venerdì 29 gennaio 2016

0057 - eccesso di paranoia

La spacciatrice controlla la strada, poi si appoggia alla serranda abbassata del negozio, prende il cellulare e recupera il numero di Jack dalla rubrica. "Prima io annuncia nostro arrivo. Meglio che ricevere scarica di pallettoni" mormora la donna ai due compagni.
"Da?" risponde una voce maschile, disturbata dal rumore di parecchie ventole che girano.
"Jack? Sono Margarita".
"Margarita chi?"
"Tu conosce me, stronzo" sibila la donna, assumendo istintivamente un'espressione corrucciata.
"Io voglio sapere su tu è veramente chi tu dice di essere o se tu è qualcun altro".
"E come faccio a dimostrare te che io sono proprio Margarita?"
"Tu dice me qualcosa che solo tu sapere" ribatte l'hacker.
La donna sorride. "Io ultima volta ha portato te grosso sacchetto di Cheese Puffs. Tu ha preferito snack a pagamento in natura".
Lo sguardo di Anatoli incontra quello di Pavlov, poi entrambi iniziano a sghignazzare.
"Da, tu è Margarita" esclama con voce allegra l'hacker.
"Noi ha lavoro per te".
"Tu e chi? Loro è gente fidata?"
"Da, io garantisce per loro".
"Tu da me loro nomi".
"Anatoli Davlatov e Pavlov Lutjenko".
"Se lui violare mio account Facebook, io spara lui a gamba" esclama a voce alta l'atleta, suscitando una risata di Margarita. "Tanto lui non serve camminare per suo lavoro".
"Lui deve solo provare" ribatte l'hacker all'altro capo del telefono.
Dopo un paio di minuti in cui la spacciatrice sente solo un furioso digitare sui tasti, la voce di Jack ritorna a farsi sentire. "Io ha controllato loro credenziali, loro può venire. Per che ora voi arriva?"
"Noi è fuori di tua porta" risponde la donna.
Pavlov scende le scale e si avvicina all'ingresso del seminterrato, quindi bussa vigorosamente un paio di volte. "Polizia! Aprire!"
Un rumore elettrico attira l'attenzione dell'atleta. Pavlov si gira verso la telecamera, ora puntata sul suo volto, e gli mostra il dito medio.
Dopo qualche secondo, un altro rumore elettrico indica che Jack ha fatto scattare la serratura. Anatoli scosta il compagno, apre la porta e si infila in un breve corridoio, costellato su entrambe le pareti di cassette di sicurezza. In fondo c'è un'altra porta blindata. Un'altra telecamera che li fissa con il suo freddo occhio elettronico.
La voce metallica di Jack si diffonde nello spazio ristretto da un'altoparlante incassato sul soffitto. "Voi ora deposita vostre armi in cassetta".
Anatoli scuote la testa, poi estrae la pistola dalla fondina, apre una delle cassette e la deposita al suo interno. Margarita e Pavlov fanno lo stesso.
"Io intende tutte vostre armi" si sente dall'altoparlante.
"Coglione paranoico" sbuffa l'atleta, poi apre uno dei vani più grandi e vi infila il borsone a tracolla.

giovedì 28 gennaio 2016

0056 - attività di facciata

"Tu sa che tu ha rischiato tue palle, da?" borbotta Anatoli, squadrando Pavlov mentre lo segue fuori dal locale.
"Mai collaborazione!" ribatte l'atleta, voltandosi a guardarlo in cagnesco mentre si accende una sigaretta. "Se lui dà ordine, io fa quello! Se lui voleva che noi prende iniziative, lui doveva specificare!"
Margarita ridacchia, poi appoggia una mano sulla spalla di Pavlov. "Tu è troppo abituato a lavoro di interrogatori, Tovarish".
"Qualcuno sa dove noi trova questo Jack?" chiede Anatoli, osservando il fumo della sigaretta dell'atleta svanire sopra le loro teste.
"Io ha già sentito suo nome" mormora Pavlov agitando la mano e facendo così cadere la cenere sul marciapiede. "Ma come io ha già detto ad Alexei, io non sa dove abita".
"Io ha già lavorato con Jack" si intromette Margarita, prendendo il mozzicone dalla mano del russo ed usandolo per accendersi la sua sigaretta. "Suo lavoro di copertura è ditta che crea siti internet e ripara computer. Noi trova lui a West Newton, in seminterrato sotto suo negozio finto".
"Bene, noi va trovare lui" dice Anatoli, dirigendosi verso la propria macchina.
"Io guida" esclama la spacciatrice sorridendo, dopo aver spento la sigaretta sotto un tacco.
"Se lei guida, io prende taxi" ribatte strafottente Pavlov, guardando con la coda dell'occhio la donna.
"Io può sempre andare sola" mormora Margarita, incrociando le braccia con uno sguardo di sfida negli occhi.
Il corriere scambia un'occhiata con l'atleta, poi le allunga le chiavi della macchina. "Se tu riga mia macchina, io poi riga te".
"Tu vuole rigare mio culetto con cintura?" domanda la spacciatrice rivolgendogli un'occhiata carica di sottintesi, tradita solamente dal sorriso di scherno sulle sue labbra.
"Io pensava a cacciavite" conclude Anatoli, salendo al posto del passeggero ed ignorando volutamente il gestaccio con cui la donna gli risponde.

Margarita ferma la macchina davanti al negozio del genio dell'informatica che dovrà controllare ed attivare i codici forniti da Nathan. Le grate arrugginite sono abbassate ed una pletora di antiquati pezzi di elettronica riempiono ogni punto della piccola vetrina.
"Sembra banco di pegni" commenta Anatoli, osservando alcune schede madri coperte di polvere. "Io vede computer di ambasciata. Io ha già ammirato in museo di KGB in Russia".
"Ingresso è sotto" ribatte la spacciatrice, indicando una scalinata che scende verso il seminterrato, parzialmente coperta da una piccola siepe incolta che impedisce di vedere l'ingresso del rifugio sotto al palazzo. "Jack è hacker prudente, in sua tana può entrare solo gente conosciuta. Prima regola, vietato entrare con armi".
"Stronzo sembra simpatico" commenta Pavlov. "Noi può fare scherzo. Io bussa e urla 'qui è polizia, tu aprire!', poi  noi vede come lui reagisce".
"Io pensa che lui spara te prima che tu finisce frase" commenta Anatoli.
Margarita sorride, poi scende dalla macchina ed attraversa la strada.

mercoledì 27 gennaio 2016

0055 - il contenuto della chiavetta

I russi entrano dalla porta posteriore del Chaika Bar e si dirigono giù per le scale, mentre una melodiosa voce femminile sta cantando sulle note di Fly Me To The Moon.
Anatoli bussa alla porta dell'ufficio del capo.
"Momento" si sente dall'interno.
Dopo un paio di minuti la porta si apre e ne esce una giovane biondina sui trent'anni, che sorride imbarazzata al gruppo mentre si reinfila la camicia nei pantaloni attillati.
Quando la ragazza si allontana, il corriere bussa di nuovo, poi apre la porta. Alexei si sta abbottonando la camicia. "Allora, avete recuperato codici?" esclama, facendo cenno ai suoi uomini di accomodarsi.
"Scusa se noi ha interrotto tua riunione di lavoro" mormora Anatoli, dando un'occhiata al divano ed accomodandosi poi su una sedia.
Pavlov recupera dalla tasca la chiavetta USB e la appoggia sul tavolo. "Questo è ciò che tu ha chiesto".
Il capo si siede alla scrivania, apre lo schermo del portatile e, dopo aver digitato la password, infila la pennetta in una porta libera. Dopo qualche click del mouse, Alexei alza gli occhi sugli uomini. "Che cazzo è questo?"
Pavlov lo guarda senza capire. "Codici di ReCoTech".
"E io come deve utilizzare questo?"
"Che cazzo ne sa, io!" sbotta l'atleta, alzando le braccia al cielo. "Tu ha chiesto di procurare codici e noi ha procurato codici! Tu può chiamare tecnico!"
Gli occhi di Alexei si serrano in due fessure, quindi l'uomo comincia a tamburellare con le dita sul piano della scrivania. Anatoli e Margarita si alzano in piedi ed istintivamente fanno un passo all'indietro verso la porta.
"Io non è bravo con computer" cerca di recuperare Pavlov. "Tu non ha tecnico informatico tra tuoi contatti?"
Alexei rimuove la chiavetta dal portatile senza togliergli gli occhi di dosso, quindi gliela lancia. Pavlov la afferra al volo poi torna a guardare il capo, sospirando di sollievo nel non vedergli in mano una pistola.
"Voi ora porta questa chiavetta a Jack... Jack il Grigio" mormora il capo.
"Dove abitare questo Jack?" chiede l'atleta.
"Te cerca da solo, pezzo di merda" sibila Alexei, socchiudendo gli occhi.

martedì 26 gennaio 2016

0054 - un facile scambio

"Buonasera" esclama Pavlov, osservando il volto dell'uomo e percependo la tensione nei suoi occhi. "Potere noi parlare?" aggiunge indicando i due scagnozzi.
"Certo".
"Allora, tu ha pacchetto per me?"
"Eccolo qui" risponde Peck, infilando una mano in tasca e tirando fuori una chiavetta USB.
Pavlov sorride, quindi estrae dalla tasca la busta con le foto. "Come fa io a sapere che chiavetta contiene codici?"
"Non ti fidi?"
"Tu che dire?" ridacchia l'atleta.
Nathan si volta, raggiunge la sua BMW e recupera uno spesso tablet dal bagagliaio, quindi torna dal russo. Dopo aver infilato la chiavetta in una delle porte, gira lo schermo e gli mostra il contenuto. Pavlov prende il tablet, apre un paio di file poi toglie la chiavetta annuendo, soddisfatto di quanto ha visto. "Bene, tu ha detto verità".
"Ora dammi le foto" sibila l'uomo.
L'atleta appoggia la busta sul tablet e gli porge il tutto. Nathan passa il dispositivo ad uno degli scagnozzi, quindi apre la busta. Dopo aver osservato per un momento le cinque immagini, la busta ed il suo contenuto sparisce in una delle tasche della giacca.
"E' piacere fare affari con lei" esclama Pavlov, accennando ad un sorriso. "Ora che noi è in affari, se lei vuole può guadagnare soldi. Noi può continuare collaborazio".
Lo sguardo gelido dell'uomo si posa sull'atleta. "Noi non ci siamo mai visti".
"Da, da. Se tu ha bisogno, tu ha mio numero" ribatte Pavlov, sostenendo il suo sguardo.
Nathan si volta e si allontana, mentre i due scagnozzi continuano a fissare l'atleta con un'espressione assassina. Quando l'uomo sale in macchina, i due si girano e tornano alla macchina.
"Io ha torturato gente più grossa di voi" esclama Pavlov, poi si gira e si avvia verso la macchina.

Merda pensa Margarita, scivolando lungo il sedile per nascondersi. Merda merda merda. Se loro scopre, io finisce sotto terra.
Anatoli sente la risata nervosa della spacciatrice e si volta per un momento. "Che succede?"
"Niente. Mi è tornata in mente vecchia barzelletta".
"Quale?"
Magarita osserva i due energumeni allontanarsi e si rilassa. "Tu vuole proprio sentire?"
"Se tu ride, deve essere barzelletta divertente".
"Finocchio scopre lui essere sieropositivo e va da dottore. Medico allora ordina lui di fare sabbiature. Perché io deve fare sabbiature? chiede finocchio e dottore risponde: perché così tu impara come si sta sotto terra".
Anatoli accenna un sorriso. "Divertente, ma io continua a non capire perché tu ha pensato a finocchi durante scambio".
"Andiamo, io ha foto" mormora Pavlov, montando in macchina dopo un'ultima occhiata alla volante della polizia. Il corriere gli lancia un'occhiata, poi torna a fissare la spacciatrice.
"Io ha bisogno di dose" sbuffa la donna, grattandosi un ginocchio mentre la BMW di Peck si allontana.

lunedì 25 gennaio 2016

0053 - arrivo al Vincent's

Anatoli entra nel parcheggio quasi deserto del locale, trova un posto lontano dall'ingresso e spegne il motore.
"Margarita, tu scende per parlare con Peck. Noi rimane qui e controlla situazione" sussurra il corriere, controllando che la pistola abbia il colpo in canna.
"Va bene" replica distrattamente Pavlov, poi apre la portiera e scende dal veicolo. Dopo un'occhiata veloce alle altre macchine, si appoggia al cofano, estrae un pacchetto di sigarette dalla tasca della tuta e se ne accende una.
Anatoli osserva con astio la schiena dell'atleta. "Perché cazzo lui è sceso? Io è tentato di sparare lui tra scapole".
"Tu non ha specificato di rimanere dentro macchina" ridacchia la spacciatrice, smontando dal veicolo. Il corriere la imita e si ferma dall'altra parte del cofano, poi segue il dito di Pavlov e nota una macchina della polizia fermarsi davanti all'ingresso del Vincent's, seguita a breve distanza dalla macchina di Peck.
"Forse lavoro non è così semplice come noi ha previsto" borbotta l'atleta, aspirando un'altra boccata di fumo.
"Spero non sia trappola" ribatte Anatoli.
"Niet, io pensa non è trappola" risponde Pavlov osservando i due poliziotti entrare nel locale e la vettura di Peck proseguire.
La BMW dell'amministratore delegato si muove con agilità nel parcheggio e si ferma a pochi posti dalla berlina dei russi. Nathan scende, poi dalle portiere posteriori scendono due robusti uomini in giacca e taglio militare.
"Tu accende macchina e tiene te pronto per fuga" mormora Pavlov sganciando il fermo sulla fondina.
"Meglio che io guida" ribatte la spacciatrice.
"Se tu lascia guidare donna, io scappare a piedi" commenta seccamente l'atleta.
Quando con la coda dell'occhio nota Anatoli aprire lo sportello ed entrare in macchina, Pavlov avanza verso l'uomo che lo sta fissando in mezzo al piazzale. A metà strada si ferma e con l'indice fa segno ai tre di avanzare.
Nathan sussurra qualcosa ad una delle due guardie del corpo, poi raggiunge l'atleta. I due uomini lo seguono a qualche passo di distanza, fissando con sguardi da duro i due russi all'interno del veicolo.

venerdì 22 gennaio 2016

0052 - chiacchiere davanti ad un caffè

Margarita finisce di sorseggiare un caffè, poi getta il bicchiere di carta nel cestino, apre la portiera e monta sul sedile posteriore della Chevrolet di Anatoli.
"Buongiorno" saluta Pavlov dal sedile del passeggero. "Dormito bene?"
"Non molto, io è tornata poche ore fa e ha dormito poco. Io ha bisogno di altra caffeina".
"Lavoro?" chiede il corriere, avviandosi verso lo Starbucks sulla highway.
"Da" risponde la spacciatrice, senza sbottonarsi. "Perché voi ha mandato me messaggio?"
"Sergej non sta bene, e a noi serve due mani in più" risponde l'atleta. "Tu ricorda foto di Donovan? Noi ha contattato Peck ed ora noi deve recuperare codici".
"Capito. Noi incontra lui tra poco?"
"Io ha appena ricevuto messaggio. Lui vuole incontrare noi in parcheggio di locale, Vincent's Nightclub. Locale è vicino Randolph. Questa sera, ore undici".
"E perché voi coglioni ha chiamato me di mattina presto?" sbotta Margarita, sistemandosi gli occhiali da sole.
"Dato che noi è svegli, perché tu può dormire?" ridacchia Pavlov.
"Fottiti" sbotta la donna. "Tu ora molla me davanti a SPA, io faccio giornata su lettino accanto a piscina. Magari anche massaggio".
"Noi deve preparare per incontro" mormora Anatoli, osservando il volto di Margarita nello specchietto dopo essersi fermato in uno dei posti liberi davanti al bar.

"Tu sparisce per due giorni" borbotta il corriere, rimestando il caffè nella tazza. "Noi era preoccupati".
"Come già detto, io aveva lavoro fuori città" risponde Margarita, addentando una ciambella ed appoggiando il resto sul piattino. "Io non capisce come americani riesce a mangiare questa merda".
"Tutto bene casa?" chiede Anatoli, alzando gli occhi e fissando la donna negli occhi.
"Da, tutto bene. Non vedo mio pesce rosso da giorni, ma io pensa lui sta bene".
"Da quando tu non vede tuo pesce rosso?" domanda il corriere, sorridendo.
"Due settimane. Io ha dormito in rifugi sicuri in ultimo periodo. Più vicino a zona di spaccio".
Pavlov sussulta trattenendo una risatina e rischiando di sputare il caffè dal naso. "Da, io pensa che lui sa come sopravvivere".
"Tuo pesce è russo o americano?" domanda Anatoli, scatenando le risate degli altri due russi.
"Io pensa lui giapponese" risponde tra una risata e l'altra la donna.
"Tu portato lui da Russia?" chiede Pavlov.
"Niet, io ha comprato pesce in America. Tu ha portato animali da Russia?"
"Io non aveva animali in Russia. Comunque anche se io aveva uno, io non poteva portare qui. Mia casa in Russia è bruciata due anni fa. Io unico sopravvissuto".
"Incidente?" chiede Anatoli.
"Polizia sostiene fuga di gas".
"Poliziotti dire sempre così" replica il corriere, bevendo un sorso della brodaglia scura. "Io invece ha lasciato piccola Anja in San Pietroburgo".
"Tua donna? Perché non ha portato lei in America con te?" chiede Margarita.
"Piccola Anja in Stati Uniti?" esclama Anatoli. "Lei scoperebbe tutti, qui! Io ha vecchi colleghi che controlla lei".
"Quindi ora lei scopa tuoi vecchi colleghi invece di uomini americani" commenta sogghignando Pavlov. "Tu è grande patriota".
"Niet, lei non è come tua cugina!"
"Mia cugina Nika?"
"Tutti sa che lei grande troia".
"Ah, tu riferisce a prima di incidente in mio palazzo!" ridacchia l'atleta. "Da, lei scopava con tutti".
"Non si parla male di morti" lo rimprovera la spacciatrice.
"Io non ha mai trovato suo cadavere sotto macerie" obietta Pavlov, alzando le spalle.
Anatoli tamburella con le dita sul tavolo, attirando lo sguardo dei due compagni. "Comunque io prima mi fa posizione qui, poi fa venire lei".
"Ah, posizione!" sghignazza l'atleta, dando di gomito al russo. "Tu fa molte posizioni con donne americane! Da, io capire".
Lo sguardo di Anatoli si fa gelido. "Io per lei è onesto uomo d'affari".
"Tu è onesto?" chiede Pavlov, sollevando un sopracciglio.
Il corriere sorride, poi scosta la sedia e si alza dal tavolo. "Ora che Margarita ha preso suo caffè, noi prepara per incontro".

giovedì 21 gennaio 2016

0051 - problemi collaterali

La macchina rallenta e svolta nel vicolo dietro al Chaika Bar.
"Tu ha notato Crown Vic parcheggiata più avanti?" esclama Anatoli, indicando il lunotto posteriore con il pollice.
"Nel sacchetto io ha ancora due banane" ribatte Pavlov sottolineando le sue intenzioni con un largo sorriso.
"Quale è vostra intenzione, ora?" domanda Sergej, fermando la macchina accanto alla porta sul retro.
"Noi ora parla con Alexei" risponde l'atleta scendendo dalla macchina ed infilandosi nel locale.
Il figlio del boss è nel suo ufficio, intento a scrivere qualcosa al computer. Quando i tre russi entrano nella stanza, chiude il monitor ed allontana il portatile. "Prego, prego, entrate".
"Buonasera" esclama Pavlov, prendendo una sedia e sedendosi con le gambe incrociate. Anatoli si accomoda sull'altra sedia e Sergej prende posto sul divano.
"Voi ha novità?"
"Da" risponde l'atleta, "noi ha incontro domani sera per prendere codici".
"Ottimo".
"In teoria tutto liscio. Forse lui domani fa scherzo, ma io non crede" borbotta Pavlov, poi alza lo sguardo e guarda Alexei dritto negli occhi. "C'è polizia qua fuori".
"Da" risponde il capo. "Mio padre ha già visto. Noi ha fatto sparire parte di prove che collega noi a nave, ma ora noi ha problema di detective Gunn".
"Tu vuole che noi occupa di lui?" chiede Anatoli.
"Voi finisce lavoro, noi pensare a detective. Eventualmente quando acque tranquille noi risolve definitivamente problema".
"Quando tu vuole, detective Gunn sparisce in colata di cemento".
Alexei sorride e si appoggia allo schienale della sedia. "Voi va di sopra e dice a Vlad che offra giro di vodka".

I tre si accomodano al bancone e afferrano la bottiglia di vodka che il barista porge loro.
"Allora, come va vostra vita?" chiede Vladimir.
"Giornata densa. Tanta merda" risponde Pavlov, scolandosi il primo bicchiere tutto d'un fiato.
"Più merda di pulire disastro che voi ha lasciato dopo cena di ieri sera? Voi ha spaccato bicchiere su pavimento dopo brindisi".
Anatoli sorride e alza il bicchierino. "Noi è veri russi. Noi brinda come russi! E poi tu vede lato positivo. Poteva essere pavimento pieno di cocci di vetro e cervello!"
Il barista pulisce un bicchiere e lo appoggia sul ripiano dietro al bancone. "Voi può uscire. Voi fa vita più meglio. Alexei detto che voi finiti su telegiornale. Io sentito di esplosioni e molte sparatorie. Roba bella, da?"
Pavlov storce la bocca in un ghigno ed osserva il fondo del bicchiere. "Noi abbiamo fatto divertire città".
"Ora su cosa voi sta lavorando?"
"Cose" risponde laconico l'atleta, alzando gli occhi ed incrociando lo sguardo di Vlad.
"Solite cose, da? Io unico barista che non ha clienti chiacchieroni" esclama versando l'ennesimo giro e versandosene uno per sé.
"Tu qui per sogno americano" commenta Anatoli, alzando il bicchiere e scolandolo tutto d'un fiato.
"Da. Io pulisce cessi per correre dietro a sogno americano".

mercoledì 20 gennaio 2016

0050 - l'incognita del luogo

"Dove tu preferisce" ribatte l'atleta. "Io non sa adesso se tu ha subito accesso a codici o se deve procurare. Noi può organizzare, poi noi beve birra insieme".
"Domani sera" mormora Peck. "Devo procurarmi il necessario senza destare sospetti".
"Niet problema!" esclama Pavlov. "Noi non ha fretta".
"Ok" sospira l'uomo. "A che numero ti ricontatto?"
"Stesso numero che tu ha già. Io aspetta tua chiamata per luogo di incontro".
L'amministratore delegato della NP Security afferra la valigetta, si alza in piedi e si avvia verso la macchina mantenendo un passo rigido. Pavlov osserva la vettura uscire dal parcheggio sgommando e controlla che nessuno lo stia seguendo, quindi fa cenno ai compagni di avvicinarsi. Anatoli e Sergej si alzano e, dopo un'occhiata al piazzale, si accomodano accanto all'atleta.
"Tu ha persuaso Peck, da?" chiede il corriere.
Pavlov osserva il bicchiere di scotch intonso. "Sembra di sì, ma io non è sicuro. Magari lui fa noi scherzo domani sera".
"Cosa tu intende?" chiede Sergej.
"Lui magari contatta amico che gioca noi brutto tiro. Noi deve organizzare bene scambio per evitare di rimetterci nostra pelle".
"Giusto" mormora Anatoli. "Dove noi incontra lui?"
"Io ha lasciato che lui decide. Lui chiama me a cellulare".
"Tu è grande coglione!" esclama il corriere. "Perché tu ha lasciato lui così grande vantaggio? Lui ora può attirare noi in inferno di piombo".
Pavlov osserva il cellulare ed alza le spalle, per niente turbato dall'osservazione del compagno.
"Noi però può rapire sua amante" propone il corriere. "Così lui non può uccidere noi".
"Niet, niente rapimenti. Se lui in buona fede, noi fa tutto tranquillo. Così noi può usare lui anche in futuro".
"Io propone di continuare discorso in altro posto, cameriera sembra interessata a tua nuca" mormora Sergej, osservando l'interno del locale.
"Lei ha buon gusto" ribatte ridacchiando Pavlov, poi appoggia sul tavolo qualche banconota e si allontana con gli altri due russi.

martedì 19 gennaio 2016

0049 - incontro preliminare

I tre russi arrivano al bar consigliato da Sergej con una decina di minuti di anticipo sull'orario dell'incontro. Alcune palme e degli ombrelloni colorati occupano il plateatico, sotto i quali sono disposti una decina di tavolini di paglia intrecciata con sedie in coordinato dall'aria scomoda. Il locale ha un piccolo parcheggio di fronte all'entrata, dove sono posteggiate una mezza dozzina di macchine.
"Che locale di merda" mormora Anatoli, osservando il posto attraverso il finestrino. "Questo posto è peggio di bettole malfamate di Cecenia".
"Noi non è qui per panorama" ribatte Pavlov, aprendo la portiera. "C'è poca gente e molte vie di fuga. Non male per nostro colloquio".
I tre russi smontano dall'auto e si avvicinano ai tavoli. "Noi prende tre tavoli diversi, io parla con Peck e voi copre mie spalle. Io non fida di uomo ricattato" mormora l'atleta.
"Sta bene" risponde a bassa voce il corriere, che si allontana e si accomoda ad un tavolino. Sergej lo imita sedendosi poco distante.
Pavlov si guarda attorno, quindi sceglie un tavolino vicino alla porta e si siede. Dopo un'occhiata alle varie macchine parcheggiate, estrae il cellulare e lo appoggia al tavolino.
Una cameriera con un vestito dai colori sgargianti si avvicina. "Buonasera! Cosa posso portarle?"
"Piña Colada. Liscia".
"Gliela porto subito, signore" sorride la ragazza, prendendo le ordinazioni degli altri due tavoli e rientrando nel locale.

Dopo una decina di minuti una BMW grigia entra nel parcheggio e posteggia di fianco ad un'utilitaria. Un uomo sui cinquant'anni, brizzolato e leggermente stempiato scende, recupera una valigetta dal bagagliaio e si avvia verso l'entrata guardandosi un po' attorno. Dopo una rapida occhiata all'interno del locale, recupera lo smartphone dalla tasca interna della giacca e compone un numero. Il cellulare di Pavlov inizia a suonare.
L'uomo osserva per un paio di secondi il volto dell'atleta, quindi blocca la chiamata e si accomoda al tavolo, appoggiando la valigetta accanto alla sedia.
"Buonasera" esclama Pavlov facendo schioccare i muscoli del corpo.
Nathan Peck saluta con un lieve cenno della testa, poi intreccia le dita sul tavolo. "Da chi ha avuto quelle foto?" mormora, lanciando occhiate al piazzale ed al plateatico, per poi tornare a fissare gli occhi dell'atleta.
"Da amico. Poverino, lui ha avuto brutto incidente".
"E posso sapere che cosa vuole per quelle foto?"
"Vuole bere qualcosa?" esclama Pavlov sorridendo. "Piña Colada è molto buona".
L'uomo fa un cenno ad una cameriera, che si ferma al tavolo. "Mi porti uno scotch liscio".
I due rimangono in silenzio a fissarsi finché la ragazza non deposita un bicchiere con due dita di un liquido ambrato.
"Noi sa che voi lavora molto bene" dice Pavlov, "voi offre ottimo servizio per grosse aziende, come ReCoTech. Lei può perdere chiave di accesso per sistemi ReCoTech, da?"
L'uomo afferra il bicchiere e fa lentamente vorticare il contenuto con un movimento circolare della mano, mentre con gli occhi scruta gli altri tavoli. "Lei non sta parlando di soldi".
"Soldi?" ridacchia l'atleta. "Chi ha parlato di soldi? No, io non è venale".
L'uomo socchiude gli occhi e studia il suo interlocutore in silenzio.
"Se lei per caso perde tablet con codici di accesso per ReCoTech, niet problema. Noi brucia foto. Incidenti capita".
"E' una richiesta molto pesante".
"Noi è disposti a dare premio, se tu vuole" sussurra Pavlov sorridendo.
"Voglio..." inizia a dire Peck, poi si blocca. Le dita si stringono tanto da far sbiancare le nocche. "Voglio stare tranquillo. La mia famiglia non va messa in mezzo".
"Tua moglie Nancy Brown non interessare me" ridacchia l'atleta, appoggiandosi allo schienale. "Io ha già mia famiglia che dà molti problemi".
L'uomo stringe le labbra e fissa Pavlov con occhi gelidi, poi d'un tratto abbassa lo sguardo. "Va bene. Dove e quando facciamo lo scambio?"

lunedì 18 gennaio 2016

0048 - conto estero

"C'è qualche problema?" chiede Pavlov.
"Sì... No. Mi dia un secondo!" esclama Patrick alzandosi di scatto dalla sedia ed uscendo dallo stanzino con il cellulare in mano.
Dopo un paio di minuti torna indietro sorridendo. "Ho parlato con la signora Brown, mi ha detto di darvi il suo biglietto da visita personale".
"Lei accetta nostra donazione?" chiede Pavlov.
"Per la legge non possiamo accettare donazioni così generose, ma questo non sarà un ostacolo alla vostra collaborazione" sussurra Patrick, porgendo un biglietto da visita di Nancy Brown. "Potete constatare voi stessi".
L'atleta prende il biglietto, legge il nome ed il numero, quindi lo gira e accenna un sorriso. Sul retro è segnato a penna il numero di un conto estero.
"Mio capo ha molto interesse che" replica Pavlov ad alta voce, poi si interrompe e platealmente si volta verso uno dei manifesti appesi, "Nancy Brown vince elezioni".
"Ah, capisco" ribatte Patrick, simulando un sorriso di circostanza. I tre russi notano con soddisfazione la paura riflessa negli occhi dell'uomo.
"Noi ora va" esclama Pavlov, voltandosi verso Anatoli e dicendogli qualcosa in russo. Quando il corriere fa cenno di sì con la testa, l'atleta mette mano al portafogli ed appoggia cinque Benjamin Franklin sul tavolo.
Patrick stacca una ricevuta e la consegna al russo, che la infila nella tasca posteriore dei pantaloni, facendo vedere la pistola infilata nella fondina ascellare.
"Ottimo... ottimo!" balbetta Patrick alzandosi e porgendo la mano. "Se non c'è altro, io tornerei a gestire la campagna elettorale. Siamo pieni di lavoro".
"Niet problema" risponde l'atleta stringendogli la mano, poi si dirige all'uscita. Quando è davanti al bancone, estrae un pacchetto di sigarette e se ne accende una sotto gli occhi esterrefatti delle segretarie.
Anche Anatoli e Sergej stringono la mano al colletto bianco e raggiungono Pavlov, quindi si dirigono fuori e montano in macchina.
"Tu è stato avventato" mormora il pianista, avviando il motore. "Ora loro sa che tu gira armato".
"Loro ora sa che noi fa sul serio" risponde Pavlov sogghignando. "Ora tu porta Anatoli a Chaika Bar e me in mia palestra, io deve conoscere nuovo pugile. Tu poi torna questa sera, così noi parla finalmente con Nathan Peck".

venerdì 15 gennaio 2016

0047 - investire in politica

"Dato che noi ha appuntamento, ora noi torna a casa?" chiede Sergej, accennando un sorriso.
"Niet" risponde l'atleta. "Moglie che fa politica può essere leva migliore per tenere Peck per coglioni. Oppure può essere utile a Alexei".
"Ottima idea" commenta Anatoli.

Il pianista raggiunge l'indirizzo dell'ufficio elettorale e dopo qualche giro riesce a trovare parcheggio ad un paio di isolati di distanza. Durante la ricerca di un buon posto dove fermarsi i russi osservano l'ufficio e le attività al suo interno. Le vetrate del piano terra sono tappezzate di manifesti con la foto della candidata, una donna mora sui quarant'anni che sorride ai potenziali elettori. All'interno ci sono una decina di impiegati, seduti ad alcune scrivanie, che parlano incessantemente al telefono. Tra le scrivanie girano un paio di figure in giacca e cravatta, molto probabilmente i coordinatori della campagna.
"Quale è tuo piano?" chiede Sergej, appoggiandosi al volante.
"Noi entra e chiede di poter fare donazione" risponde Pavlov.
"E chi mette soldi per donazione?" chiede Anatoli.
"Noi non serve soldi ora" risponde sorridendo l'atleta. "Noi propone grossa donazione, poi noi parla con Alexei e lui usa soldi per infiltrare Famiglia in politica di Boston. Chi fa ricco petroliere russo?"
"Io è unico che può fare ricco petroliere, solo io ha giacca" risponde Anatoli. "Tu impersona mio segretario".
"Niet problema" sorride Pavlov. "Tu finge di non parlare americano, io fa da intermediario".
"Io fa semplice portaborse" mormora Sergej, sospirando.
"Niet, tu fa sguardo da duro e finge di essere bodyguard" ridacchia il corriere, dandogli una pacca sulla spalla e scendendo dalla macchina.

Pavlov apre la porta a vetri e la tiene aperta per far passare Anatoli, quindi accelera il passo e si avvicina al bancone. Subito uno dei due uomini in giacca smette di parlare con una delle impiegate e si avvicina.
"Buongiorno!" esclama l'uomo sfoggiando uno smagliante sorriso. "Io sono Patrick. Siete qui per aiutare la campagna della signora Brown, giusto? E' la donna giusta per il Concilio di Boston!"
"Da, noi è qui per fare donazione" risponde l'atleta, appoggiandosi al bancone.
Patrick indica una porta e fa accomodare i tre russi in uno stanzino con un tavolo ed alcune sedie, ingombro di volantini e tappezzato di manifesti e festoni rossi, bianchi e blu. Pavlov scosta la sedia e Anatoli si siede, poi l'atleta si appoggia al tavolo e fissa sorridendo l'assistente della moglie di Peck, che recupera una cartellina e si accomoda su un'altra sedia.
"Dicevamo... voi siete qui per una donazione, giusto?"
"Da" risponde l'atleta. "Ma noi vuole parlare con tuo capo, signora Brown".
"Purtroppo non è qui, sta tenendo una conferenza dall'altra parte della città".
"Mio capo" dice Pavlov indicando Anatoli con la mano, "non parla americano. Lui lavora con petrolio".
"Quindi la vostra è una donazione estera" mormora a bassa voce Patrick, segnando alcune crocette su un modulo, poi riprende il suo tono professionale. "Ed il suo datore di lavoro quanto pensava di donare? Il tetto massimo per una donazione estera è cinquecento dollari".
"Solo cinquecento?" chiede Pavlov.
"E' il limite imposto da questa amministrazione" risponde l'uomo.
"Noi pensava ad investimento mille volte superiore".
L'uomo spalanca gli occhi ed inizia a balbettare. "C-cosa!?!"

giovedì 14 gennaio 2016

0046 - scambio di SMS

Pavlov si avvicina al vetro. "Noi ha solo bisogno di parlare con Peck. Lei può far venire qui sua segretaria?"
"Mi spiace" replica la guardia, "io sono qui solo per identificare i visitatori e consegnar loro il tesserino di riconoscimento. Al massimo posso far recapitare un messaggio al suo ufficio, ma nulla di più".
L'atleta osserva i suoi compagni poi si volta di nuovo verso l'uomo. "Se lei lascia noi busta, noi scrive messaggio per signor Peck".
"Scrivete qui" dice la guardia infilando una penna ed un foglio di carta nello sportello, poi fa slittare il piccolo vano dalla parte dei russi. Pavlov scrive "Se tu vuole foto di Donovan, chiama me" ed il suo numero di cellulare sul foglietto, quindi lo piega e lo consegna all'uomo.
"A chi avete detto che va consegnato?" chiede la guardia, infilando il foglietto in una busta e voltandola per scrivere il destinatario.
"Signor Nathan Peck" risponde l'atleta. "Spassiba".
"Da amici" aggiunge Anatoli.
L'uomo scrive il nome sul retro, poi infila la busta in un cilindro e la spedisce tramite posta pneumatica. "Ecco fatto. Buona giornata" conclude, aprendo una rivista.
"Grazie di disponibilità" saluta Sergej.
"Che sistema antiquato" mormora Pavlov allontanandosi. "Si pianta una volta su tre".
"Se tu manda mutandine di segretaria, è ovvio che cilindro si pianta" ribatte Anatoli sghignazzando, poi si ferma sul marciapiede ad osservare una macchina che arriva, si ferma davanti al vetro della guardia ed appoggia un tesserino sul finestrino. La guardia annuisce, quindi preme un pulsante. La porta blindata si apre lentamente e la macchina si dirige rombando all'interno della struttura.
"Noi ha bisogno di documenti falsi" commenta il corriere montando in macchina.
"Da" ribatte Pavlov prendendo posto sul sedile sul retro. "Io non è abituato ad usare documenti. Di solito lavoro viene da me".
Sergej ridacchia, quindi mette in moto. "Dove io porta voi, ora?"
"Io pensa che noi può usare moglie per fare leva su Peck" mormora l'atleta, prendendo il cellulare e cercando l'ufficio elettorale della donna.
"Buona idea" commenta Anatoli osservando le dita del compagno digitare sul display del telefonino. "Magari ci fosse stato Facebook ai tempi di ambasciata".
"Tu ha rotto coglioni con storia di ambasciata" esclama Sergej, infilandosi di scatto davanti ad una macchina, che rallenta bruscamente ed inizia a strombazzare.
"Tu non dire a me" mormora Pavlov facendo una smorfia, poi torna a guardare il telefono. "Tu prosegue dritto per trecento metri poi svolta a destra".
"Da" risponde il pianista.
Mentre l'atleta segue il percorso sul navigatore del cellulare, questo vibra per l'arrivo di un messaggio.
"E' compagnia telefonica che avverte che tu ha finito credito?" commenta Sergej, suscitando l'ilarità di Anatoli.
"Niet, idiota" esclama Pavlov. "Peck ha scritto chiedendo spiegazioni su foto".
"Ottimo" commenta Anatoli, battendo la mano sulla spalla dell'atleta, che inizia a digitare la risposta sulla tastiera.
"Io pensa te interessato a queste cinque foto" legge ad alta voce Pavlov, poi recupera una delle immagini in cui si vede il volto dell'imprenditore e la inquadra con la fotocamera del cellulare. "Ecco, ora noi attende risposta".
Dopo un paio di minuti lo smartphone vibra di nuovo.
"Cosa vuoi per le foto?" legge l'atleta a voce alta, poi inizia a digitare la risposta. "Dico lui che noi incontra stasera per parlare".
La risposta questa volta arriva quasi subito.
"Peck chiede dove noi incontra lui".
"Io conosce locale vicino a Waltham" esclama Sergej. "E' isolato e facile da trovare. Ha unico difetto. E' in tema hawaiano".
"Khorosho" mormora Pavlov, digitando l'indirizzo fornito dal pianista.

mercoledì 13 gennaio 2016

0045 - fermati all'ingresso

Dopo essersi assicurato di aver seminato la polizia, Sergej guida fino ad uno dei sobborghi vicini al centro di Boston e ferma la macchina lungo la via principale, proprio davanti all'ufficio di Peck.
La sede della NP Security è uno stabile di tre piani, in cui una volta trovava posto un'autorimessa. Sulla parete dell'edificio campeggia una piccola insegna con il logo della ditta. Al centro della facciata c'è una grossa entrata ad arco, l'unico dettaglio inalterato della struttura precedente, che consente di accedere all'interno dello stabile direttamente con la macchina. Una guardia giurata siede dietro ad un vetro nella piccola portineria che si affaccia sul muro interno dell'arcata.
"Cosa facciamo ora?" chiede il pianista, voltandosi verso i compagni.
"Semplice" ribatte Pavlov facendogli l'occhiolino. "Noi chiede di parlare con Peck e poi ricatta lui grazie a foto di Donovan".
"Io viene con voi o io rimane in macchina?"
"Tu vuole passare in macchina tutta tua vita o tu vuole vedere un po' di azione?" interviene Anatoli, scuotendo Sergej. "Tu è qui per imparare mestiere!"
"No azione, con Peck noi deve solo parlare" esclama Pavlov.
"Giusto, solo parlare" conviene il corriere appoggiandosi al sedile. "Che copertura tu vuole usare? Parlo io o parla tu?"
"E' stesso" mormora l'atleta scuotendo le spalle.
"Tu è più bravo con interrogatori, tu ha dimostrato con terroristi" commenta Anatoli, poi fissa il compagno. "Strano che io non conosceva te da prima. Tu ha lavorato per ambasciata?"
"Da".
"Che ambasciata?"
"Tutte".
Il corriere ridacchia. "Strano, io non ha mai visto te".
"Tu fortunato" ribatte Pavlov, sghignazzando.
"Da, pensa anche io" commenta Anatoli, unendosi alle risate.

Il gruppo scende dalla macchina ed attraversa la strada, quindi si dirige verso la portineria. L'uomo in divisa squadra i tre uomini sfoggiando un largo sorriso. "Buongiorno, signori. Desiderate?"
"Noi vuole appuntamento con signor Nathan Peck" risponde il corriere, ricambiando il sorriso. "E' questione molto urgente".
"Nessun problema" risponde il guardiano. "Fornitemi i vostri documenti, così vi registro e vi consegno i tesserini per poter accedere agli uffici".
Anatoli osserva interdetto l'uomo, poi accenna un sorriso di circostanza e si volta verso i compagni. "Sentito? Noi deve dare documenti per entrare".
"Io ha lasciato portafoglio a casa" mormora Pavlov, impassibile.
Sergej si fruga nelle tasche facendo finta di cercare il portafoglio, poi osserva Anatoli ed alza le spalle. "Io ha dimenticato documento".
"Tu ha dimenticato tua patente?" esclama il corriere, sgranando gli occhi. "Tu guida senza documento? Tu è criminale!"
"Io ha dormito poco" si scusa il pianista.
"Senza documento non posso lasciarvi entrare" dice la guardia dall'altra parte del vetro. "Mi spiace, sono le regole aziendali".

martedì 12 gennaio 2016

0044 - seguiti dalla polizia

Dopo qualche ora di sonno, i tre russi si ritrovano al Chaika bar per fare colazione.
"Come mai voi ha fiatone?" chiede Sergej, sorseggiando il caffè.
"Io fa jogging ogni mattina" risponde Anatoli. "Così io mantiene mia forma fisica".
Pavlov sorride. "Molto meglio prendere a pugni sacco da boxe. Meno possibilità di pestare merda di cane".
"Ma così tu non incrocia belle ragazze" ridacchia il corriere.
L'atleta alza le spalle, poi finisce il caffè e si alza. "Se voi ha finito vostra colazione, noi va in ufficio di Peck".

Il gruppo esce dal bar ed attraversa la strada, quindi monta nella berlina di Sergej.
"Voi ha notato Crown Vic parcheggiata qualche metro dietro noi?" mormora Pavlov. "Io non ha visto nessuno dentro".
"Cazzo, auto di sbirri" ribatte Anatoli con una smorfia.
L'atleta batte una mano sulla spalla di Sergej. "Tu guida, io controlla se quella è auto di poliziotti".
La berlina si immette dietro ad un pick up e prosegue lungo la via. Dopo qualche isolato, Pavlov si volta. "Merda, sbirri segue noi. Tu svolta a prossimo incrocio, io scende e tu prosegue. Io trova modo di liberarci di scorta".
Il pianista svolta al primo incrocio ed accosta. L'atleta apre la portiera e scende, poi si infila nell'androne di un palazzo mentre l'auto accelera e si allontana. La Crown Vic passa davanti a lui, seguendo a distanza la vettura dei russi.
Dopo ave osservato la macchina della polizia sparire in una laterale, Pavlov esce dal suo riparo e si guarda intorno. Un piccolo negozio cinese attira la sua attenzione.
Vecchi metodi sempre efficaci pensa l'atleta, entrando nel Chung Wah Hong Market.
Dopo aver acquistato un casco di banane, il russo esce e si appoggia al muro del negozio, quindi chiama Anatoli. "Voi viene a prendermi a stesso incrocio dove io è sceso. Voi ferma macchina, così io può creare diversivo con polizia".
"Da, ora io riferisce a Sergej" risponde il corriere.
Dopo un paio di minuti la berlina passa di fronte all'atleta, si ferma allo stop e attende. Dalla coda si levano parecchi colpi di clacson ed alcune persone iniziano ad inveire contro la macchina ferma all'incrocio. Pavlov individua la Crown Vic, anch'essa bloccata nel traffico, e si avvicina muovendosi tra le vetture parcheggiate. Quando è all'altezza del veicolo, si china dietro ad una Toyota e si avvicina al retro dell'auto civetta.
Due sono sufficienti pensa l'atleta, infilando un paio di banane nel tubo di scappamento.
Pavlov si allontana e ripercorre i propri passi, raggiungendo la berlina dei russi. Quando l'atleta monta in macchina, Sergej attraversa l'incrocio e prosegue costeggiando altri esercizi cinesi.
"Tu ha risolto problema?" chiede Anatoli.
Pavlov si volta ed osserva con soddisfazione due uomini in piedi accanto alla Crown Vic, ferma in mezzo alla strada, che osservano con aria adirata la loro macchina che si allontana.
"Qualcuno vuole banana?" domanda con un sorriso l'atleta, porgendo il sacchetto.

lunedì 11 gennaio 2016

0043 - idee per parlare con Peck

"Quindi ora noi cosa fa?" domanda Sergej, dirigendosi verso il centro di Boston.
"Noi ora dorme" risponde Anatoli. "Domani notte noi presenta in motel per discussione informale".
"Inoltre noi prende appuntamento presso ditta di Peck" aggiunge Pavlov.
"Giusto. Noi domani va in ufficio, così noi vede quale opportunità si presenta prima" conviene Anatoli. "Io comunque pensa che se lui è impegnato come tutti amministratori delegati, primo momento libero sia mercoledì di anno duemilaventi".
"Noi fa tentativo" conclude l'ex atleta appoggiandosi allo schienale. "Altra idea è trovare sua casa, voi che dite?"
"E come?" ribatte il corriere. "Tu pensa che se noi trova foto di sua abitazione noi poi riesce a individuare casa su Google Earth?"
Pavlov estrae il cellulare e comincia a cercare in internet. "Niet, io non riesce a trovare nulla".
"Tu non riesce a trovare neanche tuo uccello in tue mutande" esclama Anatoli, strappando il cellulare di mano all'atleta ed effettuando un'altra ricerca. Dopo una decina di minuti gli restituisce il telefono, che ora mostra una foto di Peck davanti ad una villetta in centro. "Visto? Tu lascia fare a professionista".
Sergej butta un occhio alla foto. "Io conosce quartiere con villette così. Voi vuole che noi va lì?"
"Da" esclama Pavlov rimettendo via il cellulare, poi incrocia le braccia ed osserva le case sfilare mentre la macchina sfila nel traffico.

Dopo una mezz'oretta, la berlina si immette in una lunga strada su cui si affacciano parecchie villette a schiera in muratura, tutte uguali fra loro. Sergej accosta tra due macchine e si volta verso Pavlov. "Qualche idea su come capire quale è casa di Peck?"
"Io non sa quanto vecchia è questa foto. Se ha ancora queste tende e questi fiori, noi può individuare".
Dopo aver osservato con attenzione l'immagine, i tre russi scendono e si dividono, iniziando a perlustrare la via.
Dopo aver percorso la via e le strade parallele per quasi un'ora, Anatoli richiama l'attenzione dei compagni. "Io ha trovato casa".
Tutti osservano il nome sul campanello, Nathan Peck, sotto al quale c'è anche il nome della moglie, Nancy Brown.
"Ora noi sa dove abita" commenta Sergej, segnandosi l'indirizzo esatto su un taccuino. "Noi che fa, suona?"
"Niet" ribatte Pavlov, facendo cenno agli altri di avanzare lungo la via ed indicando con la testa una macchina della polizia in fondo alla strada. "Tu vuole svegliare tutto vicinato? Qui è pieno di pattuglie a tarda notte".
"Se noi non riesce a parlare con Peck in ufficio, noi aspetta lui sotto casa" commenta Anatoli.
L'ex atleta annuisce. "Noi ora ha abbastanza modi per riuscire a parlare con lui".