venerdì 30 ottobre 2015

0003 - qualcosa non va

Il grosso pick-up raggiunge l'80 di Border Street e si ferma vicino all'ingresso del vecchio complesso. La luna piena illumina la grossa insegna della Wigglesworth appesa ad uno dei due edifici in mattoni che ospitano i magazzini. Il cancello è chiuso e le finestre che danno sulla strada sono buie. Nel parcheggio che costeggia il fabbricato sono ferme solo un paio di macchine. La zona sembra del tutto abbandonata, non ci sono passanti né auto in transito.
"Trovate quel cazzone di Zykov e capite perché non risponde a mie chiamate. Poi recuperate il carico e portatelo da Patty's Auto Parts. Tutto chiaro?" dice Alexei, voltandosi verso i suoi uomini.
"Trovare cazzone, prendere carico e portarlo da sfasciacarrozze. Consideralo fatto, capo!" esclama Viktor, aprendo la portiera e scendendo dal veicolo.
Pavlov recupera la sua sacca nera dal cassone e se la mette a tracolla, poi quando il pick-up scompare dietro ad un edificio si dirige zoppicando verso i compagni. "Da dove cominciamo?"
"Direi da lì" dice Margarita, indicando una berlina ferma in fondo al parcheggio. "Quello è vecchio catorcio di Zykov".
Pavlov estrae la pistola dalla cintura ed affianca la spacciatrice. "Non so se hai notato, ma il finestrino del conducente è rotto".
Un'altra pistola e due skorpion compaiono nelle mani del resto della squadra, che si incammina guardinga verso la macchina. La torcia dell'ex atleta illumina la figura di un uomo riverso sul volante, poi  si sposta sul sedile posteriore vuoto.
"Qualcuno ha fatto lui due buchi in testa" mormora la spacciatrice, tastando tra i capelli intrisi di sangue. "Arma di medio calibro, direi. Chiamiamo il capo?"
"Alexei non se ne fa nulla di cadavere" ribatte Pavlov, scuotendo la pistola. "Dobbiamo vedere se la nave è attraccata e recuperare il carico".
Anatoli si avvicina al bordo dell'edificio e sbircia oltre, quindi fa cenno ai compagni di avvicinarsi. "Direi di sì. Guardate".
Una vecchia nave cargo è ferma accanto all'unico molo presente, la sagoma ben delineata dal chiarore lunare si staglia sullo sfondo dei grattacieli della città. La scritta "Polikarpov Mect", dipinta sul lato della nave, spicca sul metallo arrugginito dello scafo. Non sembrano esserci luci accese a bordo e non si nota alcun movimento sul ponte o sul molo parzialmente nascosto dalla sagoma di una guardiola. Gli unici suoni che riempiono la notte sono i passi dei russi, il debole fischio del naso di Margarita ed il rumore di una moto in lontananza.
"Facciamo attenzione, questo silenzio non mi piace" sussurra Pavlov, avanzando lentamente dietro ai compagni verso il piccolo edificio di metallo e vetro all'imbocco del molo.

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