martedì 17 novembre 2015

0015 - la casa di Nikolai

La via è silenziosa mentre la macchina si ferma di fronte alla piccola villetta a due piani, lontano dai fasci dei lampioni. Un vecchio pick up sosta nel vialetto, bloccando l'accesso al garage. Un corto vialetto costeggia l'abitazione e conduce ad un giardino sul retro, delimitato da una staccionata scura dotata di cancello. Tre finestre dagli infissi chiari risaltano sulla parete laterale, mentre un bovindo al primo piano dà sulla strada. Una piccola scala rossa conduce all'ingresso. La casa è immersa nel buio, solo una finestra è parzialmente illuminata da una fioca luce.
"Probabilmente ragazzino sta giocando a videogioco" mormora Anatoli, indicando la camera.
"Come convinciamo Nikolai a venire con noi?" chiede Margarita.
"Prendo piede di porco".
"Prima proviamo con gentilezza" interviene Pavlov, massaggiandosi la gamba. "Io busso, tu mi copri".
"E io?" chiede Margarita.
"Tu fai brava donna, attendi in macchina" replica l'ex atleta, sghignazzando quando la spacciatrice gli mostra il medio.
I due uomini scendono dalla berlina e, dopo aver dato un'occhiata alla strada, si avviano verso la porta. Pavlov ignora il campanello e bussa vigorosamente sullo stipite scrostato. Margarita nota un movimento al piano di sopra e scorge qualcuno che sbircia attraverso le tende del bovindo. Mentre l'atleta continua a bussare, la spacciatrice esce dalla macchina raggiunge di corsa il gruppo.
"Tu non dovevi restare in macchina?" chiede Pavlov.
"Qualcuno ha mosso tende al piano di sopra. Meglio evitare che scappi da dietro" risponde lei, poi ritorna sui suoi passi e prosegue lungo il vialetto insieme ad Anatoli, raggiungendo il cancello e scoprendo che manca il lucchetto.
"Nikolai vive sogno americano" mormora con un sorriso, poi fa scattare il chiavistello. "Americani lasciano tutto aperto".
I due seguono le piastrelle circondate dall'erba e salgono i pochi gradini che conducono all'ingresso sul retro.
"Questa è chiusa" mormora Margarita. "Sfondiamo?"
"Lascia perdere, dobbiamo solo controllare se tecnico esce da qua" ribatte Anatoli, impugnando la pistola.

"Nikolai, scendi e apri porta!" grida Pavlov continuando a colpire lo stipite, ma smette quando sente dei passi provenire dall'interno della casa e vede la luce esterna accendersi. Il russo nota la tenda che copre il vetro spostarsi leggermente, quindi fa un passo indietro e sfoggia il suo sorriso migliore. Il buio della stanza non gli consente di vedere chi c'è dietro, ma il suo orecchio allenato percepisce il rumore di qualcosa che si rovescia sul pavimento mentre la figura dietro al vetro si allontana di corsa.
"Russia non ti ha insegnato niente" mormora sbuffando l'atleta, poi apre la zanzariera e prova invano a girare la maniglia. Dopo essersi guardato attorno per assicurarsi di essere solo, sfonda il vetro con il gomito, infila la mano nel buco e ruota il nottolino.
"Nikolai, sto entrando! Voglio solo parlare" dice Pavlov, aprendo la porta e sbirciando dentro. La luce proveniente dall'esterno illumina un piccolo locale che si apre sulla sinistra ed un vaso in frantumi sulla soglia del grande salotto. Una piccola libreria, un paio di poltrone ed una televisione al plasma sono gli unici complementi d'arredo presenti. Dopo aver spalancato la porta del bagno di servizio ed essersi assicurato che nessuno si sia nascosto lì dentro, avanza verso il salotto ma si ritrae subito quando il muro accanto a lui esplode in un nugolo di schegge, precedendo di un soffio la detonazione della pistola.

2 commenti:

Nicholas ha detto...

C'è sempre grossa amicizia :D

andrea ha detto...

Ovviamente!