?" chiede Alexei, alzando un sopracciglio. "Tutta città sentirà vostre granate".
Margarita sbatte perplessa le palpebre, cercando di pensare velocemente ad una risposta decente. "Fuori c'è festa di ragazzini, loro forse ha botti".
"Come è disposizione di uomini dentro villa?"
"Villa ha muri alti, noi non è riusciti a vedere come loro è disposti dentro".
"Quindi voi non sa cosa cosa voi trova dentro".
"Uno di noi inventa scusa, entra e osserva situazione".
"Scusa? Voi ha pensato a scusa?"
"... niet" replica mestamente Margarita.
"Questo voi chiama... piano?"
Alexei si piega in avanti ed incrocia le mani sopra la scrivania. I suoi occhi si chiudono e un sibilo esce dalla sua bocca. Sudori freddi corrono lungo le schiene dei cinque russi, mentre attendono che il loro capo decida del loro destino.
Non voglio finire sul fondo del Charles River pensa Sergej, serrando le palpebre ed abbassando la testa.

martedì 13 giugno 2017

0163 - ultimo giro di giostra

Il pianista allontana la confezione di cartone e sbuffa. "Qualcuno ha altre idee per piano?"
Margarita e Anatoli si guardano poi abbassano lo sguardo e scuotono la testa.
"Io allora propone altro giro attorno villa" sbotta Sergej, alzandosi in piedi ed indossando la giacca. "Noi ha bisogno di altri dettagli".
"Io rimane qui" ribatte Pavlov. "Io deve fare telefonata. Affari" aggiunge sorridendo, in risposta allo sguardo gelido di Anatoli.

Sergej percorre lentamente la strada che passa di fronte alla villa dei Petrov, costeggiando l'alto muro di mattoni che protegge il giardino. Come aveva già notato Margarita, sui pilastri perimetrali ed accanto al cancello ci sono alcune telecamere, posizionate ad un angolo molto stretto: l'inquadratura si concentra sul perimetro e sull'ingresso, lasciando scoperta la strada principale e la traversa che si immette poco più avanti.
"Io non riesce a vedere nulla più di quanto io ha già visto" borbotta Margarita, lottando con l'istinto di accendersi un'altra sigaretta.
"Tu guarda meglio" sibila Sergej, cercando di osservare altri dettagli senza far sbandare la macchina
Poi un movimento attira la sua attenzione.
"Voi fa finta di cercare indirizzo" sibila il pianista, allungando il collo e fingendo di osservare i vari numeri civici. "Qualcuno sta aprendo cancello".
Un SUV grigio, dai vetri oscurati, si affaccia sulla strada e si immette davanti alla berlina guidata da Sergej. Due uomini si affrettano a chiudere il cancello mentre la macchina si accoda e prosegue, non prima però che Margarita e Anatoli riescano a dare un'occhiata all'interno.
"Spiazzo è ampio, noi ha possibilità di fare manovra" esclama Anatoli. "E cancello ha cardini semplici, basta furgone con barra davanti per sfondare".
"Tu ha notato finestre? Primo piano ha scuri chiusi, piano terra è tutto aperto. E io non pensa che loro ha finestre antiproiettile".
"Questa è stata botta di culo" mormora Sergej, "però noi ora è meglio che va".
"Da" annuisce Margarita. "Io spera che loro non ha visto e riconosciuto noi".
Sergej sbuffa, cercando di non pensare alle implicazioni delle parole della spacciatrice; svolta nella traversa e si allontana evitando due ragazzi sorridenti, dall'aria di chi ha già fumato a sufficienza, che stanno scaricando delle casse da una utilitaria. Gli occhi del pianista si soffermano sul tavolino piazzato all'esterno, su cui giacciono già alcune bottiglie di birra vuote, alcuni accendini e quelli che sembrano dei mortaretti, poi ritornano sulla strada. Anch'io vorrei organizzare una festa, altro che stare in questa macchina con questi avanzi di galera pensa mestamente, curvando le spalle.

"Voi è tornati!" esclama Pavlov, seduto al tavolo insieme a Viktor. Un paio di bicchieri bagnati tengono compagnia ad una bottiglia ormai mezza vuota. "Voi ha scoperto altri dettagli?"
"Noi può utilizzare furgone corazzato per sfondare cancello" esclama Anatoli. "Dentro noi ha spazio per manovra. E finestre di piano terra è aperte, noi può vedere e sparare dentro casa".
Margarita estrae una sigaretta dal pacchetto, la avvicina alle labbra poi, appena prima di accenderla, alza gli occhi e mormora: "Io pensa ancora che soluzione migliore è drogare loro cibo cinese. Così noi evita sparatoria".
"Tu può tentare di rincoglionire loro con tue parole" ribatte l'atleta, sghignazzando. "Loro cade tutti a terra addormentati, io garantisce".
"Noi ha anche visto macchina che usciva e uomini dentro, loro controlla cancello" aggiunge Sergej, ignorando deliberatamente il commento della spacciatrice. "Ultima cosa, noi deve fare azione mirata se noi non vuole vittime tra civili. Io ha visto ragazzi di vicinato che organizza festa".
"Io sbatte di vittime americane" sbotta Pavlov, dandosi un colpo sulla gamba malandata. "Se deve scegliere tra morto americano e proiettile in mia testa, io no ha dubbi. Tu è di altra idea?"
"Niet" si affretta a dire Sergej, abbassando la testa.
"Tu ha visto ragazzi che organizza festa?" chiede Viktor, fissando il pianista. Questo è molto interessante... pensa, afferrandosi il mento e facendo mente locale sulle dotazioni del suo magazzino personale.
I suoi pensieri vengono disturbati dall'avvicinarsi di Vladimir; il barista raccoglie i bicchieri, afferra il collo della bottiglia e, impassibile come sempre, esclama: "Alexei vuole vedere voi. Nemedlenno". Subito.
I russi si lanciano uno sguardo preoccupato. Nonostante le nuove informazioni, il piano non è ancora stato approntato. O, meglio, non esiste ancora.

martedì 30 maggio 2017

0162 - profumi d'oriente

"Noi può riempire furgone con esplosivo" ribatte di getto Sergej, cercando non irritare ancor di più il capo. "Però no è... discreto".
"Voi sta pensando a diversivo?" chiede Alexei, fissando il gruppo.
"Se noi fa scoppiare in altra zona di città, noi distrae polizia" mormora Anatoli.
Margarita gli assesta un pugno tra le costole, cercando di non farsi notare dal capo. "Noi deve creare diversivo per Petrov, non per polizia".
"Noi deve comunque distrarre polizia" sibila il corriere, massaggiandosi il fianco. "Tu vuoi finire in prigione?"
Margarita scuote la testa. "Io è sicura che Petrov non chiama sbirri".
"Sempre che lui non ha agganci anche tra uomini di polizia" mormora Sergej.
"Se noi simula attentato di altra parte di città, loro è obbligati a mandare uomini" commenta Anatoli.
"Niet attentato terroristico" esclama Alexei, facendo sussultare i russi. "Polizia ha già trovato carico nucleare, se loro pensa ad altra cellula attiva loro manda esercito e nostri affari va a puttane".
"Noi ha bisogno di altro tempo" mormora a bassa voce la spacciatrice, guardando preoccupata in direzione del capo.
Alexei chiude gli occhi poi, dopo qualche secondo, annuisce. "Voi ha ancora due giorni prima che carico venga spostato. Io lasca voi fino a domani" aggiunge, socchiudendo gli occhi. "Ora voi va, io deve fare alcune telefonate".

Sergej si chiude la porta alle spalle e osserva i compagni, poi fissa con aria incattivita Pavlov. "Tu non ha detto nulla con capo. Tu ha perso lingua?"
"Se io non ha nulla da dire, io sta zitto" ribatte l'ex atleta con una smorfia, poi segue gli altri nella stanzetta di fronte.
Margarita si accomoda sul divanetto e si accende una sigaretta. "Io sostiene che noi deve drogare uomini".
"Come noi riesce di portare droga in casa di Petrov?" chiede Sergej, lasciandosi cadere su una sedia.
"Io ha notato furgone di rosticceria cinese" ribatte la spacciatrice. "Noi usa furgone per consegnare cibo drogato, poi noi entra e ammazza tutti".
"Bene" esclama il pianista, prendendo il cellulare. "Tu ricorda numero?"
Margarita detta e Sergej chiama, ordinando una decina di porzioni di involtini primavera.
"Ora noi attende" esclama la donna, spegnendo la sigaretta all'interno di un bicchiere vuoto.

Sergej si stacca dal muro e si avvicina al piccolo furgoncino con un grande raviolo dipinto sulla fiancata. Un ragazzo dagli occhi a mandorla lo osserva, poi gli consegna il dovuto e allunga la mano per ricevere il pagamento.
Il pianista deposita un paio di banconote sulla mano e accenna un sorriso. "Miei amici dice che vostra rosticceria è molto buona. Voi fa consegne anche in altre zone di città? Io abita lontano" aggiunge per motivare la domanda.
"Shi de" esclama il ragazzo annuendo. "Noi fale consegne in tutta la città".
"Tu sta sempre seduto in furgone, allora! Boston è grande!"
"Noi essele glossa catena, noi avele vali fulgoni" esclama serio il ragazzo. "Ogni fulgone poltale oldini in singolo qualtiele!"
Sergej storce il naso, intasca il resto e rientra.

"Allora? Tu ha scoperto se noi può usare furgone di consegne?" chiede Margarita, impaziente.
"Loro ha vari furgoni" risponde Sergej, sedendosi ed appoggiando le varie scatole di cartone sul tavolo. "Se noi vuole usare rosticceria cinese, noi deve fermare furgone e poi noi deve obbligare fattorino a fare lavoro per noi. O noi deve trovare altro cinese che fa consegne, io pensa che loro capisce che è trappola se Anatoli fa consegna".
"Perché deve fare consegna proprio io?" esclama il corriere, facendo sorridere Pavlov.
"Se uomini di Pavlov mangia ogni sera ravioli, io pensa che loro conosce uomo di consegne" commenta Margarita sovrappensiero, ignorando le parole di Anatoli. "Se io deve svolgere attività illegale, io controlla chi porta me cibo. Io non pensa che questa è strada percorribile".
"Già" esclama Sergej, infilandosi un involtino primavera in bocca.