martedì 28 febbraio 2017

0153 - lavoratore autonomo

Viktor ferma la macchina lontano dal motel, spegne il motore e controlla negli specchietti che nessuno l'abbia seguito. La strada è deserta, solo un vecchio furgone passa scoppiettando e svolta in una laterale, diretto probabilmente verso un'onorevole morte nella discarica comunale. Sarebbe un ottimo mezzo da rubare ed usare per le consegne, di cui nessuno sentirebbe la mancanza.
Il mercante d'armi chiude gli occhi, cercando di rallentare il proprio battito cardiaco. Mantenere la calma non è stato semplice: si è fatto in quattro per la Famiglia, pur non essendo degno di farne parte; è sempre stato disponibile a soddisfare le varie richieste, senza fare domande e lavorando nel modo più efficiente possibile, anche quando i soldi degli Antonovich non bastavano nemmeno a coprire le spese.
Ed ora... sentire il disprezzo nella voce dei russi è stato come ricevere un pugno allo stomaco. Ma cos'altro poteva aspettarsi, da loro? L'hanno trattato di merda a causa del suo sangue contaminato; in patria se l'è sentito ripetere più e più volte, ed alla fine è arrivato pure lui a crederci. Ma questa è l'America, la terra delle opportunità. Cazzate. Non è cambiato niente. Sperare in qualcosa di diverso è inutile.
Ma poi, perché ha rivelato il suo piccolo segreto? Forse perché, dopo i vari trascorsi con quel gruppo, contava su un po' di comprensione. Ed ha invece ottenuto lo stesso trattamento di sempre.
Non ha senso, però, meditare propositi di vendetta. Lui è migliore di loro. E' un professionista, ed è il caso che si comporti come tale. Davanti ad un buon lavoro nessuno potrà accusarlo di essere uno scarto umano, una bestia che non può aspirare a nulla.
Per prima cosa io deve procurare fosgene pensa, grattandosi dietro la nuca. Forse non è soluzione migliore per assalto in villa, ma è sempre meglio di nulla proposto da uomini di Antonovich. E se noi non usa fosgene, io rivende e tiene soldi come rimborso spese.
Viktor estrae il cellulare e compone un numero a memoria.
"Priviet, Miroslav!" esclama allegro. "Tu ha ancora ditta di spurgo pozzi neri?"
"Da" replica la voce all'altro capo della linea. "Tu ha buco di svuotare?"
"Niet buco. Io ha affare da proporre te. Tu ha tempo per caffè?"
"Da, io ha giorno libero. Tu passa quando tu vuole".
"Io è lì in venti minuti".
Viktor getta il cellulare sul sedile del passeggero ed avvia il motore.

martedì 21 febbraio 2017

0152 - la condanna di Artur

Anatoli si guarda attorno per accertarsi che nessuno si interessi ai suoi affari, quindi porta il cellulare all'orecchio. "Da?"
Il tono di Margarita evidenzia il suo disappunto. "Anatoli, casa è blindata come di fortezza. Noi ha visto movimento dentro e guardia su lato posteriore".
Anatoli chiude gli occhi, riflettendo per l'ennesima volta sulla difficoltà del compito che Artur ha assegnato loro. "Io è da Alexei. Io può richiamare te tra poco?"
La spacciatrice sospira. "Va bene. Quando vuoi, tu chiama. Noi torna in bordello di Zoya".
"Bene. Dasvidania, Margarita" mormora il corriere, chiudendo la telefonata. Noi è finiti in fottuta situazione di merda.

Anatoli rientra nella piccola sala ed osserva impassibile uno degli amici di Alexei recuperare i soldi del piatto, quindi si accomoda, copre il grande buio ed attende che gli vengano servite le carte. Una donna ed un nove.
Un paio lanciano imprecando le carte verso il mazziere. Alexei osserva il suo sguardo e copre il buio. Anatoli alza di nuovo l'angolo delle due carte, quindi batte sul tavolo. Dopo una serie di check, il suo punto non si è smosso da una coppia di nove. L'ultima carta è un re. Alexei fissa la mano del corriere, immobile sopra le sue carte, quindi punta qualche dollaro. Anatoli, sospirando, lascia.
"Tu deve imparare a giocare aggressivo" esclama il capo, raccogliendo il denaro.
"Io gioca aggressivo con carte decenti" ribatte Anatoli, estraendo altre banconote dal portafoglio.
Le mani si susseguono tra alti e bassi, con Alexei che continua a vincere ed Anatoli che arranca per evitare di perdere troppo. Dopo un'oretta, gli amici del capo si alzano e se ne vanno, lasciando Alexei a contare il denaro.
"Tu voleva parlare con me?" esclama il capo, infilandosi un rotolino di banconote nella tasca interna della giacca.
"Da" risponde Anatoli. "Io voleva parlare di viaggio di ritorno da prigione. Noi ha avuto qualche problema, due moto ha seguito noi. Io ha fatto festa a centauri, comunque".
"Tu ha fatto sparire macchina?"
"Io ha già sistemato tutto. Ma non è di questo che io voleva parlare. Io ha recuperato documento di identità di uno di loro. Loro era ariani e centauro ha sparato direttamente su portiera di tuo fratello".
Alexei accenna un sorriso. "Come io ha già detto, mio fratello è testa calda. Probabilmente lui ha fatto irritare qualcuno durante sua permanenza in prigione".
"Anche io pensava questo".
"Artur ha grandi idee ed è furbo, ma poi lui prende decisioni avventate. Tu sa perché lui era finito in prigione?"
"Niet".
"Lui ha scontato tre anni per traffico di droga. Mio fratello ha voluto vendere intero carico in unica volta, qualcuno ha fatto soffiata e polizia è arrivata. Lui però ha fatto sparire camion prima di arrivo di sbirri. Quando poliziotti ha controllato, loro non ha trovato roba addosso a lui".
"Artur è stato furbo" concede Aantoli, continuando a guardare il pavimento.
"Da" ribatte Alexei, fissando il corriere. Dopo aver osservato per un po' lo sguardo teso del suo sottoposto, aggiunge: "Tu ha problemi? Io vede te pensieroso".
"Da, io è pensieroso" ammette Anatoli, sospirando. "Artur fa come se nulla è successo. Lui non pensa che oggi qualcuno ha cercato di uccidere lui".
Alexei non riesce a trattenere uno sbuffo divertito. "Tu pensa a tutte volte che tu ha rischiato di morire?"
"Niet, non è questo. Io però pensa a chi altri può tentare di uccidere me. Lui non considera nuovi tentativi e io vorrei evitare che accadano altri incidenti".
"Io capisce" esclama Alexei, appoggiando una mano sulla spalla del russo. "Io parla con mio fratello e cerca di capire chi è mandante. Poi noi vede di sistemare faccenda e limitare rappresaglie".
"Spassiba" ribatte Anatoli, per nulla convinto.

Alexei apre la porta e si dirige verso il suo ufficio. Il corriere, invece, esce dal Chaika Bar e si dirige al bordello.

martedì 14 febbraio 2017

0151 - partita di poker

Anatoli, dopo aver rifiutato per la seconda volta la ragazza offerta dalla dipendente di Zoya, esce dal motel, monta in macchina e si dirige al Chiaka Bar. Artur è membro di Famiglia, da, ma questo è lavoro rischioso e io non vuole rischiare di scontentare Alexei riflette tra sé, entrando nel locale.
Un paio di uomini di Boris smettono di bere e si voltano a guardare il nuovo arrivato, poi, dopo averlo riconosciuto, riprendono la loro attività alcolica. A parte la musica di sottofondo, un anonimo brano pop passato da una radio locale, il bar è stranamente silenzioso e, soprattutto, più vuoto rispetto al solito.
Anatoli si avvicina al barista e chiede di Alexei.
"Capo è impegnato in saletta privata" ribatte Vladimir, appoggiando un bicchierino sul bancone e riempiendolo fino all'orlo senza che il russo abbia chiesto nulla. "Partita durerà per altra ora, io crede".
"Spassiba" esclama Anatoli, svuotando il bicchiere in un unico sorso e appoggiandolo poi a testa in giù. "Tu pensa che io può entrare?"
Il barista alza le spalle, poi gli fa cenno con la testa di andare. Dopo aver assestato una pacca sulla spalla ad una delle due guardie del corpo di Boris al bancone, il corriere si dirige verso la saletta, bussa un paio di volte ed entra.
La piccola stanza è pregna nel fumo di sigarette e cubani. Sei persone, tra cui Alexei, sono sedute ad un tavolo tondo coperto da un panno verde. Parecchie banconote sono ammassate davanti ad ogni giocatore, mentre un tipo pelato distribuisce le carte.
Anatoli si appoggia al muro e osserva le varie facce, cercando di riconoscere gli avversari del suo capo. Un paio, americani, hanno un volto familiare, ma non il russo riesce a ricordarsi dove li ha già visti. Forse sono membri di altre Famiglie, o forse sono solo amici del capo.
"Io batte tuo tris con mia scala" esclama Alexei con un sorriso, appoggiando le carte sul tavolo ed afferrando la piccola montagnola di banconote al centro del tavolo.
"Merda" mormora l'uomo seduto di fronte a lui, lanciando le carte in direzione del mazziere ed appoggiando la schiena sulla sedia. "Questa è terza mano di fila che tu ha punto migliore".
"Fortuna va a chi merita" ribatte il capo sghignazzando, poi volta lo sguardo e fissa il nuovo arrivato. "Anatoli! Perché tu non unisce a noi? Duecento dollari per entrare".
Il russo sorride, afferra una sedia libera e si accomoda. "Perché no? Io ora spenna voi".
"Da, da, tutti dice queste spacconate appena seduti" ridacchia l'uomo alla sua sinistra, "prima di uscire senza neanche più mutande".
"Settimana fiacca" esclama il corriere, guardando le due carte che il mazziere gli consegna e mettendo qualche dollaro sul piatto.
"Attorno a tavolo di gioco non si parla di lavoro" lo riprende Alexei, alzando gli angoli delle due carte di fronte a sé e coprendo l'apertura.
"Da, niet problema, io non voleva offendere" si scusa Anatoli, gettando le carte sul tavolo dopo un rilancio. Dopo aver riflettuto per un momento, tenta un'altro approccio. "Tuo fratello Artur è simpatico".
"Da, Artur è testa calda" ribatte Alexei, lanciandogli un rapido sguardo e tornando poi a osservare le mosse dei suoi avversari. "Lui vorrebbe fare grande uomo, ma lui deve ancora imparare a seguire ordini".
"Io ha notato" mormora il corriere, osservando i suoi dieci dollari finire, assieme al resto del piatto, tra le mani di uno dei due americani. Poi la sua attenzione viene attirata dalla vibrazione del cellulare nella tasca dei pantaloni.
"Spero voi scusa me" esclama, alzandosi ed uscendo dalla stanza.

martedì 7 febbraio 2017

0150 - passeggiata tra i cespugli

Margarita infila la fotocamera nella tasca della giacca, controlla di avere la torcia quindi raggiunge la maîtresse. La coppia con il cane non si vede da nessuna parte, probabilmente è già rientrata in casa; la strada è del tutto deserta. Le finestre di un paio di villette sono illuminate ed i lampioni proiettano i loro coni di luce sull'asfalto, ma attorno a loro tutto è immerso nel buio; a parte un lontano abbaiare, il quartiere è avvolto dal silenzio.
Le due russe si avviano lungo il marciapiede, tenendo d'occhio gli ingressi delle varie abitazioni e osservando la conformazione dell'isolato. Le proprietà sono abbastanza ampie e, anche se non si vedono molte siepi, le case sono abbastanza distanti tra loro da garantire un minimo di riservatezza. Dopo essersi guardate attorno per l'ennesima volta ed aver controllato di essere sole, si avvicinano alla villetta più vicina all'alto muro e, sfruttando le ombre proiettate dai lampioni, si infilano nella stradina sterrata. Parecchi cespugli hanno invaso la carreggiata, impedendo di fatto un facile accesso al retro della proprietà. Le due donne si fanno strada tra le erbacce ed i rami fino ad oltrepassare l'angolo sul retro.
"Io non vede telecamere" sussurra eccitata Zoya.
"Da" ribatte Margarita, senza però mostrare lo stesso entusiasmo. "Dietro però non c'è altro ingresso. E quella è testa di vedetta" aggiunge, indicando un'ombra scura sopra il muro che si allontana lentamente. "E profilo di tetto è da parte opposta. E soprattutto villa non è addossata a muro. Impossibile raggiungere finestre senza entrare".
"Fanculo" sbotta la maîtresse. "Meglio che noi va via di qui prima che guardia torni su suoi passi".
La spacciatrice annuisce e, rimanendo chinata, ripercorre lentamente la strada appena fatta. Una decina di minuti dopo, entrambe sono sedute nella piccola utilitaria.
"Dietro c'è fitto bosco" borbotta Margarita, osservando le immagini dal satellite fornite da Google Maps. "Se anche noi riesce a raggiungere zona posteriore, loro ha tutto tempo di organizzarsi e sparare. Anche accesso di lato è difficile, telecamere è grande rogna. Unica possibilità è cancello anteriore..."
"Forse è bene se noi parla lontano di qui" la interrompe Zoya, avviando il motore e ingranando la prima. "Tu ha visto bar o locali qui attorno? Così noi può controllare attività di villa".
"Niet, qui c'è solo case. Niente locali" ribatte la spacciatrice, scuotendo la testa.
Zoya sbuffa ed in silenzio ripercorre la strada dell'andata, dirigendosi verso il suo motel. Margarita intanto recupera il cellulare e compone un numero.