lunedì 23 novembre 2015

0019 - effetto sorpresa

Manning road è un largo viale alberato, circondato da bassi edifici in vetro e cemento che ospitano svariati laboratori di ricerca in campo biotecnologico e ingegneristico. Di giorno il paesaggio è piacevole, quasi un toccasana per i progettisti e gli scienziati che possono rilassarsi ammirando le chiome colorate delle quercie, degli aceri e degli abeti, le cui ombre si stagliano sulla strada e sulle macchine ferme negli ampi parcheggi. Alle tre di notte, però, l'atmosfera cambia in modo radicale. Il buio fitto che avvolge la via incute una sensazione di inquietudine che penetra nelle ossa, ingigantita dagli sporadici versi di qualche animale.
"Bel posto" commenta a bassa voce Margarita. "Potrei usarlo per spaccio, peccato non vedere in giro possibili clienti".
"Ferma macchina in quel parcheggio" dice Pavlov, indicando uno spiazzo di fronte ad un lungo edificio con grosse vetrate. "Continuiamo a piedi. Viktor, tu coprirai fuga se cose dovessero andare male".
"Terrò motore acceso e arma pronta" ribatte il compagno, appoggiando un kalashnikov sul sedile del passeggero.
La squadra scende, si sistema i giubbotti in kevlar, recupera le armi e sfruttando la copertura degli alberi si dirige verso la curva che porta all'ultimo edificio in fondo alla via.
Ad un certo punto l'atleta si ferma al riparo di un tronco e fa segno ai compagni di rimanere immobili. Dopo essere avanzato tra i cespugli ed aver dato una rapida occhiata attorno a sé, individua due coppie di terroristi fermi al centro del parcheggio. I quattro uomini parlano a bassa voce tra di loro, lanciando di tanto in tanto un'occhiata all'unica via d'accesso. Pavlov osserva per un attimo i fucili mitragliatori in mano agli uomini, poi torna dai suoi compagni.
"Quattro uomini armati di sentinella" sussurra.
"Nessun problema, facciamo saltare loro testa" ribatte Anatoli, controllando che la sua skorpion abbia il colpo in canna.
"Tu sai quanti uomini dentro uffici?" chiede Pavlov, guardandolo storto. "Se tu spari, noi perdiamo effetto sorpresa. Propongo di passare da retro".
Il gruppo si sposta attraverso la bassa vegetazione ed in silenzio raggiunge il lato sud est dell'edificio. Una lunga fila di finestre al pianterreno si apre sulla facciata di cemento, ma il buio all'interno dei locali impedisce di vedere alcunché. Notando che più avanti la macchia di alberi si dirada, Anatoli muove un passo verso il muro, ma la mano di Margarita lo ferma.
"Abbiamo problema" sussurra, indicando in alto. Tra le fronde degli alberi si notano due figure che camminano sul tetto, scrutando attorno a sé nel buio.
"Aspettiamo che facciano giro, poi ci avviciniamo a muro e raggiungiamo ingresso su retro" sussurra Pavlov.
"Come fai a sapere di ingresso?" chiede la spacciatrice.
"Ci sono scalini in foto di Google Maps" ribatte il russo, sorridendo. "Quindi c'è anche entrata".
Il gruppo attende che la pattuglia sul tetto si sposti, poi raggiunge il muro e lo costeggia fino ad arrivare ad una piccola piazzetta dietro all'edificio. A ridosso delle piccole aiuole sostano un pick up, due utilitarie ed una motocicletta. Grandi porte di vetro danno su una larga gradinata, probabilmente la vecchia entrata principale.
"Io dico di sabotare macchine, così evitiamo che terroristi ci inseguano" sussurra Margarita, indicando i veicoli.
"Vuoi mano?" chiede Anatoli.
"Tu troppo grosso, ti incastreresti sotto. Coprimi spalle, invece" ribatte la donna, correndo nel piazzale ed infilandosi sotto il veicolo più vicino.
I due russi osservano l'ingresso e lanciano parecchie occhiate verso il tetto, preoccupati che qualche sentinella possa notare l'attività di Margarita. Entrambi si chinano quando sentono la porta a vetri che si apre e notano una figura armata uscire, frugarsi in tasca, infilarsi una sigaretta in bocca e trafficare con un accendino.

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