giovedì 11 febbraio 2016

0066 - solo bolle e fatture

"Che ufficio è?" chiede Anatoli, accendendo la torcia tascabile e guardandosi attorno.
Nella stanza ci sono un paio di scaffali laccati, una decina di classificatori ed un paio di scrivanie di vetro praticamente vuote, a parte un monitor, un mouse ed una tastiera wireless. Una sedia, una cassettiera ed un cestino completano la dotazione di ogni postazione. Al centro dell'unico muro spoglio c'è una porta, lasciata accostata, da cui proviene una debole luce.
"Insegna diceva ufficio contabilità" ribatte Margarita, dirigendo il fascio di luce su una delle targhette stampate applicate sui cassetti degli schedari.
"Io controllo altra stanza" mormora Pavlov, aprendo con cautela la porta ed osservando la stanza. Gran parte dell'ambiente è occupato da una larga scrivania, sopra alla quale ci sono alcune cartelline azzurre impilate alla rinfusa. Un grosso monitor LCD sovrasta tutto e si rivela essere la fonte di luce vista dall'esterno.
Pavlov gira attorno alla scrivania ed osserva l'ormai familiare pannello di accesso.
"Cazzo" mormora quando il sistema rifiuta le credenziali utilizzate prima. "Bennet è socio! Perché non accetta sua login?"
"Chi ha fatto ultimo accesso?" chiede Anatoli, affacciandosi dalla porta.
"Erre punto marino" legge Pavlov sul monitor.
Il corriere cerca nel tablet e trova il nome nell'organigramma aziendale. "E' direttore di ufficio amministrativo. Quando io lavorava per ambasciata, io vedevo colleghi con password attaccate a schermo o su post it dentro cassetti. Tu prova a cercare password tra sue carte".
Dopo aver esaminato un paio di fascicoli ed aver aperto tutti i cassetti della scrivania, Pavlov afferra la tastiera e la alza.
"Trovato!" esclama l'atleta, recuperando un biglietto scarabocchiato.
Dopo una breve ricerca, saltano fuori una decina di documenti legati ai chip, tutti relativi a ordini di materiale e comunicazioni con la marina. "Niente, nulla di interessante per capire dove azienda tiene chip".
"Zitto" sibila Anatoli, voltandosi di scatto verso la porta che dà sul corridoio. Tutti sentono una porta chiudersi, poi un rumore di passi che si avvicina, più leggeri rispetto a quelli di prima.
Margarita si nasconde dietro ad un raccoglitore mentre Anatoli estrae l'arma e si acquatta dietro allo stipite. L'ombra di una figura esile viene proiettata sulla porta, poi prosegue lungo il corridoio. Il rumore dei passi che si allontanano e di un'altra porta che si apre e si chiude fa tirare a tutti un sospiro di sollievo.
"Io penso che quella era ricercatrice" mormora Pavlov, tornando dagli altri due. "Io ho stampato documenti, ora noi guarda in altro ufficio. Noi deve fare presto, qui noi sta rischiando troppo".
Anatoli apre la porta, si guarda attorno per controllare che non ci sia nessuno, poi legge la targa dell'ufficio di fianco all'amministrazione. "Ricerca e sviluppo. Ottimo posto per conservare chip" sussurra sorridendo ai compagni.
Dopo una breve occhiata alla stanza, in cui sono ammassati tavoli pieni di rottami, macchinari per la diagnostica, saldatori, microscopi e portatili, il sorriso del corriere si spegne.
"Questo è fottuto deposito" sibila il russo a denti stretti, chiudendo la porta ed avviandosi verso la successiva.

2 commenti:

Nicholas ha detto...

Quando io lavorava per ambasciata, io vedevo colleghi con password attaccate a schermo o su post it dentro cassetti.

Ehhh non solo in ambasciata...
Dannati utonti.

andrea ha detto...

Quanta verità in queste parole.