lunedì 30 novembre 2015

0024 - il bisturi di Boston

La macchina si ferma davanti ad una villetta in uno dei sobborghi di Boston, Margarita viene fatta scendere e, mentre Victor, poi viene accompagnata da Anatoli fino all'ingresso del seminterrato.
All'interno c'è un corridoio con delle logore poltroncine, su cui è seduto un giovane con in braccio un giubbotto macchiato di sangue ed una grossa fasciatura sul collo. Accanto si apre una piccola sala d'aspetto, dove una donna incinta sta attendendo il proprio turno tenendo in mano un giornale vecchio di almeno quindici anni, mentre un paio di uomini dagli occhi iniettati di sangue sono seduti su alcune sedie di plastica, lo sguardo perso nel vuoto.
Mentre Alexei bussa alla porta del medico, Pavlov si avvicina ad uno dei due. "Michael, cosa ci fare tu qua? Tu venire in mia palestra domani, da?"
L'uomo alza gli occhi e fissa per un momento l'atleta. "E tu chi sei?"
"Michael, quanto ti sei fatto? Ti avevo detto di prenderne poca ogni giorno, no tutta insieme! Tu hai vene che stanno per scoppiare".
L'uomo avvicina indice e pollice e chiude un occhio. "Ne ho presa solo tanta così".
Pavlov alza lo sguardo al soffitto, poi ritorna dai compagni. Margarita è distesa su un vecchio tavolo da obitorio, il giubbotto antiproiettile giace in un angolo e la camicetta è stata tagliata. Un uomo dalla faccia butterata e la barba di tre giorni sta esaminando la ferita. Dopo essersi sistemato gli occhiali sul naso, si rivolge ad Alexei. "Voi non rispettare fila, voi essere sempre soliti stronzi. Io devo estrarre proiettile, voi aspettare fuori".
"Io ho già anestesia, ma se tu fornisci morfina... io non dico di no" mormora la spacciatrice.
I tre russi escono dalla sala operatoria, si siedono in corridoio ed attendono in silenzio. Dopo una mezz'oretta la porta si apre e Marius esce, non prima di aver detto a Margarita che le medicazioni vanno cambiate ogni dodici ore.
Alexei si avvicina e segue il medico in una stanzina privata. Anatoli e Pavlov aiutano la spacciatrice a vestirsi ed a rialzarsi.
"Potrei chiedere a Marius di curare lei per isteria" sogghigna l'atleta, raccogliendo il giubbotto antiproiettile.
Lo sguardo di Margarita lo trapassa. "Tu essere solo nevrotico, bastardo, figlio di puttana che non scopa a sufficienza".
"Questo è vero" ribatte Pavlov, accennando un sorriso. "Tua era proposta per migliorare mia condizione?"
"Tu tratta me come signora ed io poterci pensare" ribatte la donna, lanciandogli uno sguardo di sfida.
Il gruppo si risiede ed attende il ritorno del capo. Dopo cinque minuti il medico apre la porta, saluta i russi e fa entrare il paziente successivo nella sala operatoria.
"Possiamo andare?" chiede Anatoli.
"Da, torniamo a Chaika Bar" risponde Alexei, uscendo dallo studio illegale e raggiungendo la macchina.

2 commenti:

Nicholas ha detto...

Quanto ammore.

roc ha detto...

ahh...c'è l'amore nell'aria...e anche tanto piombo.