martedì 27 dicembre 2016

0145 - rivelazioni

"Tu vuole vodka?" chiede Zoya, prendendo la bottiglia ed iniziando a versare.
"Niet" risponde Viktor, osservando la bottiglia e scuotendo la testa.
Anatoli lo fissa interdetto. "Tu sta male?"
"Io ha stomaco che brucia" risponde l'uomo, accomodandosi su una sedia e allungando le gambe.
"Noi deve lavorare con lui e lui non vuole vodka" borbotta Margarita. "Come fa noi a fidare di lui?"
"Tu è sicuro di essere vero russo?" chiede Zoya, fissandolo con sospetto.
"Io beve solo vodka polacca" spiega sospirando il mercante d'armi. "Più leggera, sapore più forte".
"Quindi tu è polacco?" chiede la spacciatrice, poi si volta verso Arthur. "Noi è parecchio che non vede lui. Noi può fidare di lui?"
"Lui è persona a posto" ribatte il ragazzo assestando una manata sulla spalla di Viktor, che borbotta qualcosa tra sé e sé; il tono di voce è talmente basso che nessuno riesce a sentire le sue parole. Nessuno tranne Anatoli, che sbianca. La sua mascella si indurisce, lo sguardo si fissa sul sorriso del mercante d'armi e la sua mano si avvicina al calcio della pistola.
"Tu... è... cosa?" sibila, chiedendo conferma di quanto ha sentito e sperando di aver frainteso.
"Da, da" sospira Viktor, rispondendo ad alta voce e sostenendo lo sguardo del corriere. "Io aveva nonna cecena".
Margarita spalanca gli occhi per lo stupore, la bocca si apre e in una O perfetta mentre si volta lentamente a guardare Arthur. "Tu lavora con ceceni!?!?"
Zoya intanto fissa disgustata Anatoli. "Tu ha pessimi gusti in fatto di uomini".
"Io non va con ceceni" sibila il corriere, fulminandola con un'occhiata, poi torna a guardare il mercante.
Viktor, visibilmente adirato, si volta e osserva lo sguardo impassibile di Arthur. "Io non è venuto qui per discutere di mio sangue o per sentire insulti vero miei parenti. Io lavora con te o con loro?"
"Per recuperare carico io ha bisogno di manodopera" spiega il ragazzo, passandosi la mano tra i capelli. "Io ha visto come loro lavora, loro è gente affidabile. Voi ha problemi a lavorare con lui?" aggiunge fissando il resto della squadra.
"Niet problema" ribatte Anatoli, "però lui siede dietro".

martedì 20 dicembre 2016

0144 - Boston è piccola, a quanto pare

"Può essere cliente" esclama Zoya, alzandosi e fermando Arthur. "Oppure può essere amico di motociclisti" aggiunge, indicandogli con un cenno del capo la stanza. "Meglio se io va ad aprire porta".
"Come tu desidera" ribatte il ragazzo con un sorriso, tornando sui suoi passi e mettendosi poi a sedere. "Io non vuole rovinare tuoi affari".
La maîtresse si ferma un attimo davanti ad uno specchio per sistemarsi il trucco, si aggiusta le spalline del vestito, quindi apre la porta e sfoggia il suo sorriso più professionale. Sotto la luce dei lampioni si staglia una figura magra e slavata dai corti capelli neri; zigomi alti delineano un volto dell'est, lo sguardo è guardingo e le labbra arricciate in un sorriso.
"Da? Tu vuole compagnia?" esclama Zoya, facendo accomodare il nuovo venuto. "Qui tu trova bionde, brune... io forse ha anche rossa!"
"Io è qui per incontrare amico" sussurra l'uomo, guardandosi attorno.
"Ah, tu cerca maschio!" ribatte la maîtresse ridacchiando maliziosamente. "Io ha pochi uomini, tu deve accontentare di quello che mia casa offre!"
Lo sconosciuto, interdetto, fissa per un momento la donna negli occhi, poi scuote la testa. "Niet, tu non ha capito. Io ha appuntamento qui con mio amico" spiega mentre sul suo volto riaffiora il solito sorrisetto. Il suo sguardo vaga per la piccola saletta, poi si sofferma sulla piccola porta semiaperta.
"Priviet, Anatoli!" esclama, alzando una mano in segno di saluto.
Il corriere si volta di scatto ed osserva l'uomo, squadrandolo dalla testa ai piedi. "Popov? Perché tu è venuto qua?"
"Ah, tu è venuto qui per incontro con caro Anatoli" sghignazza Zoya. "Capisco... io può combinare".
"Come io deve dire te che io non ha certi gusti?" scatta Anatoli, irrigidendosi.
Viktor si gratta la nuca imbarazzato. "Io non cercava lui, io aveva appuntamento con altra persona".
"Basta convenevoli" si intromette Arthur, aprendo la porta e palesandosi. "Se voi già conosce lui, io non spreca tempo in presentazioni. Lui è mio intermediario".
"Da, da" esclama il nuovo arrivato, battendo una mano sulla spalla del ragazzo e fissandolo negli occhi. Il suo sorriso si allarga mentre chiede: "Allora, tu ha carico per me?"

martedì 13 dicembre 2016

0143 - mettere sul piatto i rischi

"Arthur, forse tu non ha capito nostra posizione" sussurra il corriere, alzandosi lentamente in piedi e mettendo una mano sulla spalla del ragazzo. Il volume della sua voce si alza di poco ed il tono si fa duro, in contrasto con il sorriso tranquillo sul suo volto. "Noi per Famiglia ha rubato testata nucleare, noi ha torturato e spazzato via cellula di terroristi, noi ha fatto esplodere edifici, noi ha rubato sistema di lancio missili da sotto naso di mercenari tedeschi e noi ha fottuto neonazisti di Boston e spedito loro in Guantanamo. Noi ha credenziali per avere risposta a domanda di Margarita".
"Io non ha problema con vostre credenziali" ribatte Arthur, facendo un passo indietro. "E' che meno voi sa, meglio è".
Lo sguardo di Anatoli si indurisce. "Tu sta tentando di fottere noi?"
"Niet" esclama il ragazzo, irrigidendosi. "E' che questa è attività delicata... per questo io vuole che non rimane testimoni. Villa è di altra Famiglia".
"Se noi fa colpo, noi innesca guerra tra Famiglie" commenta con un sospiro Margarita, fissando Arthur in attesa di una conferma. "Da?"
"No sopravvissuti, no guerra" esclama con un largo sorriso Arthur. "Nessuno sa che noi è interessati a villa".
"Io sente puzza di merda" borbotta Margarita, aspirando una boccata dalla sigaretta appena accesa.
"Questo lavoro odora di pesce lasciato marcire per anni" puntualizza Zoya, sospirando. "Tutti sente sua puzza in raggio di chilometri".
"Tu ha strane esperienze con pesce" scherza Anatoli. "Forse tu intende pesce pescato di Chernobyl?"
"Io è esperta di pesci" ribatte la maîtresse, fissando il suo sguardo malizioso negli occhi del corriere. Il russo non può far altro che distogliere lo sguardo imbarazzato.
"Se voi non è interessati, niet problema" esclama Arthur, rompendo il silenzio. "Io trova altro gruppo e propone..."
"Niet, niet!" lo interrompe Margarita, alzando la mano per zittirlo. "Noi sta solo riflettendo di voce alta. E' nostro modo per valutare rischi prima di accettare lavoro".
"Tu non ha ancora definito compenso" interviene Zoya. "Tu ripete tante volte, così noi ha motivo per accettare".
"Per lavoro di qualche ora, io mette su piatto tremila dollari" risponde Arthur, poi aggiunge: "A testa, ovviamente".
Zoya pensa all'incasso dell'ultima settimana. Gli affari non sono andati molto bene e c'è sempre la percentuale da dare alle ragazze, le guardie del corpo da pagare ed il costo della lavanderia. Senza contare le mani sfortunate a poker. "Io pensa che io accetta".
"Io non sa se Boris sarebbe contento di possibile guerra tra Famiglie" borbotta Margarita, con un tono di voce abbastanza alto da farsi sentire da tutti. "E se io taglia coca con lattosio e caffeina, io riesce a fare tremila in sola notte".
"Per colpo difficile, noi ha bisogno di altre braccia fidate" aggiunge Anatoli. "Noi tre non è sufficienti".
Arthur apre la bocca per ribattere, ma alcuni colpi sulla porta lo fanno girare di scatto. "Intermediario è arrivato" esclama, dirigendosi alla porta.

martedì 6 dicembre 2016

0142 - in attesa dell'intermediario

Una ventina di minuti più tardi, Zoya spalanca la porta ed entra nella saletta. Un sorriso appena accennato fa capire a Margarita che l'incontro dev'essere andato piuttosto bene. La maîtresse si passa le dita tra i capelli scompigliati mentre sussurra qualcosa ad uno dei suoi uomini, quindi si accomoda sul divanetto ed accavalla le gambe con fare disinvolto. Arthur abbassa lo sguardo ed ammira le sue cosce leggermente arrossate, quindi la fissa negli occhi. "Tuo partner è rimasto per nuovo giro con altra donna?"
"Niet, io è qui" esclama a mezza voce Anatoli, guardando la sua immagine riflessa sullo specchio ed aggiustandosi il nodo della cravatta.
Un vassoio con una bottiglia e dei bicchieri viene appoggiato sul tavolino, poi l'uomo di Zoya sparisce da dove è venuto.
"Prego, questa bottiglia è offerta di casa" esclama la maîtresse accompagnando l'invito con un gesto della mano. Quando tutti si sono versati da bere, la russa recupera una sigaretta da un pacchetto appoggiato su una mensola, se la infila in bocca e la accende. "Allora, cosa tu voleva proporre noi?"
"Calma, noi ha tempo" esclama Arthur, riempiendo un bicchierino fino all'orlo e porgendoglielo. Quando la donna accenna un ringraziamento con il capo, il ragazzo lancia un'occhiata veloce all'orologio. "Mio contatto che si occuperà di vendita arriva tra poco" spiega, notando lo sguardo perplesso della spacciatrice.
Margarita inizia a tamburellare con le dita sul tavolo. "Tu non può anticipare noi niente?"
"Da, da" sorride Arthur. "Piano è semplice. Lavoro duro, tanti soldi".
"Noi non è spaventati da lavoro" borbotta Anatoli osservando la porta, curioso di vedere chi è il contatto di Arthur.
"C'è piccola villa in periferia, protetta da muri alti" riprende il ragazzo, leggermente infastidito dall'interruzione. "Dentro c'è grosso carico di armi. Voi entra sfondando cancello, saltando muro o come voi preferisce. Voi ammazza tutti, prende carico e raggiunge mio contatto".
"Questo non è lavoro facile" esclama Margarita, storcendo il naso.
"Io ha detto che era lavoro duro" ribatte il ragazzo sorridendo. "Però è anche lavoro facile! Voi entra, voi ammazza, voi prende carico e esce".
"Tuo piano è ottimo" esclama Anatoli, cercando di nascondere il sarcasmo. Ottimo se tu vuole morire sotto fuoco di kalashnikov...
"Noi ha bisogno di pianta di villa" mormora Margarita, allineando un'altra dose di cocaina con una carta di credito.
"Io risparmia voi tempo" ribatte Arthur uscendo dalla stanza e tornando poco dopo con un blocchetto per appunti. Con pochi, rapidi gesti disegna una piccola pianta della villa: una struttura principale, a elle, sul lato nord ovest ed un box sul lato nord est. L'unico cancello presente è sul lato sud.
"Quanti uomini sparerà noi?" chiede Zoya, osservando il disegno.
"Noi può usare furgone di TV via cavo" mormora Anatoli, bloccando la risposta di Arthur, che chiude la bocca di scatto. "Noi taglia cavo, poi noi entra travestiti di tecnici. Niente casini".
"Io pensa che loro non è stupidi" ribatte la maîtresse, scuotendo la testa. "Se noi fa così, noi crepa prima di posare attrezzatura".
"Tu è fottuta pessimista" esclama Margarita, alzandosi di scatto dopo aver tirato la riga di coca.
"Io vuole sottolineare di nuovo piccolo dettaglio" interviene Arthur, mordendosi il labbro. "Voi non deve lasciare testimoni".
"Ah, io ha capito" sospira Anatoli, incrociando le braccia e sorridendo. "E' lavoro diplomatico".
"Chi è proprietario di villa?" chiede Margarita sovrappensiero.
Arthur raddrizza la schiena, quindi si alza e cerca il cellulare nella tasca della giacca. "Voi ha ragione, io cerca planimetria di villa. Così vostro lavoro è più facile".
Anatoli socchiude gli occhi mentre osserva i movimenti del ragazzo. Il cambio nel tono della sua voce e l'agitazione che nota nei suoi movimenti sono un segno abbastanza eloquente: il ragazzo ha evitato di proposito di rispondere alla domanda.

martedì 29 novembre 2016

0141 - servizio a pagamento

Davanti al motel di Zoya sono parcheggiate una mezza dozzina di utilitarie, tra cui spicca la forma di una BMW sportiva. Alcune finestre sono illuminate, segno che qualche incauto viaggiatore sta usufruendo delle stanze per la notte.
"Dieci dollari che quella è macchina di Arthur" esclama Anatoli, indicando la macchina.
"Niet scommesse" borbotta Margarita, "io non è Zoya".
La spacciatrice scende e osserva Anatoli dirigersi sul retro, quindi varca l'ingresso del motel e si dirige verso la porta che dà sulle stanze private, dedicate alla principale attività della maîtresse.
Zoya è dietro al bancone, intenta a limarsi le unghie. "Priviet, Margarita! Arthur è arrivato mezz'ora fa, ha chiesto due ragazze e si è accomodato in stanza. Noi deve attendere" esclama senza alzare gli occhi dalle sue dita.
"Niet problema" ribatte la donna, sedendosi su una poltroncina e cominciando a sfogliare un giornale vecchio di mesi. "Tu non ha cazzo di giornali più recenti?"
"Nessuno viene qui per leggere" ribatte la maîtresse.
Quando Anatoli spalanca la porta, lo sguardo di Zoya si alza e incrocia quello del russo. "Priviet, Anatoli! Tu è qui per tua seconda volta? Io ha ragazza giusta per te, lei ha insegnato a parecchi ragazzi arte di amore".
Anatoli, dopo aver accenna un saluto in direzione dei due buttafuori che attendono accanto all'ingresso, si appoggia al bancone e guarda storto la maîtresse. "Tu ha cinque minuti?"
"Io in cinque minuti beve caffè" risponde ridendo la donna, "tu in 5 minuti che fa?"
Margarita esplode a ridere, cominciando a battere i piedi e tenendosi la pancia con le mani. Anatoli distoglie lo sguardo ed inizia a guardare per terra, iniziando mentalmente a contare per calmarsi. Arrivato a dieci, allunga di scatto la mano, afferra il braccio di Zoya e la allontana dal bancone, quindi la trascina verso una delle porte che danno sulle camere. I due buttafuori si muovono all'unisono verso i due, ma la maîtresse alza un mano e indica loro di fermarsi. "Se tu non paga, io dice a miei uomini di sbattere te fuori".
"Io non ha mai detto che io non paga" replica Anatoli, appoggiando un rotolo di banconote sul bancone. "Cento dolari basta?"
Zoya prende i soldi, li conta e poi se li infila nella tasca posteriore dei jeans. "Per cento dolari io scopa anche mio cugino" replica con un sorriso malizioso.

Quando i due spariscono all'interno di una camera, Margarita si appoggia allo schienale della poltrona, infila una mano nella tasca interna della giacca ed estrae una bustina piena di polvere bianca. Dato che io deve aspettare comodi di tutti, tanto vale farsi riga! pensa, versando un po' del contenuto sul tavolo, sminuzzando la polvere con una carta di credito e formando due righe. Dopo averci pensato un po', ne separa una parte e allinea una terza riga.
Una voce le fa sollevare il capo. "Tu ha pessimo vizio" esclama Arthur, avvicinando una sedia ed appoggiandosi allo schienale. A torso nudo e con la camicia e la giacca sotto il braccio, appare decisamente in forma: nessun filo di grasso, nessuna cicatrice o tatuaggio, solo muscoli guizzanti messi in mostra e resi lucidi da un sottile velo di sudore.
Margarita ammira il suo corpo atletico del ragazzo, poi si china e aspira in un solo passaggio l'ultima riga di cocaina. "Da, pessimo vizio" ammette, scrollando le spalle.
Arthur fa un cenno alle due guardie di Zoya, quindi si dirige verso una saletta privata facendo cenno alla spacciatrice di seguirlo. "Dove è tuo amico pilota?"
"Lui sta dimostrando a Zoya che lui non è finocchio" spiega la donna, accomodandosi su una sedia. "O almeno io crede".
"Se tuo amico scopa come guida macchina, lui non dovrebbe avere problemi" ridacchia Arthur, appoggiando la giacca su un divanetto ed iniziando ad abbottonarsi la camicia. Dopo essersela infilata nei pantaloni, recupera un pacchetto di sigarette e se ne accende una.
Margarita non può far altro che rispondere con un sorriso.

martedì 22 novembre 2016

0140 - intruso in casa

Le note della quinta sinfonia di Beethoven esplodono nella camera di Anatoli, rimbalzando sulle pareti e facendo vibrare un quadro appeso alla parete. Il corriere piega lentamente la testa, apre un occhio e guarda l'ora: le sette di mattina. Dopo aver spostato le coperte ed essersi seduto sul bordo del letto, chiude gli occhi e s'improvvisa direttore d'orchestra, tenendo il ritmo con le mani e la testa. Alla prima pausa spalanca le palpebre e, sorridendo, mette a tacere la sveglia.
Dopo essersi infilato un paio di pantaloni, recupera il cellulare che sta vibrando; sul display compare il nome di Margarita.
"Priviet, Margarita!" esclama il corriere, gettando uno sguardo fuori dalla finestra. L'azzurro del cielo è velato da uno strato di nubi, ma sembra che per oggi si riesca ad evitare la pioggia.
"Priviet, Anatoli" ribatte la spacciatrice con la voce ancora impastata di sonno. "Questa sera noi ha appuntamento con Arthur. Tu può dare me passaggio?"
Il russo, senza staccare il cellulare dall'orecchio, si volta verso il salotto: un eco della telefonata proviene dall'altra stanza. Recupera istintivamente la pistola da sotto il cuscino ed esce dalla camera, puntando la canna di fronte a sé.
Margarita, distesa sul suo divano, gli dà le spalle. Anatoli socchiude gli occhi ed esala un lento respiro quando nota che la donna non si è tolta le scarpe ed ora i suoi tacchi sono appoggiati sul suo cuscino preferito.
Con un gesto disinvolto si infila la pistola nella cintura, poi entra in punta di piedi in salotto, si avvicina al bracciolo e si piega per entrare nel campo visivo della donna. "Cazzo tu fa in casa mia?" urla di colpo, senza staccare il cellulare dall'orecchio.
Margarita trema per lo spavento, e riesce ad evitare di cadere solo aggrappandosi allo schienale del divano. Dopo essersi guardata un attimo attorno, torna a fissare lo sguardo torvo di Anatoli ed accenna un sorriso. "Io aveva ospiti" si scusa, evitando di aggiungere altri particolari.
Anatoli scuote la testa, ma non fa domande; la spacciatrice ha sempre detto di vivere da sola, quindi è evidente che si tratta di una bugia. Non che gli importi: gli affari della donna non gli interessano, a meno che non lo riguardino in prima persona. Con un paio di passi si sposta verso il portoncino blindato e controlla la serratura. "Come tu ha fatto a entrare?"
"Io ha trovato tua chiave di riserva" risponde Margarita, indicando con un cenno della testa il tavolo alla sua sinistra.
Anatoli si avvicina, recupera la chiave e se la infila in tasca. "Io deve trovare nascondiglio meno ovvio" borbotta, avviandosi verso il bagno.
"Tu non ha risposto" esclama Margarita, strofinandosi gli occhi con i polsi. "Tu dà me passaggio?"
La voce del russo le giunge attutita, parzialmente coperta dal getto di un rubinetto. "Da, niet problema. Però Arthur non ha ancora scritto orario e luogo di appuntamento".
"Tu non ha visto messaggio?" domanda la donna, afferrando il cellulare ed aprendo l'SMS. "Arthur dice che noi va di Zoya stasera. Ore nove".
Anatoli esce dal bagno strofinandosi il volto con un asciugamano, poi fissa la spacciatrice. "Bene, stasera ore nove. Io ora va a correre, poi ha altro impegno".
"Da, da, io capisce" ribatte Margarita, distendendosi di nuovo sul divano. "Io allora può dormire ancora qualche ora".
Anatoli torna in salotto con una felpa col cappuccio ed un paio di pantaloni leggeri. "Da, tu può dormire qui" esclama sedendosi su una sedia per finire di allacciarsi le Adidas, poi fissa duramente la donna. "Ma se tu vuole ancora avere tuoi piedi attaccati a tue gambe, tu toglie immediatamente scarpe e mette di fianco di porta" aggiunge in tono categorico.
"Vaffanculo tu e tue cazzo di regole" bofonchia Margarita, slacciandosi le scarpe e piegando il braccio per lanciarle in direzione del portoncino. Un rapido sguardo all'espressione del corriere e la sua mano si blocca; sbuffando si alza e le allinea sotto all'attaccapanni. "Che palle" sbuffa la donna, distendendosi poi di nuovo sul divano.
Anatoli si avvia sorridendo verso l'uscita, quindi si chiude la porta alle spalle ed inizia a scendere le scale.

Anatoli ferma la nuova berlina che gli ha fornito Jacob, una Crysler 300 blu, sotto l'appartamento di Margarita, spegne i fari e, dopo aver lanciato un'occhiata ad un paio di ragazzi che fanno evoluzioni con lo skateboard salendo e scendendo da una panchina sul marciapiede, le fa uno squillo.
Un paio di minuti più tardi, la spacciatrice apre la portiera e si accomoda sul sedile del passeggero; Anatoli ingrana la prima e si immette nel traffico, diretto al motel di Zoya. "Tu ricorda che io ha preso portafoglio a motociclista, ieri?" esclama, indicando con l'indice il cassetto del cruscotto. La donna lo apre e recupera un logoro portafoglio di pelle nera.
"Da, tu ha scoperto chi era?" commenta aprendo le varie tasche e controllandone il contenuto.
"Hans Edwards, membro di fratellanza ariana" ridacchia il corriere senza distogliere lo sguardo dalla strada.
Margarita si volta di scatto, gli occhi spalancati ed un'espressione sorpresa sul volto. "Fratellanza ariana?"
"Da, forse loro non cercava Arthur" commenta Anatoli. "Io pensa che loro seguiva me".
La spacciatrice fruga nella tasca principale ed estrae un paio di banconote. "Solo venti dollari. Io propone di comprare bottiglia e brindare a loro salute".
Anatoli sorride ed annuisce. Gli ariani che hanno fatto arrestare saranno ormai diretti verso il villaggio-vacanze di Guantanamo, e di sicuro avranno bisogno di molta fortuna per non finire in una fossa comune. Il governo non scherza con chi viene trovato in possesso di un carico nucleare.

martedì 15 novembre 2016

0139 - il pacco viene consegnato

I russi seguono Arthur attraverso le cucine, fermandosi spesso per i saluti di rito. Il cuoco promette al ragazzo una doppia dose del suo piatto preferito, mentre uno degli sguatteri corre fuori e ritorna poco dopo con un largo bicchiere di cristallo pieno di vodka.
"Spassiba, Makar" esclama sorridendo, poi vuota il tumbler tutto d'un fiato. Notando lo sguardo sofferente di Margarita, appoggia il bicchiere su uno dei tavoli e si dirige nel seminterrato.

"Arthur!" esclama Alexei, abbracciando il fratello e dandogli forti pacche sulla spalla.
"Finalmente io è tornato" esclama il ragazzo, scostandosi dall'abbraccio e accomodandosi sul divano. Quando tutti hanno preso posto, Alexei si informa sull'esperienza della galera e gli chiede se si è tenuto fuori dai guai.
"Da, da, io è stato tranquillo" risponde Arthur con un sorriso, senza fare accenni all'inseguimento. "Io ora è molto stanco, io ha bisogno di notte di sonno su vero letto. Brande di prigione è troppo dure per mia schiena".
Alexei annuisce, poi guarda gli altri russi presenti nella stanza. "Spassiba, ora voi è liberi di tornare a vostri affari. Io chiama voi quando io ha bisogno".
"Dasvidania, Alexei" mormora Margarita, alzandosi velocemente ed uscendo dalla stanza. Zoya ed Anatoli salutano il capo ed escono con Arthur fermandosi di fronte alla porta socchiusa della stanza di fronte; dall'interno giunge il battere ritmico di una lametta su una superficie metallica, seguito dal risucchio della droga sniffata. La spacciatrice compare subito dopo con qualche ssegno bianco attorno alle narici. "Io sta decisamente meglio! Ora io deve tornare a mie vendite. Anatoli, tu accompagna me?"
"Da" ribatte il corriere. "Tua zona è di strada".
"Tu dà passaggio anche a me?" chiede Zoya. "Io deve trovare amici in China Town".
"Ancora poker?" chiede Anatoli. "Quanto tu ha perso scorsa settimana?"
"Io non ha perso" risponde piccata la russa. "Io ora è passata a dadi! Io è molto fortunata".
"Come tu crede, denaro è tuo" mormora il russo, scuotendo la testa ed avviandosi su per le scale.
Una volta lontano dalle orecchie del fratello, Arthur si accosta al gruppo e si fa dare i loro numeri di cellulare. "Io chiama voi domani, così noi parla di lavoro".
Anatoli lancia un'occhiata alle due russe e poi fa un cenno di assenso. "A domani" saluta, dirigendosi poi verso il retro del locale per parlare con Jacob e farsi prestare una macchina.

martedì 8 novembre 2016

0138 - gli specchietti sono sopravvalutati

"In prigione io ha trovato pollo che non sa chi sono io" spiega Arthur, sorridendo divertito. "Io ha  saputo dove è tenuto carico di armi. Io ha già contatto interessato ad acquisto".
"E se tuo fratello scopre che tu ha assaltato deposito senza dire niente lui?" chiede dubbiosa Zoya. "Noi finisce in merda, da?"
"Io consegna soldi a Famiglia!" esclama il ragazzo. "Loro sarà contenti di avere entrata inaspettata!"
"Ah, tu vuole fare regalo..." mormora sarcastica la maîtresse.
"Da! Dopo che io ha pagato voi" aggiunge Arthur facendole l'occhiolino.
"Intanto noi porta te a Chaika Bar" si intromette Anatoli. "Tu saluta tuo fratello e sta con tua famiglia. Noi parla di lavoro domani sera in riunione privata".
"Se voi vuole, io ha stanza in mio motel" propone Zoya.
"Tu intende tuo bordello?" chiede il corriere, voltandosi a guardare la donna con un sorrisetto di scherno.
"Bordello! Da! Io è sei mesi che non vede donna!" esclama Athur, facendo scorrere le dita sulla gamba della maîtresse e spingendosi sotto la gonna.
"Tu prima procura soldi" sibila lei con un sorriso tirato, pizzicandogli il dorso della mano e allontanandola dalle sue parti intime. "Poi tu può vedere tante donne!"
"Niet problema!" esclama ridendo il ragazzo.
Anatoli osserva divertito lo scambio di battute sul sedile posteriore, poi con la coda dell'occhio vede lo sguardo teso della spacciatrice. "Margarita? Problemi?"
La russa realizza in quel momento che il suo corpo, spossato dall'inseguimento, sta vibrando per l'astinenza da cocaina. "Niet, io sta bene" balbetta senza voltarsi, poi si concentra sulla strada. Manca poco a locale, io può aspettare.
La spacciatrice quasi non si accorge dei passanti che si voltano a guardare la berlina dalla fiancata martoriata sfrecciare lungo la strada principale; quando vede l'insegna del Chaika Bar, rallenta bruscamente e svolta nel vicolo che conduce sul retro. Un paio di uomini che stanno fumando davanti alla porta portano istintivamente le mani alle pistole infilate nella cintura, poi si rilassano quando si accorgono di chi è seduto al volante. Mentre Margarita spegne il motore, Anatoli smonta dalla macchina e fa un cenno di saluto.
"Voi ha spinto autoarticolato fuori strada?" chiede Ivan, guardando la lamiera contorta della fiancata, i graffi sulle portiere ed il parafango anteriore che, senza più nulla a tenerlo attaccato al telaio, ondeggia e minaccia di cadere a terra.
L'altro uomo, Jacob, gira attorno alla berlina e si ferma davanti al baule posteriore, ammirando il lunotto incrinato ed i segni sul bagagliaio dove ha impattato la moto. "Guarda, Ivan!" esclama divertito. "Loro ha anche investito grosso cervo in retromarcia!"
"Da, da" replica Anatoli sorridendo. "Margarita stava facendo manovra e non ha guardato specchietti".
Margarita lancia un'occhiata torva al corriere e si avvicina alla porta, stringendo e rilassando nervosamente le dita della mano destra. "Tu stava guidando, io tentava solo di non far ribaltare macchina".
Arthur scende e saluta i due uomini, poi sussurra qualcosa all'orecchio di Jacob. L'uomo annuisce e poi si rivolge ad Anatoli. "Voi entra pure, noi intanto fa sparire macchina".
"Spassiba" replica il russo, aprendo la porta e facendo entrare gli altri. Dopo un'ultima occhiata alla sua fidata berlina, si chiude la porta alle spalle.

martedì 1 novembre 2016

0137 - alleviare la tensione

"Voi è come supereroi!" grida Arthur, sprofondando nel sedile e scoppiando poi in una grassa risata. "Voi è grandi!" aggiunge alla fine.
"Spassiba" mormora Anatoli, accettando i complimenti con un cenno del capo. "Molto gentile".
Anche Zoya sorride al giovane mafioso, dimenticandosi per un momento della sua mano che si appoggia sulla sua coscia e risale verso l'inguine, poi recupera un pacchetto di sigarette dalla borsetta e se ne accende una. Margarita allunga la mano e la maîtresse gliene allunga una. Dopo le prime boccate, l'abitacolo si riempie velocemente di fumo; il corriere abbassa infastidito il finestrino, ma non dice nulla. Inutile riprendere le due donne, la macchina ormai è buona solo per lo sfasciacarrozze.
Arthur riprende il controllo di sé e si asciuga il sudore con un fazzoletto immacolato. "Io ha proposta per voi" esclama, sorridendo a Zoya e guardando Anatoli e Margarita attraverso lo specchietto retrovisore.
"Prima noi finisce lavoro" lo interrompe la spacciatrice, azionando la freccia ed infilandosi in una laterale, "poi noi discute di tua proposta".
"Tu lascia parlare Arthur" esclama il corriere, "noi ha ancora qualche minuto per raggiungere Chaika Bar".
"Voi vuole fare soldi facili?" domanda il ragazzo.
"Da" esclama immediatamente Zoya, facendo un cenno eloquente con la testa. Per quanto il bordello frutti abbastanza, la fame di denaro della russa non accenna a placarsi.
Un rumore metallico invade l'abitacolo, attirando gli sguardi preoccupati degli occupanti della berlina. La mano di Margarita lascia il volante e corre istintivamente al calcio della pistola, ma Anatoli le fa cenno di no con la testa. "Niet paura, noi ha solo perso copricerchio" mormora dopo una fugace occhiata allo specchietto laterale.
Il commento suscita uno scoppio di risa, le schiene si rilassano e tutti guardano fuori per riprendere il controllo mentre i loro corpi si liberano della scarica di adrenalina pompata dal cuore durante l'inseguimento.
"Io in prigione ha saputo di lavoretto facile facile" continua Arthur, riprendendo il filo del discorso. "Voi non deve parlare di questo a Alexei, io vuole far vedere a mio fratello che io è ancora capace di fare grande lavoro per Famiglia".
Ragazzino vuole dimostrare quanto vale pensa Zoya sospirando. Questo vuole dire che sua proposta è grande inculata e che noi finisce in grossi casini.
"Io ha visto tanti film iniziare così" mormora Anatoli, guardando i palazzi che scorrono accanto alla macchina. E tutti finisce decisamente male.
"Tu parla di porno?" chiede la maîtresse, dando un colpetto al sedile anteriore.
"Niet, io non intendeva quel genere di film".
"Lui non guarda porno, lui non va con donne... lui è strano" esclama divertita Margherita.
"Da, molto strano" le fa eco Zoya.
"Tu non diceva così l'altro giorno in bar di centro" sibila Anatoli, lanciandole un'occhiataccia.
"Ah, quella non era tua prima volta?" ridacchia la spacciatrice, suscitando le risate della maîtresse. Arthur sorride incuriosito, senza riuscire a capire le allusioni dei suoi compagni di viaggio.
"Noi riparla di questo dopo che noi ha finito lavoro" sussurra il corriere evitando di incrociare lo sguardo della russa. Margarita osserva la rigidità delle sue spalle e le sue dita che si contraggono. Meglio evitare ulteriori commenti. Dopo un'occhiata allo specchietto retrovisore, ritorna seria. "Di quanti soldi tu stava parlando?"
"Lavoro frutta voi due o tremila dollari a testa" ribatte Arthur, tamburellando le dita sulla pelle liscia della gamba di Zoya.
"Io ci sta" esclama la russa, appoggiando la mano sopra quella del ragazzo. "Tu può essere più specifico su tipo di lavoro?"

martedì 25 ottobre 2016

0136 - scia di sangue

"Quando io affianca stronzo" esclama Anatoli lanciando uno sguardo a Margarita, "tu afferra volante e sposta macchina verso moto. Io tento di prendere lui".
"Tu è pazzo incoscente" mormora la spacciatrice senza scomporsi, quindi si sposta per prendere il controllo della macchina.
Anatoli abbassa il finestrino e molla il volante, subito recuperato dalla russa. La macchina sbanda per un momento ma rimane in carreggiata.
Il centauro supera il furgone e, di colpo, si ritrova affiancato dalla berlina. Margarita ruota leggermente il volante e avvicina la macchina alla preda. Il corriere allunga le mani e afferra il braccio dell'uomo, tirandolo a sé. La moto cozza violentemente contro la portiera di Anatoli, disarcionando il motociclista, poi volteggia roteando su se stessa e si pianta su uno dei pali del guardrail.
Un urlo, soffocato dal casco, esplode nell'orecchio di Anatoli: le gambe del centauro stanno grattando sull'asfalto, pezzi di pelle saltano via dalle punte dei suoi stivali ed i jeans, dal ginocchio in giù, sono ormai un ricordo.
"Noi sta lasciando scia di sangue" esclama Zoya, osservando la strada dal lunotto posteriore. Una riga scura corre irregolare accanto alla berlina, mischiata alla polvere ed ai fumi di scarico.
"Rallenta, idiota!" esclama Margarita, dando una gomitata alla schiena di Anatoli.
Il corriere, concentrato sulla cinghietta attorno al collo del motociclista, non si accorge di nulla. Quando finalmente riesce a slacciare la fibbia, il casco vola via rimbalzando lontano.
"Chi cazzo sei?" urla più volte Anatoli all'orecchio dell'uomo, poi si accorge che anche le braccia stanno grattando il terreno; la schiena è curva, rilassata in modo innaturale, e il corpo segue il movimento della strada, rimbalzando scompostamente contro la portiera.
"Stupido coglione!" grida il corriere, in preda alla rabbia. "E' morto" aggiunge per i presenti.
"Ora tu può rallentare?" lo incalza Margarita, che fatica a tenere dritta la macchina. "O tu preferisce finire sotto culo di tir?"
Il russo toglie il piede dall'acceleratore e lo pianta sul freno. Le ruote stridono contro l'asfalto ed una nuvola bianca avvolge l'abitacolo mentre la berlina si ferma di traverso.
Anatoli lascia cadere il corpo senza vita del motociclista, poi apre la portiera. "Vaffanculo" sbotta, scendendo dal veicolo e voltando il cadavere con la punta del piede.
Zoya e Margarita si girano all'unisono quando il suono stridulo di sirene in avvicinamento sovrasta il sommesso borbottare del motore, poi il corriere sente un finestrino che si abbassa.
"Io pensa che noi deve andare" esclama Arthur, osservando incuriosito le mani di Anatoli che stanno sfilando la giacca al morto.
Il corriere si rialza e, voltandosi, nota che Margarita si è spostata alla guida e lo sta fissando con uno sguardo apprensivo. Ogni tanto i suoi occhi sfiorano lo specchietto retrovisore, alla ricerca del profilo delle pattuglie della polizia.
Anatoli osserva per un momento i segni che la moto ha lasciato sulla fiancata, poi nota alcune macchine ferme ad un centinaio di metri di distanza. Lo sguardo sconvolto dei conducenti è fisso sul macabro spettacolo del cadavere riverso a terra.
Il corriere si riscuote, scivola sopra al cofano e monta dall'altra parte. Margarita ingrana la prima e parte sgommando, diretta verso il vicolo che porta a Brookline.

martedì 18 ottobre 2016

0135 - inseguire la preda

La berlina sobbalza due volte quando schiaccia sotto le ruote il corpo del centauro, poi Anatoli accelera per raggiungere la moto di testa.
"Fantastico!" esclama Arthur, esaltato dalla manovra. Il corriere lancia un'occhiata allo specchietto retrovisore, un ghigno soddisfatto stampato sul volto.
"Tu è stronzo sadico" borbotta con disapprovazione Zoya, poi alza leggermente la gonna ed estrae una derringer dalla giarrettiera. Lo sguardo di Arthur si abbassa all'istante sulle grazie della russa ed un fischio di apprezzamento riempie l'abitacolo.
"Io adoro vostro stile" esclama l'ex galeotto, alzando gli occhi e sorridendo alla maîtresse. "E io adora tue cosce!"
Zoya scuote la testa, infastidita dall'atteggiamento inappropriato del loro protetto, poi abbassa il finestrino e si sporge. L'aria fredda le scompiglia i capelli, ma la donna non ci fa caso: i suoi occhi sono puntati sul secondo occupante della moto, le braccia strette attorno alla vita del compagno e la testa chinata per fendere meglio l'aria. Quando le tacche di mira si allineano in direzione della sua schiena, il dito della maîtresse si contrae. Il boato riempie l'abitacolo e sovrasta per un momento i rumori del traffico.
Il proiettile raggiunge il motociclista appena sotto l'attaccatura del casco, alla base del collo. Con un unico movimento fluido, il corpo scivola dal sellino e rotola sull'asfalto, fermandosi sul ciglio della strada.
Il centauro, rendendosi conto di non avere più nessuno aggrappato dietro, si volta di scatto e osserva per un attimo prima il corpo e poi la berlina, quindi ritorna a fissare la strada, accelera e si allontana impennando.
Anatoli socchiude gli occhi, lo sguardo incollato al parafango della moto che si allontana. "Dove tu crede di fuggire, stronzo?" mormora, ingranando la quarta e pestando a fondo sul gas. 
La berlina supera a destra una station wagon, sfiorando il guardrail esterno e rimettendosi in carreggiata, poi inizia a zigzagare tra le macchine. La moto, dopo aver sorpassato alcune utilitarie, tenta di passare tra un camion ed un furgone, ma deve rallentare quando l'autoarticolato ondeggia sotto la spinta del vento. La moto scodinzola, rischiando di disarcionare il centauro, poi riprende l'assetto.
Anatoli nel frattempo sfila accanto al camion e supera il furgone, che intanto si è spostato di corsia. Con un rapido sguardo, il corriere controlla la posizione del motociclista che, ignaro della presenza della berlina, si sta guardando indietro in cerca degli inseguitori.

martedì 11 ottobre 2016

0134 - guida russa, cavalli americani

Anatoli comincia a zigzagare tra le macchine nel tentativo di seminare le due moto. I suoi occhi si socchiudono per il disappunto quando mettono a fuoco il cartello verde che compare alla sua sinistra: ancora quattro chilometri al prossimo svincolo. Accantonata l'idea di trovare rifugio in uno degli stretti vicoli del quartiere di periferia e di far perdere le proprie tracce, il corriere comincia a valutare le poche alternative che gli rimangono.
Intanto i due centauri danno gas e, sfruttando l'agilità dei loro mezzi, accorciano la distanza e si avvicinano di nuovo alla berlina, che fatica a guadagnare terreno in mezzo al traffico.
Gli stop della macchina che li precede si accendono, quindi Anatoli scarta a sinistra e si infila tra due veicoli. Per un momento nel retrovisore c'è solo il cofano di un minivan, poi dallo specchietto laterale compare la sagoma di una delle due moto. Il centauro accelera e si porta all'altezza della portiera posteriore.
"Attento, Arthur!" è l'unica cosa che riesce ad esclamare prima che il passeggero a cavallo della moto punti la pistola verso la portiera ed esploda due colpi. Il ragazzo sobbalza quando i proiettili penetrano la corazzatura e si insaccano nel sedile.
"Merda!" esclama Arthur, ritraendosi d'istinto e finendo addosso a Zoya. "Accelera, presto!"
"Chiudi tua cazzo di bocca!" ribatte seccato il corriere, sterzando di scatto nel tentativo di prendere a sportellate l'aggressore. Il centauro ruota il polso e la moto schizza in avanti, rischiando di disarcionare il passeggero ed evitando per un soffio di finire accartocciata contro il guardrail centrale.
"Tu ha altra moto dietro" commenta con voce piatta Margarita, osservando la sagoma nello specchietto del parasole. La sua mano si allunga verso i comandi del finestrino, ma si appoggia sul cruscotto quando sente un mugugno divertito uscire dalla gola di Anatoli.
"Occhio a vostra testa!" urla il corriere scalando la marcia, affondando il piede sul pedale centrale e tirando il freno a mano.
L'orizzonte si solleva ed il cofano si inclina paurosamente verso il basso. Tutti vengono catapultati in avanti: Arthur e Zoya finiscono contro i sedili posteriori; Margarita evita di sfracellarsi contro il parabrezza flettendo le braccia per ammortizzare l'impatto.
Il motociclista, preso alla sprovvista, tenta una manovra disperata per evitare la macchina, ma è troppo tardi: la ruota colpisce violentemente il paraurti della berlina ed il centauro si accartoccia sul manubrio, cozzando contro il baule. Persa la presa sul compagno, l'uomo seduto dietro viene sbalzato in avanti, superando in volo la vettura e piombando pesantemente sull'asfalto qualche metro più avanti.
"Figlio di puttana" mormora il corriere vedendo il motociclista tentare di alzarsi, quindi ingrana la prima e affonda sul pedale del gas.
Gli occhi del centauro si spalancano in preda al terrore mentre due tonnellate di plastica e metallo riempiono il suo campo visivo, in rotta di collisione con la sua testa.

martedì 4 ottobre 2016

0133 - fari nello specchietto retrovisore

"Cosa tu aspetta?" esclama Arthur, aprendo lo sportello ed infilandosi in macchina. Dopo un momento il finestrino si abbassa e la sua testa spunta fuori. "Allora? Io vuole salutare mia famiglia prima di ora di cena!"
"Piccolo stonzetto" mormora Anatoli, salendo al posto di guida ed avviando il motore.
"Priviet, ragazze!" sorride il ragazzo, accomodandosi sullo schienale ed appoggiando una mano sulla coscia di Zoya. La donna fissa per un momento la mano, poi sposta lo sguardo astioso sui suoi occhi azzurri. "O tu paga o tu toglie tua mano" sibila sorridendo.
"Io purtroppo è a corto di denaro, in questo momento" ribatte Arthur, levando la mano ed abbracciando invece il poggiatesta della ragazza. "Magari dopo noi può avere momento intimo in mia camera!" aggiunge facendo l'occhiolino.
Zoya si sistema la corta gonna ed alza le spalle. "Forse dopo io ha tempo..." mormora ridacchiando.

La berlina si immette nel traffico e Anatoli inizia a destreggiarsi tra le vetture degli impiegati che stanno tornando a casa. Dopo aver girato attorno ad un isolato per accertarsi di non essere seguito, il corriere imbocca la rampa della superstrada e si dirige verso nord. Il traffico, nonostante sia da poco passata l'ora di punta, risulta molto scorrevole, quindi Anatoli accelera e si piazza in seconda corsia. Uno sguardo allo specchietto conferma i suoi sospetti: una moto li sta seguendo.
"Arthur, tu ha avuto problemi durante tuo soggiorno in grand hotel?" chiede, notando che la macchina alla sua sinistra prende lo svincolo per uscire, liberando la corsia.
"Niet, niente di importante. Alcuni ospiti di struttura non voleva capire chi io rappresenta, ma loro non essere problema" borbotta il ragazzo senza distogliere lo sguardo dalle gambe di Zoya.
"Loro ha per caso amici con moto che magari ora potrebbe stare seguendo noi?" aggiunge Anatoli, facendo un cenno con la testa per indicare dietro.
Arthur si volta e guarda fuori dal lunotto posteriore. Alla prima moto se n'è aggiunta un'altra. I fari alti impediscono di vedere cosa i centauri stiano facendo. "Può essere" mormora il ragazzo con tono noncurante.
Zoya recupera la borsetta da sotto il sedile e porge una pistola dal calcio finemente lavorato ad Arthur. "Alexei ha detto me di dare te questa".
"Spassiba, bellezza" esclama il ragazzo, facendo scendere il caricatore e controllando che sia pieno. Con movimenti abili lo reinserisce e scarrella per mettere il colpo in canna.
"Tu conosce persone che seguono noi?" chiede Margarita, piazzandosi in grembo la pistola appena estratta dalla cintura e ficcandosi due dita sporche di bianco nelle narici.
"Niet, io non sa" esclama Arthur, scrollando le spalle. "Io ha dovuto lavorare in prigione per mantenere mio stile di vita. Favori, patti, roba simile".
"Da, noi capisce" esclama Anatoli, "tuo fratello maggiore ha informato noi".
"Io fa parte di Famiglia Antonovich!" esplode il ragazzo. "Tu non definisce me 'fratello minore' come ultima cazzo di ruota di carro, da? Alexei è mio fratello, ma noi ha pari grado in Famiglia!"
"Va bene, niet problema" mormora conciliante il corriere. Di fronte al repentino cambio di atteggiamento del ragazzo, nella sua mente rimbombano le parole di Alexei dette qualche ora prima. "Noi ora ci occupiamo di moto e poi noi raggiunge casa".

martedì 27 settembre 2016

0132 - attesa fuori dal carcere

La superstrada scorre tranquilla sotto le ruote della berlina di Anatoli; le poche vetture dirette a sud viaggiano al centro delle tre corsie rispettando i limiti. Una pattuglia della polizia sorpassa a sirene spiegate e si immette senza frenare nel primo svincolo.
Il corriere controlla distrattamente il tachimetro, si sposta di corsia e sorpassa una vecchia station wagon bicolor, guidata da un anziano con il naso troppo vicino al parabrezza. Dopo qualche chilometro, aziona la frecca e si sposta lungo la corsia più esterna, seguendo le indicazioni per la prigione della Contea.
"Merda!" esclama Margarita battendosi un palmo sulla fronte. "Io non può entrare in prigione con mia droga! Io deve lasciare mie bustine in tua macchina".
"Noi non entra in prigione" ribatte Anatoli, fermandosi ad uno stop e svoltando a destra. "Noi parcheggia davanti come visitatori e poi noi aspetta che Arthur esca da cancello".
"Tu ha mai visto sua faccia?" chiede lei, osservando gli occhi del corriere dallo specchietto e scatenando una risatina impertinente da parte di Zoya.
"Niet" sibila Anatoli, la voce carica di disappunto.
"Forse è meglio se io chiede foto a Alexei" mormora la spacciatrice, poi invia un breve messaggio al capo.
Dopo un paio di minuti, mentre il corriere ferma la macchina in uno dei tanti posti del grande parcheggio che fronteggia la prigione, il cellulare di Margarita vibra.
"Ecco volto di fratello di capo" esclama, spostando il cellulare per far vedere a tutti l'immagine appena ricevuta. Zoya, seduta dietro, si sporge tra i due sedili per vedere meglio la persona che dev'essere condotta sana e salva a casa.
La foto inquadra di tre quarti un ragazzo di quasi trent'anni vestito in completo scuro, atletico e dall'aria giovanile. Il volto, magro e leggermente scavato, è incorniciato da capelli castani tenuti corti. L'espressione seria, una leggera stempiatura e gli occhiali da sole tondi gli danno un'aria più matura di quella che tutti si aspettavano.
"Ora noi deve solo attendere che fratello di Alexei venga rilasciato" mormora Zoya, accendendosi una sigaretta e soffiando il fumo fuori dal finestrino.
"Noi fa partita a poker mentre aspetta?" propone Margarita.
"Mia macchina non è bisca" esclama Anatoli, fissando la compagna dallo specchietto.

I minuti passano lentamente ed i mozziconi di sigaretta si accumulano sotto ai finestrini delle due russe. Anatoli continua a fissare l'alta recinzione che circonda la struttura, pattugliata da svariate guardie strizzate dentro pesanti e antiquati giubbotti antiproiettile. Alcune persone escono dalla porta di servizio, montano in macchina e se ne vanno, altre parcheggiano ed entrano salutando i due uomini all'ingresso.
Alle sei e mezza, quando il sole è già calato e il cielo si è ormai tinto di porpora, un forte rumore metallico rimbomba per il piazzale ed il grande cancello anteriore si apre. Un ragazzo sorridente, in giacca e pantaloni scuri, esce dalla struttura e, dopo pochi passi, comincia a guardarsi attorno aggiustandosi i gemelli che luccicano sotto la luce dei lampioni appena accesi.
"Dove è finita tuta da carcerato?" chiede Margarita, spalancando gli occhi. "Come mai lui ha giacca e pantaloni stirati dopo essere uscito da prigione?"
"Forse lui è finito dentro per frode fiscale" commenta Zoya.
"Da, frode fiscale" mormora Anatoli, scuotendo la testa.
"Zoya, tu scende e preleva Arthur" esclama Margarita. "Lui non vede donna da tanto tempo".
"Se lui vuole servizietto, lui deve pagare me" ribatte sbuffando la maîtresse.
Stufo di ascoltare lo stupido battibecco tra le due donne, Anatoli smonta, si appoggia sul cofano a braccia incrociate e, quando Arthur si volta verso di lui, gli fa un cenno con la mano.
Il ragazzo sorride, attraversa il parcheggio e si avvicina allargando le braccia. "Dobri viecier! Tu sei uomo di Alexei?"
"Anatoli, piacere di conoscere te" esclama il corriere allungando la mano. La stretta di Arthur è ferma, anche se la sensazione di pelle vellutata accresce il senso di inquietudine del russo. "Tu sale in macchina, Zoya e Margarita attendono te".
Il sorriso del ragazzo si allarga. "Tu ha portato due ragazze per me! Fantastico!"
Anatoli lo squadra da capo a piedi. "Tu non ha capito, loro è qui per proteggere tuo culo. Però Zoya è tipo di donna che tu cerca" aggiunge, arricciando le labbra in un ghigno.

martedì 20 settembre 2016

0131 - un nuovo membro della Famiglia

Anatoli parcheggia nel vicolo sul retro del Chaika Bar e raggiunge Margarita e Zoya, ferme all'ingresso. 
"Tu è in ritardo" esclama la maîtresse, guardando l'orologio. "Quattro è passate da cinque minuti".
"Forse tu deve controllare tuo orologio" ribatte Anatoli. "Io è sempre puntuale. Deformazione professionale".
La spacciatrice spegne la sigaretta. "Io non vuole sentire vostre stupide discussioni, noi ora ha incontro con capo e io non vuole far attendere lui".
I tre russi varcano la soglia del locale. A parte gli uomini di Boris seduti ad un tavolino in un angolo, non ci sono molti avventori; giusto un paio di turisti, probabilmente entrati nel bar per caso e troppo beneducati per uscire senza consumare nulla. Margarita precede i due compagni ed attraversa la stretta sala anteriore, facendo cenno a Vladimir dietro al bancone. Il barista ricambia il saluto con un cenno della testa, continuando a svuotare la lavastoviglie. La spacciatrice rallenta davanti all'ufficio di Boris, fermandosi davanti alle le due guardie del corpo che stazionano davanti alla porta.
"Boris ha novità per noi?" chiede, ottenendo solo un cenno di diniego da parte di Ilya, il più sveglio tra i due.
"Boss è occupato, nessuno può disturbare lui" sussurra la guardia. "Voi scende, Alexei è giù che aspetta voi".
Anatoli appoggia la mano sulla spalla di Margarita e le fa cenno di proseguire. I tre imboccano la scala che scende nel seminterrato e si fermano davanti all'ufficio del capo.
Nell'ufficio aleggia il fumo del sigaro che Alexei tiene tra i denti, misto al familiare odore di colonia. Il mix è molto forte, ma nessuno dei russi ci fa caso. Anatoli si accomoda sul logoro divano, mentre le due donne prendono posto sulle due sedie davanti alla scrivania.
"Dobryj den'" esclama Alexei.
"Buon pomeriggio, capo" risponde Anatoli, incrociando le gambe e muovendo la schiena per evitare che una delle molle dello schienale continui a premere sulle sue vertebre.
"Io ha chiamato voi qui per lavoretto semplice" esclama il russo, appoggiando il sigaro sul posacenere e piazzando poi i gomiti sulla scrivania. "Oggi è grande giorno, oggi mio fratello esce di prigione".
Margarita lancia un'occhiata perplessa ai compagni poi torna a guardare Alexei. "Tu ha fratello?"
Zoya, senza attendere la risposta, si allunga sulla scrivania ed ammicca. "Tu vuole organizzare lui festa con mie ragazze?"
"Festa è buona idea, ma noi può organizzare dopo" ribatte sorridendo Alexei. "Da, io ha fratello più giovane. Suo nome è Arthur. Voi deve andare a prendere lui quando esce di galera e portare qui. Io manderei scagnozzi di Boris, ma mio fratello è testa calda. Probabilmente lui ha massacrato di botte qualcuno in prigione e forse loro vuole fare lui brutto scherzo fuori di prigione. Voi è persone in gamba, voi può gestire ciò".
"Da, noi capisce" esclama Anatoli, sorridendo per l'implicito attestato di stima. "In che prigione lui è detenuto?"
"Lui ha passato ultimo anno in prigione di Contea Suffolk" risponde Alexei.
"Mmm" mormora pensieroso il corriere, incrociando le braccia.
"Tu conosce?" chiede Margarita, voltandosi verso il compagno.
"Io ha solo visto esterno di struttura, io non è mai stato dentro" risponde Anatoli con un sorrisetto. "Mia fedina penale è pulita come culetto di bambino".
Prima che Alexei possa ribattere, il corriere aggiunge: "Dopo bagnetto".
"Io non crede" mormora Zoya, poi torna poi a guardare Alexei che sta ridacchiando. "A che ora esce Arthur?"
"Lui viene rilasciato verso sei di sera" risponde il capo. "Voi ha due ore per raggiungere prigione e attendere rilascio di mio fratello. Loro non è mai puntuali, per cui voi forse deve attendere".
"Noi allora parte subito" esclama Anatoli controllando l'orologio ed alzandosi dal divano.
"Buon lavoro" mormora Alexei, recuperando un fascicolo e cominciando ad esaminare alcune fatture.

martedì 13 settembre 2016

0130 - calma piatta

Sono trascorse più di due settimane dall'ultima operazione ed il cellulare è sempre rimasto muto. Nessuna chiamata notturna, nessun messaggio che preannunciava un nuovo lavoro. Boris non si è più fatto vedere al locale. I suoi tirapiedi sostengono che il boss stia cercando di riunire le Famiglie sotto un'unica bandiera, risolvendo le dispute interne più importanti per evitare un'inutile guerra di mafia. Sembra che Pavlov lo accompagni nei suoi viaggi d'affari, ma nessuno ha ancora avuto modo di parlare con l'ex atleta.
Alexei, invece, si è rintanato nel suo ufficio ed ha mantenuto un profilo basso dopo aver ricevuto una visita da parte del detective Gunn. Nessun sa di cosa abbiano parlato i due, ma dalla faccia incazzata del poliziotto e da come ha sbattuto la porta uscendo, tutti hanno dedotto che anche questa volta le accuse mosse alla Famiglia siano cadute nel vuoto.
Il periodo di calma ha inoltre permesso a tutti di riprendere le proprie attività quotidiane e di rimettersi in sesto: Zoya si è completamente ripresa dal pestaggio ed ha deciso di assumere due guardie in più per il suo motel; Anatoli ne ha approfittato per raggiungere il Canada e ritirare due o tre pacchi da un suo amico di lunga data, conosciuto in Europa durante una delle sue missioni per l'Ambasciata; Margarita, infine, ha sfruttato il tempo libero per piazzare parecchia droga e per consolidare il territorio sotto il suo controllo. Nessuno sa cosa stia facendo Sergej, e a quanto pare a nessuno dei suoi compagni frega nulla.

"Spassiba, Anatoli" esclama Viktor, riponendo il lanciagranate nella scatola di metallo e chiudendo le due serrature. "Io spera di piazzare tua merce presto. Massimo tre settimane".
"Niet problema" ribatte il corriere, uscendo dal box e aspettando che l'uomo chiuda con il lucchetto la serranda. "Tu ricorda nostro patto, da? Se io ha bisogno di armi, tu mette me davanti tuoi clienti. Io vuole essere sempre primo di lista".
Viktor sorride e allunga la mano. "Quando tu ha bisogno, tu chiama e io risponde!"
Anatoli gli stringe la mano, poi sente il cellulare vibrare. "Finalmente lavoro!" esclama leggendo il messaggio. "Alexei ha programmato incontro per oggi pomeriggio" aggiunge, alzando gli occhi verso la tasca dell'uomo.
"Io ha altri impegni" ridacchia Viktor, controllando il cellulare e scrollando le spalle. "Tu porta miei saluti a piccolo boss e dì lui che se ha bisogno di merce, io può procurare".
"Da, io riferisce" ribatte il corriere, salendo in macchina ed abbassando il finestrino della berlina per farsi sentire. "Tu ricorda che oggi tu non ha visto me".
"Io oggi non ha visto nessuno" esclama il contrabbandiere sorridendo.
Anatoli annuisce, avvia il motore e si dirige lentamente verso il centro di Boston, diretto al Chaika Bar.

martedì 6 settembre 2016

0129 - ultime notizie

Anatoli si china su Sergej, ancora bloccato per lo stupore, è ruota la leva dei fari; le luci si spengono e la strada di fronte a loro ritorna ad essere immersa al buio. I tre russi impugnano le pistole e si preparano allo scontro a fuoco.
Una pickup sfila di fronte a loro e prosegue senza rallentare, percorrendo ad alta velocità la statale. Musica country si diffonde dai finestrini, riempiendo il silenzio della notte e coprendo il basso rumore del motore della Volvo.
"Noi ora va" mormora il pianista, accendendo i fari ed avanzando lungo la via. Dopo aver controllato che non ci siano altri veicoli in transito, Sergej svolta a destra e si allontana un po', poi si ferma nel parcheggio di un capannone.
Anatoli fa partire la chiamata ed attende che l'operatore risponda, quindi esclama con accento americano: "Salve, volevo segnalare un'attività illecita. Ci sarà una vendita di armi a mezzanotte al 12 di Otis Street, Westborough. Ho sentito che parecchi uomini erano interessati all'affare".
"Può ripetermi l'indirizzo?" chiede il poliziotto.
Il corriere ripete l'indirizzo, poi chiude la telefonata quando l'operatore chiede di identificarsi.
"Ora noi attende" mormora Margarita, frugando nella tasca del sedile e recuperando una rivista ingiallita. Dopo averla stesa sulle sue ginocchia, sistema un po' di coca e la sniffa con l'ausilio di una banconota arrotolata.

Dopo mezz'ora di attesa, i russi vedono un furgone bianco transitare lentamente lungo la via, rallentare e svoltare a sinistra poco più avanti.
"Quelli deve essere coglioni ariani" esclama Sergej, stringendo il volante fino a farsi sbiancare le nocche. "Ora noi prega che polizia arrivi presto".
Dopo circa cinque minuti, due volanti della polizia ed una macchina senza insegne sfilano di fronte a loro e si infilano nella stessa laterale. I lampeggianti si accendono, illuminando la vegetazione di rosso e di blu, poi il gruppo sente distintamente alcuni colpi di arma da fuoco.
"Questo è momento buono per andare" esclama Anatoli, facendo cenno a Sergej di mettere in moto.
Il pianista avvia la macchina e prosegue a fari spenti per mezzo chilometro, poi accende le luci e si dirige con calma verso Boston.

Sono ormai le due di mattina quando la Volvo si infila nell'ingresso del Patty's Auto Parts. Anatoli accende l'autoradio e ruota la manopola finché non riesce a sintonizzarsi su una stazione locale.
"...zione speciale del radiogiornale notturno" esclama la voce del cronista. "Alcuni criminali affiliati al movimento neonazista sono stati arrestati dopo aver ingaggiato uno scontro a fuoco con la polizia. Un membro della banda è stato ucciso dalle forze dell'ordine. La polizia ha trovato materiale radioattivo, che i criminali intendevano utilizzare per la costruzione di una bomba sporca. Tre uomini sono stati arrestati con l'accusa di terrorismo. L'operazione è ancora in corso".
"Io dice che tutto è filato liscio" esclama Sergej, sorridendo.
Anatoli impone il silenzio, poi continua ad ascoltare il radiogiornale. "La polizia, in collaborazione con i servizi segreti, ha svolto un ottimo lavoro di intelligence..."
"Da, da, ora soffiata è definita lavoro di intelligence" borbotta Margarita, accendendosi una sigaretta.
Il corriere spegne la radio, poi smonta e riconsegna le chiavi a Ilya.
"Spassiba" mormora l'uomo. "Io lascia vettura intatta, se voi ha di nuovo bisogno di mezzo".
"Da, tu però distruggi targhe" commenta Anatoli, poi saluta e raggiunge i compagni a bordo della sua berlina. Margarita ha appena chiuso la telefonata con Alexei, che si è complimentato per l'ottimo lavoro svolto.
"Ora che lavoro è finito, tu accompagna noi a casa?" chiede la spacciatrice.
"Io ha bisogno di svago e di bicchiere di vodka" risponde Anatoli. "Tu vuoi fare me compagnia?"
Margarita accenna ad un sì con la testa, poi si accascia stremata sul sedile.
"Io passa" commenta Sergej. "Io ha bisogno di dormire dopo faticaccia di stanotte".
"Tu non era invitato" sibila Anatoli, poi avvia il motore e si dirige verso il centro di Boston.

martedì 30 agosto 2016

0128 - depositare la merce

I fari sfarfallanti del vecchio Bedford illuminano la rete metallica che costeggia sulla destra la strada; la vegetazione incolta ha trovato spazio tra le maglie ed ora invade parte del marciapiede.
Dall'altro lato, una lunga fila di alberi segna il confine della proprietà della Maines Paper & Food Services, una grossa ditta di catering che rifornisce le mense di scuole e aziende. Il parcheggio davanti al grosso capannone in mattoni rossi è deserto.
"Tu prende prossima svolta a sinistra" esclama Margarita, osservando la strada attraverso il parabrezza.
Anatoli attiva la freccia e controlla nello specchietto retrovisore che Sergej faccia altrettanto.
La strada asfaltata è immersa nel buio; nemmeno la luce della luna, bassa nel cielo, riesce a penetrare la chioma della fitta vegetazione che cresce rigogliosa tutt'attorno.
I fari illuminano i guard rail mentre il furgone scende lungo la via e si ferma davanti ad una sbarra di metallo, da cui pende un cartello che ondeggia dolcemente sotto l'effetto del vento.
Anatoli e Margarita fissano il largo spiazzo che copre gran parte della proprietà, al centro della quale si staglia la sagoma di un largo e basso capannone in cemento ancora in costruzione. I basculanti per l'accesso all'edificio non sono ancora stati montati; l'oscurità all'interno dei grossi varchi d'accesso è impenetrabile.
"Questo è ottimo posto per contrabbando" mormora Margarita.
"Noi deve preoccuparci di quelli?" commenta Anatoli, indicando un paio di furgoni ed una ruspa che riposano abbandonati al centro della distesa asfaltata.
"Mezzi è di proprietà di impresa di costruzioni chiusa per tangenti" replica la spacciatrice. "Qui è tutto abbandonato".
Il volto del corriere viene illuminato dagli abbaglianti della Volvo. "Sergej è impaziente" mormora Anatoli, poi controlla l'orologio. "Dieci e quarantacinque. Noi deve fare presto".
Margarita scende, mostra il medio al pianista, poi si avvicina alla sbarra e spinge sul peso. L'asta si alza ed i due mezzi entrano nel parcheggio.
La Volvo affianca il furgone di Anatoli ed illumina una spianata di terra sulla destra, invisibile dalla strada a causa della copertura data dagli alberi. Un reticolato arancione delimita un alto cumulo di terra. Più avanti si stagliano un paio di container arrugginiti; poco distante sono stati ammassati tubi metallici di varie dimensioni e pallet incelofanati di materiale inerte.
Margarita si avvicina al Bedford e bussa sul finestrino. "Io controlla interno di capannone" esclama, poi si avvia verso uno degli accessi.
Dopo aver illuminato l'ampio spazio interno, la donna torna indietro soddisfatta. "Dentro c'è solo materiali di costruzione" esclama sorridendo.
Anatoli tira il freno a mano, scende e monta insieme alla spacciatrice nella Volvo. Sergej continua a guardare l'orologio, preoccupato dal ritardo accumulato. Se gli ariani si presentano all'appuntamento prima del previsto, il loro piano salta. "Anatoli, tu ora chiama polizia e avverte di scambio. Io intanto fa manovra".
Mentre il corriere compone il 911, Sergej ingrana la retro, volta la macchina ed oltrepassa la sbarra. In quel momento i russi sentono il rumore di un altro veicolo lungo la via principale e vedono l'asfalto illuminato da una coppia di fari.

martedì 23 agosto 2016

0127 - mezzi di fortuna

"Dove tu ha trovato questo rottame?" chiede Sergej, chiudendo la portiera di un vecchio Bedford tutto scassato e con i paraurti arrugginiti. Quando si volta verso il vano posteriore, nota che Margarita sta fumando seduta su una panchina che corre lungo tutta la parete sinistra. I due si salutano con un cenno.
"Io ha preso da deposito di Famiglia" risponde sorridendo Anatoli. "Targhe sono di macchina piena di polvere lasciata a marcire in prato vicino Weymouth".
Sergej dà un paio di colpi con la mano al cruscotto di fronte a sé; il metallo stride, come se le viti che lo tengono fermo fossero tutte allentate. "Tu è sicuro che questo arriva fino a magazzino abbandonato?" mormora, voltandosi verso il corriere. 
"Se motore si spegne, tu spinge" commenta Anatoli, poi avvia il furgone e si dirige verso Westwood.

Sergej si lascia cadere con un sospiro sul sedile del passeggero. Aloni di sudore scuriscono la sua camicia bianca. Il trasferimento della cassa, seppur mezza vuota, ha richiesto un notevole sforzo da parte di tutti. "Prossima volta noi noleggia carrello elevatore" borbotta infastidito.
"Tu ha bisogno di fare più attività fisica" ribatte Anatoli, prendendo posto alla guida e girando la chiave. Il motore sputacchia, quindi comincia a rombare sommessamente. Una nuvola di fumo nerastro esce dal tubo di scappamento, riempiendo la visuale dello specchietto retrovisore.
"Io stava pensando... se noi vuole fare trovare cassa a coglioni, come fa senza lasciare qualcuno lì?" chiede il pianista, lanciando un'occhiata all'autista.
"Semplice, noi abbandona lì furgone e lascia chiavi in quadro" risponde Anatoli, senza distogliere gli occhi dalla strada.
"E poi noi come va via?"
"Io deve sempre pensare a tutto" borbotta Anatoli. "Noi ora passa a prendere altra macchina in deposito, poi noi va fino a magazzino in costruzione".
Margarita intanto estrae il cellulare e compone il numero di Philip. Il telefono squilla per sei volte, poi scatta la segreteria.
"Philip non risponde" mormora la spacciatrice. Dopo aver riprovato a chiamare ed aver di nuovo sentito scattare la segreteria, la donna attende il segnale acustico. "Sono Margarita. Tu chiama me subito o io viene a trovare te in tua casa".
Cinque minuti dopo, il telefono di Margarita vibra. "Priviet, Philip".
Il ragazzo non risponde al saluto. "Scusa, ero al telefono con un'altra persona".
"Loro ha contattato te?"
"Sì, il vostro incontro è confermato".
"Perfetto! Tu è stato bravo ragazzo".
"Ora che tutto è finito, penso che mi prenderò del valium e cercherò di dormire" borbotta il ragazzo, poi chiude la conversazione.
Margarita scoppia a ridere. "Va bene. Tu chiama se tu ha bisogno di qualcosa".
"Ti assicuro che non lo farò" risponde con voce stanca Philip.
"Quante storie per semplice telefonata! Dasvidania!" esclama la spacciatrice, chiudendo la conversazione.
Anatoli guarda Margarita che sta ancora ridacchiando. "Tutto bene? Cosa ha detto lui?"
"Noi ha appuntamento" risponde la donna.

La falce di luna è ormai visibile da un po' quando Sergej finisce di controllare il motore della vecchia Volvo che Ilya, il proprietario del Patty's Auto Parts, ha fornito loro per pochi spiccioli.
Anatoli tira l'aria, quindi gira la chiave. Il motore sputacchia un paio di volte, poi va in moto.
"Sicuro che tu è musicista?" chiede Ilya, stupito dal lavoro del pianista. "Tu ha futuro come meccanico!"
"Io no meccanico. Io suona pianoforte" risponde Sergej, chiudendo il cofano.
"Se tu ha finito colloquio di lavoro, tu può prendere posto" esclama Anatoli, scendendo dalla Volvo e dirigendosi al furgone.
"Da, da" mormora Sergej, pulendosi le mani con uno straccio.
Un paio di minuti dopo, i due mezzi stanno viaggiando sulla superstrada in direzione del magazzino in costruzione.

martedì 16 agosto 2016

0126 - punizioni

"Noi ora avverte Zoya che noi ha trovato stronzi che ha picchiato lei" esclama Margarita, digitando il numero della maîtresse e facendo partire la telefonata. Tutti si stringono attorno alla spacciatrice per sentire la conversazione.
"Priviet, Margarita" risponde la donna. "Tu ha novità?"
"Noi ha trovato uomini che ha gonfiato te e tuo uomo" spiega la spacciatrice. "Noi ora incastra loro".
"Bene. Voi ha fatto come io ha chiesto?" chiede la maîtresse. "Loro sta soffrendo?"
Sergej si avvicina al cellulare ed esclama: "Quando loro finirà in prigione, loro vivrà lunga sofferenza".
"Loro finisce dentro Guantanamo" aggiunge Anatoli.
"Voi non può infilare proiettile in loro pance, così loro urla mentre loro finisce dietro sbarre?" chiede Zoya.
"Probabile che polizia spari loro" ribatte Margarita. "Tu non preoccupa di loro dolore. Loro soffrirà".
"Bene, bene..." approva la maîtresse. "Io ora torna a mia contabilità. Dasvidania".
"Dasvidania" esclama la spacciatrice, chiudendo la telefonata.
"Qual è prossimo passo di piano?" chiede Sergej.
"Noi ora avverte Alexei che noi ha organizzato incontro, poi noi porta carico container in deposito abbandonato" risponde Margarita.
Anatoli annuisce, quindi si avvia verso la propria auto. Con un senso di sollievo nota che il furgone della disinfestazione non è più parcheggiato davanti alla sua berlina.

"Vostro è buon piano" commenta Alexei, dopo aver ascoltato Margarita esporre i propositi per incastrare la banda di ariani.
"Spassiba" esclama la spacciatrice.
Alexei afferra un mazzo di chiavi da un cassetto, nel sgancia una e la consegna ad Anatoli. "Potete prelevare cassa con materiale. Box numero dodici, magazzino vicino quartiere di Westwood".
"Noi non può usare deposito, io immagina" mormora il corriere, sperando di ottenere un nuovo posto dove nascondere il proprio armamentario personale.
"Box è proprietà di Famiglia" ribatte il capo. "Voi lascia deposito pulito, poi voi dimentica sua esistenza".
Il volto di Anatoli rimane imperturbabile. "Niet problema".
"Perché tu fa domande su deposito?" chiede Margarita. "Noi ha già luogo per scambio. Tu è ancora scombussolato per attività mattutina? Passato tanto tempo da tua ultima volta?"
Lo sguardo del corriere saetta nella direzione della spacciatrice, ma il suo volto rimane impassibile. Solo la contrazione delle dita della mano destra fa intendere a Margarita ed a Sergej che la sua tranquillità esteriore è solo una maschera.
"Io non vuole sapere cosa è successo" esclama Alexei, facendo finta di non aver inteso l'allusione. "Voi ora prende furgone e trasferisce cassa, poi voi attende ora di appuntamento e avvisa polizia".
"Da, tutto chiaro" commenta Sergej, alzandosi e sorridendo al capo. "Noi ora conclude lavoro, poi noi viene qui per riferire e per bicchiere di vodka".

"Prossima nottata sarà impegnativa" esclama Margarita, chiudendo la porta dell'ufficio di Alexei e raggiungendo i compagni al piano di sopra. "Io propone di dormire fino a ora di cena, poi noi trasferisce cassa con favore di tenebre".
Sergej approva con un cenno. "Questa è ottima idea. Notte scorsa io ha dormito molto poco. Vicini ha tenuto volume alto fino a prime luci di alba. Pessima musica! Io odia musica tecno".
La spacciatrice si volta verso Anatoli. "Tu accompagna noi?"
"Dato che tu non ha imparato quando tenere tua bocca chiusa, io va diretto a casa" sibila il corriere. "Voi prende taxi".
Sergej fulmina la spacciatrice con lo sguardo, poi borbotta un saluto ed esce dal locale.

martedì 9 agosto 2016

0125 - quindici lunghi minuti

Quando Sergej sente la porta del Green T Coffee aprirsi, si stacca dal muro e si volta per fare un cenno ai suoi due compagni. La sua mano si blocca a metà quando nota un signore di mezz'età, in completo e coi capelli grigi fissati con il gel, fermo sul marciapiede accanto ad una ragazza in completo.
"Spero non sia nulla di grave" commenta la bionda, aggiustandosi una ciocca di capelli. "Li hai sentiti anche tu quei rumori, no?"
"Probabilmente uno dei clienti non ha digerito la cheesecake" ridacchia l'uomo, guardandosi attorno in cerca di un taxi. "Aveva un aspetto orribile. Potrebbero beccarsi una denuncia servendo porcherie del genere".
"Sembravano più delle urla femminili..." borbotta la ragazza, per niente convinta delle parole del suo accompagnatore. "Non credi sia il caso di chiamare la polizia? Forse stavano aggredendo una ragazza".
"Meglio non impicciarsi in cose del genere" esclama l'altro, voltandosi a guardarla. "Dobbiamo tornare allo studio per preparare la linea difensiva per il caso Rowell. Lasciamo che se ne occupino le commesse del locale" aggiunge sorridendo.
Un taxi accosta, l'uomo apre la portiera e fa salire la ragazza, poi si accomoda al suo fianco. Dopo qualche secondo, l'insegna sul tettuccio si spegne.
Mentre la macchina si allontana, Philip si avvicina. "Che sta succedendo?"
"Io non sa" mormora Sergej, controllando l'orologio per l'ennesima volta. E' passato più di un quarto d'ora dal termine della telefonata ed i suoi due compagni non sono ancora usciti dal locale. "Forse urla di Margarita ha attirato attenzione di clien..."
La sua frase viene interrotta dalla porta che si apre di nuovo. 
"Eccoli!" esclama Philip, indicando Anatoli e Margarita fermi all'imbocco del vicolo. I due si guardano attorno poi, richiamati da un fischio del pianista, notano i due e li raggiungono. La spacciatrice ha un'aria soddisfatta ed i capelli in disordine; l'espressione del corriere, invece, è indecifrabile.
"Tu ha fatto telefonata?" chiede Margarita, fissando Philip.
"" ribatte il ragazzo. "Mi richiamerà per confermare".
"Philip è ottimo attore, lui sembrava professionista di contrabbando" commenta Sergej, poi aggiunge: "Tutto bene dentro locale? Forse voi ha attirato attenzione".
"Da, tutto bene" ribatte Anatoli, accennando un sorriso.
"Tu ha fatto buon lavoro" esclama Margarita guardando il ragazzo, "quindi noi è pari".
"Mi fa piacere sentirtelo dire" borbotta il ragazzo, poi aggiunge: "Ho rischiato il culo per cento fottuti dollari".
La spacciatrice alza un sopracciglio, poi infila una mano in tasca. "Da, tu ha rischiato tuo culo. Io allora offre te piccolo regalo" esclama, allungandogli una busta con un po' d'erba.
Philip afferra la bustina, fa un cenno di saluto ed esce dal vicolo.
"Dasvidania!" gli urla dietro Sergej. "Io passa da tuo zio se io decide di cambiare macchina!"
Il ragazzo si volta, lo sguardo sofferente di chi sa che avrà di nuovo a che fare con dei criminali. Quando un taxi si ferma accanto a lui, fa un cenno affermativo con la testa, poi sale e indica al tassista di andare.
"Davvero molto bravo" mormora il pianista, voltandosi verso i due compagni.
"Da" commenta Anatoli, incrociando le braccia.
"Io non intendeva te, io parlava di ragazzo" puntualizza Sergej.
Margarita scoppia a ridere, Anatoli invece fissa serio il russo. "Da, io aveva capito. Io non ha bisogno di tua approvazione per sapere che io ha fatto ottima prestazione in retro di locale".
La spacciatrice si mette in mezzo tra i due per evitare che la situazione degeneri. Dopo aver guardato entrambi negli occhi, esclama: "Noi ora ha appuntamento. Ora noi deve organizzare spostamento di cassa da magazzino a luogo di incontro, poi noi aspetta arrivo di coglioni e chiama polizia".
Sergej scuote la testa pensieroso. "Io non fida di..."
"Di polizia?" lo interrompe Anatoli.
"Niet, io non intendeva polizia. Polizia fa lavoro buono".
"Non come polizia russa" commenta il corriere.
"Se tu paga, loro è molto solerti" ribatte Sergej ottenendo un cenno di assenso da Anatoli, poi riprende: "Io intendeva che io non fida di banda di ariani. Forse loro cerca di tirare noi inculata, come dice americani".
"Niet problema, noi non deve andare a appuntamento" ridacchia Anatoli. "Se loro vuole prendere armi senza pagare, loro verrà con altre armi. Loro però spara a polizia. E polizia non è felice quando qualcuno spara loro".

martedì 2 agosto 2016

0124 - venditore professionista

Philip si appoggia alla muro e osserva un'ultima volta Sergej, che lo fissa impassibile. Poi controlla per l'ultima volta il numero, sospira e preme il tasto di chiamata.
"Ciao!" esclama con tono allegro il ragazzo. "Tu non sai chi sono, ma io so che tu cerchi qualcosa. Me l'ha detto un certo Roy Carter".
Dopo una breve pausa, riprende: "Non ti fidi, è chiaro. Fai pure quello che vuoi, io... sì, sì... spero tu stia scherzando, comunque se ti interessa io devo liberarmi di un po' di merce che, a quel che mi ha detto Roy, ti serve".
Altra pausa. "Cinque... sì, AK... no, niente di più piccolo" esclama, lanciando uno sguardo a Sergej, che scuote la testa e fa cenno di continuare la trattativa.
"Milleseicento per tutto, cinque caricatori compresi... sì... guarda, solo perché devo disfarmene facciamo millequattrocento" replica sbuffando, "ma questa è la mia ultima proposta".
Sergej lo fissa intensamente, vorrebbe chiedergli come sta andando la trattativa ma si guarda bene dal farlo. Philip gli fa un cenno affermativo, poi riprende a parlare: "No, decido io dove... Segnati questo indirizzo: 12 di Otis Street. E' un capannone abbandonato fuori città. Ci vediamo lì dopo mezzanotte, metti i contanti in un borsone. Piccolo taglio, non consecutivi. Niente scherzi, niente sbirri" conclude, poi scoppia a ridere. "Con chi pensi di parlare? Sentirò la voce di uno sbirro solo quando mi metteranno delle manette ai polsi".
Dopo aver sentito la risposta, fa una smorfia quindi aggiunge: "Sì, va bene. Puoi richiamarmi su questo numero", poi chiude la telefonata.
"Bravo ragazzo, tu è stato molto convincente" esclama il pianista, sinceramente sorpreso.
Philip scivola lungo la parete e si siede per terra. "E' fatta, avete il vostro incontro. Ed un criminale ha il mio numero di cellulare. Mi vien voglia di vomitare", aggiunge coprendosi gli occhi con la mano e cercando di controllare il respiro.
"Tua voce era calma" commenta Sergej, "come se tu è abituato a questi affari".
"Faccio il venditore nell'autosalone di mio zio" spiega Philip. "Ho immaginato di vendere una delle sue... auto d'occasione".
"Tu vende anche macchine decenti?" chiede il pianista, pensando che potrebbe essere l'occasione buona per cambiare la sua vecchia Prius di seconda mano.
"Non so se ho voglia di rivedervi, dopo tutto questo" mormora il ragazzo, alzando lo sguardo e sorridendo imbarazzato.
"Io può pagare, miei soldi puliti" esclama Sergej. "Non come soldi di Margarita".
Philip si rialza, si passa le mani sul sedere per togliersi la polvere del vicolo, poi infila una mano nel portafoglio e consegna un biglietto da visita al russo. "Va bene, puoi trovarmi qui. Però fai finta di non conoscermi, mio zio non capirebbe".
"Da, niet problema" sorride il pianista, infilandosi in tasca il biglietto da visita.

martedì 26 luglio 2016

0123 - rispondere alle provocazioni

"Tu ha fatto scelta giusta" esclama Margarita, poi volta la testa per controllare la posizione della cameriera. La ragazza sta servendo dei clienti dietro al bancone, troppo lontana per ascoltare la loro conversazione.
La spacciatrice si china in avanti e a bassa voce inizia a dargli le istruzioni. "Tuo amico Roy Carter ha detto te che loro cerca armi. Tu ha carico di fucili di cui tu ti vuoi liberare. Tu rimane vago su dove tu ha preso armi. Se loro non è interessati, tu dì che tu fa buon prezzo".
"Quanto dovrei chiedere?" chiede Philip.
La spacciatrice lancia un'occhiata ad Anatoli, che prontamente risponde: "AK 47 nuovo costa tra cinquecento e settecento dolari. Tu propone milleseicento per cinque pezzi. Tu può scendere a milleduecento senza che tu sembra sospetto. Tu aggiunge che cinque caricatori e munizioni è compresi".
Margarita ritorna a fissare il giovane. "Tutto chiaro, da? Poi tu dà loro appuntamento di qualche parte".
"Riesci ad essere un po' più precisa?" domanda il ragazzo, agitandosi sulla sedia. "Non ho dimestichezza con i luoghi malfamati".
La donna ripensa alle sue passate compravendite nei dintorni di Boston ed ai luoghi in cui ha organizzato gli incontri: un deposito abbandonato vicino alla superstrada, una cava in disuso ed un capannone, la cui costruzione è stata bloccata per un giro di tangenti. Tutti buoni posti, facilmente raggiungibili. Solo uno, però, permetterebbe alla polizia di arrivare di soppiatto. "Tu può organizzare incontro per domani dopo mezzanotte vicino a capannone abbandonato fuori città, 12 di Otis Street".
"Non ho la più pallida idea di dove sia" mormora il ragazzo, accennando un sorriso di circostanza.
"Tu fa telefonata e io dimentica tuo debito. Io dà te piccolo bonus, anche" conclude Margarita, incrociando le braccia ed appoggiandosi allo schienale.
"Io non vuole sapere di che bonus tu parla" mormora Anatoli, alzando un sopracciglio.
"Io intende cocaina" ribatte la spacciatrice, poi il suo volto si illumina quando riesce ad afferrare il doppio senso. "Ah, giusto! Zoya ha detto me che tu è uno poco finocchio".
"E' vero?" esclama stupito Sergej, girandosi di scatto verso il corriere.
Anatoli pesta una mano sul tavolo, facendo tintinnare le tazze. Tutti si voltano di scatto a guardarlo. "Noi ha già fatto questo discorso! Ultima volta era dentro locale di capo ed io ha evitato di scopare te su bancone. Questo non è locale di Alexei. Tu vuole proprio continuare con tue provocazioni?"
"Tu parla troppo, questo è tipico atteggiamento di finocchio" ridacchia Margarita, alzando maliziosamente un sopracciglio. Imbarazzato dalle parole del russo, Philip abbassa istantaneamente lo sguardo e fissa le sue mani, intrecciate attorno al proprio smartphone. Sergej tossisce, trattenendo a stento le risate.
Anatoli, rosso in viso, apre e chiude ritmicamente le dita della mano destra, soffiando per calmarsi.
"Come io immaginava" mormora la spacciatrice, distogliendo lo sguardo e riportandolo sul giovane.
Sentendo le parole della donna, il corriere si alza di scatto, la afferra per un braccio e si dirige verso la porta in bagno.
Sergej osserva ad occhi spalancati le due figure sparire dietro la porta, quindi osserva l'orologio. "Dato che miei compagni sarà occupati per prossimi quindici minuti" esclama alzando gli occhi verso Philip, "cosa tu dice se tu fa telefonata? Tu ha contatto da chiamare, da?"
Il ragazzo, incapace di proferir parola, alza il cellulare per indicare che ha salvato il numero in rubrica.
"Vuoi che io accompagna te fuori? Vicolo accanto a caffetteria offre privacy necessaria" propone il pianista, alzandosi e lasciando sul tavolo alcune banconote.
Philip lo segue fuori, mentre alcuni avventori girano incuriositi la testa nella direzione degli strani rumori che provengono dalla toilette.