martedì 20 giugno 2017

0164 - arriva lo showdown

Viktor scrive un veloce messaggio sul cellulare, poi se lo infila in tasca e si alza. Gli altri lo imitano e si dirigono lentamente verso l'ufficio del capo trascinando i piedi. Il macigno che grava sulle loro spalle sembra scaricarsi a terra attraverso i loro piedi e riverbera sulle assi del pavimento, che cigolano sommessamente.
"Io può procurare granate stordenti" mormora il mercante d'armi, infilandosi le mani in tasca. "Se voi vuole".
"Comode per sistemare gente fuori" borbotta in risposta Anatoli. Tu poteva anche proporre prima, fottuto ceceno di merda...
Margarita, la prima della fila, apre la porta e nota quattro uomini in piedi, poi osserva Alexei, seduto alla solita scrivania con un sigaro mezzo consumato in bocca. Non ha bisogno di fare nessun gesto, il suo sguardo parla da sé. La spacciatrice avanza e fa cenno a tutti di entrare, poi chiude la porta alle sue spalle.
"Io immagina che voi ha ideato piano" esclama Alexei fissando la donna, dopo aver appoggiato il cubano nel posacenere. Un filo di fumo gli avvolge la testa e sale verso il soffitto.
"... da" balbetta Margarita, osservando gli altri invitati alla riunione. Nessuno sembra degnarla di uno sguardo, tutti stanno aspettando gli ordini di Alexei.
Un lampo illumina gli occhi del capo; la titubanza nell'atteggiamento della spacciatrice è abbastanza eloquente. "Tu spiega me piano, così io è sicuro che voi non fotte incarico e non lascia me con guerra di mafia".
"Noi pensa di rubare furgone di consegne cinesi per entrare, loro ordina sempre di stesso ristorante" esclama Margarita, cercando di mantenere calma la propria voce. "Noi droga loro cibo e sistema guardie fuori con granate stordenti" aggiunge, pensando alle parole di Viktor. "Quando loro è storditi noi entra, uccide loro e ruba tutto" conclude con un filo di voce.
Quanto darei adesso per una lunga riga del mio paradiso bianco... sono una fottuta spacciatrice, per la miseria, non un'infiltratrice degli Spetsnaz!
"Voi non ha pensato a diversivo per rumore?" chiede Alexei, alzando un sopracciglio. "Tutta città sentirà vostre granate".
Margarita sbatte perplessa le palpebre, cercando di pensare velocemente ad una risposta decente. "Fuori c'è festa di ragazzini, loro forse ha botti".
"Come è disposizione di uomini dentro villa?"
"Villa ha muri alti, noi non è riusciti a vedere come loro è disposti dentro".
"Quindi voi non sa cosa cosa voi trova dentro".
"Uno di noi inventa scusa, entra e osserva situazione".
"Scusa? Voi ha pensato a scusa?"
"... niet" replica mestamente Margarita.
"Questo voi chiama... piano?"
Alexei si piega in avanti ed incrocia le mani sopra la scrivania. I suoi occhi si chiudono e un sibilo esce dalla sua bocca. Sudori freddi corrono lungo le schiene dei cinque russi, mentre attendono che il loro capo decida del loro destino.
Non voglio finire sul fondo del Charles River pensa Sergej, serrando le palpebre ed abbassando la testa.

martedì 13 giugno 2017

0163 - ultimo giro di giostra

Il pianista allontana la confezione di cartone e sbuffa. "Qualcuno ha altre idee per piano?"
Margarita e Anatoli si guardano poi abbassano lo sguardo e scuotono la testa.
"Io allora propone altro giro attorno villa" sbotta Sergej, alzandosi in piedi ed indossando la giacca. "Noi ha bisogno di altri dettagli".
"Io rimane qui" ribatte Pavlov. "Io deve fare telefonata. Affari" aggiunge sorridendo, in risposta allo sguardo gelido di Anatoli.

Sergej percorre lentamente la strada che passa di fronte alla villa dei Petrov, costeggiando l'alto muro di mattoni che protegge il giardino. Come aveva già notato Margarita, sui pilastri perimetrali ed accanto al cancello ci sono alcune telecamere, posizionate ad un angolo molto stretto: l'inquadratura si concentra sul perimetro e sull'ingresso, lasciando scoperta la strada principale e la traversa che si immette poco più avanti.
"Io non riesce a vedere nulla più di quanto io ha già visto" borbotta Margarita, lottando con l'istinto di accendersi un'altra sigaretta.
"Tu guarda meglio" sibila Sergej, cercando di osservare altri dettagli senza far sbandare la macchina
Poi un movimento attira la sua attenzione.
"Voi fa finta di cercare indirizzo" sibila il pianista, allungando il collo e fingendo di osservare i vari numeri civici. "Qualcuno sta aprendo cancello".
Un SUV grigio, dai vetri oscurati, si affaccia sulla strada e si immette davanti alla berlina guidata da Sergej. Due uomini si affrettano a chiudere il cancello mentre la macchina si accoda e prosegue, non prima però che Margarita e Anatoli riescano a dare un'occhiata all'interno.
"Spiazzo è ampio, noi ha possibilità di fare manovra" esclama Anatoli. "E cancello ha cardini semplici, basta furgone con barra davanti per sfondare".
"Tu ha notato finestre? Primo piano ha scuri chiusi, piano terra è tutto aperto. E io non pensa che loro ha finestre antiproiettile".
"Questa è stata botta di culo" mormora Sergej, "però noi ora è meglio che va".
"Da" annuisce Margarita. "Io spera che loro non ha visto e riconosciuto noi".
Sergej sbuffa, cercando di non pensare alle implicazioni delle parole della spacciatrice; svolta nella traversa e si allontana evitando due ragazzi sorridenti, dall'aria di chi ha già fumato a sufficienza, che stanno scaricando delle casse da una utilitaria. Gli occhi del pianista si soffermano sul tavolino piazzato all'esterno, su cui giacciono già alcune bottiglie di birra vuote, alcuni accendini e quelli che sembrano dei mortaretti, poi ritornano sulla strada. Anch'io vorrei organizzare una festa, altro che stare in questa macchina con questi avanzi di galera pensa mestamente, curvando le spalle.

"Voi è tornati!" esclama Pavlov, seduto al tavolo insieme a Viktor. Un paio di bicchieri bagnati tengono compagnia ad una bottiglia ormai mezza vuota. "Voi ha scoperto altri dettagli?"
"Noi può utilizzare furgone corazzato per sfondare cancello" esclama Anatoli. "Dentro noi ha spazio per manovra. E finestre di piano terra è aperte, noi può vedere e sparare dentro casa".
Margarita estrae una sigaretta dal pacchetto, la avvicina alle labbra poi, appena prima di accenderla, alza gli occhi e mormora: "Io pensa ancora che soluzione migliore è drogare loro cibo cinese. Così noi evita sparatoria".
"Tu può tentare di rincoglionire loro con tue parole" ribatte l'atleta, sghignazzando. "Loro cade tutti a terra addormentati, io garantisce".
"Noi ha anche visto macchina che usciva e uomini dentro, loro controlla cancello" aggiunge Sergej, ignorando deliberatamente il commento della spacciatrice. "Ultima cosa, noi deve fare azione mirata se noi non vuole vittime tra civili. Io ha visto ragazzi di vicinato che organizza festa".
"Io sbatte di vittime americane" sbotta Pavlov, dandosi un colpo sulla gamba malandata. "Se deve scegliere tra morto americano e proiettile in mia testa, io no ha dubbi. Tu è di altra idea?"
"Niet" si affretta a dire Sergej, abbassando la testa.
"Tu ha visto ragazzi che organizza festa?" chiede Viktor, fissando il pianista. Questo è molto interessante... pensa, afferrandosi il mento e facendo mente locale sulle dotazioni del suo magazzino personale.
I suoi pensieri vengono disturbati dall'avvicinarsi di Vladimir; il barista raccoglie i bicchieri, afferra il collo della bottiglia e, impassibile come sempre, esclama: "Alexei vuole vedere voi. Nemedlenno". Subito.
I russi si lanciano uno sguardo preoccupato. Nonostante le nuove informazioni, il piano non è ancora stato approntato. O, meglio, non esiste ancora.