martedì 17 maggio 2016

0113 - tattiche di abbordaggio

La berlina accosta lungo Warren Street, lasciando sfilare un paio di macchine. Anatoli osserva schifato la facciata della chiesa a pochi passi dalla strada, un misto di mattoni a vista e di cemento imbiancato, poi nota le porte, rosse come il sangue e decorate con inserti in metallo dorato. Il suo sguardo si sposta sul parcheggio vuoto accanto all'edificio, che un cartello afferma essere di proprietà della chiesa. Una grande insegna al neon, montata su una struttura di metallo, esalta la gloria del Signore; il rosso fluorescente delle prime righe si mescola con il blu ed il verde delle altre, creando riflessi strani sulle pozzanghere e facendo venire mal di testa al russo. Solo americani può pensare di costruire merda simile pensa il corriere, reprimendo l'impulso di vomitare.
"Tu suona davvero lì dentro?" chiede Anatoli, voltandosi verso Sergej.
"Da. Loro ha organo nuovo, ben accordato".
"Tu ha qualcosa di bacato in tuo cervello".
"Noi non è qui per chiesa, noi è qui per trovare informazioni su aggressione" interviene Margarita. "Teste di cazzo laggiù forse sa qualcosa".
I due russi si voltano a guardare un gruppetto di ragazzi appoggiati alla recinzione del parco, ad una ventina di metri dalla macchina. Bianchi, in jeans scuri e camicia aperta sul petto, stanno urlando insulti razzisti ad una coppia di vecchietti di colore che cammina lentamente sul marciapiede; i due poveretti, tremanti di paura, accelerano il passo senza alzare lo sguardo, temendo che i ragazzi raccolgano qualunque loro gesto come una sfida e passino dalle parole ai fatti. Quando i vecchietti danno loro le spalle, uno dei naziskin strizza una lattina di birra e gliela lancia contro, provocando l'ennesimo sussulto nei due e scatenando una nuova ondata di risate tra i ragazzi.
"Da, forse loro conosce aggressori" ribatte Anatoli, lo sguardo duro ancora fisso sul gruppetto. Le aggressioni senza motivo non gli sono mai piaciute. "Noi torchia loro finché loro non dà nome, da?"
"Magari noi è fortunati e uno di loro è coinvolto in pestaggio" commenta Sergej.
"Noi non deve essere collegati ad affare!" ribatte Margarita. "Voi ricorda, da? Se loro parla, noi è fottuti".
"Morto non può parlare" sentenzia Anatoli. Il suo volto si contrae in un ghigno ed una strana luce appare nei suoi occhi.
"Tuo discorso è sensato" mormora la spacciatrice, infilandosi in bocca una sigaretta.
"Tu ritiene necessario uccidere naziskin?" esclama Sergej, allarmato. "Noi può prendere solo uno, bendare lui e interrogare in altro luogo".
"Facile che coglione riconosce noi da accento" ribatte Margarita, frugandosi in tasca alla ricerca dell'accendino.
"Noi può usare grande abilità di Anatoli con lingua".
"Tu ha ragione! Lui sa imitare orribile accento yankee!" ridacchia la spacciatrice con la sigaretta in una mano e l'accendino nell'altra.
Il corriere scuote la testa. "Io ha difficoltà a mantenere accento".
Margarita avvicina la fiammella alla punta della sigaretta, aspira una lunga boccata, poi riflettendo esala il fumo fuori dal finestrino. "Tu preferisce se io porta uno membro di banda qui, così voi carica lui in macchina?" propone alla fine.
"Da, molto meglio" esclama Anatoli sorridendo. "Se loro fissa tue tette, nessuno nota tuo accento".

Margarita scende dall'auto, spegne la sigaretta sotto la scarpa e si dirige verso il gruppetto. Uno dei ragazzi dà di gomito ai compagni, che ammutoliscono di fronte alla ragazza: nonostante i vestiti larghi e le scarpe comode, la russa ancheggia e si atteggia come una top model, stimolando le loro fantasie più oscene. Un paio le fischiano dietro, un altro prende coraggio ed esclama: "Ehi, bellezza! Che ne diresti di un pompino?"
Quando Margarita sorride, tutti i ragazzi cominciano a ridacchiare. Il ragazzo, incitato dai compagni, si avvicina e si piazza davanti alla donna, appoggiando un pugno sul fianco. "Allora?"
"Tu fa me pompino e io dà te droga?" esclama la russa continuando a sorridere.
Il gelo cala sul gruppo. Il ragazzo si volta verso i compagni, che si stanno guardando tra loro: tutti cercano di capire se anche gli altri hanno sentito la stessa cosa. Un altro membro della banda, alto e magro, si avvicina. "Ehi, troia, scusati con il mio amico".

7 commenti:

Anatoli ha detto...

pessima idea dare di troia a lei...forse no arriva vivi a macchina...XD

Mr. Mist ha detto...

Io penso che la popolazione di naziskin della zona avrà un brusco calo, l'unico vero casino sarà far saprire tutti i corpi!

andrea ha detto...

Poveri russi, presi tra la tendenza a fare massacri e l'ordine di Alexei di mantenere un basso profilo... =P

Mr. Mist ha detto...

Infatti con quella clausola hai un po' legato loro le mani!

andrea ha detto...

I professionisti agiscono senza fare massacri, no? =P

Ci sono tanti altri modi per ottenere gli stessi risultati evitando di finire in gabbia. Io ho solo cercato di spingerli verso un modo di lavorare più... "mafia style" =)

Mr. Mist ha detto...

Diciamo che possono scegliere di diminuire la forza utilizzata, se si approcciano con dei naziskin, l'unico modo per avere la loro attenzione e piena collaborazione è rompere loro qualche ossicino, mica ammazzarli! ;)

andrea ha detto...

L'idea era proprio questa: meno proiettili e più mazzate! =D