giovedì 24 dicembre 2015

0042 - come torchiare l'impiegato del motel

Verso le undici Sergej raggiunge Watertown, esce dall'Interstate 90 e ferma la macchina di fronte all'entrata del Super 8, un economico motel a due piani. Tre macchine sono ferme nel parcheggio davanti alle camere e solo un paio di finestre sono illuminate. L'insegna gialla e rossa illumina la strada e le macchine che sfrecciano lungo l'interstatale.
"Noi va a parlare con gestore" esclama Pavlov, aprendo lo sportello e scendendo dalla macchina, subito seguito da Anatoli.
"Io rimane qui e controlla strada" replica il novellino dopo aver abbassato il finestrino.
I due russi si guardano e scuotono la testa.
"Se tu prova a scappare, io taglia te tutte tue dita" mormora il corriere prima di dirigersi verso l'entrata del motel insieme a Pavlov.
La reception è piccola e puzza di stantio. Dietro al lungo bancone non c'è nessuno, mentre dallo stanzino dei dipendenti si sente una televisione ad alto volume che sta trasmettendo una vecchia sit com. L'ex atleta comincia a suonare ripetutamente il campanello.
Al terzo ding un ragazzo si affaccia dalla stanza e raggiunge i due russi. Il magro ed allampanato impiegato si ravviva i lunghi capelli unti ed infine toglie dal bancone il campanello, impedendo a Pavlov di continuare a suonarlo. "Buonasera, desiderate una camera?"
"Niet, noi desidera informazio" esclama l'atleta.
"Noi affittiamo camere, non siamo un ufficio informazioni" ribatte sorridendo il giovane.
Pavlov si scosta la giacca rivelando la pistola infilata nella fondina, quindi prende una delle foto dalla tasca e la appoggia al bancone. L'impiegato sbianca vedendo l'arma, dà una breve occhiata alla foto quindi torna a guardare il volto sorridente del russo. "Che cosa vorreste sapere?"
"Noi vuole sapere di lui".
"Come si chiama, quando viene, che auto ha" aggiunge Anatoli, "e che puttana scopa lui".
"Lui... lui è un nostro cliente abituale, si chiama John".
"Io immagina che nome completo è John Smith" ribatte il corriere.
"Sì, esattamente".
"Io supponeva" commenta sbuffando Anatoli. "E puttana? Quale è suo nome?"
"Come... come ho detto, lui è un cliente abituale. Viene qui ogni mercoledì sera. Non conosco il nome della donna nella foto".
"Lui cambia donna o viene sempre con stessa?"
"La putt... ehm, la donna è sempre la stessa".
"Io mi sta stancando" sbuffa Pavlov, appoggiando la mano sulla pistola. "Tu sa qualcosa di lei?"
L'uomo spalanca gli occhi e alza le mani. "Non è necessario usare la violenza".
"Tu lascia decidere me" ribatte l'atleta con un ghigno. 
"Io la settimana scorsa ho sentito che lei diceva di dover tornare presso un call center. Non so altro di lei, ve lo giuro" mormora l'impiegato tremando, poi con un sorriso imbarazzato aggiunge: "Se vi interessa, di solito loro prendono la camera quattordici".
"Tu ricorda modello di auto?" chiede Anatoli.
Il ragazzo ci pensa un attimo, poi risponde: "Mi pare una BMW grigio scuro o nera".
"Tu sei uno di pervertiti che mettono telecamera nascosta in camera, da? Tu ha video di loro incontro?"
"No, assolutamente no!" esclama l'impiegato. "Questo è un posto rispettabile".
Pavlov si guarda intorno, poi sghignazza. "Da, certo".
"A che ora lui viene qui?" chiede Anatoli.
"Di solito arriva sulle nove e se ne va verso le undici".
Il corriere si gira verso Pavlov. "John dura parecchio, da? Chissà se scopa tutto tempo o se fa pausa di ora per sigaretta".
L'ex atleta accenna un sorriso, quindi recupera la foto dal bancone e se la reinfila in tasca. "Spassiba, tu è stato molto gentile".
"Ah, ultima cosa molto importante" aggiunge Anatoli fissando negli occhi il ragazzo. "Tu non ha mai visto noi qui, da?"
"Certamente!" esclama il giovane impiegato.

I due russi escono dalla reception e montano in macchina.
"Allora?" chiede Sergej, avviando il motore ed immettendosi nell'interstatale. "Voi ha ottenuto informazioni?"
"Da, impiegato ha riconosciuto Peck" risponde Pavlov. "Lui viene qui tutti mercoledì sera".
"Solo questo?"
"Niet" aggiunge Anatoli. "Lui ha anche definito te finocchio".
"Cosa?!" esclama il novellino. "Io ora torna indietro e apre lui secondo buco di culo!"
"Tu sa che questo conferma sua opinione, da?" sghignazza il corriere, appoggiandosi allo schienale.

mercoledì 23 dicembre 2015

0041 - decidere il da farsi

"Chip per guida missile è ottimo prodotto su mercato nero" esclama sorridendo Alexei. "Noi vuole espanderci in business e questa è buona opportunità. ReCoTech ha sviluppato microprocessori su commessa di marina americana e qualcuno ha messo questi giocattoli in asta online. Noi ha provato a comprare, ma qualcuno ha battuto noi offrendo più soldi di quanto noi ha a disposizione. Quindi noi vuole prendere chip senza pagare".
"E perché allora noi deve ricattare Nathan Peck?" chiede Viktor.
"Noi sa che Richard Bennet è uomo dietro a asta. Nathan Peck ha codici per sicurezza di ReCoTech. Io ora vuole che voi ricatta lui e ottiene codici per controllare computer di Bennet e scoprire dove avverrà scambio. Noi sa che ci sarà dimostrazione e poi scambio, ma noi non sa dove".
"Niet problema" esclama Pavlov.
"Io affida voi questa operazione e ribadisce raccomandazione di mio padre. Se Boris finisce dietro sbarre, voi finisce sottoterra".
Dopo aver guardato tutti negli occhi, Alexei spinge le foto verso di loro. "Voi potete prendere macchina qui dietro. E' rubata, e targa è già stata sostituita. Dovrebbe garantirvi copertura per ventiquattro ore".
"Bene" risponde Anatoli, mentre Pavlov prende le foto e se le infila in tasca.
"Ultima raccomandazione. Con queste foto noi ricatta Peck anche per altri favori. Voi non torce capello a lui, voi solo convince lui di dare noi codici".
"Noi può spingere su famiglia, da?" chiede il corriere.
"Da, tu ha avuto buona idea. Lui ha moglie che fa politica, lei vuole entrare in concilio di governatore. Può essere buon aggancio per noi, se voi fa buon lavoro".
"Quindi noi ricatta tutti e due" ribatte Anatoli sorridente.

Il gruppo esce e si dirige sul retro, dove li attende una vecchia Chevrolet Malibu.
"Noi fa guidare novellino, così noi vede come si comporta" propone il corriere, prendendo posto sul sedile del passeggero. Sergej si siede al posto di guida, avvia il motore e si immette nel traffico.
"Dove noi va?" chiede Pavlov.
"Noi ha solo foto, quindi noi trova indirizzo di casa" risponde Sergej, svoltando a destra.
"Noi prova con Facebook" propone Anatoli.
"Io stava pensando a elenco telefonico" commenta il novellino.
"Tu ha visto Terminator? Se noi controlla su elenco, noi ammazza troppe persone prima di trovare Peck giusto" replica sghignazzando il corriere, poi recupera il cellulare dalla tasca e comincia a cercare il profilo dell'uomo in rete.
Dopo dieci minuti, Anatoli sbuffa. "Io ha trovato solo profilo pubblico di NP Security e di campagna elettorale di moglie. Niente indirizzi personali".
"Io ha idea" esclama Pavlov. "Noi va in azienda e chiede appuntamento".
"Difficile che azienda è aperta a ora tarda" ribatte il corriere. "Persone per bene di sera sta a casa con famiglia o a letto con amante".
Pavlov si sfila le foto dalla tasca e le osserva attentamente, poi inizia a sorridere. "In questa foto si legge nome di motel. Che ne dite se noi va lì e torchia impiegato?"

martedì 22 dicembre 2015

0040 - proiezione in Famiglia

Finita la cena Dimitri si alza, saluta Boris e poi esce dal locale. Dopo un abbondante giro di vodka, il gruppo segue il boss nel suo ufficio e si accomoda.
"Ora che noi ha festeggiato, io dovere dire voi qualcosina".
Boris si avvicina ad un mobiletto, apre le antine ed accende la televisione al suo interno, quindi avvia una registrazione. Sullo schermo cominciano a susseguirsi spezzoni di telegiornali e video amatoriali, tutti relativi al loro operato giù al porto. In più di una scena si intravede il profilo della Polikarpov Mect.
"Opera vostra?" chiede Sergej, voltandosi verso Anatoli.
"Da, quelli essere opera sua" ribatte il corriere, indicando Viktor.
Il filmato viene mandato un po' avanti finché non appaiono delle immagini relative alla carneficina sulla highway, poi appare un video che riprende un edificio mezzo crollato ed il fumo nero che si riempie il cielo.
"Quello è stato mio piccolo contributo" mormora Anatoli, sorridendo.
"Ora io mi preoccupa" borbotta Sergej, incrociando le braccia.
"Perché? Noi vivi, loro morti" ribatte il corriere dando una manata sulla schiena di Pavlov.
"Perché io non è abituato a stare seduto accanto a professionisti di morte. Io è abituato a guidare, io non spara".
Boris ferma il video sull'immagine di un messicano seduto sul retro di un'ambulanza, Sullo sfondo si intravede il magazzino teatro dello scontro con il cecchino, circondato da volanti della polizia. Dopo un'occhiata al proprio pubblico, il boss spegne il videoregistratore e si siede alla scrivania.
"Io apprezza vostro modo di vedere cose. Purtroppo qui in America non è come in Russia. Io spera che voi d'ora in poi usa più testa che armi".
Alexei squadra i quattro russi seduti, poi si volta di nuovo verso il padre. "Loro ha capito".
"Voi ha conosciuto detective Gunn" continua Boris. "Io ha già mandato mia squadra a mettere prove in casa di Zykov e distrutto macchina usata in recupero di mio figlio. Io ora io deve pianificare mosse per pulire mie mani".
"Serve mano per sistemare problemi?" chiede Anatoli.
"Niet, non ancora" risponde il boss. "Voi ora parla con mio figlio e discute di prossima operazione".

Alexei aggira la scrivania e si accomoda, poi osserva il volto serio dei russi. "Voi ha sentito discorso di mio padre, da? Voi fa più attenzione o noi finisce in galera".
"Noi deve bruciare più auto" mormora Anatoli.
"Da" conviene il capo, aprendo un cassetto e tirando fuori uno dei dossier recuperati la sera prima. "Ora io spiega voi prossimo compito. Voi ha preso da mani di Donovan foto compromettenti di Nathan Peck. Lui è capo di agenzia di sicurezza, NP Security".
"Ok" mormora Anatoli.
"Azienda è specializzata in sicurezza informatica" dice Alexei leggendo un documento. "Loro offre protocolli di crittoqualcosa per trasmissione dati e gestione remota di server".
"NP Security è nostro prossimo obiettivo?" chiede Viktor.
Il capo sbuffa, quindi fissa l'ex atleta. "Io prima spiega situazione, poi io illustra voi compito. Noi ha partecipato a asta online per acquisto di chip per controllo di missili terra-aria".
"Cosa?" esclama il corriere strabuzzando gli occhi.

lunedì 21 dicembre 2015

0039 - chiacchierata informale

Anatoli si rifugia sotto alla tenda del Chaika Bar mentre la pioggia continua a scendere imperterrita. Pavlov scende dalla macchina e lo raggiunge. "Anche tu ha invito per cena?"
"Da, Alexei ha mandato messaggio" ribatte il corriere, scrollandosi il soprabito.
I due russi entrano nel locale e si dirigono verso un tavolo in cui sono già seduti Alexei, Viktor ed un altro paio di facce sconosciute. Due degli uomini del boss sono in piedi vicino al bancone e tengono d'occhio l'ingresso.
"Dobra pažalovat, ragazzi!" esclama Alexei, facendo cenno di accomodarsi al tavolo.
I due russi si siedono e accennano un sorriso verso gli altri commensali.
"Io presenta voi due persone. Lui è Sergej, è qui da poco. Lui avere studiato musica" esclama il capo indicando un ragazzo magro vestito in completo. Il giovane si alza e stringe la mano a Pavlov e ad Anatoli.
"Questo invece è Dimitri" aggiunge Alexei, "lui amministra finanze di nostra Famiglia".
L'uomo si ravviva i capelli brizzolati e si aggiusta la cravatta, poi si alza, accenna un inchino, quindi si riappoggia allo schienale sorridendo imbarazzato.
"Come vedete, lui è uomo di poche parole!" esclama il capo ridendo, poi torna serio quando Boris si avvicina al tavolo e prende posto.
Il boss si toglie gli occhiali dalla montatura sottile e li appoggia sopra al tovagliolo, quindi allarga le braccia e sorride. "Io ha organizzato questa cena per ringraziare voi di avere salvato culo di mio figlio. Purtroppo Margarita non potere essere presente, lei è via per sbrigare miei affari".
Pavlov, Anatoli e Viktor si scambiano un'occhiata, ma non dicono nulla.
"Ora voi godete cena, noi parla di lavoro dopo" conclude Boris quando i camerieri si avvicinano e depositano i piatti davanti ai commensali.

Mentre i camerieri stanno servendo il dolce, due uomini in spolverino entrano nel locale. Il più vecchio dei due, un bianco po' in carne, sussurra qualcosa al compagno, un giovane nero con l'aria da duro, che annuisce. Dopo essersi guardati un po' attorno, i due si avviano verso il tavolo. Le guardie al bancone si alzano, ma quando Boris fa loro un cenno tornano a sedersi.
"Voi sorridete, io parla con polizia" mormora Boris in russo, poi si alza e scosta la sedia. "Buonasera, detective Gunn! Cosa porta lei in mio locale? Gradisce fetta di dolce?"
Il detective accenna un sorriso e si passa la mano tra i radi capelli, poi aggrottando la fronte fissa duramente il boss. "Buonasera, signor Antonovich. Sa niente di una nave russa abbandonata al porto? Era circondata da cadaveri".
"Niet, io non sa nulla di ciò".
"Sicuro che non sia roba vostra?" incalza il detective, allargando ulteriormente il nodo già allentato della cravatta.
"Niet. Io non lascia nave abbandonata in giro per porto. E' pessimo modo di gestire affari".
Dimitri accenna un sorriso, che viene prontamente colto dal compagno del detective. "Cazzo ridi, finocchio?"
"Scusate il mio collega, è un po' impulsivo" esclama il detective Gunn, appoggiando una mano sulla spalla del collega. "Torneremo a trovarti, Boris. E stai tranquillo che, se hai a che fare con quella nave e con tutti quegli omicidi, finirai in galera per tanto, tanto tempo".
"Io pulito come culetto di bambino dopo bagnetto" ridacchia Boris, mentre i due poliziotti si avviano verso la porta.

venerdì 18 dicembre 2015

0038 - il giro di ricatti di Mark

Mentre Margarita si allontana per andare a recuperare l'auto, Anatoli si rialza e si avvicina al cadavere del cecchino, piegato in una posizione innaturale, la testa distrutta dall'impatto. Con la punta del piede gira il corpo ed osserva la toppa sul giubbetto tattico con l'aquila ed i fucili.
"Lui faceva parte di National Rifle Association" commenta a voce bassa, quindi si china e recupera il portafoglio sporco di sangue. Dopo un occhiata al Remington, lo getta in un angolo e ritorna verso la strada.
"Tu non ha preso fucile?" chiede Margarita, fermandosi con la macchina accanto al corriere.
"Niet, canna è completamente piegata" ribatte Anatoli, montando in macchina.
Zoya esce dal palazzo e raggiunge il veicolo. "Io ha sentito sirene in lontananza, meglio sbrigarsi".
Pavlov arriva zoppicando e monta in macchina. La spacciatrice ingrana la prima e gira attorno all'isolato, poi si allontana attraversando alcune vie secondarie. I lampeggianti delle autopattuglie illuminano i palazzi mentre le vetture sfrecciano lungo la strada principale.

Uno degli scagnozzi di Boris sta fumando nel vicolo posteriore del Chaika Bar e fa un cenno di saluto quando la macchina si ferma accanto a lui.
La squadra scende dal veicolo e si dirige verso l'ufficio di Alexei. Il capo osserva con uno sguardo d'approvazione i cinque dossier che Margarita deposita sul suo tavolo, poi provvede ad aprirli.
"Questo è stronzo che ha sparato noi" esclama Anatoli, indicando una foto in cui si vede un uomo in carne che si dà da fare con una donna di mezza età in una camera arredata con cattivo gusto. "Lui ha fatto volo da palazzo. Bellissimo tuffo, ma sotto non c'era piscina".
"Lui è caduto da secondo piano?" chiede Alexei, prendendo in mano la foto ed osservandola.
"Quarto".
"Oh" mormora il capo accennando un sorriso, poi gira la foto e legge la nota scritta sul retro. "Donovan ricattava ciccione che si faceva sua vicina".
"Ecco perché lui ha tentato di uccidere detective" commenta Anatoli. "Noi finiti in mezzo".
Alexei mette da parte le varie foto e si concentra sulla busta indicata da Margarita. All'interno ci sono alcune stampe che ritraggono un uomo sulla cinquantina che sta montando una biondina magra nella camera di un motel.
"Lei non è una di mie ragazze" commenta Zoya osservando la ragazza. "Io però ha già visto lei, lei lavora come barista in centro. Locale molto costoso".
"Ottimo lavoro" esclama il capo. "Ora noi può ricattare signor Peck. Voi ha anche dato lezione a Coleman?"
"Da" risponde la spacciatrice. "Lui ha dato noi tutti suoi risparmi".
"Voi può andare a dormire. Noi discute domani sera di ricatto" conclude Alexei, indicando la porta con un gesto.

giovedì 17 dicembre 2015

0037 - togliersi dagli impicci

Il fucile spara un altro colpo nel deposito. Anatoli mira alla canna che sporge dal tetto e fa fuoco. Alcune schegge di cemento si staccano dal parapetto e scendono a terra, mancando il bersaglio di un paio di spanne. L'arma del cecchino si inclina verso il taxi. Il corriere fa appena in tempo a coprirsi dietro al veicolo, poi lo specchietto esplode in mille pezzi.
Sporgendosi quel tanto che basta per permettergli di esaminare il tetto, Anatoli riesce a vedere la mano sinistra dell'uomo che tiene l'asta del fucile, quindi prende la mira e preme il grilletto. Il proiettile si insacca nel muretto di cemento a pochi centimetri dalle dita dell'uomo, che si ritrae per lo spavento.
Vaffanculo pensa il corriere abbassandosi. Perché io ha lasciato kalashnikov a casa?
Un altro colpo centra il tettuccio del taxi, aprendo un largo foro nell'imbottitura e spargendo pezzi di gommapiuma per tutto il veicolo.
Margarita finisce la sua corsa e si siede accanto al corriere, riparandosi dietro alla portina. "Io ha preso foto. Chiama altri due, poi noi dilegua!"
"Vaglielo a dire a cecchino!" quasi grida Anatoli. "Io ho solo pistola! Fortuna che coglione non ha buona mira! Tu potresti fare da diversivo, da?"
"Fottiti" ribatte la donna.
"E allora noi aspetta che miracolo accade" commenta il corriere, voltandosi ed esplodendo un altro paio di colpi verso il tetto del palazzo.

Pavlov aggira il blocco di box e si avvia verso il muro di cinta. Con fatica si issa sopra ad un cassonetto e sbircia oltre il bordo. Un uomo decisamente sovrappeso sta avanzando verso il taxi, tenendo una pistola puntata verso i palazzi.
L'ex atleta si sporge, prende la mira e spara. il proiettile lo prende sul petto, fuoriuscendo dall'altra parte insieme ad un fiotto di sangue. L'uomo cade sulle ginocchia e si accascia a terra.
"Dòbroy nòci, stronzo" mormora Pavlov, accucciandosi dietro al muro.

Zoya sente l'ennesimo colpo di fucile e poi una pistola che risponde al fuoco.
Vediamo se io riesce a raggiungere tetto prima che Anatoli muore pensa la maîtresse, tornando nel corridoio ed imboccando di corsa le scale. Dopo quattro rampe raggiunge l'uscita che dà sul tetto. La porta di metallo viene scostata quel tanto che basta per permetterle di vedere all'esterno. Il boato del fucile, seguito da un'esclamazione di rabbia, sembra provenire dal tetto dell'edificio di fianco, perciò la donna esce e si avvicina al parapetto del palazzo.
Un uomo in camicia e giubbetto tattico si sta sporgendo dal bordo con un fucile in mano. La luce della luna illumina la pelata ed i pochi capelli unti che la circondano. Zoya si appoggia al muretto e mira alla schiena del tizio, quindi esplode due colpi in rapida successione.
I proiettili penetrano tra le scapole, scavandosi una via nei polmoni e nel cuore. La contrazione involontaria dei muscoli raddrizza il cecchino, che molla il fucile e poi si accascia sul muretto, volando di sotto.
La maîtresse si rialza sorridendo, quindi si sporge dal tetto per controllare la situazione. Una nuvola di cemento la investe quando il proiettile di Anatoli colpisce il muretto ad un paio di metri da lei.
"Cazzo spari, coglione di ambasciata!" urla Zoya, chinandosi. "Io ha sistemato cecchino!"

mercoledì 16 dicembre 2015

0036 - posizione dominante

"Tu dà noi foto e noi salva te culo" esclama la spacciatrice, indicando il magazzino con la pistola.
Un altro boato rompe il silenzio e fa sussultare il detective. "Ok, credo di non avere altra scelta".
Mentre Mark, tenuto sotto tiro da Margarita, raggiunge il deposito ed apre la cassaforte, Pavlov osserva la strada e vede Anatoli accucciato dietro al taxi.
"Sembra colpo da cecchino, troppo pericoloso correre fino a taxi" esclama l'ex atleta, voltandosi verso la spacciatrice.
"Allora trova altra via" ribatte la donna, continuando a tenere sotto tiro il detective ed osservando il contenuto della cassaforte. All'interno ci sono una decina di mazzette di banconote e cinque buste con alcuni nomi scritti sopra, alcune più voluminose di altre.
Mark prende uno dei dossier e lo porge a Margarita, che lo afferra e se lo infila nel giubbotto. Poi la donna allunga una mano ed afferra gli altri plichi, che finiscono insieme al primo. Dopo un'ultima occhiata alla cassaforte, la spacciatrice prende una delle mazzette e se la infila in tasca.
Lo sguardo del detective si posa sul denaro, ma l'uomo non si azzarda a proferir parola.
"Ora noi sistema faccenda e salva tuo culo, poi tu può andare" esclama la donna, arretrando fino alla porta del box e chiudendo la saracinesca.

Zoya fruga nella borsetta ed impugna la pistola, poi si sporge leggermente ed osserva in direzione della jeep. Un altro paio di colpi si conficcano nel muro vicino alla sua testa, facendo ritrarre la ragazza. Dopo aver atteso un paio di secondi, sporge il braccio e risponde al fuoco. Un faro si spegne ed una gomma esplode, facendo inclinare leggermente la vettura.
Altri proiettili impattano contro il muro, sollevando nuvolette di intonaco ed obbligando Zoya a ritirarsi dietro allo stipite. Un forte bruciore comincia ad allargarsi dal braccio fino alla spalla.
Io non può rimanere qui se io vuole vivere pensa la maîtresse, tastando la porta alle sue spalle. Uno strato di cartone sembra coprire quello che rimane della vetrata del portone. Zoya sfonda il vetro con un calcio e si infila nel pertugio, appena prima che un altro proiettile passi dove prima c'era la sua testa.
Il polveroso corridoio si delinea man mano che gli occhi della donna si abituano al buio. Varie porte si aprono a destra ed a sinistra, conducendo a quello che rimane dei vecchi uffici. Zoya passa davanti all'ingresso di una guardiola e si infila nella porta successiva, aperta come tutte le altre. In un angolo ci sono i resti lasciati da qualche barbone che sembra essersene andato parecchio tempo prima.
La maîtresse si esamina la ferita, scoprendo che il proiettile l'ha colpita solo di striscio, quindi si avvicina ad una delle finestre che danno sul cortile laterale e sbircia attraverso le assi sconnesse. Un uomo decisamente sovrappeso si staglia davanti al faro integro della jeep, avanzando lentamente e tenendo sotto tiro l'ingresso del palazzo con una pistola di grosso calibro.
Lui è bersaglio perfetto pensa Zoya, infilando la canna tra le assi ed inquadrando la figura nelle tacche di mira. La maîtresse sta per premere il grilletto quando nota uno spruzzo di sangue che fuoriesce dal fianco del suo bersaglio. L'uomo cade sulle ginocchia e si accascia a terra.

martedì 15 dicembre 2015

0035 - opportunità impreviste

"Noi può andare" sussurra Margarita rialzandosi ed osservando Mark allontanarsi verso l'uscita.
Pavlov fruga nel borsone ed estrae la sua accetta tattica. "Ora io può aprire lucchetto".
"Tu ha entrato con quella in bisca clandestina?" chiede la spacciatrice, osservandolo stupefatta. "Loro non perquisire tua borsa?"
"Io sono cliente abituale, loro conosce me" ribatte sorridendo l'ex atleta, quindi si appoggia alla parete e si rialza con una smorfia, massaggiandosi poi la gamba.
I due russi girano l'angolo e raggiungono il box di Mark. Un colpo ben assestato della piccola ascia trancia di netto l'arco di metallo del lucchetto. Margarita alza la serranda ed osserva il contenuto del magazzino. Parecchie scaffalature sostengono il peso di un centinaio di scatole etichettate, mentre in un angolo c'è una piccola cassaforte appoggiata sopra ad un robusto archivio metallico.
"Io pensa che foto compromettenti sia in cassaforte" mormora Margarita. "Ma noi dà comunque occhiata in giro".
"Cosa noi sta cercando?" chiede Pavlov, dando prima un'occhiata fuori per evitare spiacevoli sorprese ed avvicinandosi poi agli scaffali.
"Foto compromettenti di Nathan Peck" risponde la spacciatrice, cominciando a frugare tra nell'archivio. "Niente, io non riesce a trovare" mormora dopo un po'.
"Probabilmente è in cassaforte" ribatte l'ex atleta, risistemando uno degli scatoloni.
"Quindi noi attende che nostri amici intercetta Mark" esclama con un mezzo sorriso Margarita, frugando in tasca in cerca di una sigaretta.

Anatoli osserva il sinuoso corpo della maîtresse avvicinarsi al taxi, poi si accorge di una jeep vecchio modello parcheggiata ad un isolato di distanza sotto un albero ed immersa nell'oscurità.
"Zoya, c'è macchina sospetta laggiù" mormora l'uomo. "Tu controlla, io attende detective".
La donna si ravviva i capelli e si sistema il rossetto, quindi si volta ed ancheggiando si avvia verso il veicolo. Nel momento in cui la maîtresse oltrepassa il tassista disteso in mezzo alla strada, il fragore di un colpo di fucile alle sue spalle le gela il sangue nelle vene. Zoya rimane immobile, pietrificata dalla paura di essere il bersaglio del tiratore. 
I fari della macchina si accendono. Un colpo di pistola esplode accanto alla jeep e la ragazza nota il proiettile colpire l'asfalto a pochi centimetri dalle sue scarpe, alzando uno sbuffo di polvere. Senza pensarci due volte scatta a sinistra e corre verso l'edificio vicino, appiattendosi sulla porta chiusa e riparandosi dietro lo stipite.
Anatoli ignora il secondo colpo e si concentra sull'arma di grosso calibro. Voltandosi a sinistra osserva le varie finestre del palazzo accanto a sé, debolmente illuminate dalla pallida luce della luna, poi alza lo sguardo e nota la canna di un fucile che spunta dal tetto. Con un gesto repentino apre la portiera, esce dal taxi, salta sopra il cofano e si acquatta dietro all'altro lato del veicolo.

"Chi cazzo ha sparato?" esclama Margarita, lanciando un'occhiata interdetta a Pavlov.
L'atleta esce dal box e torna sui suoi passi, accostandosi al muro e controllando la situazione. La spacciatrice lo affianca e sbircia anche lei. Mark è impalato al centro della stradina, mentre una nuvoletta di polvere si sta depositando qualche metro dietro di lui. Quando realizza cosa sta succedendo, si fionda dietro l'angolo e sbatte contro Margarita.
La pistola della spacciatrice si appoggia alla pancia dell'uomo. "Noi ha poco tempo, tu tira fuori foto di Peck".
"Vi darò tutto quello che volete, ma salvatemi!" piagnucola il detective. "Vogliono ammazzarmi!"

lunedì 14 dicembre 2015

0034 - diverse attitudini

Margarita e Pavlov superano il taxi ed entrano nel magazzino, tenendosi a debita distanza da Mark. L'uomo percorre la via in cui si susseguono parecchie serrande, chiuse da grossi lucchetti, e svolta a sinistra. I due russi arrivano fino all'angolo e sbirciano oltre, osservando il detective mentre si china davanti ad un box e apre il lucchetto. La spacciatrice nota alcune scaffalature piene di scatoloni, poi vede l'uomo accendere la luce ed entrare nel box.
"Quindi quello è magazzino di Donovan" sussurra Margarita.
"Cosa facciamo? Andiamo, prendiamo foto e pestiamo lui sangue?" propone Pavlov, infilandosi il pugno di ferro.
"Alexei ha detto noi niente tortura".
"Io fare come tu desidera" ribatte l'ex atleta con un sorrisetto.
"Noi aspetta che lui esca" sussurra la spacciatrice, "poi noi scassina lucchetto e entra in suo magazzino".
Pavlov osserva Mark uscire dal box ed abbassare il basculante, quindi si ritrae quando l'uomo si avvia verso l'uscita con una mazzetta di soldi in mano. I due russi si chinano fingendo di voler aprire uno dei box mentre l'uomo passa loro a fianco senza degnarli di uno sguardo, tutto intento a contare il denaro.

Zoya afferra il cappellino da baseball del tassista e lo piazza in testa ad Anatoli. "Ecco, così tu essere perfetto" esclama con un sorriso.
Il corriere squadra la donna, si toglie il berretto sudaticcio e lo lancia via. Poi, dopo aver aperto la portiera, fa scendere il messicano. L'uomo scende con le mani in alto e si ferma tremante a pochi passi dal taxi. Anatoli si accomoda al posto di guida, Zoya chiude lo sportello e si appoggia al finestrino. "Noi che facciamo di lui?"
Il tassista, sentendo le parole della donna, si volta e scappa lungo la via.
"Lui ha ancora cellulare! Tu ferma messicano prima che lui chiama polizia!" esclama il corriere.
"Io ha tacchi, io non riesce a correre lui dietro" ribatte Zoya.
Anatoli sbuffa, estrae la pistola silenziata, sporge il braccio fuori dal finestrino, mira all'uomo e preme il grilletto. Quando il proiettile gli buca i pantaloni e gli penetra nella gamba, il tassista perde l'equilibrio e cade a terra con un urlo. "Tu adesso può andare a prenderlo".
La maîtresse raggiunge l'uomo e gli tappa la bocca, quindi gli pianta un ginocchio sul petto e comincia a perquisirlo. Dopo aver trovato il cellulare, estrae il portafoglio e controlla quanto denaro possiede. Dopo una rapida occhiata al compagno, infila i soldi nella scollatura ed il portafoglio nella borsetta, poi recupera una pastiglia di Roipnol da una scatolina e gliela caccia in gola.
L'uomo si dimena un po', poi si accascia sull'asfalto. "Così tu stare tranquillo" mormora Zoya, rialzandosi ed avviandosi verso il taxi.

venerdì 11 dicembre 2015

0033 - prendersi cura del tassista

Mentre Pavlov si fa cambiare le fiches, Margarita si stacca dalla parete ed esce dalla bisca, seguita a ruota da Zoya e Anatoli. I tre russi si bloccano appena dietro l'angolo, osservando Mark fermo sul ciglio della strada che si guarda attorno.
Dopo un minuto anche l'atleta esce dal locale clandestino e li raggiunge. "Dove è Donovan?"
"Lì, su marciapiede" mormora Margarita, indicando oltre il muro. "Siamo fortunati, questa è zona poco trafficata".
Pavlov si sporge e avvisa i compagni quando nota Mark intento a sbracciarsi per attirare l'attenzione di un taxi. La macchina accosta ed il tassista fa cenno all'uomo di salire. Donovan entra e dopo una breve discussione il veicolo parte.
"Presto" esclama Anatoli dirigendosi alla macchina ed aprendo la portiera davanti, ma Margarita lo allontana e si siede al posto di guida.
"Tu ha guardato gambe di troietta, in locale. Se tu distrae e perde Mark, Alexei fa sparire noi dentro in fondamenta di palazzo" esclama la donna, squadrando il compagno con un sorrisetto.
Il corriere fissa duramente la spacciatrice, poi fa il giro della macchina e si siede sul sedile del passeggero. "Tieni marcia alta" mormora, allacciandosi la cintura.

Il taxi procede nel traffico per una ventina di minuti, seguito a breve distanza dalla berlina dei russi. Dopo una breve sosta ad una tabaccheria, Mark rimonta sullo stesso taxi e prosegue fino ad un quartiere povero di Allston, pieno di palazzi e capannoni abbandonati.
La vettura si ferma davanti ad un cancello aperto su cui campeggia l'insegna "Brighton Self Storage". La bassa struttura, piena di magazzini a noleggio, è circondata da un muro alto due metri, illuminato da una fila di lampioni sfarfallanti. I due palazzi di fronte sembrano abbandonati, con i vetri del piano terra coperti da teli di plastica e assi di legno. Si sentono un paio di macchine in lontananza, ma per il resto il posto sembra tranquillo.
Margarita si ferma ad un paio di isolati di distanza per poter osservare le mosse del detective senza dare nell'occhio. Mark scende dal taxi, che rimane in attesa davanti all'ingresso, dice qualcosa all'autista e poi imbocca il vialetto che conduce ai magazzini.
"Io prendo posto di tassista" mormora Anatoli montando un silenziatore sulla pistola.
"Io faccio uscire lui da macchina" ribatte Zoya, aprendo un altro bottone della camicetta e recuperando una sigaretta dalla borsa. "Tu immobilizzi e infili in bagagliaio".
"Bene, noi intanto teniamo sotto controllo strada" aggiunge Margarita, aprendo la portiera e facendo scendere anche gli altri.
Anatoli si dirige verso il taxi camminando sul marciapiede con la pistola nascosta dietro alla gamba, preceduto dalla maîtresse. L'uomo al volante, un messicano di mezz'età, sta leggendo alcuni messaggi sul cellulare e non si accorge della donna.
Zoya si china in avanti per mostrare la scollatura, quindi bussa al finestrino, aperto a metà. "Scusi, ha da accendere?"
L'autista fissa ad occhi sgranati il davanzale della donna, poi fruga in un borsello in cerca dell'accendino. "Subito, señorita!"
Il messicano abbassa il finestrino, sporge il braccio e con il pollice innesca la fiammella. Zoya si accende la sigaretta con la sinistra, poi di scatto infila l'altra mano nella portiera, appoggiando la canna della sua pistola sullo zigomo dell'uomo.
La maîtresse sorride quando nota lo sguardo pieno di terrore dell'autista, che prima fissa la pistola poi ritorna a guardare le sue tette, poi indica al corriere di avvicinarsi.
"Io tira fuori pistola, non tu. Voi donne dovete smettere di rubare lavoro a uomini" commenta Anatoli scuotendo la testa, poi si affaccia al finestrino. "Buonasera. Lei può cortesemente abbandonare taxi?"

giovedì 10 dicembre 2015

0032 - la partita di poker

Il mazziere controlla i bui, poi distribuisce le carte. Zoya si agita sulla sedia, elettrizzata dal poter finalmente giocare di nuovo d'azzardo.
Dopo un paio di mani in cui l'ex atleta osserva il modo di giocare del suo avversario e la maîtresse perde parecchio, il russo si accorge che Donovan non ha solo sfortuna. Gioca decisamente male.
E' principiante pensa Pavlov.
"Per questa sera ho già perso abbastanza" esclama un uomo in giacca e cravatta, recuperando quel poco che gli è rimasto ed alzandosi dal tavolo.
Anatoli lancia uno sguardo a Margarita, che rimane in piedi ad osservare la partita, e si siede al suo posto, poi senza parlare appoggia cinquecento dollari sul tavolo. Il mazziere prende il denaro e gli appoggia davanti una piccola pila di fiches.
E' arrivato momento di spennare pollo pensa Pavlov, osservando finalmente delle carte decenti. Copre il buio e rilancia. Mark vede e Zoya lo segue. Gli altri giocatori si ritirano e osservano lo scontro.
Il detective comincia a sudare freddo quando l'ex atleta rilancia per l'ennesima volta. Dopo un'altra occhiata alle due carte, l'uomo spinge tutte le sue fiches verso il centro del tavolo. "All in! E mi gioco anche l'orologio!"
Pavlov osserva le carte sul tavolo, tutte basse, poi l'espressione seria di Mark. Dopo aver notato il segnale di Margarita, l'atleta afferra la piccola torre davanti a sé e le sposta verso il mazziere. "Vedo".
"Anch'io vado all in" esclama la maîtresse, puntando le sue ultime fiches.
Il tre giocatori girano le carte: coppia di re per Pavlov, doppia coppia di sei e sette per Mark e coppia di sette per Zoya.
"Evvai!" esclama il detective. "La fortuna è girata!"
Il mazziere pesca il river dal mazzo e nel silenzio generale lo gira. Tutti osservano l'ultima carta. L'espressione entusiasta di Mark si tramuta in incredulità. Un re di quadri sorride accanto alle altre quattro carte.
"Mi spiace, carte così!" dice Pavlov prendendo la sua vincita. "Ogni tanto fortuna, ogni tanto no! Sarà per prossima volta".
"Porca puttana! E' la terza settimana di fila che all'ultimo la fortuna mi volta le spalle!" esclama Mark alzandosi in piedi di scatto. "Almeno c'è qualcuno così gentile da lasciarmi cinque dollari per un taxi?"
"Se vuoi io dare te passaggio" propone Zoya, prendendo uno specchietto dalla borsa ed aggiustandosi il trucco.
"Devo prima fare un giro" borbotta il detective, poi fissa gli altri seduti al tavolo. "Nessuno hai cinque fottuti dollari?"
"Mi spiace, io ha perso tutti miei soldi" risponde la maîtresse sorridendo. "Però trovo che serata è stata molto piena di emozioni".
Gli altri lo osservano con uno sguardo duro, senza parlare. Nessuno accenna a dargli neanche un penny.
"Che stronzi. Va bene, mi arrangerò in qualche modo" mormora Mark, voltandosi e raggiungendo l'uscita.

mercoledì 9 dicembre 2015

0031 - individuare il pollo

La grande stanza è fumosa e pregna di altri odori sgradevoli e non ben identificabili. I tavoli più vicini sono dedicati al blackjack ed alla roulette. Le voci dei mazzieri che chiamano le carte vengono a tratti sovrastate dalle esclamazioni di felicità di chi ha vinto o dalle imprecazioni di chi ha perso. In fondo alla sala alcuni pannelli di carta, decorati con motivi floreali, danno l'illusione di un po' di intimità ai giocatori di poker. Una mezza dozzina di cameriere cinesi passano tra i tavoli a prendere le ordinazioni.
"Noi prima trova pollo, poi noi sediamo a suo stesso tavolo" sussurra Pavlov a Zoya, osservando le persone in sala. "Tu ha sua descrizione?"
"Bianco, magro, capelli neri. Quarant'anni. Si chiama Mark Donovan".
L'atleta osserva i giocatori ai tavoli da blackjack. Nessuno corrisponde alla descrizione.
Quando anche Anatoli e Margarita entrano nella bisca, la maîtresse afferra il braccio di Pavlov e si avvicina al suo orecchio. "Noi guarda se Mark è seduto a tavolo di poker".
Dopo un cenno d'intesa con i compagni, i due russi si avvicinano ai separé ed osservano gli uomini seduti ai tre tavoli in cui si sta svolgendo una partita.
"Full!" esclama un nero, rivelando due connectors e recuperando una pila di fiches. "Mark, questa non è proprio la tua serata".
"Già" sbuffa l'avversario, lanciando le carte al giovane mazziere e bevendo un sorso di whisky dal bicchiere accanto a lui. "Ma vedrai che al prossimo giro mi rifaccio".
Dopo un'altra mano in cui il detective si ritira prima di coprire il buio, Zoya si avvicina a Pavlov. "Sembrano giocatori seri, tu farai fatica a vincere".
"Guarda e impara" esclama l'atleta sedendosi al tavolo, facendosi cambiare i mille dollari e pagando la posta per entrare.
La maîtresse prende posto accanto a Mark e gli sorride, poi appoggia il mazzetto di banconote sul tavolo. "Tesoro" esclama rivolgendosi al mazziere, "cambia questi spiccioli in fiches".

"Anatoli, abbiamo trovato pollo" sussurra Margarita, poi non notando alcuna reazione gli schiocca le dita davanti. "Che cosa guardi?"
Il corriere si volta di scatto. "Scusa, io distratto da cosce di sventola seduta a tavolo laggiù".
"Tu pensa a cosce dopo, prima pensiamo a lavoro" sibila la spacciatrice, socchiudendo gli occhi e lanciandogli un'occhiata gelida.
L'uomo sorride imbarazzato. "Da, scusa. E' da tanto che io non vede gambe così".
I due si avvicinano al tavolo da gioco ed osservano la partita, spostandosi di tanto in tanto fino a trovarsi alle spalle di Donovan.

martedì 8 dicembre 2015

0030 - approntare un piano

La macchina attraversa la porta d'ingresso di Chinatown, illuminata da molteplici fari che la fanno brillare di bianco e di verde, poi si muove tra le stradine alla ricerca dell'indirizzo della bisca.
"Sala da gioco è qui, dietro ristorante" esclama Anatoli, osservando la mappa sul cellulare. "Tu parcheggia vicino a vicolo, noi entriamo a piedi".
Pavlov ferma la berlina dietro ad una vecchia station wagon e spegne il motore. "Io già stato qui. Duecento dollari per entrare. Voi date me soldi, io raddoppia".
"Noi non siamo qui per vincere, noi qui per spennare pollo" ribatte Margarita. "Così noi segue lui quando va a prendere altro denaro, poi noi ruba lui foto con cui ricattare padrone di grossa azienda".
"Anche io gioca mano di poker" interviene Zoya, impaziente di sedersi ad un tavolo.
"Noi tutti gioca" ribatte Margarita. "Così noi vincere sicuro".
"Niet, troppe persone! Poi truffa a quattro giocatori è conosciuta dentro locale" commenta l'ex atleta. "Se cinesi scopre noi, tutti finire in fondo a fiume".
"Quindi esperto cosa propone?" lo canzona Margarita, appoggiandosi al sedile.
Pavlov ci pensa un po'. "Mio piano è questo. Voi girate per tavoli e vedere carte di pollo, poi ogni tanto voi dare indicazio su che carte ha pollo. Non fatevi notare da mazzieri e camerieri, loro sa bene come clienti tenta di barare".
"Bene" commenta la spacciatrice.
Zoya divide i soldi in quattro mazzetti e li distribuisce. "Mille a noi e cinquecento a voi. Andiamo a vincere".
"Dipende da carte" mormora a bassa voce Pavlov, poi apre la portiera. "Noi ora andiamo in due gruppi, così cinesi non sospetta nulla. Zoya viene con me, poi dopo cinque minuti Anatoli e Margarita".

I quattro russi scendono dal veicolo, quindi Margarita si appoggia al cofano e si accende una sigaretta. Pavlov e Zoya imboccano la stretta stradina che costeggia il ristorante cinese. Dopo qualche metro il vicolo si allarga in uno spiazzo, dove sono ferme un paio di macchine con i vetri oscurati. Nell'angolo c'è una scala che porta nel seminterrato, controllata da due uomini dai tratti orientali.
Pavlov, dopo aver osservato i rigonfiamenti sotto la giacca, si avvicina sfoggiando un largo sorriso. "Buonasera!"
"Buonasela" esclama il più piccolo dei due alzando la mano. "Posso vedele vostli documenti?"
L'ex atleta allunga quattro banconote da cento dollari. "Noi ora potere entrare?"
Il piccoletto intasca i soldi poi fa un cenno al compagno, che si sposta per permettere ai due russi di entrare.
"Spassiba" esclama Pavlov, accennando un saluto ed oltrepassando i due cinesi, quindi imbocca le scale ed apre la porta di metallo.

lunedì 7 dicembre 2015

0029 - falò nella notte

I due russi raggiungono di corsa la macchina e montano mentre Margarita pesta sul pedale del gas. La Taurus sgomma e si immette nel traffico, tagliando la strada ad una berlina che esterna tutto il suo disappunto con un prolungato colpo di clacson.
Dopo qualche chilometro la spacciatrice si ferma ad un distributore per recuperare una tanica di benzina, poi riparte in direzione nord. Il profilo dell'aeroporto scivola accanto a loro e scompare nello specchietto retrovisore. Quando le sagome degli edifici vengono sostituite dalle chiome degli alberi, Margarita rallenta e imbocca una stradina sterrata.
"Ferma qui, posto perfetto per falò" esclama Anatoli, indicando un piccolo spiazzo pianeggiante.
La spacciatrice accosta, poi i tre russi scendono dal veicolo. Il corriere recupera la tanica e ne versa il contenuto sul cofano e sul tettuccio. Un ultimo filo di benzina gli serve per creare una pista da usare come innesco. Il russo guarda le due compagne, quindi accende un cerino e lo lancia sulla pozza di liquido. La fiamma si propaga velocemente ed in un attimo la macchina arde, innalzando una colonna di fumo nero che si perde nella notte.
Il gruppo ritorna sulla strada e si incammina verso la città. Anatoli prende il cellulare e compone un numero.
"Da?" risponde la voce di Pavlov.
"Privet, noi ha bisogno di passaggio".
"Dove trovo voi?"
"Noi aspetta te davanti a Biker's Outfitter in Salem Turnpike, prima di palude".

La berlina scura accosta e si ferma con uno scossone. Pavlov scende e saluta il gruppetto con un sorriso. "Avete chiamato Russian Cab?"
Anatoli gli batte una mano sulla spalla, poi si mette alla guida. Tutti gli altri montano in macchina.
"Ora noi dove andare?" chiede l'ex atleta chiudendo la portiera.
"Chinatown" risponde Margarita frugando in tasca per recuperare una sigaretta.
"Posto peggiore no?" commenta Pavlov con un espressione disgustata.
"Noi dobbiamo spennare pollo a tavolo da gioco" aggiunge Anatoli, mettendo in moto ed uscendo dal parcheggio.
"Tavolo da gioco? Niet problema, sono pronto per questo" esclama l'atleta, pregustando l'adrenalina che il poker gli fa scorrere nelle vene.
"Pistacchio?" chiede Zoya, porgendogli la busta aperta.

venerdì 4 dicembre 2015

0028 - rapina al Seven-Eleven

L'insegna del Seven-Eleven brilla di luce verde, anche se ogni tanto la lettera N sfarfalla. Le corsie sono illuminate dalla luce al neon e non sembra esserci movimento all'interno del negozio. Il parcheggio rialzato davanti all'ingresso è vuoto, a parte un paio di macchine ferme nei posti numerati.
Margarita indica la piccola utilitaria rossa ferma vicino al cestino dei rifiuti. "Quella è Dodge Neon di Coleman".
Zoya ferma la Taurus di traverso tra due parcheggi e scende, imitata dal russo.
"Tu rimani in macchina con motore acceso" dice Anatoli alla spacciatrice attraverso il finestrino. "Cinque minuti ed usciamo".
I due russi si infilano il passamontagna e si dirigono verso l'ingresso. Le porte si aprono con un sibilo, riversando all'esterno una musica soffusa. Dietro al bancone non c'è nessuno. Una vecchietta sta cercando di leggere l'etichetta di una busta di pistacchi tenendo la confezione a pochi centimetri dal suo naso. Anatoli scorge dietro l'ultima corsia la sagoma di una testa ferma davanti al bancone delle birre.
Quando Tony esce dal reparto con una confezione di Miller Lite per mano, la vista delle due pistole puntate contro di lui gli fa gelare il sangue nelle vene. Le lattine cascano a terra ed un paio si aprono, inondando di birra il pavimento.
Anatoli senza parlare indica la cassa con la canna della pistola, quindi Zoya lancia sul bancone una borsa di tela. Quando il ragazzo si avvicina, il corriere gli fa cenno di non toccare l'allarme silenzioso.
"Meglio se nonna riempie borsa" mormora Zoya, facendo cenno a Tony di fermarsi. Il ragazzo si immobilizza e facendo un passo indietro alza le mani. La scaffalatura alle sue spalle ondeggia pericolosamente, colpendo ripetutamente la sua schiena.
"Queste, giovanotto, quanto costan..." esclama la vecchietta voltandosi, ma la frase le muore in gola quando vede la donna che le punta la pistola.
"Nonna, riempi!" urla la maîtresse, indicando la cassa con l'arma e facendo cenno di sbrigarsi.
Copiose lacrime rigano il volto dell'anziana signora, che alza le mani e lentamente si dirige dietro al bancone. "Non mi sparate, vi prego! Non mi sparate!"
"Sssh" sibila Anatoli, portandosi l'indice alle labbra. La vecchietta sussulta, quindi raggiunge la cassa e la osserva stranita per qualche secondo, poi con un filo di voce piagnucola: "Non so come si apre".
Il russo sbuffa, quindi fa cenno a Tony di aprire il registratore. Il ragazzo affianca la vecchia, poi abbassa lentamente una mano e preme un tasto. Il cassetto esce producendo un secco bip.
"Veloce, nonna!" grida Zoya.
Tony arretra di un passo, lo sguardo fisso sulla bocca da fuoco puntata verso il suo torace. La donna afferra le poche banconote all'interno e le infila nella borsa.
"Tutto qui?" esclama la maîtresse, osservando il magro bottino.
"Dai noi grosso di incasso" sibila Anatoli, armando il cane.
Il ragazzo scuote le mani. "Non ho fatto molti affari, oggi! Quello è tutto ciò che ho!"
Zoya si avvicina a Tony e gli punta la pistola alle palle. "Se tu tenere a tuoi gioielli, tu dare noi resto di soldi. Quelli di vendita di erba".
Un'espressione di terrore compare sul volto del ragazzo, che istintivamente abbassa le mani per proteggersi le parti intime. Poi sollevando una sola mano indica un mobiletto dietro alla cassa. La vecchietta apre lo sportello, estrae una piccola cassetta di sicurezza e la appoggia sul bancone.
"Chiave?" chiede la maîtresse.
Tony infila una mano sotto il maglione e si sfila una catenina con appesa una chiave. La vecchietta la prende con mano tremante ed apre la piccola cassaforte. All'interno ci sono alcuni rotoli di banconote sgualcite, che Zoya afferra ed infila nella borsa.
"Non fatemi del male!" grida la vecchia con voce stridula, alzando di nuovo le mani.
"Tu brava nonnina, tu non temere" dice Anatoli, afferrando la borsa.
La maîtresse afferra il pacco di pistacchi che la vecchietta ha appoggiato sul bancone e segue il russo fuori dal negozio.

giovedì 3 dicembre 2015

0027 - prepararsi alla rapina

"Mia?" esclama Margarita, alzando di scatto lo sguardo.
"Tu ricorda Anthony Coleman?" domanda Alexei fissando intensamente la donna.
L'immagine di un ragazzo ben piantato, con l'aria da fannullone, spunta nella mente della spacciatrice. "Sì, è mio cliente. Piccolo pusher. Non vedo lui da un po'".
"Lui ha debito con noi per panetto di erba che lui doveva rivendere. Tu ricorda?"
"Da".
"Io già mandato miei ragazzi a sollecitare pagamento, ma lui dice non ha soldi. A me non frega di piccola dose, pochi spiccioli. Ma noi non dobbiamo perdere rispetto. Quindi voi andate lì e rapinate suo Seven-Eleven".
"Io ho qualche risparmio" dice Margarita, accennando un sorriso. "Io posso investire in questa operazione?"
"Con tuoi soldi tu fare quel cazzo che ti pare" ribatte il capo. "Mi raccomando, non fate casini".
"Nessun problema, facciamo lavoretto pulito" esclama Anatoli, alzandosi.
I tre russi escono dall'ufficio e Alexei riprende ad esaminare il fascicolo.

"Noi recupera passamontagna e giubbotti antiproiettile da Viktor" sussurra Margarita, uscendo dal locale. "Magari anche silenziatore".
"Basta passamontagna, non occorre giubbotto né silenziatore" ribatte Anatoli. "Tu vuoi farti riconoscere in filmati di sicurezza?"
"Anatoli ha ragione" esclama Zoya. "Giubbotto si vede sopra mia camicetta".
Il gruppo si incammina lungo la via, ma dopo pochi passi il corriere si ferma in mezzo alla via. "Voi avete dimenticato parte più importante per realizzare piano"
"Quale è parte più importante?" chiede la spacciatrice.
"Non possiamo usare macchina di famiglia. Quindi noi ora ruba macchina. O volere andare a fare rapina in tantem?"

Dopo aver fatto tappa al magazzino di Viktor ed aver recuperato tre passamontagna e qualche caricatore di riserva, la squadra si dirige verso Roxbury. Le vie sono praticamente deserte, qualche utilitaria sfreccia lungo le strade vuote accanto ad un paio di passanti che camminano velocemente per tornare alle loro abitazioni.
Anatoli accosta e fa cenno alle due donne di scendere, poi raggiunge un piccolo spiazzo a qualche isolato di distanza e torna indietro a piedi. Una decina di macchine sono parcheggiate lungo la via, principalmente pick up e utilitarie. Un SUV attira l'attenzione di Margarita, ma il corriere indica una vecchia Ford Taurus grigia. "Quella non attira attenzione".
"E' vecchia carretta".
"Niente centralina, più facile da rubare. Motore americano, andrà bene".
"Ci penso io" mormora Zoya, recuperando un piccolo astuccio dalla borsetta. Dopo aver osservato la strada e le poche finestre illuminate, la donna si avvicina alla portiera, infila il grimaldello nella toppa e fa scattare la serratura. Anatoli e Margarita montano in macchina mentre la maîtresse traffica con i fili sotto al volante. Dopo qualche tentativo, il motore si avvia brontolando e Zoya si dirige senza fretta verso Brighton.

mercoledì 2 dicembre 2015

0026 - alla ricerca di agganci

Quando vede Margarita varcare la soglia del locale, Anatoli finisce l'ultimo sorso di vodka, si alza e le va incontro. "Alexei ha chiamato anche te?"
"Da" risponde la spacciatrice, osservando con discrezione l'unico tavolo occupato del locale. Una ragazza poco più che ventenne sta commentando la qualità del tramezzino che ha nel piatto, mentre il suo ragazzo sembra più interessato al cellulare che alle recriminazioni della compagna.
"Che c'è? Ti preoccupano quei mocciosi?" chiede il corriere indicando la coppia con il pollice.
"Niet, ma io già visto lei con altro uomo" ribatte Margarita, spingendo avanti il russo ed imboccando le scale.
Quando i due entrano nell'ufficio, Alexei fa un cenno di saluto con la mano e li invita ad accomodarsi, poi riprende la lettura di un dossier. "Voi conoscete già Zoya, vero?"
I due si voltano verso la ragazza seduta sul divanetto, intenta a giocare con i capelli. Lo sguardo del corriere si fissa per un momento sull'ampio davanzale messo in mostra da una vertiginosa scollatura, poi torna a fissarsi sul capo.
"Da, lei ha ospitato noi in suo motel due o tre volte, quando avevamo bisogno di posto tranquillo" risponde Anatoli sedendosi su una sedia. "Ma non abbiamo toccato sue ragazze".
"Io proposto lui mie puttane, ma lui ha detto non avere soldi" commenta ridacchiando la maîtresse.
Il capo guarda i presenti, poi controlla il cellulare. "Pavlov?"
"Ritardo" borbotta Margarita, giocando con una sigaretta.
"E' zoppo, ci mette più tempo per arrivare" commenta Anatoli sghignazzando.
Lo sguardo serio di Alexei cancella in un attimo il suo sorriso. "Va bene, aggiornerete lui dopo. Mio informatore ha scoperto che investigatore privato ricatta Nathan Peck, grosso imprenditore capo di ditta di sicurezza informatica. Suo nome è Mark Donovan. Noi vogliamo agganci dentro ditta di sicurezza, loro gestiscono sistemi dentro banche e caveau. Grande opportunità per nostro business".
Margarita si raddrizza sulla sedia. "Tu vuole che noi salva uomo ricattato, così lui deve favore a noi?"
"Niet! Noi prende prove usate per ricatto da mani di Donovan, quindi noi ricatta lui".
"Più semplice" commenta Anatoli.
"Soprattutto più efficace" esclama Alexei. "Ora. Mark ha vizio di gioco. Mio uomo ha scoperto che lui ogni mercoledì va in bisca a Chinatown e punta molti soldi. A volte vince, a volte perde. Noi ha già frugato in suo ufficio, ma non abbiamo trovato foto. Suo principale business è pedinamento. Tante donne fanno pedinare propri mariti perché sospettano loro di infedeltà. Poi porta prove a chi paga di più".
"Quindi moglie ha incaricato Donovan di seguire Peck?" chiede Margarita.
"Niet, lui probabilmente beccato per caso Peck con pantaloni calati. Voi dovete trovare Mark, seguirlo per capire dove tiene foto e recuperare tutto".
"Noi possiamo interrogare lui" propone Anatoli. "Pavlov fa parlare anche mattone".
"Non conviene rapire e torturare lui" esclama Alexei. "Scorsa settimana voi avete già attirato troppa attenzione con inseguimento lungo highway".
"Noi ha salvato tuo culo" mormora la spacciatrice.
"Io ben consapevole di ciò" ribatte lui con un sorriso.
"Quindi?" domanda Anatoli.
"Voi lascia in mutande lui, quindi lui sarà costretto a trovare altro denaro. Lui ha nascondiglio da qualche parte. Voi seguite Mark, prendete foto e portate a me. C'è solo piccolo problema".
"E quale sarebbe?" chiede Zoya.
"Per entrare in bisca a Chinatown bisogna pagare, quindi voi fare prima prelievo presso tua vecchia conoscenza" dice Alexei, indicando la spacciatrice.

martedì 1 dicembre 2015

0025 - tensioni in famiglia

Dopo aver varcato la soglia del locale, Alexei si ferma dal barista e gli ordina di servire da bere ai suoi uomini, quindi si dirige deciso verso l'ufficio del padre. Le urla dei due echeggiano per tutto il bar, finché uno dei camerieri si ferma davanti allo stereo ed alza il volume. La musica copre del tutto il litigio, impedendo ai russi di capire cosa i due si stiano dicendo.
Il barista appoggia quattro bicchierini sul bancone, ci versa dentro due dita abbondanti di vodka ed appoggia di fianco la bottiglia.
"Spassiba" esclama Anatoli, bevendo il drink tutto d'un fiato.
Dopo venti minuti e mezza bottiglia di vodka, la porta dell'ufficio di Boris si apre. Alexei si sporge e fa cenno alla squadra di raggiungerlo.
L'ufficio del boss è più spazioso di quello del figlio ed i mobili hanno finiture più pregiate. L'uomo che siede dietro alla scrivania ha uno sguardo duro e fiero, quello di un uomo che non si farebbe scrupoli ad ammazzare sua madre se fosse necessario.
"Voi siete nuova squadra di Alexei, da?"
"Esattamente" replica Anatoli.
"Stasera voi fatto ottimo lavoro. Avete recuperato carico e ammazzato sporchi terroristi. Loro scopo era distruggere nostra città con bomba che io doveva trasportare da Grande Madre Russia. Quando io ha saputo cosa era nascosto in cassa, io ha deciso di far sparire carico. Io non poteva permettere loro di spazzare via quartiere, io ama questa città. Io vuole conquistarla, non raderla a suolo. E soprattutto avete salvato mio figlio. Avete ufficialmente finito vostro periodo di prova. Voi ora fate parte di famiglia".
"Spassiba" rispondono tutti e quattro all'unisono.
"Potete andare a dormire, domani iniziamo con cose serie" conclude Boris, poi prende una scatola di legno e la apre. "Ma prima... voi gradite sigaro cubano?"