giovedì 17 dicembre 2015

0037 - togliersi dagli impicci

Il fucile spara un altro colpo nel deposito. Anatoli mira alla canna che sporge dal tetto e fa fuoco. Alcune schegge di cemento si staccano dal parapetto e scendono a terra, mancando il bersaglio di un paio di spanne. L'arma del cecchino si inclina verso il taxi. Il corriere fa appena in tempo a coprirsi dietro al veicolo, poi lo specchietto esplode in mille pezzi.
Sporgendosi quel tanto che basta per permettergli di esaminare il tetto, Anatoli riesce a vedere la mano sinistra dell'uomo che tiene l'asta del fucile, quindi prende la mira e preme il grilletto. Il proiettile si insacca nel muretto di cemento a pochi centimetri dalle dita dell'uomo, che si ritrae per lo spavento.
Vaffanculo pensa il corriere abbassandosi. Perché io ha lasciato kalashnikov a casa?
Un altro colpo centra il tettuccio del taxi, aprendo un largo foro nell'imbottitura e spargendo pezzi di gommapiuma per tutto il veicolo.
Margarita finisce la sua corsa e si siede accanto al corriere, riparandosi dietro alla portina. "Io ha preso foto. Chiama altri due, poi noi dilegua!"
"Vaglielo a dire a cecchino!" quasi grida Anatoli. "Io ho solo pistola! Fortuna che coglione non ha buona mira! Tu potresti fare da diversivo, da?"
"Fottiti" ribatte la donna.
"E allora noi aspetta che miracolo accade" commenta il corriere, voltandosi ed esplodendo un altro paio di colpi verso il tetto del palazzo.

Pavlov aggira il blocco di box e si avvia verso il muro di cinta. Con fatica si issa sopra ad un cassonetto e sbircia oltre il bordo. Un uomo decisamente sovrappeso sta avanzando verso il taxi, tenendo una pistola puntata verso i palazzi.
L'ex atleta si sporge, prende la mira e spara. il proiettile lo prende sul petto, fuoriuscendo dall'altra parte insieme ad un fiotto di sangue. L'uomo cade sulle ginocchia e si accascia a terra.
"Dòbroy nòci, stronzo" mormora Pavlov, accucciandosi dietro al muro.

Zoya sente l'ennesimo colpo di fucile e poi una pistola che risponde al fuoco.
Vediamo se io riesce a raggiungere tetto prima che Anatoli muore pensa la maîtresse, tornando nel corridoio ed imboccando di corsa le scale. Dopo quattro rampe raggiunge l'uscita che dà sul tetto. La porta di metallo viene scostata quel tanto che basta per permetterle di vedere all'esterno. Il boato del fucile, seguito da un'esclamazione di rabbia, sembra provenire dal tetto dell'edificio di fianco, perciò la donna esce e si avvicina al parapetto del palazzo.
Un uomo in camicia e giubbetto tattico si sta sporgendo dal bordo con un fucile in mano. La luce della luna illumina la pelata ed i pochi capelli unti che la circondano. Zoya si appoggia al muretto e mira alla schiena del tizio, quindi esplode due colpi in rapida successione.
I proiettili penetrano tra le scapole, scavandosi una via nei polmoni e nel cuore. La contrazione involontaria dei muscoli raddrizza il cecchino, che molla il fucile e poi si accascia sul muretto, volando di sotto.
La maîtresse si rialza sorridendo, quindi si sporge dal tetto per controllare la situazione. Una nuvola di cemento la investe quando il proiettile di Anatoli colpisce il muretto ad un paio di metri da lei.
"Cazzo spari, coglione di ambasciata!" urla Zoya, chinandosi. "Io ha sistemato cecchino!"

2 commenti:

Mr. Mist ha detto...

Cavolo ma cosa faceva Zoia prima di fare la maìtresse? Meglio non farla incazzare!

Anonimo ha detto...

Bella sparatoria!fortuna che i nostri erano in superiorità numerica altrimenti con un cecchino ben piazzato e che miri bene si rischiava una strage!!