martedì 15 agosto 2017

0168 - sonata per chiave inglese

Dopo una ventina di minuti di ricerca, i due russi individuano sotto una tela cerata il motore di un vecchio autoarticolato che, a parte la polvere che lo ricopre, sembra completo ed in buone condizioni.
"Io dubita che motore sta dentro cofano" mormora Sergej.
"Se buco è troppo piccolo, noi tira due martellate e allarga" ribatte con un ghigno Anatoli, poi si dirige verso l'ufficio per parlare con Gavriil.
L'uomo, sbuffando, sale su un camion e, dopo aver parcheggiato accanto al motore, aziona la gru. La mezza tonnellata di acciaio viene sollevata e inserita a forza nel cofano del camion.
"Io sapeva che motore andava bene!" esclama Anatoli con un gran sorriso.
"Prima, però, noi deve fare collegamenti e vedere se motore funziona" ribatte Sergej. "Poi noi deve pensare a coprire parte sporgente" aggiunge indicando il cofano: il pezzo sporge di venti centimetri buoni dal cofano.
Gavriil afferra una cassetta degli attrezzi ed inizia a collegare tubi, manichette e cavi elettrici. Dopo una ventina di minuti, mentre il sole ormai è sparito dietro l'orizzonte e l'unica fonte di luce è un faro alogeno portatile, l'uomo esce da sotto il pianale e scuote la testa. "Tu prova ad avviare camion, ma io dubita che motore parte".
Anatoli sale in cabina e gira la chiave. Il motorino elettrico ronza a vuoto.
"Proklyat'ye!" Dannazione. Il corriere si sporge dal finestrino e batte il pugno sul volante. "Questo stronzo non vuole partire".
Sergej osserva per un po' il motore, poi si avvicina a Gavriil e allunga una mano. "Permette che io dà occhiata?"
"Niet problema, voi vuole camion funzionante" ribatte l'uomo, porgendo una chiave a pappagallo.
Il pianista infila le mani nel cofano e comincia a stringere bulloni e a riorganizzare alcuni cablaggi. Dopo qualche minuto sceglie una chiave inglese dalla cassetta degli attrezzi, si infila sotto il pianale e riprende a lavorare.
"Tu sa quello che fa?" domanda Anatoli. Nella sua mente si forma l'immagine del motore che si stacca dai sostegni e precipita su Sergej, schiacciando Sergej e uccidendolo sul colpo.
Il pianista mormora qualcosa, poi si trascina fuori e inizia a pulirsi accuratamente le mani con alcuni stracci. "Tu prova a far partire bestione".
Anatoli sposta lo sguardo sul cofano e poi lo riporta sul russo. "Motore non esplode, da?"
"C'è buone possibilità che non accada, da".
Lo sguardo divertito del pianista sgretola i suoi dubbi: non può mostrare paura di fronte ad un omuncolo insignificante come quello che gli sta di fronte, è inaccettabile; non riuscirebbe più a guardarsi allo specchio.
Anatoli gira la chiave. Gli indicatori prendono vita e le spie si accendono. Con un sospiro prova ad avviare il motore. Dopo una dozzina di rumori secchi, il motore inizia a gemere ed a sputacchiare. Il corriere pesta un paio di volte il piede sul pedale dell'acceleratore ed il rombo degli otto cilindri riempie il piazzale.
"Io deve ammettere che tu è stato bravo" esclama Anatoli, girando la chiave e smontando dalla cabina.
"Spassiba. Ora tu aiuta me a saldare piastre davanti a motore" ribatte Sergej, guardandosi attorno alla ricerca di una fiamma ossidrica.

martedì 8 agosto 2017

0167 - pezzo mancante

Sergej osserva la palude che scorre oltre il finestrino, mentre Anatoli guida in silenzio. Il sole, basso sull'orizzonte, disegna strane ombre tra la vegetazione e tinge tutto di arancione. Il pianista si chiede quanti corpi giacciano sul fondo delle grandi pozze fangose che si susseguono di fronte a lui, quanti di questi hanno fatto scelte sbagliate nella vita o non hanno avuto la forza di prendere veramente in mano il proprio destino. Quanti se lo meritassero e quanti, invece, hanno solo avuto la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato. Con un brivido realizza che, in caso di fallimento, probabilmente altri cinque cadaveri si aggiungeranno al conto. Sei, includendo Zoya.
"Noi è arrivati" mormora il corriere, distogliendo Sergej dai suoi tetri pensieri.
Anatoli rallenta e si infila nel piazzale antistante il Patty's Auto Parts. Al richiamo del clacson una figura bassa e tarchiata si affaccia dalla porta del piccolo capanno vicino all'ingresso e si avvicina. Riconosciuto il corriere, l'uomo provvede a spingere di lato il cancello e a far entrare la berlina.
"Buonasera, cosa io può fare per Famiglia?" chiede l'uomo lisciandosi gli spessi baffi grigi.
"Priviet, Gavriil! Alexei ha bisogno di grosso camion e furgone" risponde il corriere. "Uno deve poter sfondare cancello".
"Voi guarda su retro di proprietà e sceglie".
"Noi può lasciare berlina qui?" chiede Anatoli.
"Da, da" replica Gavriil, già diretto verso il capanno.
Anatoli rimonta in macchina e raggiunge il deposito dei veicoli ancora funzionanti. Dopo una veloce occhiata al terreno vuoto dove poco tempo prima era stata appoggiata la bomba nucleare, il corriere indica un furgone a Sergej.
"Quello è buono per appoggio, se noi riesce a farlo partire".
"Io prova".
Il pianista si mette alla guida del veicolo, nota con sorpresa che le chiavi sono già infilate nel quadro e prova ad avviare il mezzo. Dopo un paio di gemiti, il motore romba e si attesta sul minimo. "Furgone sembra a posto. Manca solo benzina" esclama, girando la chiave e smontando. "Noi ora deve trovare camion. Tu ha visto qualcosa?"
"Tu pensa che quello può essere scelta valida?" chiede Anatoli, indicando un vecchio camion con il cassone scoperto.
Sergej segue il dito del corriere ed osserva il mezzo: la vernice della cabina è scrostata in più punti, rivelando superfici coperte da ruggine; le ruote posteriori, gemellate sono larghe quasi due spanne ed una è a terra; la sponda esterna del cassone è tenuta su da un paio di giri di fil di ferro. Poi lo sguardo del pianista si sofferma sul cofano, aperto.
"Tu ha notato che manca di motore?"
"Sfasciacarrozze è pieno di motori!" ribatte Anatoli. "Gavriil aiuta noi a trovarne uno decente e noi ha mezzo per sfondare cancello!"

martedì 1 agosto 2017

0166 - divisione dei compiti

Dopo aver recuperato dei cellulari prepagati ed aver registrato i vari numeri sulle rubriche sotto nomi in codice, Margarita ordina a Yuri di prendere i suoi, preparare le armi ed attendere una sua chiamata; loro intanto si occuperanno di recuperare i mezzi per l'assalto.
"Dove può noi rubare auto adatte?" chiede Viktor, seguendo gli altri su per le scale.
"Noi no deve rubare auto, noi va di sfasciacarrozze" ribatte la spacciatrice.
"Tu vuole costruire veicoli da pezzi di recupero?" domanda il mercante, per nulla convinto.
"Niet, Patty's Auto Part è sfasciacarrozze di Famiglia" interviene Anatoli, voltandosi e squadrando Viktor. "Loro procura veicoli sicuri che noi può abbandonare dopo lavoro".
Margarita raggiunge la porta sul retro del Chiaka Bar e, prima di uscire, si ferma e guarda Sergej. "Io e Pavlov fa altro giro per controllare che nulla è cambiato. Tu va di sfasciacarrozze, prende camion per sfondare cancello e macchina di appoggio, poi tu incontra noi vicino a villa. Io dopo fornisce te indirizzo. Ricorda che camion deve essere grosso, deve contenere casse da rubare".
"Forse allora noi ha bisogno di camion e furgone, no macchina" commenta Pavlov.
"Da" approva la spacciatrice. "Tu prende grosso camion e furgone".
"Io ha bisogno di altre due braccia" replica il pianista. "Io non può guidare camion e macchina insieme. Oppure tu vuole che io fa caricare macchina dentro camion?" aggiunge sarcastico.
"Ceceno viene con te" ordina fredda Margarita.
"Ceceno ha da fare altro" commenta Viktor marcando le sue origini con tono sdegnato, poi passa accanto alla donna ed esce. "Io avvisa voi quando ha finito".
Margarita osserva la schiena del mercante mentre sale in macchina, trattenendo l'impulso di estrarre la pistola e piazzargli due proiettili tra le costole, poi si gira verso Sergej. Il ragazzo sostiene per un momento lo sguardo, poi abbassa gli occhi e sospira. "Bene, Anatoli darà me mano. Sempre che anche tu non ha altra cosa più importante da fare" aggiunge quasi speranzoso, fissando la cravatta sgualcita dell'uomo.
Il corriere squadra Sergej e trattiene una smorfia. Lavorare con quel cagasotto non gli piace: dopo averlo visto subire impotente i colpi di un colletto bianco, la poca stima che aveva di lui si è sgretolata. Il gruppo, però, ha bisogno di quei veicoli, e questo compito non sembra presentare molti rischi. Anatoli annuisce.
"Tu conosce proprietario di sfasciacarrozze?" chiede Sergej.
"Da, io ha già avuto modo di frequentare posto" ribatte il corriere. L'immagine della cassa con la bomba sporca nel retro della proprietà continua a balenargli davanti agli occhi.
"Ottimo" commenta il pianista, poi si volta verso Margarita. "Se proprietario chiede compenso per veicolo, come io paga? Forse tu deve dare me soldi..."
"Tu risponde che noi paga lui settimana che viene" ribatte secca la donna. Col cazzo che uso soldi miei per questo schifo di lavoro. Si arrangerà il capo... in fondo, il piano è il suo.
Sergej annuisce, fa un cenno ad Anatoli ed esce dal locale.

martedì 18 luglio 2017

0165 - al centro dell'azione

Dopo pochi, interminabili secondi, Alexei alza la testa e squadra i russi che lo stanno guardando. I suoi occhi si soffermano per qualche secondo sulla spacciatrice, che fatica a non distogliere lo sguardo.
"Vostra unica fortuna è che io non ha uomini per rimpiazzare voi e carico interessa a Famiglia, perciò voi rischia vostro culo in operazione" esclama, poi si ferma ad osservare le reazioni. Nessuno abbassa lo sguardo, anche se nota con soddisfazione la tensione che trapela. "Dato che voi non ha straccio di piano, voi ascolta me e segue istruzioni".
"Da" esclama Margarita. Gli altri fanno un frettoloso cenno con la testa.

"Voi non ha visto disposizione di uomini dentro, mentre loro vede esterno da telecamere. Quindi noi deve prima eliminare loro vantaggio" esclama, prendendo un blocco da un cassetto ed iniziando a riportare lo schema della casa insieme al resto dell'isolato. "Voi piazza furgone qui, poi voi fa saltare telecamere con fucile con silenziatore da dentro veicolo, così loro non vede fiamma. Quando uomini esce per controllare, cecchino piazza loro pallottola in testa. Altro furgone prende strada sterrata qui" esclama, indicando la stradina che costeggia la villa sulla destra, "e affianca muro, così voi può salire su tetto e può sparare dentro. Voi poi sfonda cancello con mezzo pesante e prende loro tra due fuochi. Quando voi ha preso controllo di esterno, voi entra in casa e uccide superstiti".
Anatoli osserva la mappa e riflette sul piano proposto. Anche supponendo che il cecchino guidi il primo furgone e quindi si muova da solo, c'è sicuramente bisogno di più manodopera. "Noi è cinque, per piano serve almeno otto uomini, meglio dieci" mormora, cercando di tenere un tono propositivo per evitare che Alexei consideri la sua frase una critica.
Il capo, senza alzare la testa dal foglio, indica con un cenno della testa gli altri quattro russi presenti. "Loro è vostro appoggio".
Lo sguardo di Margarita corre alle facce degli uomini che Alexei ha indicato, impassibili di fronte alle sue parole. I loro volti sono ignoti, non sembrano del solito giro che frequenta il Chaika Bar. Uno sembra appena uscito da una crack house: magrissimo, pelato e con gli occhi cerchiati di rosso; un altro invece potrebbe essere un nuovo ospite dell'ospizio: sui sessant'anni, sguardo perso e sorrisetto ebete. Gli altri due sono grandi e grossi, ma non sembrano molto svegli. A questo punto poteva dirci che saremmo andati da soli... non voglio fare da balia a questi disadattati!
"Loro è in grado di dare noi appoggio?" chiede poi, sovrappensiero.
Alexei fissa freddamente la donna, che si pente all'istante di aver parlato. "Loro fa parte di Famiglia da più tempo di voi. Loro è gente fidata, capace" conclude con un sorrisetto.
La spacciatrice deglutisce, imbarazzata dalla risposta.
Anatoli si sporge per osservare meglio la mappa disegnata dal capo, poi alza lo sguardo ed incontra quello del capo. "Io prende furgone e pensa a telecamere, Margarita, Sergej e Pavlov..."
Alexei lo blocca alzando una mano. "Niet. Voi non ha capito. Io voglio voi in centro di azione" esclama, poi indica il ragazzo magro con gli occhi cerchiati. "Gleb prende fucile e pensa a telecamere e uomini che esce. Lui è nostro migliore cecchino. Sergej, Viktor e Yuri" continua, indicando l'uomo più anziano tra i presenti, che muove impercettibilmente la testa per dare segno di aver compreso, "prende furgone e copre perimetro. Margarita, Pavlov e Anatoli, voi entra di cancello principale insieme a David e Ilia".
Sergej sente i sudori scendergli lungo la spina dorsale. Nella sua breve vita criminale non era mai stato obbligato a prendere parte ad un assalto. Un proiettile sfortunato e suo zio piangerà sulla sua tomba.
Anatoli osserva gli uomini nominati da Alexei, poi guarda di nuovo la mappa e tenta di deglutire. Ha la gola secca e per poco non si strozza; nonostante abbia già affrontato azioni di questo genere, sa che i rischi maggiori li prenderanno quelli che entrano dall'ingresso principale.
"Immagino voi non ha obiezioni" conclude il capo, socchiudendo gli occhi e sorridendo a labbra serrate.

martedì 20 giugno 2017

0164 - arriva lo showdown

Viktor scrive un veloce messaggio sul cellulare, poi se lo infila in tasca e si alza. Gli altri lo imitano e si dirigono lentamente verso l'ufficio del capo trascinando i piedi. Il macigno che grava sulle loro spalle sembra scaricarsi a terra attraverso i loro piedi e riverbera sulle assi del pavimento, che cigolano sommessamente.
"Io può procurare granate stordenti" mormora il mercante d'armi, infilandosi le mani in tasca. "Se voi vuole".
"Comode per sistemare gente fuori" borbotta in risposta Anatoli. Tu poteva anche proporre prima, fottuto ceceno di merda...
Margarita, la prima della fila, apre la porta e nota quattro uomini in piedi, poi osserva Alexei, seduto alla solita scrivania con un sigaro mezzo consumato in bocca. Non ha bisogno di fare nessun gesto, il suo sguardo parla da sé. La spacciatrice avanza e fa cenno a tutti di entrare, poi chiude la porta alle sue spalle.
"Io immagina che voi ha ideato piano" esclama Alexei fissando la donna, dopo aver appoggiato il cubano nel posacenere. Un filo di fumo gli avvolge la testa e sale verso il soffitto.
"... da" balbetta Margarita, osservando gli altri invitati alla riunione. Nessuno sembra degnarla di uno sguardo, tutti stanno aspettando gli ordini di Alexei.
Un lampo illumina gli occhi del capo; la titubanza nell'atteggiamento della spacciatrice è abbastanza eloquente. "Tu spiega me piano, così io è sicuro che voi non fotte incarico e non lascia me con guerra di mafia".
"Noi pensa di rubare furgone di consegne cinesi per entrare, loro ordina sempre di stesso ristorante" esclama Margarita, cercando di mantenere calma la propria voce. "Noi droga loro cibo e sistema guardie fuori con granate stordenti" aggiunge, pensando alle parole di Viktor. "Quando loro è storditi noi entra, uccide loro e ruba tutto" conclude con un filo di voce.
Quanto darei adesso per una lunga riga del mio paradiso bianco... sono una fottuta spacciatrice, per la miseria, non un'infiltratrice degli Spetsnaz!
"Voi non ha pensato a diversivo per rumore?" chiede Alexei, alzando un sopracciglio. "Tutta città sentirà vostre granate".
Margarita sbatte perplessa le palpebre, cercando di pensare velocemente ad una risposta decente. "Fuori c'è festa di ragazzini, loro forse ha botti".
"Come è disposizione di uomini dentro villa?"
"Villa ha muri alti, noi non è riusciti a vedere come loro è disposti dentro".
"Quindi voi non sa cosa cosa voi trova dentro".
"Uno di noi inventa scusa, entra e osserva situazione".
"Scusa? Voi ha pensato a scusa?"
"... niet" replica mestamente Margarita.
"Questo voi chiama... piano?"
Alexei si piega in avanti ed incrocia le mani sopra la scrivania. I suoi occhi si chiudono e un sibilo esce dalla sua bocca. Sudori freddi corrono lungo le schiene dei cinque russi, mentre attendono che il loro capo decida del loro destino.
Non voglio finire sul fondo del Charles River pensa Sergej, serrando le palpebre ed abbassando la testa.

martedì 13 giugno 2017

0163 - ultimo giro di giostra

Il pianista allontana la confezione di cartone e sbuffa. "Qualcuno ha altre idee per piano?"
Margarita e Anatoli si guardano poi abbassano lo sguardo e scuotono la testa.
"Io allora propone altro giro attorno villa" sbotta Sergej, alzandosi in piedi ed indossando la giacca. "Noi ha bisogno di altri dettagli".
"Io rimane qui" ribatte Pavlov. "Io deve fare telefonata. Affari" aggiunge sorridendo, in risposta allo sguardo gelido di Anatoli.

Sergej percorre lentamente la strada che passa di fronte alla villa dei Petrov, costeggiando l'alto muro di mattoni che protegge il giardino. Come aveva già notato Margarita, sui pilastri perimetrali ed accanto al cancello ci sono alcune telecamere, posizionate ad un angolo molto stretto: l'inquadratura si concentra sul perimetro e sull'ingresso, lasciando scoperta la strada principale e la traversa che si immette poco più avanti.
"Io non riesce a vedere nulla più di quanto io ha già visto" borbotta Margarita, lottando con l'istinto di accendersi un'altra sigaretta.
"Tu guarda meglio" sibila Sergej, cercando di osservare altri dettagli senza far sbandare la macchina
Poi un movimento attira la sua attenzione.
"Voi fa finta di cercare indirizzo" sibila il pianista, allungando il collo e fingendo di osservare i vari numeri civici. "Qualcuno sta aprendo cancello".
Un SUV grigio, dai vetri oscurati, si affaccia sulla strada e si immette davanti alla berlina guidata da Sergej. Due uomini si affrettano a chiudere il cancello mentre la macchina si accoda e prosegue, non prima però che Margarita e Anatoli riescano a dare un'occhiata all'interno.
"Spiazzo è ampio, noi ha possibilità di fare manovra" esclama Anatoli. "E cancello ha cardini semplici, basta furgone con barra davanti per sfondare".
"Tu ha notato finestre? Primo piano ha scuri chiusi, piano terra è tutto aperto. E io non pensa che loro ha finestre antiproiettile".
"Questa è stata botta di culo" mormora Sergej, "però noi ora è meglio che va".
"Da" annuisce Margarita. "Io spera che loro non ha visto e riconosciuto noi".
Sergej sbuffa, cercando di non pensare alle implicazioni delle parole della spacciatrice; svolta nella traversa e si allontana evitando due ragazzi sorridenti, dall'aria di chi ha già fumato a sufficienza, che stanno scaricando delle casse da una utilitaria. Gli occhi del pianista si soffermano sul tavolino piazzato all'esterno, su cui giacciono già alcune bottiglie di birra vuote, alcuni accendini e quelli che sembrano dei mortaretti, poi ritornano sulla strada. Anch'io vorrei organizzare una festa, altro che stare in questa macchina con questi avanzi di galera pensa mestamente, curvando le spalle.

"Voi è tornati!" esclama Pavlov, seduto al tavolo insieme a Viktor. Un paio di bicchieri bagnati tengono compagnia ad una bottiglia ormai mezza vuota. "Voi ha scoperto altri dettagli?"
"Noi può utilizzare furgone corazzato per sfondare cancello" esclama Anatoli. "Dentro noi ha spazio per manovra. E finestre di piano terra è aperte, noi può vedere e sparare dentro casa".
Margarita estrae una sigaretta dal pacchetto, la avvicina alle labbra poi, appena prima di accenderla, alza gli occhi e mormora: "Io pensa ancora che soluzione migliore è drogare loro cibo cinese. Così noi evita sparatoria".
"Tu può tentare di rincoglionire loro con tue parole" ribatte l'atleta, sghignazzando. "Loro cade tutti a terra addormentati, io garantisce".
"Noi ha anche visto macchina che usciva e uomini dentro, loro controlla cancello" aggiunge Sergej, ignorando deliberatamente il commento della spacciatrice. "Ultima cosa, noi deve fare azione mirata se noi non vuole vittime tra civili. Io ha visto ragazzi di vicinato che organizza festa".
"Io sbatte di vittime americane" sbotta Pavlov, dandosi un colpo sulla gamba malandata. "Se deve scegliere tra morto americano e proiettile in mia testa, io no ha dubbi. Tu è di altra idea?"
"Niet" si affretta a dire Sergej, abbassando la testa.
"Tu ha visto ragazzi che organizza festa?" chiede Viktor, fissando il pianista. Questo è molto interessante... pensa, afferrandosi il mento e facendo mente locale sulle dotazioni del suo magazzino personale.
I suoi pensieri vengono disturbati dall'avvicinarsi di Vladimir; il barista raccoglie i bicchieri, afferra il collo della bottiglia e, impassibile come sempre, esclama: "Alexei vuole vedere voi. Nemedlenno". Subito.
I russi si lanciano uno sguardo preoccupato. Nonostante le nuove informazioni, il piano non è ancora stato approntato. O, meglio, non esiste ancora.

martedì 30 maggio 2017

0162 - profumi d'oriente

"Noi può riempire furgone con esplosivo" ribatte di getto Sergej, cercando non irritare ancor di più il capo. "Però no è... discreto".
"Voi sta pensando a diversivo?" chiede Alexei, fissando il gruppo.
"Se noi fa scoppiare in altra zona di città, noi distrae polizia" mormora Anatoli.
Margarita gli assesta un pugno tra le costole, cercando di non farsi notare dal capo. "Noi deve creare diversivo per Petrov, non per polizia".
"Noi deve comunque distrarre polizia" sibila il corriere, massaggiandosi il fianco. "Tu vuoi finire in prigione?"
Margarita scuote la testa. "Io è sicura che Petrov non chiama sbirri".
"Sempre che lui non ha agganci anche tra uomini di polizia" mormora Sergej.
"Se noi simula attentato di altra parte di città, loro è obbligati a mandare uomini" commenta Anatoli.
"Niet attentato terroristico" esclama Alexei, facendo sussultare i russi. "Polizia ha già trovato carico nucleare, se loro pensa ad altra cellula attiva loro manda esercito e nostri affari va a puttane".
"Noi ha bisogno di altro tempo" mormora a bassa voce la spacciatrice, guardando preoccupata in direzione del capo.
Alexei chiude gli occhi poi, dopo qualche secondo, annuisce. "Voi ha ancora due giorni prima che carico venga spostato. Io lasca voi fino a domani" aggiunge, socchiudendo gli occhi. "Ora voi va, io deve fare alcune telefonate".

Sergej si chiude la porta alle spalle e osserva i compagni, poi fissa con aria incattivita Pavlov. "Tu non ha detto nulla con capo. Tu ha perso lingua?"
"Se io non ha nulla da dire, io sta zitto" ribatte l'ex atleta con una smorfia, poi segue gli altri nella stanzetta di fronte.
Margarita si accomoda sul divanetto e si accende una sigaretta. "Io sostiene che noi deve drogare uomini".
"Come noi riesce di portare droga in casa di Petrov?" chiede Sergej, lasciandosi cadere su una sedia.
"Io ha notato furgone di rosticceria cinese" ribatte la spacciatrice. "Noi usa furgone per consegnare cibo drogato, poi noi entra e ammazza tutti".
"Bene" esclama il pianista, prendendo il cellulare. "Tu ricorda numero?"
Margarita detta e Sergej chiama, ordinando una decina di porzioni di involtini primavera.
"Ora noi attende" esclama la donna, spegnendo la sigaretta all'interno di un bicchiere vuoto.

Sergej si stacca dal muro e si avvicina al piccolo furgoncino con un grande raviolo dipinto sulla fiancata. Un ragazzo dagli occhi a mandorla lo osserva, poi gli consegna il dovuto e allunga la mano per ricevere il pagamento.
Il pianista deposita un paio di banconote sulla mano e accenna un sorriso. "Miei amici dice che vostra rosticceria è molto buona. Voi fa consegne anche in altre zone di città? Io abita lontano" aggiunge per motivare la domanda.
"Shi de" esclama il ragazzo annuendo. "Noi fale consegne in tutta la città".
"Tu sta sempre seduto in furgone, allora! Boston è grande!"
"Noi essele glossa catena, noi avele vali fulgoni" esclama serio il ragazzo. "Ogni fulgone poltale oldini in singolo qualtiele!"
Sergej storce il naso, intasca il resto e rientra.

"Allora? Tu ha scoperto se noi può usare furgone di consegne?" chiede Margarita, impaziente.
"Loro ha vari furgoni" risponde Sergej, sedendosi ed appoggiando le varie scatole di cartone sul tavolo. "Se noi vuole usare rosticceria cinese, noi deve fermare furgone e poi noi deve obbligare fattorino a fare lavoro per noi. O noi deve trovare altro cinese che fa consegne, io pensa che loro capisce che è trappola se Anatoli fa consegna".
"Perché deve fare consegna proprio io?" esclama il corriere, facendo sorridere Pavlov.
"Se uomini di Pavlov mangia ogni sera ravioli, io pensa che loro conosce uomo di consegne" commenta Margarita sovrappensiero, ignorando le parole di Anatoli. "Se io deve svolgere attività illegale, io controlla chi porta me cibo. Io non pensa che questa è strada percorribile".
"Già" esclama Sergej, infilandosi un involtino primavera in bocca.

martedì 23 maggio 2017

0161 - a mani vuote

Pavlov sorride di fronte al disfattismo del pianista e comincia ad esaltare i vantaggi di una guerra tra Famiglie rivali.
Anatoli ascolta divertito il battibecco, poi alza la voce cercando di sovrastare i discorsi dei suoi due compari. "Noi deve discutere di piano, non fare conti su quanto è breve sua vita" esclama, indicando Sergej.
Vladimir intanto si sfila da dietro il bancone e raggiunge il gruppo con una bottiglia di vodka e quattro bicchieri, ma prima di appoggiare il tutto sul tavolo si avvicina all'orecchio di Margarita. "Se voi deve discutere di lavoro, forse è meglio che voi sposta in saletta privata accanto di ufficio di Alexei".
La spacciatrice sorride e fa un cenno di assenso, quindi si alza e invita tutti a scendere di sotto.
La saletta è spoglia, dotata solo di un tavolo, quattro sedie ed un divanetto. Alcuni fogli bianchi ed un paio di penne giacciono accanto a dei bicchieri vuoti; l'odore di liquore e di sigaro appesta l'aria. Anatoli si siede ed invita gli altri ad accomodarsi, poi provvede a versare vodka per tutti. "Noi ora trova sistema per fottere Famiglia Petrov" esclama, recuperando la pianta della villetta. "Magari senza che ci lascia pelle".

Dopo un paio d'ore di discussione, in cui vengono scartate parecchie idee creative ma poco praticabili, Anatoli si getta di peso sul divano, appoggia la testa su uno dei cuscini e chiude gli occhi. "Opzione migliore per entrare e portare via carico è usare camion corazzato. Però noi non ha ancora trovato sistema per liberare via da uomini di Petrov. Unica idea valida è utilizzare fosgene, come aveva proposto Popov" sospira.
"Fosgene?" esclama Pavlov, osservando per l'ennesima volta la mappa e cominciando a cercare qualcosa sul suo cellulare. "Usare fosgene è pessima idea! Noi non ha modo di riempire casa senza che loro spara noi e se noi usa in giardino, gas esce da cancello".
"Noi può prima drogare loro!" esclama Margarita, estraendo una bustina mezza piena e depositando una riga bianca su un piccolo specchietto.
"Noi ha già valutato idea di droga" mormora Anatoli, "ma noi non sa come far entrare droga in casa".
"Io ha visto consegna di rosticceria cinese" ribatte la spacciatrice. "Noi riempie pollo tandori con sonnifero e poi usa fosgene".
"Tu vuole prima drogare loro e poi usare gas?" ridacchia Sergej. "Perché poi noi non bombarda casa? Io propone autobotte piena di cocaina e esplosivo".
Le labbra di Pavlov si piegano verso l'altro in un accenno di sorriso, poi l'ex atleta alza gli occhi dal display e fissa i compagni. "Voi comunque non conta tempo di azione di fosgene. Noi non ha tre giorni per attendere che uomini di Petrov schiatta".
"Tre giorni?" esclama Anatoli. "Bene, noi ha escluso anche fosgene. Voi ha altre idee?"
Dopo un rapido scambio di occhiate, i russi scuotono mestamente la testa.

Alexei appoggia alcune foto sul tavolo e le copre con alcune bolle di carico, poi si alza e va ad aprire la porta. I volti dei quattro russi non promettono niente di buono, ma il capo non dice nulla; prima di incazzarsi vuole capire se è solo spossatezza o se invece è disagio quello che traspare dai loro occhi.
"Allora, voi ha definito piano?" chiede, tornando alla scrivania ed accomodandosi a braccia conserte. I suoi occhi passano in rassegna i quattro volti ed infine si fissano sul pianista
Sergej lancia un'occhiata ai compagni poi, notando che nessuno sembra intenzionato a correre in suo soccorso, sfoggia un sorriso tirato. "Noi ha pensato che unico sistema valido per entrare è drogare loro. Fosgene proposto da Popov non va bene perché inquina tutti vicini".
Il sopracciglio destro di Alexei si inarca, ed il pianista comincia a balbettare, cercando di riprendere il discorso. "No... io non intendeva inquina! Quale è parola corretta... uccide! Ecco, fosgene uccide tutti vicini".
Lo sguardo del capo si fa duro. "Voi sta dicendo che in tutta mattinata voi non è riusciti a ideare piano per liberare casa di guardie?"

martedì 16 maggio 2017

0160 - chiamata a raccolta

Zoya continua a sorridere, ma un brivido le percorre la schiena. Ha dimostrato a se stessa di tener testa al boss, però ha anche capito che ha tirato un po' troppo la corda. "Niet, io gioca solo con miei soldi. Io non intendeva offendere Famiglia".
Alexei annuisce soddisfatto, quindi sposta lo sguardo su Anatoli. "Voi sa cosa Petrov tiene in magazzino?"
"Arthur dice che carico comprende fucili automatici M4, pistole, mitragliette e anche bazooka".
"Ok, io pensa che voi può prendere cassa di armi per rientrare di spese".
"Io ha sempre sognato di appendere M4 sopra caminetto" esclama il corriere, cercando di suonare sincero. L'arsenale che si apprestano a rubare è buono solo per il mercato nero; nulla può battere la sua fida Tokarev o un Dragunov ben oliato.
Margarita tossisce rumorosamente per attirare l'attenzione dei due russi. "Alexei, tu pensa che noi può chiamare Sergej? Noi serve più aiuto possibile per colpo".
"Da, niet problema" ribatte il russo.
Il sorriso di Anatoli si incrina ed il suo sguardo la trapassa. "Tu vuole davvero chiamare damerino bravo solo a suonare piano? Lui si piscia sotto quando lui accende luce di bagno e vede suo riflesso su specchio!"
"Noi ha bisogno di altri bersagli!" ribatte la spacciatrice, guardandolo con sufficienza. "Noi è troppo pochi".
Anatoli sbuffa, poi annuisce. "Va bene, lui può guidare altro camion. Basta che lui sta distante da uomini con valigia".
Alexei aggrotta le sopracciglia non capendo il riferimento, ma rimane in silenzio e continua ad osservare la discussione. La sua attenzione viene poi attirata dalla suoneria del cellulare di Zoya, che riempie la stanza di musica pop.
La maîtresse osserva perplessa il display, quindi risponde. "Da?"
Gli altri russi nell'ufficio di Alexei non sentono cosa le viene detto, ma intuiscono dallo sguardo della donna che non sono notizie positive.
"Voi scusa me, io deve correre a mio motel" esclama Zoya, fissando il capo come a chiedere il permesso di poter uscire.
"E' problema grave?" chiede Alexei, senza dimostrare la minima preoccupazione. "Tu ha bisogno di uomini?"
"Niet" ribatte la maîtresse. "Io spiega te quando io ha risolto. Io spera di finire prima di colpo" aggiunge, notando il disappunto negli occhi di Margarita.
Quando la donna esce, la spacciatrice sbuffa e prende il cellulare per mandare un messaggio a Sergej. Dopo un momento, inoltra lo stesso messaggio a Pavlov, pur sapendo che l'ex atleta ultimamente è impegnato in altri affari.

Sergej osserva il cielo terso sopra Boston, godendosi per un momento il tocco caldo del sole, poi attraversa la strada e si dirige verso il locale della Famiglia Antonovich. Il messaggio della spacciatrice era chiaro: presentarsi al Chaika Bar a mezzogiorno. Nessuna spiegazione sul motivo della convocazione e, soprattutto, nulla sul perché sia necessaria la sua presenza. Forse suo zio è stato rilasciato. No, avrebbe ricevuto una sua chiamata, non certo un breve messaggio di Margarita. E poi il vecchio Vania deve scontare ancora un paio d'anni. Inutile sognare ad occhi aperti.
Varcata la soglia del Chaika Bar, Sergej sbatte un paio di volte le palpebre per abituarsi alla semioscurità ed osserva la sala. Nonostante sia l'ora di punta per i bar, non c'è uno straccio di cliente; a parte il barista, solo Margarita e Anatoli siedono in un angolo. Che palle, c'è anche quel pallone gonfiato pensa, togliendosi la giacca ed alzando una mano per accennare un saluto. La spacciatrice alza la testa, gli sorride ed indica una sedia.
"Tu ha detto che era richiesta mia presenza" esclama Sergej, appoggiando con cura la giacca allo schienale e sedendosi composto. "Cosa è tanto importante da interrompere miei esercizi su brano di Rachmaninov?"
"Noi spiega tutto" esclama Margarita, "non appena arriva anche Pavlov".
Sergej socchiude gli occhi, poi si volta quando sente la porta aprirsi. L'ex atleta attraversa zoppicando la sala, afferra una sedia e si accomoda tra la spacciatrice ed il corriere. "Voi ha richiesto mia presenza, io è qui".
"Bene" esclama Anatoli appoggiando le spalle allo schienale ed allungando le gambe. "Noi ha bisogno di supporto per piccolo lavoretto".
I due russi fissano il corriere senza proferir parola, in attesa di sentire di che lavoro si tratta.
"Noi deve prendere carico di armi di Famiglia Petrov".
Pavlov abbassa lo sguardo e sospira. "Voi vuole veramente fare ciò?"
"Io conosce nome di Petrov" commenta Sergej, cercando di ricordare il contesto in cui ha sentito nominare questa Famiglia. "Se io non sbaglia, noi non è amici di Petrov... noi sopporta loro, da?"
"Beh, sua figlia di diciotto anni no è male" commenta l'ex atleta, lanciando un'occhiata di sottecchi al pianista. Anatoli osserva divertito la scena, immaginando dove il russo voglia andare a parare.
"Io non ha mai accennato a figlia di Petrov" ribatte Sergej, guardando interdetto Pavlov.
"Finché sta zitta è simpatìca" esclama l'ex atleta, allargando le braccia. "Ragazza non è brava con parole, ma ci sa fare con bocca!"
Anatoli e Margarita scoppiano a ridere quando Sergej, cogliendo l'allusione, arrossisce.
"Tu espone situazione" esclama la spacciatrice rivolta al corriere, poi si alza di colpo. "Io ha bisogno di riga di coca".
"Perché tu allontana?" ribatte Pavlov. "Tu può fare qui, su tavolo".
Margarita lancia un occhiata al volto ancora paonazzo di Sergej, poi scuote la testa. "Io preferisce intimità di bagno" esclama, dirigendosi verso il retro del locale.
Anatoli osserva il fondoschiena della spacciatrice sparire dietro la porta a spinta che dà sulla cucina, quindi si volta e osserva i due russi. "Ieri Margarita e io ha avuto piacere di conoscere Arthur, fratello di Alexei. Lui ha proposto noi lavoro semplice. Noi deve entrare in casa di Petrov, ammazzare tutti, rubare carico di armi e rivendere. Ah, lui ha detto che noi non doveva avvisare Famiglia di suo piano di merda. Noi però tiene a nostro culo, quindi noi ha discusso di lavoro con Alexei. Io viene da esperienza di ambasciata, io sa quando piano è destinato a fallire".
Sergej sospira nel sentir nominare per l'ennesima volta il passato del corriere, ma evita di commentare.
"Io" inizia, poi si corregge quando Margarita si siede accanto a lui, "noi ha chiamato voi qui per definire piano. Se noi non fa filare tutto liscio, noi fa scoppiare guerra di mafia".
"Questa è situazione di merda, non lavoro semplice" commenta Sergej scuotendo la testa.

martedì 9 maggio 2017

0159 - pochi e confusi dettagli

Alexei recupera un sigaro da una scatola sulla scrivania, taglia la testa e se lo ficca in bocca. Dopo averlo acceso con un fiammifero, osserva i tre russi seduti i fronte a lui. "I sa che ieri uomo di Petrov è morto in prigione. Referto parla di suicidio, ma io sa che è stato ucciso".
Anatoli lancia un'occhiata a Margarita che alza le spalle. Nessuno dei due sa dove il capo vuole andare a parare.
"Jack il Grigio ha dispositivo per simulare telefonata da interno di carcere. Voi deve chiamare Famiglia Petrov e fingere di essere informatore. Voi deve dire che ariani ha assassinato loro uomo, così noi svia sospetti da nostra Famiglia. Inoltre noi fotte ariani, buona cosa, da?"
Un sorrisetto illumina il volto del corriere: la trovata del capo è un buon sistema per fregare i Petrov e far finire all'altro mondo un po' di ariani. "Da, ottima idea".
Alexei annuisce, poi tira un'altra boccata dal sigaro. "Voi ha detto che Arthur vuole che voi ruba armi".
"Da" risponde Margarita.
"Io immagina che lui poi rivende carico".
"Da".
"Voi sa chi è compratore?"
I tre russi si guardano interdetti. Nessuno si era chiesto in mano di chi potessero finire le armi. Una leggerezza, dopo quello che è successo con i fondamentalisti qualche tempo fa...
"Niet" ribatte Anatoli, "ma noi sa chi fa da intermediario per vendita di armi".
"Sporco ceceno" sbotta Zoya, senza riuscire a trattenere una smorfia.
"Lui è solo quarto ceceno" puntualizza il corriere, lanciandole un'occhiata.
Zoya sbuffa e distoglie lo sguardo. "Lui è comunque sporco ceceno".
"Voi parla di Popov?" domanda Alexei, osservando impassibile il volto dei suoi uomini.
"Da" ribatte la maîtresse. "Lui non è persona fidata. Lui è pronto a tutto per soldi".
Anatoli si sporge e si avvicina al suo orecchio. "Come fa tu a dire che lui è pronto a tutto per soldi?"
"Lui ha rifiutato mie puttane" ribatte la donna, aggrottando la fronte ed indurendo lo sguardo.
Alexei finge di non notare i discorsi dei due, quindi esala una nuvola di fumo e scarica un lungo cilindro di tabacco carbonizzato nel posacenere. "Da, Popov è libero professionista. Ora voi spiega me piano, così io può dare qualche consiglio".
"... e uomini" aggiunge Margarita, collegandosi alla frase del capo.
"Da, uomini".
"Tu vuole che noi chiama Popov per discutere piano?" chiede la spacciatrice, recuperando il cellulare dalla tasca.
"Niet" ribatte l'uomo, scuotendo la mano. Un filo di fumo si disperde nell'aria, disegnando una sagoma indistinta davanti al suo naso. "Voi ora spiega me piano, io intanto pensa a punizione esemplare per Popov. Lui non ha informato me di lavoro, perciò lui deve pagare per sua arroganza".
Anatoli ghigna pensando alla povera sorte del mercante, poi tira fuori dalla tasca la piantina e spiega la situazione che dovranno affrontare.
"Piano di tuo fratello è sfondare cancello con camion, ammazzare tutti, rubare armi e fuggire. Noi però sta pensando a qualcosa di meno diretto" esclama il corriere, fissando negli occhi Alexei.
"Non è brutto piano" mormora sorridendo il capo.
"Purtroppo noi non è in Russia" ribatte Anatoli, sorridendo di rimando. "Popov ha proposto uso di fosgene, suo amico può procurare noi autobotte".
"Voi ha problema con cancello" commenta Alexei, osservando il disegno della piantina. "Se voi non riesce a centrare villa, voi disperde fosgene per tutto quartiere".
"Da, è parte controversa di piano" ribatte Margarita.
Il capo alza gli occhi ed osserva i suoi tre uomini, in attesa di sentire il resto del piano. "Voi ha pensato solo a questo?"
I tre russi si guardano un po' interdetti, poi Anatoli prende la parola. "Noi ha avuto poco tempo".
"Voi definisce dettagli mancanti, io intanto pensa cosa fare di guadagno di Arthur. Quanto ha proposto voi per lavoro?"
"Tuo fratello ha proposto noi quattr..."
".. ottomila dollari a testa" la corregge Zoya con un largo sorriso.
Alexei fissa la maîtresse e risponde al sorriso. Il suo sguardo, però, è freddo come il ghiaccio. "Io conosce Arthur e pensa che compenso di Margarita è più corretto. Tu vuole giocare con soldi di Famiglia?"

martedì 18 aprile 2017

0158 - dimostrare fedeltà alla Famiglia

Dopo essere scesi nel silenzioso corridoio che attraversa il piano interrato, i tre russi si fermano davanti alla porta di Alexei. 
"Tu è sicuro che capo è in suo ufficio?" sussurra Zoya.
"C'è unico sistema per scoprirlo" risponde Anatoli, bussando alla porta ed annunciandosi.
La familiare voce del capo invita ad entrare. Alexei è seduto alla sua scrivania, il cellulare appoggiatto all'orecchio, un sigaro in bocca ed alcuni documenti sparsi sul tavolo a coprire parzialmente una mappa di Boston. Nonostante il fumo del cubano, l'aria sembra più pulita rispetto al piano superiore.
"Quando tu ha nome di figlio di puttana, tu dice a miei uomini. Spassiba, Ilia". Alexei appoggia il cellulare sul tavolo e si volta a guardare i tre uomini. "Cosa serve voi?"
"Priviet, Alexei" esclama Margarita, prendendo posto su una sedia. "Noi ha grande dilemma di lavoro".
"Lavoro, da! Io ha scoperto chi ha tentato di uccidere voi. Artur ha pestato capo di feccia ariana in prigione. Lui è finito dritto in reparto di ospedale. E' questione di rispetto, voi capisce vero? Coglione ha poi chiesto a suoi amici di vendicare onta subita e ordinato omicidio di Artur".
"Se tu ha nomi, noi uccide sicari per te" propone Anatoli, sedendosi sul divanetto.
"Voi no preoccupa, io ha messo nome di coglione su prossimo carico per obitorio. Quando ariano che comanda muore, sue troiette impara che loro non deve alzare testa con Famiglia Antonovich. Comunque. Voi ha detto che voi ha problema, da?"
"Da" risponde il corriere. "Come ha detto Margarita, noi ha dilemma di lavoro. Tuo..."
"Noi è fedeli a Famiglia" lo interrompe Zoya. "Noi sa per chi noi lavora".
"Voi lavora per me, da?" esclama Alexei, lo sguardo freddo ed i tendini del collo tirati.
"Da" si affretta a rispondere la spacciatrice, cominciando a sudare. L'espressione sul volto del capo non promette nulla di buono. L'ha già vista in passato, per fortuna mai diretta a lei. Fino ad ora, almeno. Chi ha subito quello sguardo, però, spesso non si è più fatto vedere nel locale. O in qualunque altro angolo di città, a dirla tutta.
"Zoya, calma tuoi nervi" sibila Anatoli, poi si rivolge ad Alexei con un tono più conciliante. "Tutto quello che noi dice in questa stanza rimane tra presenti, da? Sembra domanda strana, ma tra poco tu capisce perché io chiede ciò".
La voce che formula la risposta potrebbe tagliare l'acciaio. "Dipende".
"Tuo fratello ha proposto noi lavoro" continua il corriere, cercando di rimanere impassibile e mascherando l'inquietudine con un leggero sorriso. "Lavoro sicuro facile facile".
L'espressione tesa di Alexei si ammorbidisce ed un ghigno compare sul suo volto. "Uno di suoi lavori sicuri facile facile?"
"Da" conferma la spacciatrice.
"Perché lui ha proposto voi lavoro?"
Le voci di Anatoli e Margarita si fondono quando entrambi danno la stessa risposta. "Perché noi ha salvato suo culo".
"Io trova sia ottima motivazione".
"Da" replica la spacciatrice. "Solo che per lavoro che lui ha proposto noi, noi è carne di macello".
"Khorosho. Ora voi da me motivazione per non prendere mio fratello a calci fino a San Pietroburgo".
Temendo ripercussioni dal fratello minore, Margarita si affretta a calmare Alexei. "Noi racconta te di lavoro" esclama, poi lancia un'occhiata ad Anatoli per ottenere un po' di aiuto.
"Idea di Artur non è effettivamente cattiva" interviene il corriere, "però lavoro è molto difficile per noi soli".
"Noi ha bisogno di altri uomini" aggiunge la spacciatrice, annuendo convinta.
Alexei si sporge sulla scrivania, fissa i tre russi e sibila: "Ora voi spiega me dettagli, io poi decide se affidare voi altri uomini".
Anatoli inizia ad illustrare i dettagli forniti da Artur, aggiungendo poi tutte le informazioni recuperate dal sopralluogo e dalle loro congetture: la villa è una fortezza, circondata da alte mura ed in un quartiere residenziale, ed il carico d'armi è quasi sicuramente di proprietà della Famiglia Petrov.
"Voi è sicuri che carico appartenga a Petrov?"
"Noi è ragionevolmente certi" mormora Zoya.
"Lui è grande pezzo di merda..." mormora Alexei. I tre russi si lanciano occhiate interdette, non capendo se il capo si riferisca al fratello o al boss della Famiglia rivale.
"Io ha idea che Artur vuole fottere te" aggiunge la maîtresse con un sorriso imbarazzato.
"O lui vuole fottere noi" mormora Margarita, cercando di non farsi sentire.
Alexei si passa una mano sul volto, poi riprende in mano il sigaro e tira una boccata di fumo ad occhi chiusi. I suoi uomini non fiatano, temendo una reazione esplosiva; il silenzio nella stanza è rotto solamente dai respiri profondi del capo.
"Io vuole mettere in chiaro dato di fatto. Io non vuole... anzi, Boris non vuole... guerra di Famiglie" esclama Alexei senza aprire gli occhi.
"Per questo noi è qui" mormora Anatoli, muovendosi a disagio sulla poltroncina.
"Artur sa che carico di armi è di proprietà di Bogdan Petrov?"
"Io pensa di sì" replica Margarita. "Lui ha detto che noi non deve lasciare testimoni".
"Quando io ha chiesto più informazioni, lui ha detto che noi doveva sapere solo stretto necessario" aggiunge il corriere. "Lui sa".

martedì 11 aprile 2017

0157 - la decisione è presa

Dopo aver accompagnato tutti fuori, Zoya entra nella stanza di Makayla, la ragazza che ha intrattenuto Artur la sera prima.
"Quante prestazioni, oggi?" chiede senza salutare.
"Priviet, Zoya" esclama la ragazza senza scomporsi. "Dva".
Solo due clienti. Gli affari non stanno girando molto bene, ma la maîtresse accantona l'informazione per un secondo momento; ora ha altro a cui pensare.
"Ieri tu ha servito ragazzo, da?" chiede, osservando la ragazza aggiustarsi il trucco di fronte ad uno specchio.
"Da, Artur è stato molto... tanta passione" risponde Makayla, finendo di passarsi la matita sulle palpebre.
"Lui ha detto qualcosa mentre scopava?"
"Mentre veniva, lui ha ringhiato che lui vuole dimostrare a suo padre suo valore".
"Nient'altro?"
"Niet".
Merda pensa la maîtresse, chiudendo la porta e dirigendosi verso il bancone della reception. E' chiaro che vuole fare bella figura usando come arma i nostri culi.
Dopo aver recuperato il cellulare, digita il numero di Anatoli.
"Cosa è successo? Perché tu chiama?" chiede preoccupato il corriere, rallentando nel caso sia necessario fare un'inversione di marcia.
"Nulla, io ha parlato con mia puttana che ha fatto sesso con Artur. Lui vuole usare nostro lavoro per dimostrare suo valore e sua determinazione a Famiglia".
"Questo noi aveva già chiarito".
"Questo significa che lavoro è anche più rischioso di premesse. Io propone di vendere Artur e ceceno e salvare nostre chiappe".
Sul volto di Anatoli compare un sorriso divertito. "Zoya, tu incarna tutta perfezione di Russia" esclama, fermando la macchina davanti al Chaika Bar. "Tu raggiunge me e Margarita a Chaika Bar, penso che è arrivato momento che noi ora decide se andare a parlare con Alexei".

Anatoli entra nel locale e nota Margarita seduta al bancone, la testa che ciondola a destra e a sinistra, segno che si è già scolata parecchi bicchieri. Il corriere si accomoda accanto a lei e fa segno al barista di versare anche per lui. La spacciatrice si accende una sigaretta, osserva tra i fumi dell'alcool il volto duro di Anatoli e inizia a riferire quanto ha sentito dal barista. "Io odia cagacazzi" termina con un ringhio.
"Noi attende Zoya, poi decide cosa fare" ribatte Anatoli. "Io ha bisogno di bere, tu invece fuma. Tu ha già bevuto troppo".

La porta del locale si apre e i tacchi delle scarpe di Zoya rimbombano per il locale. Anatoli e Margarita si voltano, si alzano e fanno un cenno alla donna in direzione di un posto più appartato, vicino alla pareete. Dopo essersi accomodati attorno al tavolino, il corriere osserva le due donne. "Ora noi deve decidere cosa fare. Artur vuole dimostrare di essere grande uomo usando nostra pelle per farlo".
"Io pensa che lui vuole prendere posto di Alexei" esclama la maîtresse. "Io crede che noi deve parlare con capo per bene di Famiglia".
"Io pensa che questa è sola possibilità di salvare nostri culi. Se noi non muore durante assalto, Alexei fa saltare nostre teste perché noi ha scavalcato lui. O forse regala noi scarpe di cemento".
Margarita annuisce convinta, quindi si alza. Il mondo intorno a lei comincia a girare; dopo aver ritrovato l'equilibrio, si dirige verso le scale che portano all'ufficio del capo, poi si volta verso i compagni. "Allora? Voi cosa sta aspettando?"
Anatoli e Zoya si guardano, poi si alzano all'unisono e raggiungono la spacciatrice.
"Quando noi chiede per informazioni?" domanda la maîtresse.
"Noi non chiede nulla" ribatte il corriere. "Questa è faccenda di Famiglia".
"Se lui apprezza lealtà, lui offrirà noi soldi" aggiunge Margarita, iniziando a scendere le scale.

giovedì 6 aprile 2017

0156 - lontano da orecchie indiscrete

"Se Artur è furbo come dice Alexei, sua idea serve per ridimensionare potere di unica Famiglia che può minacciare posizione di Antonovich" mormora Anatoli, fissando prima Margarita poi Zoya.
"Io dice di riferire tutto a capo" propone la spacciatrice. "Se lui scopre nostro lavoro sottobanco e non approva, noi finisce in merda".
"Io invece dice di vendere informazioni a Alexei" ribatte la maîtresse. "Così noi evita problemi e guadagna soldi".
Viktor tossisce per attirare l'attenzione, poi squadra i tre russi. "Basta con seghe mentali. Voi riesce a prendere cazzo di carico o no? Se voi non è in grado, io e Artur cerca altre persone".
"Noi sta valutando situazione" risponde freddamente Anatoli, i suoi occhi piantati sul mercante d'armi. L'idea che un ceceno lo guardi dall'alto in basso gli fa ribollire il sangue nelle vene, poco importa che finora si sia sempre dimostrato un valido e professionale alleato.
"E comunque noi ha tempo fino a sabato" puntualizza Margarita, indicando una data scarabocchiata accanto alla mappa sul tovagliolo. Le sue dita afferrano un'altra sigaretta, poi fanno scivolare il pacchetto verso le mani di Zoya. "Tua fretta è inutile".
"Se piano non è buono e noi fallisce, anche tuo bel culetto è fottuto" esclama la maîtresse.
"E allora voi pensa a piano che non fallisce" risponde secco Viktor.
"Io ha bisogno di sonno per riflettere bene su piano" interviene Margarita, spegnendo il mozzicone nel posacenere ed alzandosi in piedi.
"Da, questa è buona idea" approva Anatoli, lanciandole un'occhiata d'intesa. Anche lui vuole liberarsi della presenza del ceceno.

Margarita, dopo aver rifiutato un passaggio dal corriere, si allontana a piedi e, dopo essersi assicurata che Viktor non la stia seguendo, ferma un taxi e dà istruzioni per arrivare al Chaika Bar.
L'atmosfera del piccolo locale è la solita, la musica di sottofondo vecchia di trent'anni che riempie la sala, l'odore di birra e vodka, unito al fumo delle sigarette, che appesta l'aria rendendola quasi irrespirabile. E' un posto che sa di casa. Non ci sono avventori e pure le guardie di Boris non sono al loro posto davanti alla porta dell'ufficio, segno che il boss è impegnato altrove. La situazione perfetta per fare domande senza temere che qualcuno senta.
La spacciatrice si siede al bancone e fa un cenno al barista, che prontamente appoggia un bicchiere sulla superficie ancora bagnata e ci versa dentro un'abbondante dose di vodka.
"Spassiba, Vladimir" esclama con un sorriso Margarita, bevendo in un sol sorso il pregiato nettare russo. "Tu conosce Artur?"
"Da, io conosce piccolo Antonovich da quando lui era alto così" ribatte, aprendo il palmo di una mano e piazzandolo a metà coscia.
"Che tipo è? Cosa tu pensa di lui?"
Il barista riempie di nuovo il bicchiere, poi alza gli occhi ed incrocia il suo sguardo. "Ragazzo è sveglio, intelligente. Artur è in grazie di capo" risponde diplomaticamente, senza sbilanciarsi. La luce nel suo sguardo tradisce però altri pensieri.
"Io ha sentito dire che lui è testa calda".
"Da, tipico di adolescenti. Colpa di ormoni, io crede".
La vodka sparisce nella gola della donna mentre riflette su quanto può spingersi oltre. "Quanti morti ha causato per suoi colpi di testa?"
"Sotto la sua direzione solo due colpi andati male e qualche uomo finito in galera. A volte succede. Perché tu fa queste domande?"
"Perché noi ha recuperato lui fuori di prigione e qualcuno ha tentato di uccidere lui".
Vladimir non riesce a trattenere una risata poi, dopo aver ripreso il controllo, torna serio. "Lui è, come dice americani, cagacazzi. Lui fa spesso sbruffone. Probabilmente lui ha steso qualcuno in prigione e questo non ha messo faccenda su piano personale".
"Noi ha rischiato nostro culo per salvare suo culo".
"E questo è problema?"
"Niet, questa è vita di Famiglia. Io diceva tanto per dire" mormora, scolandosi il terzo bicchierino e chiedendone un altro.

martedì 28 marzo 2017

0155 - due più due fa Petrov

I tre russi si voltano all'unisono quando Viktor varca la soglia della stanzetta privata.
"Com'è andato tuo giro? Ha trovato fosgene?" chiede Zoya, versandosi l'ennesimo bicchiere ed osservando Anatoli allontanarsi verso il bagno.
"Da, prodotto non è problema" risponde il mercante alzando le spalle. "Io però stava pensando... chi porta via cadaveri?"
"Perché noi deve portare via cadaveri? Noi lascia lì e dà fuoco a villa" esclama la spacciatrice. "Io è più preoccupata che noi scatena guerra di mafia".
"Io intendeva proprio questo" ribatte Viktor, battendosi un colpo sulla coscia. "Niente cadaveri, niente guerra. Se loro trova corpi, loro cerca me".
"Questo è mondo difficile" ironizza Zoya, guardando Viktor di sottecchi. "Tu ha paura?"
"Io ha reputazione da mantenere, io non può lasciare prove di mio diretto intervento. E cadaveri che sa di fosgene è chiaro segno, è traccia che conduce a me".
"Questo lavoro non piace" mormora Margarita, soffiando una boccata di fumo e cercando di darle una forma muovendo l'indice. "Arthur non piace. Questo è lavoro schifoso, tanti rischi e poco guadagno".
"Da, tu ha ragione" commenta la maîtresse, sovrappensiero. "Troppe incognite e troppi rischi. Sa di grande inculata... io quasi quasi pensa di rinunciare".
La spacciatrice spegne la sigaretta e si volta verso Viktor. "Da quanto tempo tu conosce fratello di Alexei?"
Il mercante fissa per un momento la donna negli occhi, poi si stacca dalla parete e si avvia verso la porta. "Io ha altro da fare. Io ha offerto mio aiuto. Se voi non vuole prendere carico, va bene così. Io ha altro da fare".
Margarita lo fissa con odio, cercando di trapassare la sua schiena con lo sguardo. Odia quando qualcuno le mette fretta, soprattutto se quel qualcuno non è il capofamiglia. "Bene, noi ci aggiorniamo domani".
"Prossima volta io fa trovare vodka polacca" ridacchia Zoya, cercando di mantenere un tono conciliante ma riuscendo solamente ad irritare ancor più il mercante.
Il rumore dello sciacquone richiama l'attenzione dei tre, poi Anatoli esce aggiustandosi la patta e osserva Viktor con la mano sulla maniglia. "Tu va già via? Cosa io ha perso?"
"Niente, Viktor teme arrivo di polizia" sibila Margarita, fissando storto il mercante d'armi.
"Da, polizia" annuisce il corriere. "Se noi fa bene nostro lavoro, quando arriva polizia noi è già lontani".
"Io preferisce lavoro pulito e silenzioso" aggiunge Viktor, voltandosi e lanciando uno sguardo alla spacciatrice.
Un largo sorriso illumina il volto di Anatoli, che sembra aver deliberatamente ignorato la tensione presente nella stanza. "Armi silenziate, da! Questa è buona idea!"
"Io pensa a rischi di rubare in casa di altra Famiglia" borbotta Margarita. "Io ha fatto due conti. Quella è zona sotto controllo diretto di Petrov".
Il sorriso di Anatoli si incrina leggermente. Sa che a Boston gli Antonovich sono al comando, ma gli equilibri sono abbastanza precari a causa della presenza di altri gruppi organizzati, come gli irlandesi ed i colombiani. Per non parlare degli italiani, che non vedono l'ora di poter espandere il loro territorio. Scontrarsi apertamente con i Petrov, la seconda Famiglia russa più potente di Boston, non può far bene agli affari. Sembra, piuttosto, un ottimo modo per innescare una guerra tra russi. E senza un piano a prova di bomba, sarà proprio quello che succederà.

martedì 21 marzo 2017

0154 - prezzo di favore

Il mercante d'armi ferma la macchina sotto l'insegna della Sewers Cleaning Company, quindi si dirige verso il retro dell'edificio. Una scaletta di metallo conduce ad un piccolo appartamento al primo piano, Viktor apre la porta senza bussare ed entra. Un uomo decisamente sovrappeso, dai radi capelli neri, è seduto su un divano in pelle e sta pestando furiosamente i tasti di un controller; davanti a lui, su uno schermo LCD da non meno di 50 pollici, fanno bella mostra di sé le immagini dell'ultimo Call of Duty. Un sistema dolby erutta i suoni della battaglia.
"Attento, tu ha nemico dietro container!" esclama Viktor, afferrando una birra aperta e sedendosi su una sedia.
Miroslav sposta la levetta del pollice e fa fuoco un paio di volte, poi lancia via il controller quando la killcam ripercorre l'ingloriosa fine del suo avatar digitale. "Odjebati! Cosa vuoi che Miro fa questa volta?" esclama, grattandosi la pancia e cercando con lo sguardo un'altra birra.
"Io ha bisogno che tu fa spurgo invertito per me dentro casa di... amici".
"Io deve inondare di merda casa di tuoi amici? No problema, prijatelj" ribatte Miroslav, tirando su col naso.
"No merda, fosgene. Io e miei soci deve entrare in casa e noi non vuole testimoni, deve essere lavoro pulito. Noi non vuole rischiare scontro a fuoco. Però se tu vuole, tu può usare merda per coprire odore di fosgene".
"Tu ha visto casa da riempire?" chiede l'uomo. "Io ha accesso da strada direttamente dentro casa?"
"Io non ha ancora fatto sopralluogo, io so solo che casa è circondata da muro alto tre metri" risponde Viktor, prendendo un tovagliolino unto e disegnando a grandi linee la planimetria della casa.
"Questo è problema, Viktor" commenta il serbo. "Per effetto di fosgene serve dieci minuti più tempo di pompaggio, io può rompere vetro ma io pensa che poveri stronzi accorge che qualcosa non va. E tubo è grosso, se io non becca subito vetrata, agente esce da cancello e riempie tutto quartiere".
"Tu non ha altro modo per infilare tubo in casa?"
"Io può usare drone per dirigere tubo, ma tempistiche è troppo strette per quello che tu vuole".
"Niet droni, quella è zona residenziale" risponde Viktor scuotendo la testa. "Loro vede tubo volante e capisce che sta succedendo qualcosa".
"Io non ha altre idee" esclama Miroslav con un'alzata di spalle. "Tu pensa a piano, io intanto procura materiale. Quando tu sa come io può arrivare dentro casa e lavorare senza insospettire nessuno, io porta mio camion vicino a villa e scarica contenuto".
Viktor cerca di mascherare il suo disappunto con un paio di colpi di tosse, poi si alza e si avvia verso la porta. "Tu tiene cellulare acceso. Solito prezzo?"
"Da, per te solito prezzo di favore".

Anatoli entra nel motel e, seguendo le voci di Margarita e Zoya, si dirige verso la stanza dietro al bancone. Le due donne stanno discutendo animatamente e l'argomento sembra Arthur. La bottiglia di vodka sul tavolo è piena a metà, segno che la discussione sta andando avanti da un po'.
"Novità?" chiede il corriere, sedendosi sul divanetto.
"Niet" esclama Margarita, accendendosi una sigaretta e porgendo il pacchetto alla maîtresse. "Villa è peggio di fortezza. Dannatamente difficile entrare. Arthur ha proposto bel lavoro di merda".
"Da, anche io pensa. Io ha parlato con Alexei, lui ha confermato che suo fratello è testa calda. E' finito in galera per traffico di droga, lui ha preso rischio troppo grande da gestire".
"Lavoro di merda" ripete la spacciatrice, soffiando una boccata di fumo. "Io spera che Viktor ha soluzione, perché io non ha molte idee per risolvere casino".
"Da, anche io spera questo" commenta Anatoli, appoggiando la testa sullo schienale del divano ed alzando gli occhi al soffitto.

martedì 28 febbraio 2017

0153 - lavoratore autonomo

Viktor ferma la macchina lontano dal motel, spegne il motore e controlla negli specchietti che nessuno l'abbia seguito. La strada è deserta, solo un vecchio furgone passa scoppiettando e svolta in una laterale, diretto probabilmente verso un'onorevole morte nella discarica comunale. Sarebbe un ottimo mezzo da rubare ed usare per le consegne, di cui nessuno sentirebbe la mancanza.
Il mercante d'armi chiude gli occhi, cercando di rallentare il proprio battito cardiaco. Mantenere la calma non è stato semplice: si è fatto in quattro per la Famiglia, pur non essendo degno di farne parte; è sempre stato disponibile a soddisfare le varie richieste, senza fare domande e lavorando nel modo più efficiente possibile, anche quando i soldi degli Antonovich non bastavano nemmeno a coprire le spese.
Ed ora... sentire il disprezzo nella voce dei russi è stato come ricevere un pugno allo stomaco. Ma cos'altro poteva aspettarsi, da loro? L'hanno trattato di merda a causa del suo sangue contaminato; in patria se l'è sentito ripetere più e più volte, ed alla fine è arrivato pure lui a crederci. Ma questa è l'America, la terra delle opportunità. Cazzate. Non è cambiato niente. Sperare in qualcosa di diverso è inutile.
Ma poi, perché ha rivelato il suo piccolo segreto? Forse perché, dopo i vari trascorsi con quel gruppo, contava su un po' di comprensione. Ed ha invece ottenuto lo stesso trattamento di sempre.
Non ha senso, però, meditare propositi di vendetta. Lui è migliore di loro. E' un professionista, ed è il caso che si comporti come tale. Davanti ad un buon lavoro nessuno potrà accusarlo di essere uno scarto umano, una bestia che non può aspirare a nulla.
Per prima cosa io deve procurare fosgene pensa, grattandosi dietro la nuca. Forse non è soluzione migliore per assalto in villa, ma è sempre meglio di nulla proposto da uomini di Antonovich. E se noi non usa fosgene, io rivende e tiene soldi come rimborso spese.
Viktor estrae il cellulare e compone un numero a memoria.
"Priviet, Miroslav!" esclama allegro. "Tu ha ancora ditta di spurgo pozzi neri?"
"Da" replica la voce all'altro capo della linea. "Tu ha buco di svuotare?"
"Niet buco. Io ha affare da proporre te. Tu ha tempo per caffè?"
"Da, io ha giorno libero. Tu passa quando tu vuole".
"Io è lì in venti minuti".
Viktor getta il cellulare sul sedile del passeggero ed avvia il motore.

martedì 21 febbraio 2017

0152 - la condanna di Artur

Anatoli si guarda attorno per accertarsi che nessuno si interessi ai suoi affari, quindi porta il cellulare all'orecchio. "Da?"
Il tono di Margarita evidenzia il suo disappunto. "Anatoli, casa è blindata come di fortezza. Noi ha visto movimento dentro e guardia su lato posteriore".
Anatoli chiude gli occhi, riflettendo per l'ennesima volta sulla difficoltà del compito che Artur ha assegnato loro. "Io è da Alexei. Io può richiamare te tra poco?"
La spacciatrice sospira. "Va bene. Quando vuoi, tu chiama. Noi torna in bordello di Zoya".
"Bene. Dasvidania, Margarita" mormora il corriere, chiudendo la telefonata. Noi è finiti in fottuta situazione di merda.

Anatoli rientra nella piccola sala ed osserva impassibile uno degli amici di Alexei recuperare i soldi del piatto, quindi si accomoda, copre il grande buio ed attende che gli vengano servite le carte. Una donna ed un nove.
Un paio lanciano imprecando le carte verso il mazziere. Alexei osserva il suo sguardo e copre il buio. Anatoli alza di nuovo l'angolo delle due carte, quindi batte sul tavolo. Dopo una serie di check, il suo punto non si è smosso da una coppia di nove. L'ultima carta è un re. Alexei fissa la mano del corriere, immobile sopra le sue carte, quindi punta qualche dollaro. Anatoli, sospirando, lascia.
"Tu deve imparare a giocare aggressivo" esclama il capo, raccogliendo il denaro.
"Io gioca aggressivo con carte decenti" ribatte Anatoli, estraendo altre banconote dal portafoglio.
Le mani si susseguono tra alti e bassi, con Alexei che continua a vincere ed Anatoli che arranca per evitare di perdere troppo. Dopo un'oretta, gli amici del capo si alzano e se ne vanno, lasciando Alexei a contare il denaro.
"Tu voleva parlare con me?" esclama il capo, infilandosi un rotolino di banconote nella tasca interna della giacca.
"Da" risponde Anatoli. "Io voleva parlare di viaggio di ritorno da prigione. Noi ha avuto qualche problema, due moto ha seguito noi. Io ha fatto festa a centauri, comunque".
"Tu ha fatto sparire macchina?"
"Io ha già sistemato tutto. Ma non è di questo che io voleva parlare. Io ha recuperato documento di identità di uno di loro. Loro era ariani e centauro ha sparato direttamente su portiera di tuo fratello".
Alexei accenna un sorriso. "Come io ha già detto, mio fratello è testa calda. Probabilmente lui ha fatto irritare qualcuno durante sua permanenza in prigione".
"Anche io pensava questo".
"Artur ha grandi idee ed è furbo, ma poi lui prende decisioni avventate. Tu sa perché lui era finito in prigione?"
"Niet".
"Lui ha scontato tre anni per traffico di droga. Mio fratello ha voluto vendere intero carico in unica volta, qualcuno ha fatto soffiata e polizia è arrivata. Lui però ha fatto sparire camion prima di arrivo di sbirri. Quando poliziotti ha controllato, loro non ha trovato roba addosso a lui".
"Artur è stato furbo" concede Aantoli, continuando a guardare il pavimento.
"Da" ribatte Alexei, fissando il corriere. Dopo aver osservato per un po' lo sguardo teso del suo sottoposto, aggiunge: "Tu ha problemi? Io vede te pensieroso".
"Da, io è pensieroso" ammette Anatoli, sospirando. "Artur fa come se nulla è successo. Lui non pensa che oggi qualcuno ha cercato di uccidere lui".
Alexei non riesce a trattenere uno sbuffo divertito. "Tu pensa a tutte volte che tu ha rischiato di morire?"
"Niet, non è questo. Io però pensa a chi altri può tentare di uccidere me. Lui non considera nuovi tentativi e io vorrei evitare che accadano altri incidenti".
"Io capisce" esclama Alexei, appoggiando una mano sulla spalla del russo. "Io parla con mio fratello e cerca di capire chi è mandante. Poi noi vede di sistemare faccenda e limitare rappresaglie".
"Spassiba" ribatte Anatoli, per nulla convinto.

Alexei apre la porta e si dirige verso il suo ufficio. Il corriere, invece, esce dal Chaika Bar e si dirige al bordello.

martedì 14 febbraio 2017

0151 - partita di poker

Anatoli, dopo aver rifiutato per la seconda volta la ragazza offerta dalla dipendente di Zoya, esce dal motel, monta in macchina e si dirige al Chiaka Bar. Artur è membro di Famiglia, da, ma questo è lavoro rischioso e io non vuole rischiare di scontentare Alexei riflette tra sé, entrando nel locale.
Un paio di uomini di Boris smettono di bere e si voltano a guardare il nuovo arrivato, poi, dopo averlo riconosciuto, riprendono la loro attività alcolica. A parte la musica di sottofondo, un anonimo brano pop passato da una radio locale, il bar è stranamente silenzioso e, soprattutto, più vuoto rispetto al solito.
Anatoli si avvicina al barista e chiede di Alexei.
"Capo è impegnato in saletta privata" ribatte Vladimir, appoggiando un bicchierino sul bancone e riempiendolo fino all'orlo senza che il russo abbia chiesto nulla. "Partita durerà per altra ora, io crede".
"Spassiba" esclama Anatoli, svuotando il bicchiere in un unico sorso e appoggiandolo poi a testa in giù. "Tu pensa che io può entrare?"
Il barista alza le spalle, poi gli fa cenno con la testa di andare. Dopo aver assestato una pacca sulla spalla ad una delle due guardie del corpo di Boris al bancone, il corriere si dirige verso la saletta, bussa un paio di volte ed entra.
La piccola stanza è pregna nel fumo di sigarette e cubani. Sei persone, tra cui Alexei, sono sedute ad un tavolo tondo coperto da un panno verde. Parecchie banconote sono ammassate davanti ad ogni giocatore, mentre un tipo pelato distribuisce le carte.
Anatoli si appoggia al muro e osserva le varie facce, cercando di riconoscere gli avversari del suo capo. Un paio, americani, hanno un volto familiare, ma non il russo riesce a ricordarsi dove li ha già visti. Forse sono membri di altre Famiglie, o forse sono solo amici del capo.
"Io batte tuo tris con mia scala" esclama Alexei con un sorriso, appoggiando le carte sul tavolo ed afferrando la piccola montagnola di banconote al centro del tavolo.
"Merda" mormora l'uomo seduto di fronte a lui, lanciando le carte in direzione del mazziere ed appoggiando la schiena sulla sedia. "Questa è terza mano di fila che tu ha punto migliore".
"Fortuna va a chi merita" ribatte il capo sghignazzando, poi volta lo sguardo e fissa il nuovo arrivato. "Anatoli! Perché tu non unisce a noi? Duecento dollari per entrare".
Il russo sorride, afferra una sedia libera e si accomoda. "Perché no? Io ora spenna voi".
"Da, da, tutti dice queste spacconate appena seduti" ridacchia l'uomo alla sua sinistra, "prima di uscire senza neanche più mutande".
"Settimana fiacca" esclama il corriere, guardando le due carte che il mazziere gli consegna e mettendo qualche dollaro sul piatto.
"Attorno a tavolo di gioco non si parla di lavoro" lo riprende Alexei, alzando gli angoli delle due carte di fronte a sé e coprendo l'apertura.
"Da, niet problema, io non voleva offendere" si scusa Anatoli, gettando le carte sul tavolo dopo un rilancio. Dopo aver riflettuto per un momento, tenta un'altro approccio. "Tuo fratello Artur è simpatico".
"Da, Artur è testa calda" ribatte Alexei, lanciandogli un rapido sguardo e tornando poi a osservare le mosse dei suoi avversari. "Lui vorrebbe fare grande uomo, ma lui deve ancora imparare a seguire ordini".
"Io ha notato" mormora il corriere, osservando i suoi dieci dollari finire, assieme al resto del piatto, tra le mani di uno dei due americani. Poi la sua attenzione viene attirata dalla vibrazione del cellulare nella tasca dei pantaloni.
"Spero voi scusa me" esclama, alzandosi ed uscendo dalla stanza.

martedì 7 febbraio 2017

0150 - passeggiata tra i cespugli

Margarita infila la fotocamera nella tasca della giacca, controlla di avere la torcia quindi raggiunge la maîtresse. La coppia con il cane non si vede da nessuna parte, probabilmente è già rientrata in casa; la strada è del tutto deserta. Le finestre di un paio di villette sono illuminate ed i lampioni proiettano i loro coni di luce sull'asfalto, ma attorno a loro tutto è immerso nel buio; a parte un lontano abbaiare, il quartiere è avvolto dal silenzio.
Le due russe si avviano lungo il marciapiede, tenendo d'occhio gli ingressi delle varie abitazioni e osservando la conformazione dell'isolato. Le proprietà sono abbastanza ampie e, anche se non si vedono molte siepi, le case sono abbastanza distanti tra loro da garantire un minimo di riservatezza. Dopo essersi guardate attorno per l'ennesima volta ed aver controllato di essere sole, si avvicinano alla villetta più vicina all'alto muro e, sfruttando le ombre proiettate dai lampioni, si infilano nella stradina sterrata. Parecchi cespugli hanno invaso la carreggiata, impedendo di fatto un facile accesso al retro della proprietà. Le due donne si fanno strada tra le erbacce ed i rami fino ad oltrepassare l'angolo sul retro.
"Io non vede telecamere" sussurra eccitata Zoya.
"Da" ribatte Margarita, senza però mostrare lo stesso entusiasmo. "Dietro però non c'è altro ingresso. E quella è testa di vedetta" aggiunge, indicando un'ombra scura sopra il muro che si allontana lentamente. "E profilo di tetto è da parte opposta. E soprattutto villa non è addossata a muro. Impossibile raggiungere finestre senza entrare".
"Fanculo" sbotta la maîtresse. "Meglio che noi va via di qui prima che guardia torni su suoi passi".
La spacciatrice annuisce e, rimanendo chinata, ripercorre lentamente la strada appena fatta. Una decina di minuti dopo, entrambe sono sedute nella piccola utilitaria.
"Dietro c'è fitto bosco" borbotta Margarita, osservando le immagini dal satellite fornite da Google Maps. "Se anche noi riesce a raggiungere zona posteriore, loro ha tutto tempo di organizzarsi e sparare. Anche accesso di lato è difficile, telecamere è grande rogna. Unica possibilità è cancello anteriore..."
"Forse è bene se noi parla lontano di qui" la interrompe Zoya, avviando il motore e ingranando la prima. "Tu ha visto bar o locali qui attorno? Così noi può controllare attività di villa".
"Niet, qui c'è solo case. Niente locali" ribatte la spacciatrice, scuotendo la testa.
Zoya sbuffa ed in silenzio ripercorre la strada dell'andata, dirigendosi verso il suo motel. Margarita intanto recupera il cellulare e compone un numero.

martedì 31 gennaio 2017

0149 - perlustrazione

Il sole è ormai sparito dietro ai palazzi mentre Zoya imbocca lo svincolo che conduce al quartiere in cui sorge la villetta da controllare. La piccola ed anonima utilitaria procede lentamente tra le case, mentre i lampioni illuminano bidoni pieni d'immondizia e minivan parcheggiati lungo la via. Una coppia passeggia tenendosi per mano, mentre un piccolo cocker spaniel trotta accanto a loro, la coda vorticante nel vano tentativo di attirare l'attenzione dei padroni.
"A me non piace troppo Artur" borbotta Margarita, appoggiando la macchina fotografica compatta tra le gambe e controllando per l'ennesima volta il display del cellulare. Il navigatore indica che mancano solo un paio di svolte prima di raggiungere la destinazione impostata.
"Da, è stesso mio pensiero. Tutto questo sembra grande inculata" ribatte Zoya. "Per pochi soldi" aggiunge con una smorfia.
La spacciatrice accende la macchina fotografica, inquadra alcune villette e scatta qualche foto, poi alza la mano ed indica l'incrocio a T in fondo alla via. "Quello è obiettivo".
Muri alti quasi tre metri circondano la proprietà, leggermente scostata dall'incrocio. Un largo cancello di ferro battuto, a cui è stata saldata una lastra di metallo arrugginito, conduce all'interno; i primi metri di giardino sono visibili attraverso la parte inferiore dell'inferriata, non coperta dalla piastra metallica, mentre il cortile e gli edifici all'interno sono completamente nascosti alla vista. I proprietari tengono alla loro privacy, a quanto pare.
"Tu gira di destra, io intanto fa alcune foto di villa e di strada" ordina Margarita, inquadrando il cancello e premendo più volte il pulsante di scatto. Zoya raggiunge l'incrocio, rallenta e svolta come da indicazioni. Mentre la spacciatrice continua a riempire la scheda di memoria della fotocamera, la maîtresse sonda la strada alla ricerca di dettagli utili; in quel tratto ci sono alcune case disabitate, ed anche le macchine parcheggiate nei vialetti sembrano meno numerose.
Dopo aver raggiunto la piazzola in fondo alla via ed essersi girata, Zoya parcheggia dietro ad una monovolume. "Tu ha scoperto qualcosa di utile?"
"Muri ha telecamere" borbotta Margarita, osservando le foto appena scattate sul display ed analizzando i dettagli inquadrati. "Due puntano ingresso, altre puntano perimetro. Niente angoli morti. C'è strada sterrata che corre a lato di muri, ma finisce in mezzo a cespugli. Noi non può arrivare con macchina fino a muro su retro, però forse noi riesce a piedi. Angolo di telecamere è stretto, non inquadra bene strada".
"Noi allora fa giro a piedi" esclama Zoya, sorridendo alla compagna ed aprendo lo sportello.

martedì 24 gennaio 2017

0148 - nulla è più cattivo di russo motivato

Viktor aspetta che il ragazzo esca dalla stanza, poi si volta a guardare i russi rimasti. "Se voi è interessati a fosgene, io ha amico che può procurare".
"Tuo amico è affidabile?" chiede Margarita, accendendosi l'ennesima sigaretta e resistendo all'impulso di infilare la mano in tasca ed estrarre la bustina con la cocaina.
"Da" ribatte il mercante d'armi. "Io ha già lavorato con lui, basta che noi paga. Lui fida soltanto di denaro, come ogni serbo che conosce".
"Lui è serbo?" chiede Zoya, tamburellando nervosamente sul bordo del tavolo. Ha già avuto a che fare con alcuni ex jugoslavi, e non è stato un incontro molto... piacevole. "Serbi è cattivi più di russi".
"Tu esagera" esclama Anatoli, ghignando. "Nulla è più cattivo di russo motivato".
"Forse tu ha ragione" replica la maîtresse. "Io però preferisce non affidare mia vita a stronzo nato in mezzo a capre".
Il corriere si afferra il mento e sposta lo sguardo su una finestra, osservando pensieroso il nulla mentre il suo cervello inizia ad abbozzare un piano. "Noi può creare diversivo in villa, magari rompere tubo di fogne. Poi noi veste di addetti a spurgo e arriva per intervento. Io pensa che è miglior modo per avvicinare autobotte a villa senza destare sospetti. Però noi ancora non sa se noi può usare fosgene. Piantina non basta per capire se piano può funzionare".
"Viktor, se tu dice che tuo amico è fidato" interviene Margarita, spazientita da tutti questi discorsi inutili, "tu può contrattare per fosgene. Io e Zoya intanto fa sopralluogo in zona di villa e scatta alcune foto".
"Così però loro ha già visto nostre facce" ribatte la maîtresse, dubbiosa.
"Noi cambia di abito e finge di essere turiste. Se tu tiene scollo aperto e mostra mercanzia, loro di sicuro non ricorda tua faccia. Tu ha parrucche in tuo guardaroba?"
"Ovviamente" esclama piccata la russa. "Se cliente vuole gioco di ruolo, io può accontentare. Tu sceglie vestito e capelli che tu preferisce".
"E io che fa?" chiede Anatoli, vagamente irritato dall'essere stato tenuto fuori da questa fase del piano.
"Tu fa giro con prostitute di Zoya" ribatte Margarita, "così tu rilassa tuoi nervi".

martedì 17 gennaio 2017

0147 - un abbozzo di piano

Arthur recupera il cellulare, legge un messaggio e poi digita qualcosa. Pochi secondo dopo, lo smartphone di Anatoli vibra per la ricezione di un nuovo messaggio.
"Io ha girato te planimetria di villa" esclama, indicando il russo con il suo cellulare. "Ora io spiega cosa io ha saputo da pollo in galera".
Anatoli apre il messaggio e visualizza una piccola piantina. La proprietà non è molto vasta e c'è un unico accesso a sud. Il corpo principale, a ridosso del muro ad ovest, è a due piani ed è a forma di elle. Un'altra piccola struttura sorge ad est, marcata sulla mappa come garage. Il piazzale antistante è abbastanza vasto da permettere ad un grosso camion di fare manovra lasciando spazio sufficiente per un paio di macchine.
"Loro tiene merce qui" esclama Arthur, indicando la rimessa ad est. 
"Noi può usare gas" propone la maîtresse. "Loro muore, noi entra con maschere e ruba tutto".
"Io può procurare fosgene" interviene Vitkor, sorridendo alla donna.
"Ottima idea!" esclama Anatoli. "Noi fa addormentare loro. Per sempre. Tu approva?" aggiunge, osservando Arthur.
"Voi può fare lavoro come meglio crede. Io ricorda solo che voi non deve lasciare testimoni".
"Niet problema, noi usa vecchio sistema" sghignazza il corriere. "Noi uccide tutti con gas, poi noi fa saltare villa. Noi deve solo capire come riempire villa con fosgene".
"Voi fa come crede" esclama Arthur, prendendo il portafoglio dalla tasca posteriore e gettando sul tavolo una mazzetta di banconote. "Ecco anticipo per spese".
Viktor allunga la mano e comincia a contare il denaro. "Io pensa che questo basta per fosgene" esclama con un sorriso, mentre il denaro finisce nella tasca interna della sua giacca.
Anatoli osserva le mosse del ceceno, poi sposta lo sguardo su Arthur. "Che armi troveremo in magazzino? Così noi sa che camion noi ha bisogno per trasporto".
"Se pollo ha detto verità, magazzino è pieno di mitragliette nove millimetri, kalashnikov. Forse anche arma anticarro con munizioni. E cassa di armi americane, M4 d'assalto".
"Fucile M4 fa cagare" borbotta il corriere.
"Clienti è americani patrioti, loro segue moda americana. E simbolo di guerra americana è M4" ribatte Arthur, alzando le spalle.
"Moda vende" esclama Viktor. "Americani vuole Iphone, Hoogan e M4" aggiunge sghignazzando.
Anatoli abbozza un sorriso, poi alza gli occhi per visualizzare nella sua mente le dimensioni del carico. "Se noi porta via tutto, noi ha bisogno di camion per diversivo e camion per trasporto. Per entrare noi può usare betoniera".
"Difficile mascherare betoniera" ribatte il ceceno. "Forse è meglio usare mezzo meno visibile".
Arthur osserva i russi che discutono di come riuscire ad entrare nella villa, poi sbuffa. "Voi prepara piano, come io ha già detto, io lascia voi carta bianca. Intanto io va per secondo giro" aggiunge, strizzando l'occhio a Zoya.
La maîtresse, avendo notato i soldi che il ragazzo ha preso dal portafoglio, annuisce. Di sicuro il figlio minore della famiglia Antonovich non avrà problemi a saldare il conto.