mercoledì 23 marzo 2016

0094 - corsetta serale

Anatoli ferma la berlina nel solito parcheggio e fa scendere Margarita, che si avvia a passo svelto verso la casa in cui si è rintanato Bennet.
La spacciatrice si lascia i compagni alle spalle ed imbocca la via parallela a Waban Avenue, costeggiando l'area verde in cui alberi ed arbusti crescono incontrollati. Dopo aver passato una decina di villette, la donna si ferma per riprendere fiato e si guarda attorno in cerca di potenziali occhi puntati su di lei. Sembra che l'intero quartiere stia già dormendo, l'unico segno di vita è la luce di una televisione che filtra da una finestra, pochi metri più in giù lungo la via.
Margarita si infila tra gli arbusti e raggiunge la stretta via percorsa in macchina poche ore prima. La villetta abbandonata si staglia tra le chiome degli alberi, parzialmente illuminata dai lampioni che rischiarano l'incrocio. Nessuna luce filtra dall'interno, come se il posto fosse abbandonato.
Dopo essersi allentata i lacci di una scarpa, la spacciatrice ricomincia a correre lungo la via, osservando le poche auto parcheggiate nei vialetti e le finestre con gli scuri chiusi. Avvicinandosi, nota che i SUV sono ancora parcheggiati negli stessi punti di prima. Da lontano non sembrano esserci persone all'esterno dell'edificio, ma i grossi veicoli bloccano gran parte della visuale e le impediscono di avere il quadro completo della situazione.
Quando raggiunge la casa dentro cui si nasconde Bennet, la donna finge di inciampare e si ferma.
"Merda!" esclama tra sé e sé, poi si inginocchia e lentamente si riallaccia le spighette. Con la coda dell'occhio nota che ci sono due uomini, uno sotto la veranda ed uno vicino al garage. Entrambi si sono voltati a guardarla, ma nessuno dei due ha accennato ad avvicinarsi.
Stronzi è addestrati bene pensa tra sé e sé la donna, rialzandosi e riprendendo la corsa. Dopo aver svoltato a destra all'incrocio ed aver oltrepassato l'alta recinzione della villetta, la donna rallenta ed osserva la lussureggiante vegetazione che infesta il terreno dietro alla casa. Dopo un'ultima occhiata alla strada, si infila tra gli arbusti e si avvicina all'alto muro coperto di edera che delimita la proprietà.
La spacciatrice si ferma a mezzo metro dalla parete di foglie e tende l'orecchio. Due voci maschili stanno parlando a bassa voce, ma non riesce a capire cosa stiano dicendo.
Perchè io caccia sempre in questi casini di merda? pensa la donna, afferrando alcuni rami ed iniziando ad arrampicarsi. Servendosi di alcuni mattoni sporgenti, sale agilmente fino al bordo, quindi si issa sulla copertura di lamiera, acquattandosi velocemente e fissando le grosse finestre che danno sul vialetto davanti a lei. La debole luce della luna si riflette sulle pesanti tende tirate, impedendole di vedere all'interno della casa.
Dopo aver sfilato il panetto di cocaina dallo zainetto, lo posiziona davanti a sé, coprendone un lato con del fogliame e spostando un po' di muschio, in modo da ricreare gli effetti di un lancio dalla finestra.
Il rumore improvviso di una porta che si apre la coglie di sorpresa. Margarita s appiattisce sul tetto di lamiera e prega che nessuno l'abbia vista.
Un paio di voci si scambiano alcune frasi in una lingua straniera, poi dei passi rientrano in casa e la spacciatrice si rilassa. Fottuti stronzi. Era solo cambio di guardia.
La donna scivola all'indietro, quindi allunga le gambe oltre il muro e si lascia cadere di sotto. Dopo aver atteso qualche istante, lentamente si fa strada tra la vegetazione e riemerge sulla strada.
"Io ha piazzato droga" sussurra Margarita al cellulare. "Tu ora muove tuo culo e viene a recuperare me, poi tu fa cazzo di telefona a polizia".
"Bene" ribatte Anatoli. "Io fa giro largo, così evita di passare per incrocio. Noi arriva tra cinque minuti".

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